Arrivano un po’ trafelati e si vede subito che Berlusconi ha in mente una delle sue trovate.
Troppo compunto, ciglio alzato, fa gli onori di casa: tu li, tu là, io qua. Lui, lei e l’altro. L’altro, naturalmente è il povero leghista. Eppure Elisa lo aveva preparato a puntino, camicia bianca, vestito a un petto…veramente il bottone tira, ma la cravatta è il vero pezzo forte. E non poteva che essere verde. Una regimental non poteva certo andare. doveva essere verde Lega. Che è una nuance particolare, non è un verde qualunque il verde Lega. Ormai i colorifici lo tengono a catalogo il verde Lega. Ma con quel vestito elegante quel verde non lega, per niente, stride. Un azzurro ci sarebbe stato molto meglio ma poi che cosa avrebbero detto i suoi? Che si era venduto a Berlusconi? Poveraccio, che pena deve essere stata la riunione a Grazioli.Il “capo”deve avere parlato sempre lui:devi dire questo e poi quest’altro e ti raccomando Matteo facciamogliela vedere a quegli antidemocratici chi siamo noi non abbiamo certo bisogno di loro fagli vedere che non abbiamo alcuna paura che possiamo anche fare da soli capito Matteo? Senza mai riprendere fiato, ma come farà?
E lui, Matteo, si era preso appunti. Infatti leggeva ma sembrava aver imparato a memoria quel discorso, letto e riletto dal “capo” che lo aveva limato e ri-limato fino allo sfinimento. E Salvini era sfinito, si capiva. Non lo regge. Ma lo deve reggere, non può mandarlo a quel paese deve stare in coalizione, tenerselo buono, fare buon viso…
Invece il viso lo tradiva. Se avesse potuto gli avrebbe detto: ma vuoi smetterela di dire quello che devo dire? lo so io quello che devo dire, chiaro? Ma non si può e allora ingoia ‘sto rospo e fai buon viso.Viso che alla fine era verde Lega.
Lui, il capo, no. Era rubizzo sotto il cerone. La faccia delle occasioni importanti, ma scanzonato e briccone e vecchio marpionaccio come al solito. Mentre Salvini parla fa un sacco di facce, muove le mani, conta, fa la faccia di circostanza, poi ripassa a memoria muovendo le labbra…tutto lo sa. Avrebbe potuto farlo lui il discorso mannaggia se non fosse per la Severino…
E invece il discorso lo fa Matteo ma alla fine si capisce che non ne può più, non capiva nemmeno quello che diceva. E’ comprensibile, la prima volta alle consultazioni, tutta la famiglia che lo guarda in Tv trepidante, si capisce , la voce trema un poco ma giusto un pochino ma trema sprattutto di rabbia.
Poi, se ne vanno e Meloni, rimasta seria e muta tutto il tempo, compunta ma con un ribollire di budella che le si leggeva in faccia, alla fine scoppia e fa un sorrisino a Matteo e sembrano Merkel e Sarkozy in quella famosa scena quando se la ridono alle spalle di Berlusconi. Solo che ora si trattava di una risatina isterica, da stress. Deve essergli costato ad entrambi quel discorsetto mimato dal capo che sembrava un direttore d’orchestra che dirigeva due suonatori suonati.
E lui che fa? Li manda avanti e si ferma, abbraccia i microfoni e si rivolge ai giornalisti con aria da buon padre e gli dice di fare i bravi e di dire ai Cinquestelle che non conoscono l’ABC della democrazia.
Un po’ fuori programma, ma Silvio al Quirinale è di casa, non si mette soggezione è come se fosse a casa sua, dopotutto le sue dimore non hanno nulla da invidiare alla sede della presidenza della Repubblica. Anzi, i corridoi sono un tantino stretti e poco arredati, al confronto.
I tre se ne vanno, Meloni furiosa lascia la compagnia per non sbottare, Salvini se ne va a piedi per sbollire la rabbia e i giornalisti lo rincorrono.
Lui scherza, gli dice : lasciate passare il prossimo candidato premier.
Se lo sente che sarà il turno suo e se sarà, gli farà vedere i sorci verdi al capo. Verde Lega, ça va sans dire.