La sincerità non paga. Da sempre. Meglio dire bugie, nascondere la verità, edulcorarla. C’è chi ha un livello di comprensione delle cose che reputa alto o altissimo e invece, spesso è basso, anzi basissimo quasi raso terra ed ha bisogno di sentirsi raccontare delle menzogne perché lo rassicurano. Non tutti hanno lo stesso livello di comprensione e questo differisce a volte anche molto da persona a persona, ma facciamo fatica ad accettare una simile verità che ci scompone il quadro che abbiamo dipinto di noi stessi ed al quale, col tempo, ci siamo affezionati.
Insomma le bugie non hanno affatto le gambe corte, come ci dicevano da bambini, ma lunghissime da poter vincere le olimpiadi del salto in lungo. Vale per tutti i campi, ma vale soprattutto in una professione precisa, specifica e molto, ma molto sopravvalutata: il giornalismo.
Ci aspettiamo che i giornalisti ci dicano la Verità. Quella con la V maiuscola, quella che non si discute, non si opina, non si può contestare: è lei, la Verità e basta e ci possiamo fidare. E invece non è cosi. Ci sono molti modi di rappresentare la verità e di dargli la forma che ci piace, che ci soddisfa, che ci tranquillizza…insomma una verità manipolata, non più cruda, ma bollita a fuoco lento fino a farne uscire il sapore aspro e renderla “appetibile”. Per poi essere presentata su di un piatto da portata, contornata da altre minime verità che siano gradevoli al “palato” dei lettori. Il giornalista è spesso un narcisista che più che amare la verità, ama se stesso e che decide che la sua professione può dargli molto “onore”, reputazione, fama e perché no? Soldi. Molti soldi.
Molti giornalisti sono anche scrittori, sfornano in media un libro all’anno e di solito il tema è la politica, i politici o qualche vizio della società e, in genere vendono e anche molto. Saranno bravi? Certo, alcuni sono davvero bravi. Altri sono delle mezze calze tirate allo spasimo per sembrare intere, che arrivano a malapena alla caviglia con grande fatica ma il “pubblico” non lo sa e si legge la “roba” che scrivono come se dentro quei libri ci fosse la saggezza umana e persino divina compendiata in un centinaio di paginette magari a caratteri larghi per far sembrare ogni parola scritta una massima alata e imperdibile.
Quando sono giovani sono “rampanti”, quando invecchiano diventano “sermoneggianti”. Fateci caso, hanno sempre un “ruolo” un atteggiamento che li pone on the right side of the road. Perché se l’esperienza insegna, il velleitarismo e la presunzione non imparano e procedono per la stessa strada magari infarciti di saggezza “imprestata” per non dire rubata a chi ne ha ma non la vende perché non tutto ha un prezzo, o semplicemente perché sta nei libri dei grandi che pochi conoscono e che certi giornalisti riescono facilmente a contrabbandare per propria.
Dopotutto il genio non ce lo si può dare: o si ha o si rubacchia, qui e la.
E molti la fanno franca. Arrivano magari a raggiungere i propri obiettivi, il successo, la fama, i soldi ma poi? Alla lunga la falsità non paga e vengono scoperti e però rimangono a concionare le loro mezze verità infarcite di massime altrui, vanno in TV, sono anche molto richiesti e sparacchiano con aria da guru delle banalità che molti prendono per “rivelazioni” perché il giornalista che ha fatto di questa professione un mezzo per super valutare il proprio ego, sa che alla gente piace sentirsi dire quello che vuole sentirsi dire e lo dice. Spesso e volentieri senza vergogna sapendo che non è proprio proprio la verità ma quello che lui stima esserlo con la massima (o minima) approssimazione.
Ed è pura presunzione di verità che però la gente si beve come da una fontanella pensando di bere acqua fresca e invece si sta bevendo acqua inquinata dall’ambizione e dal culto della personalità di qualcuno che finge di essere ma non è e che se niente niente ha la sensazione che la sua vera personalità possa uscire nuda e cruda, passa in altro campo dove la verità manipolata è molto spesso, la regola che viene insegnata ai neofiti e portata avanti per tutta la vita, fin che dura e a volte dura molto a lungo e dove la verità trova poco spazio e la falsità è venduta per buona più spesso di quanto si riesca a credere.
E, se non lo avete ancora capito ve lo dico io quale è: la politica dove molti giornalisti o pseudo tali cercano rifugio e dopo una vita passata a propinare false verità, provano a riciclarsi per propinare verità fasulle, travestite, truccate e pronte per essere vendute sul mercato della credulità della “gente” assetata e affamata pronta a bersi e a mangiarsi qualsiasi cosa pur di placare l’ansia che la rode e che certi giornalisti riescono ad alimentare con la pretesa di raccontare “storie vere” che altro non sono che falsi d’autore.