Fermate il mondo, voglio salire

Tutti fermi a causa di un guasto ad un sistema di sicurezza informatica, voli cancellati, servizi sanitari bloccati, code in stazioni, aeroporti e autostrade e tutto questo caos mondiale per un mal funzionamento o inceppamento di una qualche diavoleria tecnologica.

Alla faccia della sicurezza! Io, per fortuna me ne sto sdraiata comodamente sul divano di casa con l’aria condizionata, ma immagino chi lavora o chi viaggia o comunque chi si vede bloccare il Pc e non può più utilizzarlo, per esempio nei negozi o uffici.

Che si fa? Si guarda e si riguarda lo schermo sperando che tutto ritorni a funzionare prima possibile? Si spegne, si riaccende si manda anche qualche maledizione a CrowdStrike, la compagnia dalla quale è partito il guasto?

Beh, altro non si può fare che pazientare, che sperare che tutto ritorni al più presto alla normalità e la normalità è che la nostra vita, in tutto e per tutto è condizionata da un aggeggio che se non funziona ci sentiamo persi, sconnessi, tagliati fuori dal mondo.

Eppure a pensarci, i nostri genitori e i nostri nonni sono vissuti senza PC e senza smartphone e sono vissuti anche bene, tra alti e bassi e mai si sarebbero immaginati di non poter prenotare una visita all’ospedale perché un computer non dava segni di vita o non poter prendere un treno perché il PC è spento. Se qualcuno glielo avesse raccontato si sarebbero fatti un sonora risata davanti al pazzo che raccontava simili barzellette.

Il fatto è che ormai il mondo è tecnologia dipendente, si insomma, dove andiamo senza PC? come passiamo le ore, i giorni, i mesi etc.etc.?

Il mio per fortuna funziona ma se mi vedessi arrivare la striscia blu che significa che è scollegato mi sentirei un po’ persa. Tranquillamente (si fa per dire) manderei a quel paese chi ha causato il danno e poi sempre tranquillamente proverei in tutti i modi a riaccerderlo. Fino a che mi rassegnerei ad aspettare che da qualche parte qualche intelligenza naturale, risolvesse il guasto.

Una lezione però da questo incidente dovremmo trarla. E se provassimo a spegnere i dispositivi e a fare qualche cosa d’altro che smanettare continuamente? Soprattutto sui telefonini?

Enchanting harmony

Summer rain is still falling
cheers to the refreshing
sound in the warm night.


Enchanting harmony of
the nature coming through
the wide open windows.


I look out at the tree tops
gently moved by a soft breeze
while the rain falls harder
and my thoughts are
nicely resting.

Donald Vasco

Con la benda sull’orecchio che diventerà presto un cult, la nuova moda dell’estate, si è presentato in pubblico a dire ” e sono ancora qua, eh già”. Trionfale il suo ingresso alla convention repubblicana dove è stato ufficialmente nominato candidato alla corsa per le presidenziali.

A pochi giorni dall’attentato subito sul palco di Butler, nessuno ricorda più come Trump ci era arrivato. Prima di salire su quel podio quel fatidico 13 luglio, Trump aveva davanti a sé ancora da dipanare diverse cause a suo carico e, anche se aveva ottenuto dalla Corte Suprema (dai giudici da lui nominati) un scandalosa immunità, mai vista in precedenza che lo avrebbe incoronato re Joffi Joffer e fosse arrivato indenne al soglio della Bianca Casa cui lui aspira soprattutto per l’amore che nutre nei confronti del popolo, doveva sentire ancora la sentenza del processo Hush money, una “cosetta” che poteva costargli la galera non proprio un avvenire roseo. Essere di nuovo presidente gli conferisce, al contrario, indubbiamente uno status del tutto diverso da quello del pregiudicato e condannato che deve affrontare una marea di cause a suo carico come mai si era visto nella storia americana.

Quel pugno alzato e quel “Fight”, che tanta ammirazione hanno suscitato anche da noi, quell’orecchio sanguinante e ora quella benda da “reduce”, gli conferiscono un aurea di santità che difficilmente i suoi oppositori riusciranno ad erodere.

Ora, poi che si è messo in casa il senatore dell’Ohio JD Vance, conosciuto come suo acerrimo nemico fino a due anni fa quando lo stesso Trump lo ha eletto senatore e che si presenta come più a destra di lui, estremista xenofobo antiabortista (neppure in caso di stupro) conclamato anti Ucraina (non gliene può fregare di meno di quello che succede agli ucraini, ha detto), nazionalista convinto, feroce sostenitore della politica dei dazi iniziata da Donald…insomma un alter ego più Donald dell’originale che ora da santo, si deve mostrare con le stimmate e perciò tenere un contegno da “baciato dalla Grazia” che non gli permetterà più di incitare alla rivolta i suoi sostenitori contro le stesse istituzioni che rappresentava in caso (ormai molto improbabile) di una sua prossima sconfitta alle elezioni. Ma lo farà bene il suo vice, che, dopo averlo definito un idiota che si comporta come Hitler ed aver cambiato completamente opinione una volta diventato senatore definendolo il miglior presidente che lui abbia mai visto nella sua vita e che se lui fosse stato al posto dell’ex vice di Trump nel 20202 avrebbe bloccato l’esito delle elezioni perché, visto che non aveva vinto Trump, non potevano non essere truccate. Perfect! Bingo!

Eccolo, il nuovo Trump e il “vecchio” interpretato egregiamente dall’ex marine , giornalista di guerra, scrittore di best sellers, senatore dell’ Ohio, “uomo che si è fatto da solo”, che arriva da un contesto difficile e assurge a vice della presidenza del paese più potente al mondo, una coppia d’assi che tutti i commentatori mondiali danno per sicuramente vincente.

Una “narrazione” vincente che fa sanguinare la statuetta del presepe raffigurante the Donald, a Napoli, segno dei tempi che corrono e corrono sempre più in fretta verso un’ipocrisia che corre ancora più forte e inarrestabile e Biden e i democratici dovranno inventarsi fuochi d’artificio ancora più artificiali del loro rivale se vorranno porre un limite alla corsa dell’enfasi e della retorica del bene che vince e il male che perde…

Sempre che il mondo sia ancora in grado di discernere la “sottile” differenza tra i due.

Auguri mondo!

Re Joffi non ha la benda all’orecchio perché a Zamunda i ventenni non girano con fucili mitragliatori e molto difficilmente qualcuno potrebbe sparagli mentre si trova a arringare la folla. Ma Zamunda è un regno creato dalla fantasia dei cineasti e non l’America dalle mille contraddizioni e che passa dalle favole di Disney a quelle che si raccontano alla Casa Bianca per far addormentare i bambini e spesso anche gli adulti.

La luna e il dito

Gli italiani hanno, qualche volta, una mente un po’ contorta. Cioè vedono le magagne anche dove non ci sono e molto spesso non le vedono proprio dove ci sono.

Non è un gioco di parole ma una constatazione che ho fatto molte volte e che si può definire con un detto che io, personalmente detesto per quanto l’ho sentito dire e ridire alla noia: “Guardare il dito invece della luna”. Tutti sappiamo cosa significa ma per spiegarmi ancora meglio userò un fatto di cronaca piuttosto spicciola e gossipara che letteralmente infesta i giornali in questo scorcio d’estate. Faccio una breve parentesi.

La guerra in Ucraina e in medio Oriente, le elezioni americane ed ora l’attentato a Trump, occupano abbondantemente i media, certo e con ragione. Ma c’è chi ha scoperto la famosa ricetta dell’acqua calda: puntare il dito contro qualcuno, soprattutto se appartiene al variegato e non sempre scintillante mondo dello spettacolo, per attirare più audience. Eh si, perché siamo in estate, fa caldo, la gente è in vacanza e non vuole leggere sempre delle tragedie e delle dispute tra repubblicani e democratici…chissenefrega, dicono, i più. E magari non senza qualche ragione.

Insomma gli italiani leggono poco i giornali, si informano per lo più sul telefonino e di fretta tra una portata e l’altra, in generale eh, non vale certo per tutti.

E siccome gli editori e i giornalisti tengono famiglia e hanno bisogno di far funzionare le macchine, si devono inventare degli eye catcher che “distraggano” ma che, nello stesso tempo catturino l’attenzione e di conseguenza servano a questo scopo: macinare guadagni, vendite, notorietà del giornalista tale o tal’altro che si intesta “inchieste”, che manganella i cattivi, che fa schiumare il brodo insomma, per dirla alla casaliera, come direbbe Gilberto Govi, attore comico, fondatore del teatro dialettale genovese che io amo e del quale ho visto tutte le commedie più volte.

Insomma si tratta del “caso Morgan” il quale da 4 anni ha una denuncia pendente per il reato di stalking da parte di una sua ex, cantautrice, pare, pure lei. Senza addentrarmi nel caso, pare che i due si siano lasciati male e che lei abbia mal sopportato certe “dichiarazioni” oscene di Morgan diffuse sui social. Brutta bestia i social non meglio identificati, a me non piacciono e però noto che tanti ne fanno largo uso . Questo caso occupa da giorni in particolare le pagine de Il Fatto quotidiano e una giornalista, nota anche per le sue tante apparizioni in TV, ne ha fatto un vero e proprio attacco (quasi personale) verso il cantante.

Scopro che la stessa ha avuto una relazione con Morgan anni fa e però dubito che il direttore l’abbia assunta per dipanare le proprie frustrazioni personali, ma un pochino però, tra le righe , di astio represso forse la signora ce lo mette. Morgan l’ha denunciata perché secondo lui diffonderebbe odio nei suoi riguardi. E oggi esce anche la notizia che avrebbe denunciato anche un altro giornalista, non meno noto de Il Fatto, il quale si è gettato nella mischia con un video postato su youtube, dove, facendo smodato uso di c…, intercalato a offese di ogni genere nei riguardi di Marco Castoldi che vanno ben oltre la diffamazione, parla diffusamente e piuttosto male del caso in questione.

Ora, Castoldi in arte Morgan non è stato condannato il procedimento è in corso da anni e però questi due signori sembrano accanirsi su di lui con particolare ferocia accampando motivazioni di difesa della morale e del diritto di avere giustizia da parte della controparte.

Benissimo, ma…mi sono chiesta, come mai tanto fervore moralistico o tanta “voglia di giustizia”, non possono lasciare che sia la Giustizia a fare il suo corso e magari, dopo, pronunciarsi anche con maggiore impeto?

Bene, arrivati fin qui vi sarete chiesti dove voglio andare a parare? Eddai che ve lo siete chiesto, lo so.

A questo:

“E recentemente, il visionario ministro Sangiuliano ha dato a Morgan l’incarico di responsabile e direttore artistico di Villa Verdi a Busseto. Siamo un paese senza speranza”.

Si tratta di un commento che ho letto sotto il video citato del giornalista di cui non faccio il nome ma solo il cognome Scanzi e la giornalista, per chi non l’avesse capito di cognome fa Lucarelli.

Ecco, la “luna”, un po’ triste anche lei ma non per le beghe di questi signori, ma forse perché preferirebbe che non le si puntasse il dito contro troppo spesso e a sproposito.

Temporale inatteso

L’attentato a Donald Trump è arrivato inatteso come un temporale a gennaio. Pare strano che qualcuno voglia attentare alla vita di Trump. Primo perché sembra, dai sondaggi essere gradito ad una buona fetta di elettorato americano e poi perché mi sembra un’attentato senza senso.

Chi potrebbe volere la sua morte? I democratici? lo escluderei. I suoi? lo escluderei allo stesso modo, un cane sciolto? uno squilibrato, qualcuno che ce l’aveva con lui per motivi al di fuori della poltica?

E come può un ragazzino incensurato sognarsi di infilarsi una mimetica e di appostarsi su un tetto di una fabbrica con il rischio di essere fatto fuori dai federali un secondo dopo? e come può avere architettato un simile audace e molto pericoloso gesto, sapendo che non sarebbe sopravvissuto un istante dopo l’aver mirato e sparato?

E’ tutto molto poco chiaro e non credo che ne sapremo molto, come succede spesso ci ritroveremo col solito “velo pietoso” steso sull’accaduto e migliaia di polemiche che non serviranno che ad ingarbugliare una matassa che si presenta già piuttosto intricata.

Intanto pare che un uomo che stava nei pressi di Trump sia stato colpito a morte e quindi una vittima c’è stata e l’attentatore doveva essere bene addestrato per colpire Trump all’orecchio e il medesimo può davvero portare un cero in qualche chiesa dei dintorni, ammesso che sappia come si fa ad entrare.

Il pugno alzato rivela tutta la sua arroganza e la sua boria: ma come sei quasi morto e pensi a mostrarti col vestito da Superman? Una sua caratteristica che non può che dare di lui l’immagine che lo rappresenta meglio: uno che ama il potere per il potere e che appena rischiato di lasciare questo mondo pensa solo ad affermarlo. Ma pensi che è vivo per miracolo e che la vita vale molto di più dell’effimera sensazione di essere un vincente. Sempre e comunque.

Rivoluzione rimandata

Volevo dire qualcosa sul caso Morgan e tutta la bagarre giornalistica che ci gira intorno, ma non ci riesco. Francamente non capisco come si possa scrivere certe cose sui social e poi dichiararsi innocente, neppure però capisco tanto l’accanimento contro di lui di certi “giornalisti”, soprattutto di una che c’è stata assieme e che forse ha qualche sassolino da togliersi… Ma lasciamo stare non è questo il tema. Il tema è un altro.

Uno a caso: Beppe Conte. Beh era da un po’ che non affrontavo un tema così spinoso come l’ex premier, ora colonna portante di quel che resta del glorioso, si fa per dire, Movimento e basta perché quello che segue lo sapete già e le stelle le hanno perse tutte strada facendo.

E neppure un gancio in mezzo al cielo troveranno. Insomma avranno anche qualche qualità, non lo nego, hanno impostato tutta la loro politica sulla trasparenza, sulla politica schifa, sulla necessità di onestà onestà e poi?

Trullalà i signori che a loro dire combattevano la casta, nel 2023 hanno incassato quasi due milioni di euro tramite il due per mille.

Ebbene si, pecunia non olet neppure per loro, alla fine. Si sono ridimensionati dentro una politica più realistica e i soldi fanno sempre comodo. Ora più che mai. Altro che sassolini.

Hanno sperperato denaro pubblico in redditi di cittadinanza e superboni e adesso che fanno? prendono soldi dallo stato.? Ancora?

Ma non sono leggermente ipocriti? Oppure la “nuova” linea imposta dall’avvocato è quella di cianciare di tanti buoni propositi ma fare esattamente il contrario? Non per nulla si sono scelti un avvocato, un ingarbugliato non politico che si è adattato molto bene alla politica che il Movimento contestava. E protesta che il governo attuale è ipocrita e mentitore e che non dice la verità agli italiani. E lui la dice forse? L’ha detta quando era premier e la dice ora che non lo è più? Ma tanto lui si difende sempre arringando con una pallina da tennis in bocca che lui è bravo, bello, onesto, lavoratore e nessuno lo può giudicare. E però intanto il Movimento perde consensi. Cosa aspetta Grillo a intervenire? Mi sa che ormai poco gli importa e pensa solo a fare un sacco di soldi con i suoi spettacoli e a godersi quelli che ha accumulato. Chiamalo fesso.
La rivoluzione però è solo rimandata…alla prossima vita.

Parole

Le parole volano e  accarezzano

e morbide come piume fluttuano.

O sferzano come bufera sul viso.

Sono cosi le parole delicate o crudeli

parole che incantano  ammutoliscono

oppure parole che uccidono.

Danno voce all’anima o al cuore

o alla rabbia  all’odio al furore

e offendono  deridono  mirano

puntano e sparano.

Oppure sono come carezze

e assomigliano al suono

di conchiglie appoggiate

all’orecchio dove si sente

il mare e il silenzio che

non assomiglia a niente

se non all’eco di un dolore.

Papale papale

Davanti al plotone di esecuzione della stampa mondiale, Joe Biden ha cercato di rimanere in piedi nonostante il carico di fuoco che gli arrivava da tutte le parti, durante la conferenza stampa di chiusura del summit della Nato. Non solo con le domande, decisamente impegnative anche per un quarantenne pimpante e in fregola di attivismo da leader, ma anche con gli sguardi, gli ammiccamenti, le gomitate di quel consesso di giornalisti d’assalto pronti soprattutto ad assaltare lui.

Uno spettacolo vergognoso. Ma non solo e non tanto per le due gaffes, gravi, gravissime, anzi di più, del presidente, confondere i nomi è sempre brutto, chiamare Putin Zelensky e Kamala Trump è paradossale sicuro e sono anche certa che nessuno in quella platea avrebbe potuto essere immune da svarioni del genere se si fosse trovato nelle condizioni di dover rispondere in diretta TV alla domanda che circola da giorni in tutto il mondo: is Joe Biden fit to lead America?

E se la fanno ormai anche le luminarie nelle strade del centro e i sassi nelle periferie, se la fanno persino i miei cignotti in home page.

Ma non si chiede nessuno se Trump sia il leader che possa guidare gli Usa ancora per altri quattro lunghissimi anni. Nessuno che si faccia questa semplice domanda: is Trump fit to lead America?

E non se la fa nessuno perché la risposta è inequivocabilmente no. Un intrallazzatore seriale, mentitore, stupratore, che paga le donne con le quali va a letto o alle quali impone di avere una relazione con lui, di starsene zitte e a cuccia che non si sappia in giro che considerazione lui abbia della terza moglie che è li li per sfornagli un figlio. Gli americani non lo dovevano sapere mentre “correva” per diventare presidente, quello che combinava, avrebbero potuto pensare che era quel personaggio osceno che è e non votarlo. E non gli chiede nessuno di dimostrare che non ha assaltato il Campidoglio mentre era ancora in carica tentando un colpo di stato per sovvertire le elezioni che lo davano perdente, no macchè, lasciamolo tranquillo a pensare a come ingannare ancora milioni di elettori con la guaina protettiva dell’immunità conferitagli da quei giudici della corte (vabbeh) suprema, che lui stesso ha nominato.

Per non parlare delle tasse evase, del tentativo di corruzione di un governatore perché falsificasse le elezioni a suo favore, la condanna per aver assaltato in un camerino una giornalista, la condanna per aver pagato Hush money e le altre cause che lo attendono senza contare le sue reiterate e strampalate dichiarazioni su come intende far finire la guerra in Ucraina dando ragione a Putin.

Insomma, un tipo così è autorizzato ad andarsene in giro con quel cappellino da bischero a tenere comizi dove spara emerite castronerie a raffica e tutti applaudono, la stampa praticamente lo ignora e si fionda a martirizzare un ottantenne che rimane al suo posto solo per contrastare l’elezione di un simile strampalato e pericoloso individuo, che viaggia in continuazione per dimostrare di poterlo fare e parla in continuazione per dimostrare di saper mettere insieme dei discorsi e però sbaglia i nomi…e l’aver guidato gli Usa con discreto successo per quattro anni sembra non avere alcuna importanza: questo Joe Biden sembra caduto dal cielo, un marziano avrebbe maggior considerazione di lui e forse ispirerebbe persino maggiore “empatia” di lui.

E perché? Perché Trump e abile e lui no?

No, perché lui è l’unico che ha avuto i cosi chiamati, per dire a Putin papale papale quello che si merita. Ed ora ne sta pagando le conseguenze. Questo povero mondo è ai saldi di fine epoca e forse persino di fine era geologica.

Ma se Biden riesce a battere Trump e solo se lo batte, il mondo potrà sperare di avere ancora un futuro. Altrimenti è meglio affidare l’anima a qualche santo protettore nella speranza che non sia impegnato a chiedersi se Biden sia o no fit…

E se Jill molla?

La moglie del presidente Biden, Jill Biden ha detto che non si può cancellare 4 anni di ottimo lavoro per 90 minuti di “terrore”: «Non lascerò che quei 90 minuti offuschino quattro anni di presidenza”.

La first Lady si espone poco, ma in questa occasione è stata determinante: “la donna per piccinina che la sia, sorpassa il diavolo in furberia” dice il protagonista di “L’audace colpo dei soliti ignoti”.

Jill è sicuramente bella e intelligente ed ha molta influenza sul marito. E non è una protagonista ma una che sta piuttosto dietro le quinte, ma non come Melania Trump che faceva soprattutto da bella statuina, lei ha sempre insegnato inglese e si è fatta coinvolgere il meno possibile dalla carriera del marito.

Jill ha cresciuto 3 figli, due dei quali non suoi ma del marito rimasto vedovo dopo un grave incidente d’auto dove morirono la moglie e una figlia. Non deve essere stato facile, per niente essere la moglie del vice presidente Usa e poi la First Lady. Una donna dal passato ribelle, anticonformista. Divorziata dal primo marito dal quale non ha avuto figli, è sposata con Joe dal 1977. Una vita insieme e ora questa donna non può che essere dalla sua parte e aiutarlo a portare avanti la sua candidatura anche dopo l’incidente del primo confronto finito in maniera disastrosa a svantaggio del marito. Il primo round di un lungo match che, secondo Jill, si concluderà con la rielezione del marito. Lei sembra esserne certa.

Ma i pescecani che ronzano intorno al presidente in carica sono tanti e determinati a convincere Joe che non è cosa, che non ce la fa. Il partito non è più tanto con lui e però non si impone e non si espone più di tanto. Ogni giorno ha la sua pena e per Joe ne ha due o anche tre. Ogni giorno qualche “personalità” di spicco gli consiglia di mollare, ma lui non molla e fino a che Jill starà dalla sua parte, non lo farà. Mi sa.

Uomini e libri.

https://www.italiaoggi.it/news/la-russia-di-vladimir-putin-brucia-i-libri-ucraini-202406261930185915

Quanto succede in Ucraina da quasi tre anni lo sappiamo, almeno chi vuole saperlo, ma, seppure se ne parli, se ne sia parlato e se ne parlerà nei secoli a venire ed ognuno ha una sua verità, restano le immagini scattate dai lodevoli reporter di guerra e le interviste fatte dai giornalisti che sfidano la morte per raccogliere le testimonianze di quelli che questa guerra la vivono sulla propria pelle e non ne discutono dal divano, come si fa qui e non solo.

“«La cosa più impressionante di un libro bruciato non è tanto il suo aspetto quanto il suo odore». Lo sa bene Yulia Orlova, direttrice della casa editrice Vivat. A Kharkiv,”.

La fabbrica di libri colpita da un missile russo a maggio e di cui si parla nel link pubblicato sopra.

E continua dicendo che ora, il profumo dei libri, che prima le piaceva tanto (anche a me), le ricorda quel giorno e ora sa di sangue e di morte. Ed è facile immaginare (o forse no) cosa significhi trovarsi di fronte ad una scena terribile di sette colleghi che un momento prima erano vivi e lavoravano ad una grossa stampatrice e in un attimo spariscono fagocitati dalle fiamme che li ridurrà irriconoscibili.

Lo so che ci sarà chi obietterà che gli orrori nel mondo sono infiniti e che da mesi c’è un altro conflitto, quello Israelo – Palestinese che ne produce massivamente, lo so, ne sono certamente consapevole. Ma sento una sorta di pudore anche solo a citarlo perché è così tanto “discusso” oltre che sofferto da chi lo vive, che il timore che qualsiasi cosa io possa dire possa essere travisato o strumentalizzato mi frena dal fare commenti. Cosa che comunque non è vietata a chi li volesse fare. Ovviamente.

I libri dicevo, ne sono andati distrutti 50 mila, il bombardamento era ovviamente mirato, da molto tempo i russi tentano di russificare l’Ucraina e questo comporta deportare i bambini in Russia e cercare di distruggere il pensiero ucraino nel nascere e persino quello depositato dagli scrittori ucraini sui libri. Un “genocidio” dei libri se mi passate questo termine, forse incongruo ma non credo troppo distante dalla realtà.

Perché distruggere i libri è distruggere l’anima di chi li ha scritti e l’anima degli ucraini, per i russi che la combattono, si deve russificare. E cosa c’è di più devastante che uccidere l’anima di un popolo?

“Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine”, ha scritto Virginia Woolf.

Mi piace ricordarlo qui perché per me i libri sono stati compagni e amici tutta la vita e non potrei vivere senza. Ed il pensiero che vengano distrutti, scientemente, da chi vuole minare le basi della cultura di un popolo mi fa male e mi piace pensare che ora siano in paradiso le vittime di questa guerra e di tutte le guerre e che possano disporre di biblioteche stracolme di libri di tutti gli autori del mondo per sempre.

PS: lo ripropongo perché trovo che quello che succede un po’ ovunque nel mondo sia frutto di cattiveria ma anche di ignoranza, tanta ignoranza.

I libri sono l’anima dei popoli: bruciarli o distruggerli è un crimine. Certo è peggio, molto peggio uccidere i bambini, torturare gli uomini, stuprare le donne, ingannare tutti con menzogne di ogni genere per passare dalla parte della ragione quando si ha torto marcio.

Ma cosi va il mondo, distruggere i libri è distruggere l’umanità degli uomini, non solo il loro corpo ma anche il ricordo della loro anima e dell’anima dei popoli che sopravvive a tutto nella parola scritta.