Donne

Non so se avete notato che il nome  delle nazioni e dei continenti sono quasi tutti al femminile: Italia, Francia, Germania, Polonia, Danimarca, Ungheria, Austria, Svizzera…poi Asia, Europa, Africa, America. Australia…quasi tutto in “a” finisce a parte qualche sparuto esempio.

Ma il “femminile”, in quasi tutti i paesi è sempre più sorpassato dal “maschile”.

In Italia il maschilismo è in ascesa. Lo si nota dovunque. Ieri notavo che al supermercato che frequento tutti i giorni   ci sono molte donne che vi lavorano: cassiere, commesse, donne delle pulizie…ma il direttore è un maschio.

Regolare! Il dirigente deve essere maschio perché altrimenti le donne farebbero un gallinaio di quei posti, non è vero? E’ molto probabile che chi li gestisce dall’alto (tutti maschi) la pensino cosi. Una donna direttore non è pensabile, si prenderebbero troppa confidenza e poi non avrebbe il giusto polso della situazione.

La donna va bene a compiere tutte le mansioni dove viene comandata ma a comandare non è tagliata, che diamine!

Ci vuole un piglio virile e un occhio maschio per tenere tutto sotto controllo.

E non è diverso in altri supermercati che frequento, ci ho fatto caso: il direttore è sempre un uomo, immancabilmente.

Ora, non ho niente contro gli uomini, anzi, non vorrei che qualcuno si facesse delle idee sbagliate.

Ma qualcuno mi può spiegare perché le donne, in Italia, non possono avere mansioni dirigenziali? Sono forse incapaci di mantere l’ordine? Non hanno capacità organizzative? Non hanno la giusta “mano ferma” che si impone quando si deve punire qualcuno perchè non si comporta secondo le regole?

O forse, non sarà che gli uomini continuano a voler tramandare la linea del potere da maschio a maschio, in tutto e per tutto? Ancora e sempre?

Guardate per esempio il nuovo governo: tutti maschi i ministri più importanti e sottosegretari e portaborsello vari e si vedono sempre e solo maschi in TV a propagandare le mosse del governo.

Oggi campegggia su tutti i giornali la foto di Giuseppe Conte e di Matteo Salvini con il decreto sicurezza denominanto : “decreto Salvini”.

Sorridenti, felici sembra che tengano un braccio un bebè concepito da entrambi, sembrano una coppia gay col loro primo figlio. E, se guardate bene Salvini somiglia sempre di più a capitan Bluto, con quel faccione da lupo di mare.

E guardate i talk show che si sono appena riaperti dopo l’estate: tutti uomini gli invitati o quasi tutti. Mi riferisco ai talkshow politici, gli altri non li considero neppure. Tutti giornalisti, scrittori, filosofi, politici e tutti rigorosamene maschi, tutti col loro immancabile libro sul quale hanno buttato il sangue da propagandare come la Bibbia.

Donne zero.

Mi viene un sospetto…non saranno forse le donne a voler rimanere nelle retrovie? non saranno forse, pigre, sciatte, poco intelligenti, banali, futili, irresponsabili, incapaci di assumersi un compito e portalo avanti…?

Eh già, si, piacerebbe agli uomini, scommetto, a molti uomini che fosse davvero cosi. In fondo le donne stanno bene dovunque meno dove si organizza, dove si dirige, si comanda, si studia, dove si prendono decisioni. Sono troppo labili, emotive, non reggono lo stress…

Certo come no, peccato che se non fosse per donne i signori grandi ministri, scienziati, dirigenti, professoroni e affini, sarebbero ancora a studiare come soffiarsi il nasino.

E magari lo riconoscerebbero pure se glielo chiedessi, ma poi, andiamo, le donne sono degli impiastri sempre pronte ad attaccar brighe, spettegolare e incipriarsi…siamo seri!

Anche Sciascia che divideva gli uomini in cinque categorie si è dimenticato che ci sono anche le donne che potrebbero volere essere inserite in almeno una di quelle categorie, naturalmente quella delle Donne, perché le mezze donne, donnicchie, ruffiane e quaquaraqua …nel femminile non hanno cittadinanza.

Jimmy go home!

IL padre di Asia Argento, Dario, finalmente, parla della vicenda che ha tenuto banco in questi giorni e cioè delle accuse di molestie da parte dell’attore californiano Jimmy Bennet nei riguardi della figlia. E lo dice esplicitamente: è stato pagato da Weinstein perché voleva vendicarsi.

Non è difficile crederlo. L’ho pensato appena letta la notizia che il New York Times aveva pubblicato sulle presunte molestie subite dal 22enne Bennet e del fatto che Asia avrebbe pagato perché non le rivelasse. Mi era puzzato d’imbroglio già allora. (E ne parlo in un articolo precedente).

L’ho pensato subito perché avere a che fare con i potenti (e Weinstein lo è) è sempre molto rischioso e ora Asia paga le conseguenze della sua denuncia che ha dato l’avvio al movimento Meetoo.

Questo ragazzo si è presentato in compagnia del suo avvocato negli studi di La7 per un’intervista esclusiva a Giletti. Ha risposto alle domande del conduttore e a me ha dato subito l’impressione di una recita, ben fatta ma sempre di una recita.

Entrambi, avvocato ed assistito, avevano curato in modo particolare il look dei capelli e sembravano appena usciti dalle pagine di Vogue. Mi ha incuriosito questo particolare che sembra banale, perché ho pensato che entrambi volessero impressionare favorevolmente la platea. Un modo per attirare l’attenzione e suscitare simpatia.

In me non ne hanno suscitata per niente, anzi, mi è sembrata una buffonata per imbarcare cucchi.

Dunque il ragazzo sarebbe stato “violentato” da Asia, nel 2013 in un Hotel della California, dove si erano incontrati in seguito ad una mail dell’attrice/regista. I due si conoscevano perché Jimmy bambino aveva interpretato il ruolo del figlio della principale interprete (Asia Argento) in un film diretto dalla stessa. Tra i due era nata un’amicizia, anzi Asia diceva di considerare Jimmy come un figlio e lui ha continuato a chiamarla mamma anche dopo le riprese del film.

Ma la notizia rivelata dal N.Y.T. che Asia avrebbe pagato 380mila dollari perchè Jimmy non rivelasse che lei lo aveva molestato, è piombata proprio nel momento in cui Asia era ancora nell’occhio del ciclone dopo le sue accuse di violenze al potente produttore americano e prima artefice del movimento che ha raccolto moltissime adesioni.

Asia Argento non è indagata ma il giovane americano le ha fatto una richiesta di risarcimento danni per 3 milioni e mezzo di dollari.

A me non interessa sapere che cosa hanno fatto i due in quella camera d’albergo quando lui aveva 17 anni e lei venti di più. Non me ne importa niente: affari loro.

Ma tutto questo mi suona come un’estorsione bella e buona e mi è sembrata tale fin dal primo momento.

Che questo Bennet venga anche in Televisione in Italia con quel faccino da ragazzino innocente (e furbo) a chiedere la nostra solidarietà, mi sembra una grande presa per i fondelli.

Non gli darei un solo centesimo, si faccia restituire dalla sua famiglia i soldi che ha guadagnato e che  sembrano essere spariti e con  la quale sembra abbia in corso un contenzioso. Io non credo affatto che Asia sia stata la causa della sua mancata crescita nella carriera da cinque anni a questa parte, al contrario penso che Asia sia vittima di un ricatto bello e buono.

Non gli avrei dato tanto spazio. Non se lo merita. Non gli credo, per nulla. E i ricattatori poco mi piacciono. fossi stata Giletti gli avrei detto chiaro e tondo: torna in America a prendere in giro la gente e non venire qui a farti pubblicità gratuita. Jimmy go home!

Un bravo ragazzo

Dal blog dell’M5S  parole rassicuranti sull’audio di Rocco Casalino, si tratta della linea del movimento, niente di cui  strapparsi i capelli.

Dunque succede che  l’ing. Casalino dica ad alcuni giornalisti, in sintesi, che se non si trovano dieci miliardi del c…per fare il reddito di cittadinanza, il 2019 sarà dedicato a far fuori quei pezzi di m…del Mef.

Proprio cosi, minacce ad audio aperto in puro stile Al Capone ai funzionari del Ministero del Tesoro se non troveranno i soldi per il reddito di cittadinanza tanto caro ai Cinquestelle.

Dicono, i Cinquestelle, che al ministero ci sono persone che remano contro di loro, tradotto: chi sta  al  governo dice che al ministero del  Tesoro ci sono delle persone che tramano sottobanco per metterli in difficoltà e che il ministro Tria non è che un burattino nelle loro mani.

Sono accuse gravissime. Chi le fa è il capo della comunicazione dei Cinquestelle e portavoce di Conte, Rocco Casalino,  che guadagna uno stipendio lordo di euro 169mila annui.

E per forza, deve guadagnarsi lo stipendio e lo deve dimostrare. Mettere in giro la voce che nei ministeri ci sono dei traditori della patria col coltello tra i denti pronti a sabotare le sacrosante iniziative dei grillini.

E lui mostra i denti e, devo dirlo, mette paura. E’ un metodo, forse un tantino violento ma…a mali estremi.

Non si può perdere tempo a gingillarsi: i soldi per il reddito di cittadinanza devono uscire o di riffa o di raffa e Rocco ci  si mette d’impegno. Lo aveva detto anche  Di Maio a Tria che doveva trovare i soldi, ora è ancora più chiaro: o la borsa o la vita.

E come si sentiranno i diretti interessati, non deve fare molto piacere conoscere cosa pensa di loro il portavoce del premier. Ma il premier che cosa dirà? Si sente rappresentato dal gergo da capo banda del suo strettissimo collaboratore? In tanti stanno chiedendo la testa di Rocco, l’indignazione è alle stelle.

Ma io ho l’impressione che Rocco sia intangibile come la Venere di Milo e che resterà al suo posto, ma dove andrebbero  i grillini senza un comunicatore di questo livello?

Immagino la dichiarazione del premier: “Rocco è un bravo ragazzo, nessuno lo può negar, non facciamo una montagna di un topolino, in fondo sono cose che si dicono in un contesto confidenziale , sono sicuro che Rocco non intendeva dire quello che ha detto ma che è stato frainteso”.

Scommettiamo?

P.S.Leggo ora  su Hufftington Post la replica del premier: “Le dichiarazioni del mio portavoce Rocco Casalino hanno chiarito che la diffusione dell’audio che sta circolando in queste ore configura condotte gravemente illegittime che tradiscono fondamentali principi costituzionali e deontologici. Chiarito che trattasi di un messaggio privato, mi rifiuto finanche di entrare nel merito dei suoi contenuti”.
Come volevasi…non ha usato le mie parole ma è arrivato a parlare di difesa della privacy di una conversazione che, pare, sia stata diffusa dallo stesso Casalino.
Ma se anche cosi non fosse, bel modo di esprimersi in “conversazioni private”, a me pare che chi  tradisce principi costituzionali e deontologici sia proprio il suo portavoce…chissà che questo capolavoro non gli sia stato proprio suggerito dal medesimo. Altrimenti che cosa ci sta a fare a capo della comunicazione?

Prima gli ‘taliani

Abbiamo il governo più litigioso della storia ma anche il più opportunista ed ipocrita.

Per chi aveva pensato che i Cinquestelle avrebbero calmierato l’esuberanza leghista in nome della trasparenza e della legalità e di tutte le altre belle fandonie con le quali hanno conquistato la “scatola di tonno”, si possono mettere il cuore in pace: si erano sbagliati e anche di brutto.

I Cinquestelle avvallano  tutte le proposte (oscene) dei leghisti in cambio di briciole che capitan Spaventa gli lancia, mollichelle che loro raccolgono via via sperando di arrivare alla casa di marzapane.

In quatrro mesi non hanno fatto che litigare, sfornato quasi niente salvo il decretino dignità che farà perdere posti di lavoro o li renderà ancora più precari. Ormai è assodato.

Ed ora il decreto sui migranti, fortemente voluto dai leghisti che fanno il bello, il brutto e il cattivo tempo, fino nei supplementari.

La prepotenza e l’arroganza sono sempre state la loro cifra, ma ora si stanno largamente superando.E i Cinquestelle restano con un palmo di naso, nervosi ed irritati, ma pronti a cedere pur di non perdere le poltrone alle quali ormai sono attaccati col bostick.

Ancora un decreto dunque, quando avrebbe potuto benissimo essere un disegno di legge fatto con calma perché l’urgenza è solo nella testa di Salvini che deve fare presto di suo, come la famosa collaboratrice domestica della famosa pubblicità Ma ci sono tante cose che non piacciono a Mattarella, che cozzano contro la carta costituzionale di cui lui è il garante. Ma Spaventa è pronto a fare a pugni, a far diventare il Quirinale il suo privato ring istituzionale, muoia Sansone e tutti gli asilanti.

Lui i migranti proprio non li vuole e mentre Conte va ancora in giro a fare i bei discorsi sulle quote di accoglienza degli altri stati menbri della Ue, lui vorrebbe cacciare anche quelli che già sono qui.

I Cinquestelle sanno che sta tentando un piccolo”colpetto di stato”, un po’ come con la Diciotti, per il quale dovrà rispondere di sequestro di persona aggravato, ma lui se ne fa due baffi e pure due barbe. Si sente anche lui “unto” e sappiamo che chi si sente unto esagera per forza di cose.
Non fanno che scambiarsi favori, poltrone, nomine, gabinetti di regia: io ti do una cosa a te e tu mi dai una cosa a me.

Però: prima gli italiani!

Già, prima gli italiani, prego. Prima gli italiani si accorgeranno di come questi li stanno menando per il naso e meglio sarà.

Ma la vedo molto dura! Presidente,forza e coraggio, sono dalla sua parte (e anche dalla mia).

Movimento fermo

Il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, getta la spugna: non c’è atmosfera olimpica, dice e mette in naftalina l’accordo a tre per le olimpiadi del 2026. L’asse Milano Torino Cortina, si è già rotta.

Ognuno protesta che la colpa è dell’altro ma la sensazione è che anche questa volta il colpevole del mancato accordo sia il movimento. Il movimento fermo.

Loro non vogliono fare le cose, vogliono tenersi i soldi in saccoccia e spenderli per le loro promesse ai “loro” elettori. Come se l’Italia fosse il loro feudo. Hanno questa visione cosi lungimirante del futuro che non va oltre il qui e ora e il cotto e mangiato.

2026? Troppo lontano e troppi soldi da spendere, meglio tenerli in cassa e anche se i leghisti si mettono d’accordo tra loro per fare questi benedetti giochi olimpici, i grillini non hanno tempo per giocare e soprattutto non vogliono spendere. Ci pensi il lombardo-veneto già ricco di suo!

E Giorgetti da Gruber ridacchia sotto i baffi con quell’aria da signor Sotuttoio ed è cosi e basta. Ma niente screzi con gli alleati di governo, per carità, solo visioni diverse che però, poi, coerentemente, si arriva a far combaciare: quando c’è la salute…

Intanto non stanno concludendo niente, solo tante chiacchiere dovunque in Tv e sui social.

Di Maio è arrivato quasi a minacciare Tria che se non caccia i soldi dovranno sostituirlo con qualcuno di più accondiscendete. Lui ha in mente una sola cosa: il reddito di cittadinanza promesso agli elettori, del suo ministero se ne fa un baffo,lo Sviluppo e anche il lavoro possono attendere, marcire tra le scartoffie, ora gli preme Tria e la borsa dei soldi: o la borsa o Tria se ne va via…annuncia con un’aria che non promette né redditi, né cittadinanze.

Sapendo poi che dovrano ingoiare il rospo dell cosiddetta “pace fiscale ” altrimenti detta condono, parola aborrita dai cinquestelle, Di Maio è diventato ancora più nervosetto anzichennò, anche se continua a miagolare in giro per il mondo (in business class) che tutto va ben, madama la marchesa.

Faranno la” pace fiscale” solo con coloro i quali hanno evaso in buona fede e perché non avevano i soldi per pagare,dicono, sta sul Contratto… ma scusate signori governanti del cambiamento, ma secondo voi, quanti italiani dipendenti ai quali vengono trattenute fior di tasse alla fonte,non se li terrebbero volentieri in tasca per pagare le bollette senza dover chiedere mutui in banca o farsi prestare i soldi dalla nonna?

Giorgetti dovrebbe rispondere a questa domanda prima di fare sorrisetti compiaciuti sotto quei baffetti  da sparviero.

Non ha i baffi? Gli cresceranno, fidatevi e anche la barba, cosi, tanto per cambiare e anche per cambiare i connotati in vista di altre mancanze di “atmosfera”, prossimamente sugli schermi giganti del governo del rodimento.

Spaventapasseri

Non guardo mai Mediaset. E ancora meno Domenica Live di Barbara d’Urso. Ma ho visto la foto del vice premier (Bluto) Salvini e della conduttrice, seduti uno di fronte all’altra. Lei con stivaletto a  stiletto stile cow-girl, lui con scarpa lucida e orrendi calzini a righe.
Ecco: questa è l’immagine della politica attuale, il governo del cambiamento… di calzini. Renzi avrà anche tanti difetti, ma dei calzini come quelli non li avrebbe messi neppure per fare jogging.
Ma Salvini jogging non ne fa, si vede, in compenso si strafoga, la sua nuova vita da ministro lo mette a dura prova e lo stress lo fa mangiare a quattro e anche cinque palmenti. Da quando poi ha la moglie alla Prova del cuoco, si mette alla prova come assaggiatore e ci sta riuscendo con molto successo. Anche per questo piace, perché non bada alla dieta, se ne infischia, della dieta, come di molte altre cose.
Sembra sia andato in Tv, nelle reti del cavaliere suo amico, per dire che i dipendenti di Mediaset possono stare tranquilli: il governo non toccherà i beni del loro capo, non riusciranno gli spocchiosi Cinquestelle a mettere tetti alla pubblicità. Giammai.
Ha rassicurato su questo direttamente Berlusconi durante una cena tra i due conclusasi sul divano del salotto buono della villa dell’ex premier, a guardare la partita.
E però i Cinquestelle sono brave persone, serie ed oneste, ha detto Bluto, e l’intesa con loro durerà per tutta la legislatura, gli ha detto, come digestivo. E però con Berlusconi si sono accordati su un po’ di cosette, come per esempio far cascare il governo, cacciare l’alleato scomodo e ritornare ai vecchi amori di destra verace per prendersi l’Italia, alla prima occasione. Visto che lui, Bluto, ormai nei sondaggi vola, la cosa sembra fattibile, anche se nessuno si fida di nessuno ed hanno tutti il coltello tra i denti.
Anche i calzini a righe fanno parte della sceneggiatura, servono per attirare l’attenzione su di loro e non badare a quello che dice. Perché di promesse ne ha fatte e qualcuna (purtroppo) pure mantenuta (quella di fare lo spaventapasseri H24), ma la più importante, cioè la tassa piatta è ancora sul piatto della roulette che si giocano al governo tutti i santi giorni.
E tirano quella coperta da una parte e dall’altra come nel gioco della fune ma siccome non è elastica, finisce che vanno a gambe all’aria tutti. Ma Salvini si è preparato la sua scialuppa di salvataggio, anzi il suo yacht di salvataggio, uno di lusso, come il suo amico Berlusconi al quale è legato da un bel nodo scorsoio.
E ci si è messa anche Meloni che a prendersi tutte le cucuzze ci sta. Non vede l’ora di portale via all’odiato Di Mao(miao).
Ma io da oggi ho deciso che per un po’ non seguirò più la politica, cercherò di occuparmi d’altro perché di sentirli parlare a vanvera non ne posso davvero più. E seguirò anche poco i dibattiti politici, ora che tornano i vari Floris, Berlinguer,Formigli e compagnia.
Sempre le stesse quattro facce scontente che applaudono e sempre le stesse miserrime bagarre tra chi dice chi e chi dice cosa.
Non so quanto durerà questo “poco”, forse un’ora o forse più. Ma ci provo, tentar non cuoce…ah, scusate, ho la pentola sul fuoco e sento anche un po’ di puzza di bruciato.Vado a seguire la Prova del fuoco, tanto Salvini ha fatto il corso antincendi..

Renzi c’è

Dice Renzi, durante un’ intervista fiume su un noto quotidiano, che il tempo dei mea culpa è finito, che dopo sei mesi di  profonda riflessione, in cui si è macerato per cercare di capire chi ha ucciso la sinistra, è ora di tornare a combattere. Si è messo a nudo. L’ho seguito in un video:  tenuta classica  da combattimento: camicia bianco candido, ha iniziato con lo sbottonarsi i polsini e arrotolandosi le maniche con compiaciuta malizia, si è sbottonato pure su che cosa pensa del futuro del Pd. Il gesto era chiaramente una metafora del suo desiderio di rimboccarsi le maniche e rispolverare il guerriero che è in lui e che è stanco del riposo forzato.

Lui non lo sa chi è l’assassino della sinistra ma di una cosa è certo: non è lui! Manco sa dove sta di casa, come avrebbe fatto ad ucciderla?

E poi ha parlato a lungo rispondendo alle domande del direttore e dei giornalisti con la sua solita verve, per nulla offuscata dal riposo forzato: ha messo in luce tutte le contraddizioni del governo, non ha lesinato frecciatine ai due contendenti/alleati e al premier e, in sostanza, ha detto che la ruota gira e che prima o poi tutto torna e che i consensi di cui gode il governo, presto scemeranno quando gli elettori si accorgeranno delle bugie che gli sono state raccontate.

E lui lo sa come funziona. E’ riuscito a disperdere un patrimonio di voti: più che dimezzati rispetto all’exploit del quasi 41%  quindi, può ben dire che parla per esperienza personale.

Ma, a vederlo cosi, mi ha fatto quasi tenerezza. In fondo ha le sue colpe, è vero, ma non è scappato e vuole rimettersi in gioco consapevole di avere ancora molte frecce al suo arco e di godere ancora di un certo consenso nel partito e nel paese. E vorrebbe ripartire da questi residui consensi: pochi ma buoni e, lui ne è convinto, se si impegna, potrebbero crescere. Anche  soprattutto conscio del fatto che governare l’Italia non è un giochino (e lui lo sa) e che il governo attuale ha già spaventato i mercati e ancora li spaventerà se continua a chiedere soldi a Bruxelles con il debito che continua a crescere.

Ci conta, evidentemente, nei mercati. E conta anche sul suo personale appeal e non tralascia neppure l’incognita  che si chiama fortuna o lato B, di cui lui sembra essere ben fornito, tutto considerato. Dice che la ruota gira e che chi sta sopra prima o poi scende. E’ inevitabile. “What gooes up, must come down” diceva Isaac Newton (e anche il verso di una canzone).

Matteo Orfini, ha detto, senza giri di parole, che bisogna sciogliere il partito e rifondarlo.

Come corre, che fretta. Aspettiamo prima di scioglierlo, vediamo se qualche santo fa il miracolo di rifarlo tornare in vita. Levati Pd, risorgi e cammina: Renzi c’è, tutto il resto… è boria.

 

 

 

 

Fumo

Toninelli, da buon Cinquestelle, ha decretato la sua inconcludenza sfornando per Genova il Decreto “salva intese”.
Doveva essere la fine delle polemiche e l’inizio della rinascita di Genova dopo il crollo del ponte che ha fatto 43 vittime e un una fila immensa di danni, morali e materiali.
Dopo un mese è stato deciso di non decidere niente. Di mettere nero su bianco che non c’è, da parte del governo, nessuna intenzione di risolvere i problemi della città e del paese. Di fare un decreto che non decreta quasi niente e che prevede che le decisioni importanti avvengano in seguito, cioè un Decreto con la formula “salvo intese”, cioè se smetteranno di litigare. Mi sa che andranno avanti un bel pezzo a legiferare in questo modo: salvo intese.
Non si sa chi sarà il Commissario, non si sa chi costruirà il nuovo ponte e queste due cose sono le più importanti. Questo avrebbe dovuto essere messo nero su bianco, ed invece c’è solo la solita enorme incertezza. Ancora solo punti di domanda e pochissimi punti fermi.
I colori, come sempre, dominanti sono il giallo e il verde e poiché il secondo ormai dilaga sul primo, il ministero ha sfornato questo capolavoro di ipocrisia per non irritare l’alleato.
Bella roba! I roboanti annunci del giorno dopo sono flebili distanti belati. Gli applausi a Di Maio e Salvini ai funerali, sembrano un beffa ai genovesi che aspettano soluzioni.

Certo ci vuole il tempo che ci vuole. E chi lo nega? Sono cose complesse, molto complesse. Noto però che il governo ha subito tuonato che sarebbe tutto proceduto con estrema celerità, che la concessione ad Autostrade sarebbe stata tolta immediatamente e che la procedura per la ricostruzione sarebbe andata avanti spedita. E invece, dopo un mese (che è poco ma può anche essere tanto se ognuno facesse davvero la propria parte e se si permettesse che la facesse), siamo ancora nella nebulosa per quanto riguarda chi si dovrà occupare della ricostruzione del ponte e su chi lo dovrà costruire. Mi sembra che un mese sia un tempo lunghissimo per decidere queste due cose fondamentali. Ma siamo ancora al chi deve fare cosa. Proprio un bel cambiamento!
Intanto è passato un mese da quel giorno ma sembra ancora di sentire quel grido di chi si appellava al Padreterno mentre assisteva al crollo e il governo dovrebbe tenerlo sempre presente e agire senza tentennamenti se vuole poter guardare in faccia i genovesi e gli italiani tutti. E se vuole davvero onorare tutti quei morti e i vivi che aspettano di conoscere il proprio destino.
Altrimenti le chiacchiere fatte in questo mese saranno come la polvere che ha ricoperto le macerie: fumo sopra la tragedia.

Buono e zitto non conviene

Disse l’asino al maiale: ma di cosa ti lamenti?
hai un porcile niente male, fango e cibo di qualità
dove ti puoi sollazzare e cibarti in quantità.

E il maiale per risposta disse all’asino: si è
vero, tu hai ragione son sincero, ma il padrone
è cosi buono, di ingrassare mi permette…
sol però per farmi a fette.

Ed allor l’asino disse: caro amico c’hai ragione
non l’avevo messo in conto, sono un asino, si,
è vero, ma non sono mica tonto.

E se non te ne dispiace mi lamenterò pur io
perche un po’ mi son stancato d’essere sempre
bastonato.

La morale è questa qui: criticare costa poco
lamentarsi ancora meno, ma a star sempre zitto
e buono, dare tutto per scontato, ti potrebbe far
passare per… cornuto e mazziato.

I suoi primi cento giorni

Cento giorni sono pochi per giudicare il governo? Beh si’, in effetti sono pochi. Ma a me sembravano lunghi i primi cento minuti di questo connubio contronatura. Comunque in cento giorni hanno già fatto abbastanza. Vediamo se mi viene in mente tutto: dunque, sono riusciti a mandare nel caos la scuola con bambini cacciati al primo giorno (se lo ricorderanno in vita) o messi in attesa in palestra. E ce ne vuole per mandare in tilt la scuola che ormai è rotta (in molti sensi) a tutte le esperienze. Sono riusciti a farci mandare i caschi blu dell’Onu in difesa dei diritti umani, a renderci ridicoli davanti al mondo e a farci passare da razzisti davanti al mondo. Ad aumentare la precarietà, i ‘neet’, a far inferocire tutti i movimenti no Tav no Tap, no Ilva, a far salire lo spread a livelli pericolosi, a farci attribuire l’outlook negativo, a far quasi scendere in piazza gli industriali per manifestare contro il decreto dignità che fa perdere posti di lavoro… (vedere i manifestanti col rolex sarebbe stato un inedito, peccato). Che altro? Beh, per ora non mi viene in mente altro, a risentirci alle prossime puntate o ai prossimi cento giorni, ormai vanno a vele gonfie, possiamo aspettarci gli effetti speciali e il più grande spettacolo dopo il Big Ben. Ah, dimenticavo: il ministro (Bluto) dell’Interno è riuscito a farsi incriminare per sequestro di persona aggravato… ma è una cosa da niente, dice lui. Era il minimo nei cento giorni… e non finisce qui!

 

Pubblicato oggi su “Italians” del Corriere della sera