La tana del leone

Da vivo era considerato un re della finanza, una persona perbene ed era il padre di Dodi, compagno di Diana Spencer che mori assieme a lei nel famoso tragico incidente a Parigi.

Morto l’anno scorso alla bella età di 94 anni Mohamed Al- Fayed, il “bel signore” col sorriso che si vedeva nelle tante foto che comparivano in tutti i i giornali, si è rivelato per quello che era veramente.

Un personaggio a dir poco “sorprendente:

https://www.agi.it/estero/news/2023-09-01/morto-mohamed-al-fayed-22855976/

Dopo la sua morte e quella di un suo tirapiedi ex poliziotto, molte donne lo hanno denunciato per stupro e molestie sessuali. Pare oltre un centinaio e sembra che siano molte di più.

Questo bel tomo, si approfittava del fatto che era proprietario della più grande catena di prestigiosi grandi magazzini “Harrods” e di molte altre attività e trattava le donne, sue dipendenti, come schiave del sesso. Nessuna aveva il coraggio di denunciarlo perché le minacciava in tutti i modi tramite il suo super scagnozzo. Leggo di una sua ex assistente che ha rivelato di essere stata stuprata e molestata da lui in tutti i modi e che si era accorta che lui aveva messo una telecamera nella sua stanza d’albergo. Ma come lei molte altre hanno trovato il coraggio di denunciare. E non ne esce davvero bene questo “magnate”.

Tutte cose rimaste segrete perché nessuna aveva coraggio di parlare perché sapeva che avrebbe avuto ritorsioni di ogni genere, persino minacce.

Ah davvero un grande uomo! Ora i nuovi gestori degli Harrods si trovano con una grana esplosiva perché devono rendere conto agli inquirenti del fatto che sapessero o meno quello che succedeva li dentro alle dipendenti e perché, se al corrente dei fatti, non li abbiano denunciati

Una storiaccia, una delle peggiori del secolo, ma certo non l’unica, dove un uomo, al solito, si approfitta del suo ruolo e rende la vita impossibile alle donne che lavorano per lui, un assatanato che fino a tarda età non ha mai smesso di molestarle e che ha creato un impero fingendosi quasi un benefattore mentre dietro a quel sorriso angelico si nascondeva quello che ora tutte le donne coinvolte definiscono un “mostro”.

Povera Diana, le mancava solo un suocero come quello come ciliegina sulla torta di una vita di già piuttosto travagliata, ora, fosse viva sarebbe anche lei, in qualche modo, coinvolta nello scandalo.

Questa donna ha detto di aver provato la sensazione di entrare nella tana del leone ogni volta che doveva entrare nel suo ufficio:

https://www.theguardian.com/world/2024/sep/20/mohamed-al-fayed-accuser-says-she-walked-into-a-lions-den

Scopriamo purtroppo solo dopo la morte che certi personaggi arrivano a vette irraggiungibili di perversione e però, in vita, passano per persone stimate e perbene. Non fosse stato per il Metoo che ha rovesciato sul tavolo tutta la porcheria che si nascondeva da sempre nel dorato mondo dello spettacolo, nessuno avrebbe pagato per comportamenti criminali, con la complicità di un mondo che tollera da sempre che le donne siano oggetto di “attenzioni” morbose da parte di uomini potenti che nascondono dietro una immagine pubblica “stimata” la meno stimabile figura di maiali senza vergogna né dignità. Con tutto il rispetto per i maiali veri.

Alibi

Stavano per separarsi. Inizia sempre così il trafiletto orribile dell’ennesimo femminicidio. Solo che questa volta lui, il marito, non ha ucciso solo lei, ma ha fatto una strage: ha sparato a tutta la famiglia, un vicino di casa e a sua madre.

Si chiamava Roberto Gleboni e il fatto è accaduto a Nuoro.

Ha ucciso: la moglie Maria Giuseppina Massetti, 43 anni e la figlia Martina 25, il figlio Francesco di 10 anni, il vicino di casa Paolo Sanna (69). E ha ferito l’altro figlio di 14 anni e la madre Maria Esterina Riccardi, 84 anni. Poi si è tolto la vita sparandosi alla tempia in cucina.

E meno male altrimenti sarebbe uscito a sparare anche ai passanti. Quando il tribunale di Venezia non permette alle femministe di costituirsi civile al processo di Filippo Turetta per non “spettacolarizzare il processo”, compie un atto di sottovalutazione enorme della vicenda processuale che non verrebbe spettacolarizzata, ma permetterebbe ai collettivi femministi di partecipare ad un rito che deve essere collettivo. La morte di Giulia, come di tutte le donne (tre in questa ultima strage di Nuoro) è un fatto collettivo perché un crimine contro l’umanità.

Nel caso orrendo in questione, si trattava di “uomo tranquillo” (solito clichè) dedito alla famiglia e forse depresso. E la psicologa ci informa che la depressione può portare anche a questo: sterminare la famiglia e tutti quelli che si trovano in quel momento in quel luogo.

Con tutto il rispetto per questa professionista, non dubito che sappia quello che dice, penso però che prima di dire certe cose bisognerebbe pensare che si sta già sminuendo la portata dell’accaduto e creando un precedente pericoloso per tutte quelle persone che soffrono di depressione e che potrebbero essere viste come potenziali assassine.

Mentre anche in questo caso si tratta di un marito che non accetta che la moglie lo lasci.

Un “brav’uomo” tutto casa e famiglia che davanti ad una separazione perde la testa e spara tutto il caricatore contro tutta la famiglia un vicino e la sua stessa madre.

Cosa sta succedendo? e soprattutto perché chi dovrebbe dare delle risposte fornisce degli alibi ad assassini spietati?

Il “Consiglio dei pazzi”

Mentre Netanyahu, dopo aver sterminato i palestinesi di Gaza, si appresta a sterminare la popolazione libanese, ma non Hamas ed Hezbollah che si riprodurranno sempre se non verrà risolto il problema di fondo -la costituzione dello Stato palestinese e il suo riconoscimento internazionale- mentre succede tutto questo nell’acquiescenza di fatto dell’Occidente, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite si alterneranno a parlare Zelensky e Netanyahu. Il primo sta per presentare il suo piano di “Vittoria”, consistente nel chiedere più armi e il permesso di colpire la Russia in profondità allo scopo –udite, udite- di COSTRINGERE la Russia alla pace, l’altro per mettere la museruola all’Onu e continuare indisturbato lo scempio di vite umane innocenti in Medio Oriente.
L’Onu trasformato in portavoce di coloro che non hanno nessuna intenzione di porre fine alle guerre, sembra piuttosto il Consiglio dei Pazzi che ci porterà allo sterminio dell’umanità.

Alessandro Stramondo

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Speriamo di no. Non sarei così pessimista. Non la vedo questa possibilità e non la voglio vedere. Non credo che il “Consiglio dei pazzi” come lo chiama Alessandro possa arrivare a tanto. Credo piuttosto che ci sia un grande fermento di trattative che non conosciamo e che per ora non ci faranno conoscere. La diplomazia, io credo, sta lavorando per scongiurare questo incubo. Dobbiamo essere ottimisti, soprattutto per i giovani che devono poter sperare nel futuro.

Torniamo dopo la pubblicità

Premetto subito che non ho visto la TV e non guardo mai “Pomeriggio 5” su Canale 5. La notizia l’ho letta su the Guardian Int. Un uomo ha ucciso la madre domenica a Spezzano di Fiorano in provincia di Modena, la sorella trova la donna morta e il fratello scomparso. Il giorno dopo una troupe di Canale 5 si trova davanti alla casa dove è avvenuto il femminicidio e casualmente si imbatte in Lorenzo Carbone, l’omicida. L’uomo in evidente stato confusionale confessa di essere l’assassino della madre. I giornalisti lo interrogano e gli chiedono se vuole che chiamino i Carabinieri e lui annuisce.

L’ho visto ora quel video è disgustoso, La Conduttrice Myrta Merlino si giustifica dicendo che “la notizia va data”, io credo che lei abbia solo pensato allo scoop e alla audience. E basta. No, signora Merlino, lei non ha fatto giornalismo ma ha agito per opportunismo. Non si mostra al mondo una scena penosa di uno che è stato incastrato da due inviati sul luogo del delitto per raccogliere informazioni sull’ennesimo femminicidio. Si racconta l’accaduto ma non si mostra una scena simile. L’uomo balbetta, si asciuga il viso, pronuncia frasi a fatica. Ha ucciso la madre il giorno prima. E’ un delitto orrendo. La notizia va data ma senza immagini. L’orrore non deve fare notizia, la Tv è un mezzo molto potente e va usato con molta circospezione.

Il giornalismo ha delle regole e un’etica che non può essere prona alle esigenze della pubblicità.

Gli è andata buca

Pare che i russi abbiano fatto cilecca e uno dei loro missili a testata nucleare abbia preso una testata…al suolo e abbia fatto una buca che quasi arrivava all’altro emisfero. Lanciato, lanciatissimo, ha piroettato su se stesso e poi…patapunfete!

Poco mancava che non cadesse in pieno centro abitato (ce ne sarà pure qualche cavolo di coso…di centro abitato, in Russia?). Beh è andata abbastanza bene in fondo, non ha fatto danni. Sono andati in fumo un bel malloppo di rubli ma per Putin che vuoi che sia?

Lui ha le riserve auree di zio Putinione, le tiene al caldo perché i quattrini soffrono a quelle temperature nei caveaux delle banche russe e perciò ogni tanto ci manda qualcuno a portargli un té caldo.

Ma si, lo so che non c’è niente da ridere e che la guerra è una brutta cosa, ma che la sto facendo forse io agli ucraini?

Povero Zelensky è dovuto andare ancora negli Usa a chiedere aiuto perché la situazione è quella di sempre: aiuti pochi solo tante chiacchiere e alleati fasulli che rinculano dopo aver promesso e anche se a parole sono tutti li ad aiutarlo, nei fatti (vedi Meloni), sono dei falsi d’autore. Ma stavolta aveva le maniche lunghe, niente maglietta smanicata, fa freddo già e lui deve stare coperto. Molto.

Mentre Putin ha messo in saccoccia il flop del suo missile ballistico, non si è ancora deciso a mollare la presa e continua a battere le città ucraine con le bombe. Non demorde e non rincula. Anzi. Ma va avanti come una lumaca e pare che il conto dei soldati russi morti in questa guerra insensata sia salito a 600mila. Ma cosa aspettano le madri russe a scendere in piazza? Me le sogno, tutte insieme devono fare un bel mucchio selvaggio e Putin avrebbe il suo bel daffare a disperderle. Pensando alla sua forse gli verrebbe qualche luccicone. O forse no. Più probabile, anzi certissimo.

Le idee corrono

Con quella faccia da Brighella…sembrava il bambino de “Il bambino e il poliziotto”, il film dove Verdone è un poliziotto che gli arresta la madre e poi finisce che i due si mettono assieme.

Eccolo Trump , il ragazzo col ciuffo, che ci dice che non correrà nel 2028 se perde queste elezioni…se perde? ho letto bene? Mi sa che comincia a crederci di perderle. Oppure fa così per conquistare le simpatie degli americani indecisi? già, potrebbero pensare a quale perdita se non si ricandidasse in caso perdesse…una perdita davvero. Lui e la sua compagnia di giro, stanno facendo “un grande lavoro”, lo ammette. Soprattutto quello sparviero del suo Vance, scudiero fedele ma feroce. Mi sa che lo teme anche lui.

O, forse, è un po’ intimidito da tutti gli attentati che ha subito, ben due e sfangati entrambi, la storia lo ricorderà come “il presidente miracolato”. Dio è con lui, dice. Ma potrebbe distrarsi, deve aver pensato. Insomma l’ho visto “brutto”. Chissà, forse Melania ha minacciato di chiedere il divorzio? e lui dove la trova un’altra badante così?

E poi chi glielo fa fare? meglio lasciare che Kamala si metta il mondo in spalla e vada avanti lei, a lui non viene certo da ridere in un momento che peggio per il mondo non potrebbe essere. Si, è vero, i dittatori gli piacciono, c’ha il feeling con loro, ma perbacco se vince si potrebbe ritrovare con quello scassa…scoccia…secca…si insomma con quel petulante dello Zelensky a chiedergli soldi e armi e lui non ha molta pazienza con gli scocciatori. Meglio lasciarlo a una donna, di certo lei pazienza ne ha e magari se lo toglie dai piedi, meglio le donne per sbrigare certe faccende.

Per questo e mille altri motivi Trump se perde non si ricandida e anche perché forse a 82 anni correre gli sembra impresa troppo audace persino per lui. E poi c’é anche un motivo più serio; che potrebbe essere in galera e li non si corre se non per scappare. A meno che anche negli Usa non decidano di andare “oltre il carcere”…si sa che certe idee “meravigliose” corrono…

https://www.theguardian.com/us-news/2024/sep/22/trump-wont-run-2028

Quanti Turetta?

Mi pento di aver guardato uno spezzone, davvero breve, della confessione di Turetta. Mi ha dato la nausea dopo pochi minuti. Volevo vedere con quale faccia si sarebbe presentato al giudice. E l’ho vista la faccia che ha presentato: quella di un assassino feroce crudele e ipocrita.

Falso. Un attore però. Tale si dimostra. Un attore che finge sentimenti che non prova ma recita male. Non so quanto gli crederanno, non so quanto i giudici si lasceranno prendere in giro da quella faccia contrita e smunta di finto pentito. Non lo so. vedremo. A me non ha fatto che ribrezzo. Un ribrezzo fisico. Uno che racconta con voce cantilenante e si atteggia a uomo distrutto quando tenta solo di convincere il giudice che lui non è più quello e ammette tutto e descrive con agghiacciante nitidezza la sua ferocia contro quella povera ragazza… Ho spento. Mi dava la nausea. Davvero, altro non potrei definire la sensazione che ho avuto.

Riabilitare un tipo simile? si può? Davvero? “andare oltre il carcere”? pensare di rimettere “in circolo” un simile odioso e pericoloso individuo? Chi lo pensa è solo qualcuno che vuole mostrare una faccia che non è la sua vera faccia. Oppure cerca consensi. Vuole ammirazione per un “pensiero alto”. Interesse pubblico riabilitare uno così perché lo rifaccia?

Il carcere è brutto. Certo, anzi bruttissimo, molti i suicidi, troppi. Ma per Giulia Cecchettin c’è stata la pena di morte inflittale da chi diceva di amarla. E in quel modo. Chissà se il suo assassino arriverà mai a capire quale pena le ha inflitto. Quanti Turetta ci sono in giro per le nostre strade? e quanti sono pronti ad imitarlo? Se i giudici si lasceranno ingannare da quella faccia di titanio, saranno altre coltellate su una donna già morta e su quelle che moriranno ancora. Le prossime vittime di uomini da “riabilitare” per una società che vada oltre la pena e anche oltre la pietà per le vittime della loro barbarie.

Un paese oltre

Questo è un tema domenicale. Diciamo che la domenica mi lascio un po’ andare alle confidenze, si fa per dire. Il blog sta per compiere sette anni, l’età della ragione, si diceva. E dunque dovrei cominciare a ragionare su come renderlo adulto. Si, insomma, serio, posato, affidabile…ma so che per me è impresa impossibile. Però vorrei anche dire che mi dispiace sempre quando le persone che hanno scritto qui, con le quali ci siamo scambiati lunghi post, con le quali ho anche litigato (mi riesce facile) spariscono. Da un giorno all’altro e puff, come se non fossero mai esistite. Certo io mi auguro sempre che sia una sparizione sana, cioè che se ne siano semplicemente andate da qui e gli auguro quanto di meglio. Però mi dispiace. Lo ritengo un fallimento. Certo, con questo non credo che si possa pretendere che qualcuno rimanga incollato al blog per sempre, no, certo, è ovvio. Ma mi pare una sconfitta sempre quando qualcuno lascia, magari senza dare la minima spiegazione. Io non lo farei, almeno credo.

Perché io ci metto del mio qui sopra. Magari non appare, ma ci metto molto del mio. Però mi rendo conto che sono a volte un po’ troppo esigente e pretendo che gli altri capiscano che ho questo carattere, beh, si diciamo che sarei un po’ “rispostera” (definizione data da Edoardo alla figlia nella commedia “Natale in casa Cupiello”).

Si, lo ammetto. Ma spesso mi dico, anzi mi impongo di non rispondere, di lasciare andare, di non polemizzare. Ma poi penso: ma che cosa l’ho aperto a fare se non rispondo? Certo non esiste la perfezione e neppure la vorrei: in certi casi il caos genera idee e ti mette quel pungolo a mettere ordine che fa nascere delle idee nuove. Si, perché mettendo in ordine, come si fa per gli armadi, ti possono venire delle idee nuove che se sei troppo ordinato non hanno modo di uscire, di palesarsi, come quel vestito nuovo che credevi di aver perduto e invece si era infilato sotto, nell’angolo più riposto del comò. E chissà come c’era finito tra le lenzuola e le federe. E’ rimasto li mentre lo cercavi ovunque e lo avevi sotto al naso. Capita.

Ecco, questo è.

Ma devo anche dire che da giorni mi rigira per la testa l’idea di scrivere qualcosa su Vannacci e Salis. Chissà perché li vedo in coppia quei due? L’uno che a Viterbo ha raccolto i gatti del rione e l’altra che va in giro spettinata a raccontarci che vuole un paese che vada oltre il carcere…

Ma sicuro, ha ragione, lo vorrei anch’io, oltre il carcere, oltre le regole, oltre la vita e oltre la morte.

Un paese “oltre”, insomma. E non questo paese carcere. Buona idea, mi sa che mi faccio salisiana.

Prendoattologia

Dopo l’ennesima mail alla mia amministratrice riguardante una questione che va avanti da anni e che non non riesce a vedere soluzione, la risposta è stata: “Prendo atto”.

Prende atto e non risponde alle domande che le faccio, prende semplicemente atto. Ho come l’impressione che la presa d’atto sia in realtà una presa per i fondelli, ma questo è.

E non ho insistito perché temo di ritrovarmi la stessa risposta o peggio il silenzio.

Ho notato che questa frase fatta viene usata spesso e non solo in questioni burocratiche ma anche in atti informali o in discussioni, sia tra politici che gente comune. Ma che cosa significa veramente?

Il dizionario ne da questa definizione: “prendere nota, o prendere in considerazione”. A me francamente pare di più un modo, comodo, per chiuderla li, per non scendere in particolari, in realtà per non rispondere. “Ne prendo atto” è una non risposta. Questa piace. La non risposta evita le responsabilità di dare una risposta che potrebbe essere in qualche modo compromettente.

Ma, faccio qualche esempio per capirci meglio. Pensiamo se un innamorato decidesse di dichiararsi alla donna del suo cuore e le dicesse: “ti amo” e che questa rispondesse: “ne prendo atto”. Come pensate che dovrebbe rimanerci? Io credo che gli cascherebbero le braccia e prenderebbe atto che forse lei non lo corrisponde come credeva. Forse avrebbe preferito un pugno in faccia piuttosto della presa d’atto.

Oppure, se chiediamo al nostro vicino di abbassare la radio o la Tv perché è notte fonda e non riusciamo a dormire a causa del fracasso e questo ci rispondesse: “ne prendo atto”…non è impossibile, ormai è una frase talmente di uso comune che persino il prete in chiesa potrebbe sentirsi rispondere alla domanda: “vuoi tu sposare la/il qui presente…”?, “ne prendo atto”…

A questo punto di tutto si può prendere atto anche che questo post è “noioso” e inconcludente e non dice niente e non si presta ad alcun commento (già, non parlo di guerre). Ma io so come risponderei e lo sapete anche voi…

Si, giusto: ne prenderei atto.

La ragazza perfetta

Sembra un film dell’orrore eppure è realtà. Una ragazza “perfetta”, di buona famiglia, benestante, universitaria, fidanzata da anni con un amico d’infanzia, educatrice dei bambini della parrocchia, baby sitter…insomma quello che ogni genitore potrebbe desiderare. E i genitori di Chiara, questo è il suo nome, ne saranno stati orgogliosi, i genitori amano poter parlare bene dei figli, si sentono realizzati e in un certo qual modo, gratificati.

Hanno fatto tutto bene, le hanno dato tutto quello di cui aveva bisogno per crescere armoniosamente e sviluppare un carattere “buono” con quelle caratteristiche che piacciono tanto ai genitori: seria, posata, studiosa, rispettosa…con gli amici “giusti”, un fidanzato col quale poter esprimere la propria nascente ed esuberante sessualità…insomma la quasi perfezione.

Poi un giorno la nonna trova nel giardino di casa della famiglia qualcosa che la fa inorridire : il corpicino di un bambino, neonato e morto e sepolto sotto uno strato di terra che i cani di casa hanno riportato alla luce. Orrido, impensabile.

Bene, la ragazza si trova in vacanza coi genitori, nessun sospetto su di lei, ma poi si scopre la dura, durissima e sconvolgente realtà, ha partorito da sola e ha ucciso ben due creature (una l’anno precedente) nate dalla sua relazione col fidanzato il quale non sospettava nulla ed era all’oscuro di questa tragica ed orrida realtà. Il castello di carte della perfezione di questa ragazza è crollato e ora restano due bambini nati ma subito uccisi dalla madre e lei che sembra non aver ancora capito l’enormità di quello che ha fatto.

Una società di mostri quella che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno e ogni giorno di più ne scopriamo l’assenza di spiritualità e di anima, una società dove il male viene banalizzato e trattato quasi come “normalità”, una società dove spesso i giovani crescono dentro dei bozzoli dai quali non vogliono mai uscire, dove la responsabilità è un termine desueto e tutto deve essere funzionale all’esteriorità esasperata. Tutto rigorosamente senza anima e senza sentimenti. Neppure l’ombra pallida di un rimorso.