A me Maurizio Martina sta piacendo. Non so perché, ma da quando si è fatto crescere quella barbetta da sparviero mi è diventato simpatico.
Mi da l’impressione di una persona seria, onesta e veramente trasparente.
E lo sta diventando anche lui trasparente, sempre più magro com’è.
Immagino che il partito lo impegni molto, si nota la sofferenza con la quale si esprime.
Ho visto qualche video della manifestazione a Roma e devo dire che mi sarebbe piaciuto esserci.
Forse avrei gridato anch’io “Unità, unità.
In contrapposizione con quello slogan ormai trito ” Onestà, onestà” che, lo stiamo constatando, non corrisponde molto al significato del termine, ora che chi lo urlava nelle piazze si trova ad occupare gli scranni del governo.
E il fatto che Martina mi sembri del tutto privo di carisma, almeno nel senso classico del termine, mi sembra, ora, quasi una qualità.
Non se ne può davvero più di leader carismatici che poi si rivelano con facce doppie e triple e con facce più simili a facce…altre, diciamo del tipo di quelle che attiravano l’attenzione di Totò e a cui si rivolgeva con questa famosa frase: “Quella faccia non mi è nuova”…
Ed abbiamo davvero bisogno di persone oneste, di facce anche sofferte ma vere.
Di persone che comunichino che sono persone per bene e che ce la mettono tutta e non pretendono di stare sul pulpito per pontificare ma che perseguono un fine onesto e chiaro, senza interessi personali o di bottega o altro, tipo ambizioni senza freni che rischiano di trovare muri contro i quali cozzare.
Mi ha quasi convinta a ritornare all’ovile, quasi quasi, se lo fanno segretario (e diamoci una smossa co’ sto congresso e co’ ‘ste primarie) rivoto Pd e poi, ne sono sicura, con lui alla guida, altre “pecorelle” non troppo smarrite, potrebbero ritrovare la strada di casa.
Home sweet home!
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Evvai!!!
Il “me ne frego”, va molto di moda. Sta diventando sempre più di “tendenza”.
Oggi ho assistito in diretta ad un’interrogazione parlamentare dei ministri Toninelli e Salvini.
Il primo ha compulsato tutto il tempo lo smartphone e quando interrogato sul terzo valico di Genova da Forza Italia e in generale sulle grandi opere, ha risposto col ritornello ormai consolidato, che stanno ancora facendo gli studi costi-benefici e che i governi precedenti hanno buttato una marea di soldi in imprese improduttive, etc.etc.
Molto sbrigativamente e con il suo ormai famoso sguardo assente.
Cattaneo gli ha replicato che non aveva affatto risposto e che la smettesse di prendersela sempre con chi è venuto prima di lui, ma che finalmente si prenda le sue responsabilità, perché, se non se ne fosse ancora accorto è lui a capo delle Infrastrutture da 50 giorni ormai.
Credo che queste parole gli siano rimbalzate addosso senza neppure essere colte perché gli occhi, dietro le lenti, erano rimasti inespressivi e a guardare un punto imprecisato e vago dell’infinito in cui sembra sempre fluttuare.
Mentre Salvini ha fatto il suo one man show, facendo arrabbiare la presidente di turno Mara Carfagna che ha dovuto riprenderlo dicendogli di non fare polemica ma di rispondere alle domande.
Salvini, prima di rispondere ad un’interrogazione sui migranti posta dalla Lega, ha osservato che i banchi dell’opposizione erano semivuoti.
Carfagna gli ha ricordato che lui è li per rispondere alle domande e non per dare giudizi sui parlamentari e che se l’aula era poco affollata dipendeva dalle commissioni parlamentari in corso in contemporanea.
Al che Salvini ha detto, in maniera arrogante, che non desiderava essere interrotto da lei.
E lei, di rimando, molto decisa (mi è piaciuta una cifra) : “Signor ministro le ricordo che qui le regole valgono anche per lei e risponda alla domanda senza polemizzare”.
Evvaiii!
Andate in pace
Pare, che potrà chiedere il reddito di cittadinanza, chi dimostrerà di essere povero e residente da almeno dieci anni in Italia.
Riceverà 780 euro al mese tramite una tesserina e potrà spendere solo con moderazione e per acquistare generi di prima necessità. Le caramelle non sono consentite e neppure, ovviamente, sigarette, alcol, libri o giornali. Per quanto riguarda il vestiario non saranno possibili acquisti di prodotti made in Cina, ma si dovranno comprare le pezze di fabbricazione italiana, e confezionarsi gli abiti in casa, compresa le biancheria intima. Sono previsti, all’uopo, corsi di cucito (naturalmente a pagamento).
Se si verrà scoperti a bere un caffè al bar si rischia un’immediata condanna per uso illecito di fondi (di caffè) pubblici.
Si dovranno effettuare lavori socialmente (in)utili per un tot di ore settimanali e si potranno rifiutare solo tre lavori offerti dalle agenzie dell’impiego. Quest’ultima clausola è facilmente superabile perché, prima che l’agenzia sia in grado di proporre tre lavori in un arco di tempo ragionevole, al redditato può tranquillamente crescere una bella barba bianca e a quel punto può chiedere la pensione di cittadinanza.” E’ la somma che fa il totale”.
Si prospetta un periodo di vacche relativamente grasse per i poveri del nostro paese che potranno finalmente contare su un valido aiuto su quale appoggiarsi.
Naturalmente, essendo i poveri residenti in Italia una cifra consistente, per reperire i fondi (oltre che fare bancarotta) gli altri italiani si vedranno ridurre automaticamente gli stipendi, cancellare tutte le famigerate tax expeditures (agevolazioni fiscali ) , vedranno aumentare le tasse, le bollette, la benzina,, i ticket sanitari, le medicine…
E in più dovranno rendicontare allo stato quante volte vanno al cinema/teatro o in pizzeria o varie ed eventuali, perché se riterrà che si stiano divertendo troppo, potrà chiedere di essere più morigerati.
In compenso però, gli evasori grandi e piccini potranno stare tranquilli: è in arrivo un ennesimo bel condono.
Italiani, il governo vi ascolta, tacete e andate in pace.
P.S.: Ho preso l’argomento con vena umoristica perché mi è congeniale ma non per questo non mi rendo conto che questo sia un tema molto serio.
Penso, al contrario, che sia uno dei temi più importanti attualmente con la povertà in crescita.
Ciò non toglie che per come viene gestito in questo momento dalla maggioranza di governo, mi lasci molte perplessità. La prima è dovuta alle coperture che rischiano di mandarci in bancarotta, e a seguire il modo come è stato impostato.
Riconosco però ai grillini il merito di averlo portato alla ribalta come un problema serio da affrontare ma non apprezzo il modo, l’atteggiamento autoritario e burbanzoso di Di Maio, come se prendesse i soldi dalle tasche proprie e non li chiedesse a noi tutti.
Credo che sia giusto istituire un aiuto a chi ha bisogno (varie forme di assistenza già esistono come il reddito di inclusione) ma deve avere un importo compatibile con le risorse a disposizione (quasi nulle) e non deve rappresentare un intervento quasi umiliante per chi lo richiede.
Credo che una cifra intorno ai 500 euro per chi dimostra di non avere reddito (o insufficente a mantenersi) debba essere riconosciuto per un tempo stabilito che potrebbe essere un paio di anni. Che però non rappresenti una specie di carta di identità del povero della quale vergognarsi quando si presenta nei negozi.
Dovrebbe essere corrisposto tramite bonifico e chi lo percepisce dovrebbe essere libero di spenderlo come crede.
E’ chiaro che bisogna avere fiducia che chi si dimostra povero da richiedere un sussidio, quando lo ottenga non andrà a spenderlo in gioielli.Quindi lasciare la dicrezione alla persona e non metterla nella condizione di sentirsi umiliato quando presenta quella tessera.
Poi, va bene tutto, ma dovrebbero essere su base volontaria i lavori socialmente utili o affini, e non porre alcun limite alla eventuale non accettazione di lavori. Sarebbe davvero curioso che chi ha bisogno di lavorare non ne accettasse alcuno, ma non deve essere una costrizione accettare posizioni che magari confliggono sia con la preparazione del soggetto sia con le propie aspettative di carriera.
Va tenuto presente, secondo me, che parliamo di persone, soprattutto giovani che hanno un’enome difficoltà ad estrinsecare le proprie potenzialità in un paese come il nostro che, sinora, li ha sfruttati e relegati a posizioni marginali, precarie e pagate una miseria.
Quello che va perseguito è lo sviluppo del paese tramite investimenti per il lavoro perché l’aiuto che lo stato da al singolo sia temporaneo e costituisca solo una fase transitoria che poi sfoci i un impiego duraturo e possibilmente retribuito in maniera congrua.
Asini
Archiviato il federalismo, i leghisti ripongono la fede nell’ismo: salvinismo e dimaismo. I due vanno alla grande, volano niei sondaggi, checchè se ne dica agli italiani piacciono una cifra che aumenta ogni giorno di più.
Mi sto svegliando straniera in patria: si, lo dico: io non mi sento più italiana! E in questo momento non mi sento neppure di dire che sia un fortuna esserlo.
Diciamo che sono un’italiana perplessa.
Manda bacioni il ministro dell’interno, bisogna dire che non ne avevano ancora avuti di cosi affettuosi. Fa tenerezza nel suo completino blu, giacca e pantalone ben stirato con cravatta regimental un po’ stretta sul collo paffuto. Ma, mentre manda bacioni, esprime grande soddisfazione per la “cattura” del sindaco di Riace, a quanto sembra un pericoloso traffichino che trafficava coi migranti. Ma, aspettiamo un momentino, potrebbe pure darsi che ci siano degli equivoci, esiste ancora la presunzione di innocenza, presumere la colpevolezza di uno appena arrestato mi sembra un po’ da presuntuosi.
Ma il ministro non fa sconti, intanto mostra tutta la sua soddisfazione per aver assicurato alla giustizia (la stessa che quando ce l’ha con lui o la Lega non gli è proprio simpatica) un “pericoloso manigoldo”.
Ma direi che ancora non si possa dire, tempo al tempo.
Il ministro del Lavoro, dal canto suo, non può che fremere di passione per il collega e sottolineare la sua linea, ovviamente quella del rigore verso i malviventi.
Oggi tocca a Salvini domani toccherà a Di Maio salire sul pulpito con qualche bella novità.
Sembrano la riedizione moderna di Stanlio e Ollio, fucile in spalla, mentre marciano nella Legione straniera.
Ma li finisce che li cacciano, se non ricordo male.
Guardo gli asini che volano nel ciel…
Mi piace una cifra questo pezzo:
Chiedere a Rocco
Il merito, sembra, sia tutto dello strapagato Rocco. Ma si guadagna tutto il lauto stipendio, considerato il successo dei Cinquestelle, ora che la puzza sotto al naso nei riguardi dei media, sta diventando “Eau de Casalino nr.5 (etoiles)”. Trovo curioso, però, che il grande stratega della comunicazione, portavoce del premier, sia di nuovo nella bufera per un suo audio. Quello in cui dice:…” già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, Santo Rocco, Santo Cristo… Mi chiamate come i pazzi, datevi una calmata, tutti cento volte mi state chiamando. Una volta, poi semmai mi mandate un messaggio, nel caso vi rispondo, basta. Ragazzi, non mi stressate la vita”, rivolgendosi ai giornalisti che gli chiedevano quali fossero le intenzioni del governo, subito dopo il crollo del ponte Morandi.
Lui si è scusato dicendo che non voleva offendere le vittime di Genova.
Ma è chiaro, si legge tutta la considerazione che ne ha, tra le righe, si capisce pure il suo scoramento e la partecipazione umana…
E solo qualche giorno fa ne era uscito un altro dove affermava che se non si fossero trovati i soldi per il reddito di cittadinanza, sarebbe partita la vendetta contro il Mef.
Trovo curioso che Casalino sia diventato d’un tratto cosi “distratto” da lasciare trapelare queste sue esternazioni, che non sono quelle che ci si aspetterebbe da chi deve rappresentare il primo ministro. Dovrebbe parlare da primo ministro anche lui, invece si esprime come una caricatura del boss di provincia con un eloquio cettolaqualunquista.
Che lui abbia dovuto saltare le vacanze d’agosto a causa del ponte saltato, con conseguente salto dal ponte delle macchine che vi transitavano, nella sua qualità di portavoce del premier, mi sembra il minimo che gli potesse capitare e dovrebbe ringraziare il suo santo protettore omonimo.
Ma si può ovviare allo stress che Casalino dice di dover affrontare semplicemente eliminando lui. Conte, la voce, se la può anche portare da solo e cosi potremmo risparmiare un bel gruzzolo, dopotutto il premier parla poco e quando parla non dice quasi niente.
Se se ne sta zitto non se ne accorgerà nessuno E Casalino, a quanto pare, meno parla e meglio è.
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Ribrezzo
Deve essere costato molto a Christine Blasey Ford circostanziare davanti alla Commissione Giustizia del Senato americano, la sua accusa di tentato stupro, diretta al giudice Brett Kavanaugh, nominato da Trump giudice della Corte Suprema. Ho seguito il video dell’audizione e il racconto della psicologa è stato molto convincente. Io non avevo bisogno di essere convinta perché le credevo già prima.
Lui si è difeso dicendo che non mette in dubbio le parole della dottoressa Ford, ma che è convinto che lei si sbagli: non era lui quel ragazzo che l’ha assalita quel giorno di 36 anni fa. Non può che negare per non perdere quel posto cosi prestigioso che Trump gli ha assegnato.
Già, Trump,persino lui, mi sa,sta cominciando ad avere dei dubbi sulla sua scelta ma solo per opportunismo, ma non lo dirà mai e anzi continuerà a sostenerlo. Lui che ha problemi analoghi, dato che più donne lo stanno accusando di molestie sessuali, figuriamoci se se lo perde uno cosi. Al Senato i repubblicani erano tutti uomini tranne una donna giudice che ha posto le domande a Christine Ford, la quale con molta compostezza e con la voce rotta dall’emozione, ha raccontato come sono andate le cose e quanto quell’esperienza le sia costata.
In due: Kavanaugh e un suo amico, durante una festa a casa di comuni amici , ai tempi in cui Christine e Brett erano compagni di liceo, l’hanno seguita al piano superiore e l’hanno spinta dentro la camera da letto e sul letto, dove Brett ha cercato di violentarla. Entrambi molto ubriachi e forse grazie a questo lei riesce a liberarsi e a fuggire. Lei gridava e loro se la ridevano e Brett le ha messo una mano davanti alla bocca fino quasi a farla soffocare, tanto che, ha detto, aveva paura di morire.
Alla domanda se fosse sicura che si trattasse proprio del giudice Kavanaugh ha risposto : “Come sono sicura che sto parlando con lei ora”.E ancora: a come faccia ad esserne cosi sicura dopo tanto tempo risponde: “il ricordo si è fissato nel mio ippocampo, non potrò mai dimenticare quelle risate”. E ne sono sicura anch’io: non si può mentire su certe cose e nemmeno confondere una persona con un’altra. Le credo al 100%.
E le smorfie del giudice Kavanaugh, durante la sua autodifesa, non fanno che confermarlo. Ha persino finto di piangere quando ha raccontato che la sua bambina ha chiesto di pregare per “quella donna”. Quanta ipocrisia. E’ sconcertante constatare quanto poco sia tenuta in considerazione la donna, ancora oggi e quanta poca importanza si dia al suo diritto di non essere abusata, violentata, molestata.
Comunque vada a finire, il mondo ha assistito all’ennesimo trincerarsi del potere davanti alla Giustizia, al suo sentirsi sopra ogni legge: un giudice, nominato alla Suprema Corte, accusato di tentata violenza sessuale, che giura di dire la verità sulla Bibbia, ma racconta la sua verità, quella che gli fa più comodo. Considerando che di mestiere giudica gli altri pur sapendo di avere causato tanto dolore con il suo comportamento indecente, ho provato ribrezzo.
Mentre Christine è stata davvero molto coraggiosa.
Elemosina
Recenti stime dell’Istat, danno una percentuale di disoccupati in Italia, pari circa all’11.2%.
A cui va aggiunto l’esercito di lavoratori con lavoretti precari, gratuiti, o usa e getta.
In gran parte si tratta di giovani e maggiormente del sud.
Ora il governo del rimbambimento, intende varare il Reddito di cittadinanza. Per farlo ci stiamo indebitando oltre il collo e per i secoli a venire, ma per i Cinque Stelle è una misura che servirà a dare un impulso eccezionale al paese ed è un a misura di equità sociale. Premettendo che esiste già il sussidio di disoccupazione ed altri ammortizzatori sociali e che trovo giusto che ci siano e che vengano incentivati, aumentati o meglio organizzati (come avviene in altri paesi europei), ritengo dare oltre 700 euro al mese (la cifra ancora non è certa) a chi non ha un lavoro e dovrebbe mantenersi con questo sussidio statale, mi pare, francamente una follia.
Lo trovo profondamente sbagliato e devastante per chi deve pensare a costruirsi un futuro. Sapere di poter contare su un reddito che piove dal cielo senza fare alcuna fatica se non rifiutare almeno tre proposte di lavoro (e poi si vedrà) potrebbe togliere anche la residua voglia di mettersi a cercare o inventarsi un’occupazione stabile e che possa essere soddisfacente e duratura.
Non è cosi che si incentivano i giovani a lavorare, non facendogli l’elemosina. Cosi non si fa che renderli schiavi dello stato padrone il quale diventa, in tutto e per tutto, “proprietario” delle loro vite rendendoli schiavi di quel reddito da non lavoro, né dipendenti, né lavoratori autonomi e li farà solo sentire dei parassiti della società.
L’Italia ha bisogno di Lavoro, ha bisogno che le proprie industrie funzionino, prosperino e assumano, che lo stato investa in imprese che possono offrire opportunità lavorative.
Fare impresa o mantenerla, nel nostro paese diventa sempre più difficile per tanti motivi e in molti preferiscono vendere al miglior offerente e i migliori marchi italiani stanno scomparendo. Via via, i migliori brand italiani vengono acquisiti da investitori stranieri che rimangono un poco in Italia e poi delocalizzano, licenziano il personale e lasciano i capannoni vuoti e centinaia di famiglie sul lastrico. Non è così che l’economia italiana cresce, cosi può solo morire.
E i marchi dei prodotti migliori della tradizione italiana non sono più italiani e quando li acquistiamo non li riconosciamo più tanto sono peggiorati in qualità.
Troppe tasse e troppa burocrazia uccidono lo spirito imprenditoriale che ha fatto dell’Italia una delle maggiori potenze industriali al mondo.
E ora il governo, invece che pensare seriamente allo sviluppo economico del paese non fa che sprofondarlo nei debiti e sprofondare in depressione profonda i giovani (o meno giovani) che non hanno futuro.
E pensano di curarli” iniettandogli ” qualche centinaio di euro che non faranno che aumentare la loro inerzia e rassegnazione? E poi, anche volendo, chi mi dice che saremo capaci di mettere in piedi un’organizzazione tale da prevedere un meccanismo di proposte di lavoro e di controllo affinché i soldi non vengano dati a vanvera e alle persone che ne hanno meno bisogno e che non ci sia, come al solito, solo chi specula coi soldi di tutti?
E se per dare queste elargizioni generose si dovranno attuare tagli ai servizi che paghiamo tutti, la misura è ancora più devastante e, alla fine si dimostrerà improduttiva e deleteria e non avrà aiutato la crescita sia economica che personale, nè dei tanti giovani che hanno bisogno di ben altro che di un’elemosina, nè, tantomeno del paese.
La manovra del polipo
Ricordo molto bene che, durante la campagna elettorale, Di Maio diceva che le coperture per il reddito di cittadinanza c’erano. Che loro le avevano trovate e che erano state bollinate dalla tesoreria dello stato. La stessa che quando è andato al governo, Rocco Casalino ha definito composta da pezzi di m… che se non trovavano i dieci miliardi che servono per il reddito di cittadinanza, sarebbe stata perseguitata per tutto il 2019.
Quindi, le coperture non c’erano e Di Maio ha detto una solenne e grande bugia.
Ieri ha esultato dal balcone (chissà chi mi ricorda?) con le dita a segno di Vittoria per dire che aveva espugnato il fortino e trovato le coperture per fare la “Manovra del popolo”.
Ma a me, francamente,questa sembra la manovra del polipo.
Come si fa ad esultare per aver aumentato notevolmente il già mostruoso debito pubblico?
Non si preoccupa delle conseguenze sui risparmiatori, è sereno che i mercati capiranno e che gli investitori continueranno a fidarsi di noi.
Ma intanto lo spread sale e la borsa scende.
Ora, con tutto il rispetto per il ministro Tria che è sicuramente una brava persona e che ha tentato fino all’ultimo di impedire questo scempio, mi chiedo come faccia a rimanere al suo posto.
Glielo ha chiesto Mattarella? Ma anche lo avesse chiesto il Papa dovrebbe dimettersi subito. Fra un minuto è già tardi.
Ma che cosa ci sta a fare uno che ha ceduto all’assalto alla diligenza da parte di altri due ministri ormai complici della nostra rovina, che da acerrimi nemici si sono coalizzati per dare l’assalto alle casse (vuote) dello stato?
Prego, signor ministro, si accomodi alla porta, ritiri i suoi effetti personali e si dichiari prigioniero politico, faccia come crede ma sparisca dall’orizzonte della politica italiana.
Ma come si fa a dire il giorno prima che avrebbe servito solo lo stato al quale aveva giurato fedeltà e poi cedere davanti al ricatto di due che si sono coalizzati per mandare avanti le loro politiche e ottenere consensi popolari con la conseguenza di mandare a gambe all’aria il paese?
Non è più credibile né davanti agli italiani , né in un consesso internazionale.
Questa è stata una Waterloo, non c’è stata nessuna mediazione: ha ceduto davanti alla forza bruta di chi ha in mente solo il “successo” delle proprie idee politiche.
E quello spettacolo penoso dei deputati del M5S (quanto suona falso e pedante questo logo alla luce di quanto succede) in piazza, con le bandiere di partito!
Ognuno di loro ha giurato di servire la Repubblica Italiana non la piattaforma Rousseau. E il bilancio dello stato non è al servizio dei consensi per il partito.
Anche Salvini ha messo da parte un poca della sua tracotanza guerresca davanti alle pretese dell’alleato di festeggiare per questa totale sconfitta dello stato.
Anche lui sarà complice del default dell’Italia (speriamo di no), se questo avverrà.
E lo ha fatto per mera convenienza ed opportunità politica conscio del fatto che le divergenze con l’alleato avrebbero potuto portare alla fine del governo e invece entrambi hanno una grande sete di potere che non si estinguerà tanto facilmente.
L’Italia non può e non deve permettere a questo governo di arrembanti demagoghi di mandarla in rovina.
Cosa deve succedere ancora perché sia chiaro dove ci stanno portando?
La Repubblica delle nespole
Che soddisfazione! I grillini sfegatati festeggiano impazziti per il raggiunto accordo sul 2.4 del rapporto deficit/Pil e adesso?
Ci indebitiamo per sette vite e questi ballano?
Rocco Casalino ha vinto! Il premier è lui. Conte è il suo portaborse comprese quelle sotto agli occhi.
Il ministero del Tesoro è annichilito davanti alle furie giallo-verdi, quelli che stanno col popolo, che vogliono abbattere la povertà e onorare il padre e la madre.
Quelli che hanno messo spalle al muro il ministro Tria, uno dei pochi ministri di buon senso di questo governo, una persona seria ed onesta che si deve essere sentito come l’ultimo dei Mohicani assediato dalle truppe del generale Custer.
E, pare che abbia detto che si dimetteva ma che Il presidente Mattarella e Savona gli abbiano consigliato di restare, gli devono aver sussurrato all’orecchio: se te ne vai lo Spread sale a mille, domani e le banche chiudono gli sportelli dei bancomat.
Ora è chiaro: abbiamo degli irresponsabili totali, scatenati, che stanno firmando la nostra condanna alla povertà assoluta. A tutti noi. E poi ci daranno il redditto di stupidità.
E che cosa ci sia da festeggiare non si capisce. Festeggiare la nostra rovina?
Con questo debito e questo sforamento possiamo solo sperare che Mattarella non firmi.
Siamo nelle sue mani. Ma ormai non ho troppa speranza neppure in lui se sono riusciti a mettere alle corde Tria possiamo aspettarci di tutto.
Terza Repubblica? No, Repubblica delle nespole gialloverdi che non maturano mai!
Ultimi
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il blaterare e cincischiare.
Dopo un mese e mezzo il Decreto per Genova è ancora nelle more. Che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
Ma chi l’ ha visto ha visto anche che ha i puntini di sospensione su alcune cifre. Il passaggio più importante e decisivo manca.
Quando, prima che i Cinquestelle andassero al governo, c’era chi diceva che se avessero governato l’Italia come stanno governando Roma, l’Italia sarebbe finita a “schifio”, a quanto pare, non si sbagliava di tanto.
E, purtroppo, a me pare (ma non sono la sola) che cosi sia. Annunciano, si sbrodolano, fanno le passerelle tra i battimani, i selfie coi fan, vanno in Tv a pontificare sui ponti, sulle messe in sicurezza, sulle responsabilità (degli altri), decretano d’urgenza una cosa che dal 13 di Settembre è stata messa in salamoia e non si sa quando verrà tirata fuori dal frigo. Il sottosegretario, vice ministro Rixi paventa “ritorsioni da parte del ministero del Tesoro, ma dice che entro oggi dovrebbe approdare al Quirinale e che ora si trova a Palazzo Chigi. Vedremo, certo è che va come una lumaca. Allora, tanto valeva fare una legge regolare col regolare passaggio al Parlamento.
Loro sono quelli che ripetevano fino alla morte che il governo precedente aveva superato e svilito il parlamento, con loro, invece, proprio si sono perse persino le tracce del Parlamento. Un Parlamento muto, mentre loro parlano fin troppo e in ogni luogo.
Ma Genova aspetta da un e mese e mezzo che le si dica che fine deve fare, gli abitanti delle case evacuate sono ancora in attesa di sapere quale sarà il loro destino, i tronconi del ponte sono ancora li, incombenti sul panorama e il traffico intorno è ancora in tilt e il commissario è ancora ignoto.
Ma, come a Roma, i Cinquestelle con Toninelli a capo delle Infrastrutture, temporeggiano, cincischiano, lanciano accuse, fanno proclami ma non concludono nulla.
Il Quirinale aspetta da giorni di vederlo questo famoso Decreto, ma passa un giorno e passa l’altro e mai non arriva il prode Decreto. Tanto che Mattarella domanda tutti i giorni alla segreteria: “E’ arrivato?”, “Macché”, “Ecchecaspita aspettano”?
Pare che il presidente abbia perso la pazienza e figuriamoci i genovesi.
Ma mettiamoci il cuore in pace, fin che dura questa nuance limone acerbo al governo, sarà cosi: Salvini che corre e i Cinquestelle che che lo rincorrono.
Sembra la fiaba della lepre e della tartaruga di Esopo.
Ma nella fiaba la tartaruga alla fine ce la fa ad arrivare prima perché è più furba ma qui mi sa che saremo tutti noi ad arrivare( ancora più) ultimi.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il blaterare e cincischiare.