C’entra Putin anche qui. Si, mi dispiace ma devo citarlo anche in questo caso. Non che mi sia “simpatico”, no davvero. Ma c’entra anche nella guerra tra Hamas e Israele. Il Medio Oriente evoca tante cose, dalla ricchezza sfrenata alla povertà più misera, il fanatismo religioso, il petrolio, il lusso e la guerra. Una costante da quelle parti. Ma la guerra è una costante in tante parti del mondo. Dove ci sono uomini c’è sempre guerra. Come diceva Eraclito “la guerra è la madre di tutte le cose e di tutte regina”.
Come c’entra Putin in tutto questo? Pare che abbia mandato una sua delegazione a mediare (un termine che ricorre spesso in questo periodo ma senza troppo costrutto, “a cuoppo cupo poco pepe capa”) tra Iran e Israele. Insomma pare abbia mandato i suoi emissari a raccomandare agli iraniani di contenersi, si insomma di non fare troppo casino, di andarci cauti. Da che pulpito! E però devo dire che un appello alla moderazione che arriva da lui potrebbe anche trovare, per la legge degli opposti, qualche accoglienza.
Magari fosse, anche se ci credo poco agli appelli alla pace di uno che da anni non fa che fare la guerra al mondo o quasi.
Da una settimana circa da quelle parti, tutti si preparano all’attacco dell’Iran contro Israele per ritorsione contro l’uccisione di un capo di Hamas a Teheran. Perbacco, dicono, l’avrete a che fare con la nostra vendetta, israeliani. E tra Libano e Israele sembra che ci sia un fuggi fuggi di civili ma, allo stesso tempo, o tempora, o mores, anche un certo fatalismo e la gente, pare, se ne stia abbastanza tranquilla nelle occupazioni quotidiane. Abitudine? Forse, li sanno che può succedere sempre di tutto e anche di più e se si dovessero prendere pena per ogni minaccia incrociata che arriva, non vivrebbero più. Certo l’atmosfera è d quelle ad alta tensione ma pare che siano tutti preparati e ben equipaggiati, sperando che la de escalation inizi presto e tutto ritorni alla normale ruotine di ansia generalizzata e soffusa, ma no panic.
Intanto però si sta scaldando a bordo campo chi dovrà prendere le redini di Hamas al posto del defunto e pare che si tratti di un tipino duretto, uno che ha vissuto finora, pare, tra le pantegane e che adesso però, nel suo nuovo ruolo, dovrà per forza di cose farsi vedere, mostrare la faccia ed uscire dal buco di fogna dove stava rintanato, pare, più o meno dalle parti della Striscia di Gaza.
Un tale che sarebbe la mente dell’attentato del 7 Ottobre e uno che fa apparire il morto quasi una colomba. un certo Yhaya Sinwar e mi è saltato subito all’occhio una stranezza o forse una coincidenza, mah. Dalle sue parti si pronuncia Sinvar ma tradotto dall’inglese il nome significa letteralmente “guerra del peccato”. Buffo no? Beh non troppo per uno che pare abbia detto che i tanti morti tra i civili a Gaza sono “sacrifici necessari”.
Ma non sarà che Netanyahu ha fatto ammazzare- Haniyeh proprio per stanare questo tipetto qui?