Che vita è?

I libertari che protestano, i fumatori incalliti indignati, le mani sulla testa: Oddio e ora? Finita la libertà di fumarsi una cicca in santa pace fuori dal bar? Che insulto alla democrazia! Milano non sei più né da bere né da fumare: sei diventata una suora di clausura. Che pena!

ma dove sono finiti i bei tempi quando regnavano i contini e non si poteva entrare né uscire da ogni luogo o non luogo senza il pass verde? Eh, no, via di qui appestatori! ora, un virus è pericoloso e il fumo non lo è? inquinare l’aria col mefitico fumo di sigaretta che provoca malattie di ogni genere, va bene? E’ indice di democrazia e civiltà? Inquinarsi i polmoni pure è una scelta personale. Anche se si è in cento davanti a un bar e si fuma a tutta manetta è una scelta personale. Dopotutto fumare e ammalarsi di cancro ai polmoni è una scelta personale, che c’entrano i divieti del Comune? Il fumo passivo nuoce alla salute? Anche lo stress e senza sigaretta che vita è? eh?

Dal primo di gennaio a Milano non si fuma all’aperto se non a 10 metri di distanza da altre persone. Ma si, dai, che sarà mai? Avete accolto di buon grado il divieto di entrare senza green pass dovunque e vi siete vaccinati in massa (fumatori) contro il virus e non accettate di contribuire a migliorare la qualità dell’aria della vostra inquinatissima città?

Incoerente direi. Molto italiano.

Ali spezzate

Sembra un grosso uccello con le ali spezzate, abbattuto dai cacciatori. Poteva andare peggio, si sono salvati in 29 degli oltre 60 passeggeri del volo della Azerbaijan airlines precipitato a Natale nei pressi della città di Aktau in Kazakistan, Fa decisamente impressione vedere quella carcassa e immaginare l’angoscia di chi ci stava sopra fino al momento dell’impatto col terreno. Pare che i piloti abbiano eseguito tutte le manovre possibili, abbiano chiesto di atterrare a Grozny ma che sia sia stato negato a causa della nebbia.

Sembra che sia stato abbattuto dalla difesa antiaerea russa, ma i russi smentiscono, non ci sono prove, dicono. Certo e anche ci fossero? ormai chi è morto non risuscita. Morti schiantati il giorno di Natale, ma altri sono vivi, cosa decisamente quasi miracolosa.

Un “effetto collaterale” della guerra che ormai è diventata infinita. Putin si è mostrato disponibile a trattare, ma su che basi? Le sue, ovvio. Intanto però qui non possono dare la colpa agli ucraini, a meno che non ammettano che si stavano difendendo dai loro droni.

Faccenda ingarbugliata. Ammetterlo sarebbe un disastro. Intanto i soldati coreani lost in action o feriti sembrano aumentare. I medici russi che li curano nei pressi di Kursk sono in imbarazzo perché non comunicano. Hanno bisogno di interpreti per capire dove gli duole. Dispiace, certo, anche loro sono esseri umani. Ma che ci stanno a fare li? Chi ce li ha mandati? e non sarà che impauriti si ritirano dentro gli ospedali perché pensano che la causa non sia la loro? Fanno un po’ pena. Scapperebbero a gambe levate se potessero.

Significa che gli ucraini non mollano e se mollano faranno pagare molto caro il mollabile. Come è giusto. La posta in gioco è la loro Libertà. Lo sanno e resistono e la Resistenza, spesso, paga.

Chi guarda chi si diverte

E’ sempre stato e sempre sarà: ci saranno sempre poveri e sempre ci saranno ricchi. Si evidenzia di più a Natale perché i poveri vanno alle mense della Caritas mentre i ricchi ai pranzi degli hotels a cinque o più stelle.

Poi ci sono i solitari, quelli che per scelta o per necessità, non hanno compagnia neppure a Natale. Conosco un signora che vive da sola da molti anni col suo cane. Ogni tanto la incontro in piazza che passeggia e guarda le vetrine. Mi saluta con un bel sorriso e poi si specchia sui vetri per vedere se il cappello di visone le calza bene. Non è povera ma decisamente sola. A parte il cane. Non conosco niente della sua vita se non che le piacciono i dolci perché capita che ci incontriamo nella stessa pasticceria e che è piuttosto ciarliera se capita che incontri qualcuno che conosce. E’ una bella donna sui cinquanta, alta ma piuttosto robusta e all’apparenza non sembra soffrire di solitudine ma io sento che non è così. Un tempo le sono stata antipatica, lo so. Mi guardava di sghimbescio come si fa con chi ti sta sulle scatole, poi, un giorno che c’era tanta gente al bar, mi sono seduta al suo tavolo e abbiamo cominciato a parlare. Da quel giorno mi saluta quasi con simpatia e cordialità e se ci incontriamo per la strada, ci fermiamo a scambiarci qualche banalità. Ma mi sembra già un miracolo.

La solitudine a Natale si sente ancora di più. Spesso chi è solo si mischia tra la folla o cammina veloce a testa bassa fingendo che qualcuno sia a casa ad aspettare. Nessuno dovrebbe stare solo a Natale. E però non vuole che si sappia. E finge di “avere una vita” e si nasconde dietro ad una sciarpa o al telefono per non mostrare i segni di una invadente malinconia.

La malinconia è un sentimento dolce e qualche volta fa persino compagnia, ma quando si tramuta in tristezza diventa pesante e allora, chi è solo si sente ancora più solo. E non è così facile trovare amici o persone con le quali stabilire una relazione: tutti sono occupati con le proprie vite e se chi è solo perché ha perso qualche treno oppure non ci è voluto salire per paura che il viaggio lo portasse troppo lontano, più passa il tempo e più la solitudine diventa una condizione alla quale si rassegna o si adegua. E le Feste come Natale o Capodanno sono l’occasione per sentire lancinante la sensazione che una vita passata ad abbracciare se stessi sia in fondo una vita sprecata. Ma non è sempre così, a volte la solitudine è una scelta consapevole e maturata durante lunghi periodi di sofferenza nei quali si decide che…meglio soli. E allora se Natale passa veloce è meglio e se guardare gli altri che si divertono aumenta la solitudine, guardare dentro se stessi potrebbe essere d’aiuto. Piccolo, aiuto che però basta per guardare avanti.

Buon Natale a chi è solo o ci si sente, che passi veloce o lento, domani è sempre un altro giorno. E potrebbe anche essere un bel giorno.

Tatarstan

Mentre la Russia continua a colpire in Ucraina danneggiando le infrastrutture elettriche e impegnando le forze ucraine a respingere gli attacchi sulle città, gli ucraini, sabato scorso hanno mandato dei droni contro la città russa di Kazan nel Tatarstan. Una splendida città sulle rive del Volga, meta di turisti. Bene,cioè male, Putin si è incaxxato da morire, giustamente. Ma come si permettono questi pezzenti degli ucraini di sfondare la linea russa, pardon rossa? La città si trova a 1200 km da Kiev e però pare non ci siano state vittime né feriti, solo è stato centrato un grattacielo e l’impatto ha provocato una forte esplosione. Gli ucraini hanno detto che volevano colpire un deposito di polvere da sparo nelle vicinanze, there about insomma. Comunque l’ira di Putin si è sentita echeggiare per tutta la Russia e oltre, persino le renne di Babbo Natale che passavano dalle parti del circolo polare, ne hanno risentito e si sono fermate un po’ interdette.

Come osano? pare aver detto il presidente russo. Lo stupisce tanta temerarietà di quei pezzenti degli ucraini con le pezze al culo (termine tecnico russo) che lui sta cannoneggiando da tre anni, ora persino con i soldatini coreani che, pare, cadono a mucchi sotto il tiro dell’esercito dei pezzenti. pare, che ne so? Così dicono. Ma Kim non se ne preoccupa più di tanto, lo aveva messo nel conto e il suo cuoricino è attrezzato a tutte le intemperie.

Insomma pare che Putin abbia avuto un rialzo di pressione e perciò ha preso in mano il telefono (lo fa solo nelle grandi occasioni, non si sa mai…) e chiamato Trump che ha subito risposto anche se stava tenendo un comizio:

Pronto? sei tu Vlady? ma che piacere! era tanto che non ti sentivo, come stanno i ragazzi? e tu come te la passi? si ho sentito, mi fa tanto dispiacere…troppi morti tra i soldati, troppi, dobbiamo fare qualcosa…e Putin:

ma guarda Thedonald, io sono disponibile, guarda mi metto nelle tue mani, mani grandi, mani senza fine…e però che non venga toccato niente dei miei interessi, eh, no perdinci, ci tengo…

Ecco, questi due stanno mettendo le basi per una pace definitiva di questa assurda guerra che non si capisce bene ancora chi sia stato ad iniziare…di sicuro i pezzenti ucraini hanno tutte ma proprio tutte le colpe e ora che c’è Trump che afferma che con lui non sarebbe mai iniziata possiamo stare tranquilli: gli ucraini saranno sistemati a dovere e Putin non dovrà più temerli e tornerà la pace nel mondo e Elon Musk sta già progettando palloncini colorati da appendere a Starlink e di stappare bottiglie di champagne Elon che produce da solo sue proprie mani e piedi nelle sue fattorie nel Kentucky.

La Nato, la UE, l’Occidente tutto, possono mettersela via: è arrivato l’arrotino, l’ombrellaio, donne e tutto sarà aggiustato alla meglio, senza ledere nessuno degli interessi dei russi.

Ca va sans dire.

Il dolce profumo d’arancia

mi riporta alla mente la felicità

di luminosi mattini d’inverno

bianchi di neve che scende copiosa

e di uccelli che cercano riparo.

E la mia infanzia e le mie mani  gelate e rosse

come il mio naso che sembra di ghiaccio.

Il dolce profumo d’arancia mi riporta

il calore della mia sciarpa rossa

troppo lunga e della sua morbida lana.

Un regalo troppo amato e perduto.

La magia di quel frutto succoso

che amavo tanto da bambina

e che ancora amo

e la magia dell’infanzia che torna

a tratti alla mente quando lo risento.

E lo splendore di certe mattine d’inverno

col naso schiacciato  sul vetro

e il freddo che passava e la felicità

altro non era che guardare in su

mentre cadeva dal cielo una cascata

di diamanti.

Miserabili di oggi

Sapete che cosa significa essere dei miserabili? Si, lo sapete. Significa essere sordidi personaggi privi di anima. Il Natale non viene per tutti, per i miserabili non viene mai perché neppure una sola volta all’anno riescono ad uscire dalla miseria nera e dal vuoto che hanno al posto del cervello. E sono persone di cui avere pena e però dalle quali bisogna aspettarsi di tutto.

Io ne ho conosciute tante nella mia vita. Non erano povere ma sordide dentro, miserabili nell’anima, cattive e piene di astio e di rancore verso il prossimo. Che poi non è che il riflesso della scarsa stima che hanno di se stessi. Ed hanno ragione ad avere poca stima di sé.

Il miserabile è il peggior esempio di essere umano che la vasta tipologia psicologica può offrire. Essere miserabili significa non avere rispetto per se stessi ed essere pronti a fare del male in tutti i modi possibili, spesso con la parola, con la lingua che taglia e cuce meglio di qualsiasi sarto rifinito.

I Miserabili è un capolavoro della letteratura francese. Tutti (o quasi) lo conosciamo e tutti sappiamo come si svolge la trama. La miseria tangibile ai nostri giorni non è quella che porta a tramare qualsiasi nefandezza per sopravvivere, no, la miseria attuale è quella dell’ignorante che si crede colto, del fesso che si crede astuto e del cretino che si crede intelligente.

Questi sono i miserabili moderni, persone che cercano approvazione in rete, consenso e qualche facile applauso e ce ne sono a bizzeffe. Miserabili perché pensano che nascondendosi dietro ad un account anonimo (ma anche no) possono vomitare veleno verso chi non ha che il torto di aver capito quale abisso di miseria si nasconde dietro a certe loro frasi e certe espressioni.

E non è la miseria di chi si trova in condizioni di non avere di che sfamare la famiglia, no, quella non è miseria ma semplicemente un ostacolo lungo il percorso di una vita ed è nobile qualsiasi lavoro che riesca a far superare questo ostacolo.

Mentre il credersi ricchi di sapienza, arguzia e intelligenza e spargere zizzania o semplicemente molestare verbalmente chi gli sembra un bersaglio facile rappresenta il più miserabile degli individui e non faccio distinzione tra uomini e donne, anzi, spesso le donne sanno essere di una miseria intellettuale impressionante che batte di molte lunghezze quella di qualsiasi uomo.

Il prossimo Natale per i miserabili non sarà che l’occasione per mostrare tutta l’ipocrisia di cui sono capaci. Comunque, grazie a tutti i miei (pazienti) lettori per la cortese attenzione, ho i miei buoni motivi per pubblicare questo “sfogo”, auguro un buon Natale a tutti.

Il pappagallo

Con questo attentato a Magdeburgo, il Natale 2024 si presenta da piedi. Podalico proprio. Io ho sviluppato una specie di orticaria verso questa importante ricorrenza. Mi spaventa e mi deprime. Non per il suo significato in sé, ovviamente no: un messaggio di pace, la nascita del Salvatore ( e solo Lui sa quanto il mondo abbia bisogno di salvatori). Ma tutto il corollario, la frenesia la pubblicità e la mercificazione e se poi accadono fatti come questo dove succede che uno svitato si lancia con la macchina contro la gente inerme che passeggia tra le bancarelle, allora mi sento una fitta al cuore. Ci sono dei morti e un numero altissimo di feriti. Ne approfitto per esprimere solidarietà alle vittime.

In Germania ci saranno presto nuove elezioni, la campagna elettorale inizia male. L’insonne onnipresente miliardario eletto al fianco di Trump, starnazza sui social e scrive amenità che non ripeto. Ne hanno parlato tutti i giornali, basta e avanza. I primi benefici della travolgente vittoria di Trump si vedono già: questo petulante pappagallo che pontifica su tutto e tutti e che è già presidente eletto ombra (ma mica tanto). Lui parla a vanvera su tutto e da badante o consulente (co- insultante) di Trump, ha già dimostrato di sentirsi proprietario dell’universo.

Mi sentirei di dedicargli una massima di Sant’Egidio (decida lui dove collocarsi):

L’ignorante parla a vanvera, l’intelligente parla al momento opportuno, il saggio parla se interpellato, il fesso parla sempre.

Sed lex

Matteone ha un po’ di strizza. E’ normale. Dice che non ha paura, che c’è sempre la possibilità di ricorrere se dovesse essere condannato…sei anni, mica peanuts. Ma fa il Trump e finge serenità. Che secondo me non prova affatto ed è giusto così. E’ lievemente ingrassato, esce dallo schermo delle sue dirette con quel faccione ripieno, ma è normale, mangia di più per frenare lo stress. Ha ricevuto diverse bottiglie di prosecco delle cantine Zaia coi migliori auguri del governatore. Una la tiene in frigo per stapparla oggi, comunque vada: se va bene se la scola tutta, se va male se ne scola due. Ma poi non si mette alla guida perché tanto ha l’auto blu…verde, insomma verde blu.

Ma poi che avrà mai fatto? Tenuto 147 persone a bordo di una nave senza permettergli di sbarcare per una ventina di giorni…i giudici lo considerano sequestro di persona. Sed lex. Lui dice che ha solo fatto il proprio dovere. Beh, vedremo. Male che vada comunque non credo che andrà in galera, non c’è posto, che cella dovrebbero mettere a disposizione per un ministro della sua fatta? Andiamo. E le cucine poi. I cuochi si ribellerebbero, il menù standard del ministro li manderebbe in depressione per superlavoro. No, non è cosa. E poi ha il compito di portare a termine l’opera: il ponte. Lo vuole proprio depositare lui di persona sullo Stretto. A spalla lo porta e poi lo depone sulle acque con cautela e lo fissa ai due estremi. Ce la fa, ci tiene è la sua mission. E con una simile impresa da compiere volete che i giudici di Palermo non si sentano di essere perlomeno comprensivi?

Beh, sarà quel sarà, come cantava…non ricordo ma ora mi viene in mente portate pazienza. Sono un po’ smemorata ultimamente, lo confesso, devo fare una curetta ricostituente. No il prosecco Zaia no, sono astemia e non lo reggerei.

Vittime a vita

Il processo del secolo (non quello di Salvini), si è concluso con la condanna di Dominique Pelicot a 20 anni di carcere e pene dai tre ai 15 anni agli altri 49 deficienti criminali che hanno stuprato la moglie col suo consenso. Anzi, no, era lui ad invitarli a farlo. Succede in Francia in una amena località semi turistica la cui comunità è stata sconvolta da questa mostruosa vicenda.

Il processo si è svolto a porte aperte per volontà espressa della vittima: Gisele Pelicot, moglie e madre che per 50 anni ha condiviso la propria vita con quello che doveva diventare il suo violentatore abituale, il mostro che le metteva la droga nelle pietanze e nelle bibite per farla andare quasi in come e aprire la porta della camera da letto, dove lei russava semincosciente, per assistere alla violenza che altri deficienti criminali come lui attuava su quel povero corpo inerme.

Come la possiamo chiamare questa cosa? Uno schifo? mi pare davvero poco. Le cronache italiane ne hanno parlato con parsimonia mentre in Francia il caso ha destato molte polemiche e molta rabbia e sconcerto, soprattutto tra le donne francesi. Si saranno chieste in tante se non avessero subito lo stesso trattamento.

Possibile che ci sia un solo Pelicot in Francia o nel mondo? o non ce ne sarà più di uno che ancora non è stato scoperto? E come scoprirlo se lei, la vittima, fino al giorno prima della scoperta considerava il marito una bravissima persona ed un compagno dolce e affezionato?

Pelicot che ha 72 forse passerà il resto della sua vita in galera, gli altri se la caveranno meglio, ma lei, questa donna all’apparenza fragile ma che ha dimostrato un coraggio da leonessa, avrà davvero ottenuto giustizia?

Non sono pochi 20 anni per un crimine come questo? 100, forse, sarebbero stati ancora pochi.

Ma questo caso è esempio di come lo stupro sia considerato quasi una pratica se non proprio ortodossa ma non poi così grave. In fondo poi che cosa sarà mai se quella era che se la dormiva e non si è accorta di nulla? Qualcuno degli imputati è arrivato anche a dire che lui si sentiva la coscienza apposto perché il marito era d’accordo. Io direi che c’è da inorridire al pensiero che uomini giovani o meno, abbiano potuto pensare che lei potesse persino essere consenziente ad una simile aberrazione.

Allora, diciamolo fuori dai denti: signori uomini che leggerete e magari penserete che batto sempre lo stesso chiodo e sono noiosa perché tanto Gli Uomini, non sono quel gruppetto di deficienti e far passare l’idea che non sia così è una cosa ridicola…si lo so che alcuni di voi lo penseranno.

Ma io vi dico una cosa: uomini che si comportano come quelli non sono uomini , non possono essere definiti tali ma lo sono purtroppo e non sono marziani ma individui “normali” con famiglia e figli e che se ne andranno per strada e non avranno il marchio di stupratore scritto sulla fronte ma lo sono e anche se il capo della banda passerà in galera il resto dei suoi giorni, lei la vittima non avrà mai giustizia, nessuno le potrà mai ritornare la sua integrità morale e materiale e i giudici avrebbero dovuto, a mio parere, prevedere per lei un risarcimento milionario che gravasse sulle vite di ognuno di quei criminali fino alla loro morte.

Ma non sarà così e tutto verrà presto messo nel dimenticatoio e passerà alla storia come una anomalia e un caso “strano” ma le vittime di queste “stranezze” continueranno ad essere vittime per tutta la vita.

Aspettando la pace trumpiana

Ormai di speciale, l’operazione di Putin ha veramente poco. Speciosa, piuttosto. Fallimentare direi. In quasi tre anni siamo ad un punto davvero morto, senza ironia. Leggo oggi che a farne le spese sono i soldati coreani affiancati ai russi. ma va? ma che davvero credevano che gli ucraini li avrebbero accolti con mazzi di rose?

Intanto Trump pare un po’ fuori dai giochi, se ne va a Parigi a fare l’ipocrita con Macron e il resto del mondo, ma poi torna a casina e da dello stupido a Biden che ha autorizzato gli ucraini ad usare missili a largo raggio in territorio russo. Ma intanto sono ancora li dalle parti di Kursk, i russi non riescono a scacciarli, come mai? Eppure il borioso neo eletto ha detto o no che avrebbe fatto finire la guerra in 24 ore? ma a partire da quando? E’ di oggi la notizia che un generale russo, addetto alla parafernalia chimica, è saltato in aria su un monopattino. Va a sapere come mai. Insomma la pace non sembra vicina affatto. Ma la matassa si ingarbuglia di più ancora.

Trump sembra concentrato a sbiancarsi la dentiera in vista della proclamazione ufficiale e poco altro. mentre Putin prepara i suoi balistici nelle sue fabbriche per tenere il mondo col fiato sospeso. Ma, pare, il mondo abbia altro di cui occuparsi che delle sue ubbie. L’aggressore degli ucraini, a detta del dittatore siriano è stato occupato a “evacuare” la famiglia degli Al Assad. Loro, pare, non volessero, ma Putin ha deciso così per il loro bene. Che filantropo! Un diversivo ogni tanto gli serve per distrarsi un po’.

E di guerre ormai, in giro ce ne sono di più “attraenti” della sua che si sta trasformando in un crudele “gioco di società” dove l’aggressore intra specifico uccide il suo simile per esaltare la propria personalità e rimanere fisso ed eterno al potere (“la guerra è un uomo che uccide un altro uomo”). Illusione perché il potere può tradire da un giorno all’altro e puoi ritrovarti col sedere per terra. Succede, sono cose di questo mondo.

Con buona pace degli esperti che fin qui hanno predicato che Putin è invincibile e che gli ucraini se la devono mettere in saccoccia. Per ora in saccoccia se la mettono loro assieme ai putinisti sparsi per il nostro paese che sono tanti e insistono a dire che gli ucraini hanno perso. Ma chi ha perso l’occasione per stare zitto è proprio chi si è finora riempito la bocca di chiacchiere. E ora se ne sta in attesa degli eventi sproloquiando di tanto in tanto solo per non perdere l’abitudine. Aspettando la pace trumpiana.