Conflitti

Possiamo parlarne più tardi? Oppure, ti dispiace ripetere perché non ho afferrato il concetto?

Sono due frasi che spesso, ma non sempre, servono per evitare situazioni conflittuali, Litigare è un’arte e non tutti lo sanno fare, ci vuole una perizia particolare e bisogna sapere quando parlare e quando tacere e cosa dire e in quale momento dirlo.

E poi bisogna anche sapere fare pace. Perché fare pace è il momento più bello e gratificante di ogni litigio.

Chi durante l’infanzia e l’adolescenza ha vissuto in un ambiente dove i conflitti erano frequenti, ma non parlo della lite tra i genitori che passa presto e tutto ritorna sereno, no, parlo di conflitti lunghi rancorosi dove ognuno si chiude in sé per settimane o mesi e tu ti ritrovi a dover gestire le tue giornate sapendo di avere sempre davanti dei musi lunghi che possono sgridarti per ogni sciocchezza perché loro non sono sereni.

E cresci con la sensazione di avere sempre sbagliato tutto e di essere sbagliato, nel profondo. E te lo dicono pure: sbagli tutto, non sai fare nulla, non ti applichi, sei distratto/a…mentre tu, magari hai preso un ottimo voto a scuola e sei stato/a persino lodato/a dalle maestre o dai professori ma a casa nessuno se ne accorge perché troppo preso e perso nel suo rimuginare.

E il bambino o l’adolescente non arriva a capire che possono essere cose molto dolorose che richiedono molto tempo per dipanarsi e sfociare in qualche cosa che riporti, se non il sereno, almeno un’atmosfera vivibile dentro casa. E il bambino o l’adolescente spesso si ritrova dai nonni che magari hanno anche loro i loro diverbi e i loro rancori, mai digeriti e sempre sotto traccia che possono sfociare in piccole scaramucce innocue o, allo stesso modo dei genitori, in crisi che durano settimane.

Per non parlare delle incomprensioni tra fratelli, cugini, zii o zie, che si innescano sempre quando c’è già di fondo, un’atmosfera familiare di conflitto permanente.

Chi cresce in questa modalità, di solito ne risente a livello psicologico e, dicono gli psicologi, ha paura dei conflitti, li evita sempre e piuttosto che litigare accetta passivamente anche qualche angheria pur che l’altro non scateni qualche lite che gli farebbe riprovare quella sensazione di disagio e di insicurezza che si prova da bambini o ragazzi quando in famiglia ci sono conflitti perduranti. Oppure, per reazione si diventa litigiosi, si cercano tutte le situazioni che permettano di sfogare quella rabbia trattenuta quando da bambino ti sentivi come una barchetta senza remi in mezzo ad un mare in tempesta.

Succede nelle famiglie dove ci sono separazioni o divorzi o semplicemente disaccordo tra i coniugi causa di infedeltà dell’uno o dell’altra e i figli crescono con la sensazione di essere un terzo incomodo capitato tra quei due che litigano più spesso di quanto non facciano pace quando non maturano dentro di sé dei sensi di colpa che si porteranno appresso per tutta la vita, una sensazione di inadeguatezze e di stare “nel posto sbagliato”.

La conseguenza può anche essere che crescendo cerchino continuamente lo scontro con gli altri che li aiuti a soffocare l’ansia che si sono portati dietro tutta la vita di essere biasimati per essere un fardello pesante e non un figlio/a desiderato e amato. E perciò provocano gli altri per ritrovarsi di nuovo in quella situazione che gli ha impedito di crescere sereni e così cercare di esorcizzare la paura di trovarsi nel bel mezzo di una discussione di cui non si è protagonisti ma solo spettatori innocenti e allibiti, all’improvviso, magari al ritorno da scuola quando si sente solo il bisogno di un clima sereno e di un’attenzione amorevole. Che però spesso non c’è.

E da quei conflitti familiari spesso possono uscire uomini o anche donne con un forte senso di rivalsa che li porta (soprattutto gli uomini) a cercare di ottenere il potere di influenzare la vita di altri uomini e donne e magari usarli come valvola di sfogo che faccia uscire per sempre quell’ansia a lungo covata e che si è tramutata in odio verso il mondo intero e che può arrivare, se non adeguatamente controllata, in certi casi, a conseguenze pericolose per l’umanità intera.

Questo in casi molto rari, per fortuna, mentre la normalità è quella di una perdurante sensazione di ansia generalizzata che può essere tenuta sotto controllo a lungo o può sfociare al massimo in malattie nervose o semplicemente in caratteri instabili e propensi al conflitto.

Oppure nei casi più fortunati quell’ansia trattenuta può tramutarsi in una forza creatrice interiore che si converte poi in una qualsiasi forma artistica dove il soggetto riversa tutta l’ansia e la rabbia trattenuta a lungo e che si esplica in varie forme espressive di cui tutti possono godere e magari persino un po’ riconoscersi.

In alto mare

I tedeschi, con i potenti mezzi che hanno a disposizione, hanno emesso un mandato di arresto internazionale per un signore che si chiamerebbe Vlodomyr Z, di origini ucraine ma che viveva in Polonia, viveva perché pare se ne sia fujto. Si insomma, se ne sia scappato per ignota destinazione.

Strano, uno con un nome simile per non dire uguale al presidente ucraino. Ma Z non sta certo per Zelensky altrimenti perché non dirlo? E poi lui non mi risulta che sia sub. Si perché dopo due anni veniamo a sapere che i tubi della Nord stream 2 sono stati fatti da uno che si è calato in mare ed ha sparato tonnellate di esplosivo per danneggiare la pipeline che portava il gas russo in Germania.

Pare, che una barca a vela sia servita all’uopo e che si chiami Andromeda, la barca, intendo. Altro non sappiamo, non ci sono foto, impronte digitali, nomi dei complici…ah si, il Wall Streeet Journal afferma che Zelensky era stato informato e aveva dato il consenso ma poi si è pentito.

Zelensky ha affermato che sono matti tutti, che lui non c’entra che a far saltare i tubi è stata la Russia.

Ovviamente noi non possiamo giudicare se il presidente dica il vero. I tedeschi sembrano imbarazzati perché ora non sanno se hanno un alleato o un nemico. Guardare in faccia Zelensly e chiedergli : “sei stato tu”? non se ne parla e quindi pare che il cancelliere dovrà accontentarsi dei “si dice”.

Insomma la banda del buco ha colpito la in mezzo al mar e non c’erano camin che fumano né fotoreporters a filmare la scena. Ma l’opinione pubblica mondiale ha diritto di sapere che il tubo lo ha bucato Zelensky o Putin.

Rimane questione aperta e direi che, nonostante queste notizie quasi choccanti siamo letteralmente ancora in alto mare. Ma a Ferragosto mi pare che non sia neppure troppo strano.

Parole al vento

Per chi mi ha consigliato, insistentemente di leggere il libro di Vannacci, “Il mondo al contrario” e che ha persino detto che “bisogna” leggere tutto anche le cose che non ci piacciono perché se non lo si fa si dimostra poca elasticità mentale e in fondo si hanno poche convinzioni e si teme che certi libri possano essere “destabilizzanti”.

Sapete, ovviamente di chi parlo, ma non basta, abbiamo avuto anche una fugace visita di un sostenitore del generale che ci ha “impartito” una lezione su come affrontare il tema della “italianità”.

Il murale sfregiato, quello che rappresenta la campionessa di Volley italiana Paola Egonu è la prima e purtroppo non sarà l’ultima, evidenza che chi semina vento, raccoglie sempre tempesta. Poco importa agli sfregiatori che Paola Egonu ci abbia permesso di vincere un oro alle olimpiadi, lo sfregio è un sintomo che il razzismo sta prendendo sempre più piede anche aizzato dalle parole incoscienti di un seminatore di vento.

Questo è, quasi certamente il risultato delle esternazioni del generale il quale sfrontatamente ha continuato nella sua tesi della italianità dicendo che i tratti somatici dell’atleta non la rappresentano. Incitazione al razzismo, si chiama. Ormai il generale è euro deputato e parla e sparla dovunque ed è diventato molto popolare anche per merito di quel libro citato.

E questo è il risultato delle sue parole al vento, inutili a fini pratici e devastanti sul piano sociale. Una persona pericolosa che entrata in politica dalla finestra ora entra ed esce da porte girevoli perché nessuno è disposto a perdersi le perle di stoltezza di un simile personaggio e lo invitano dovunque.

Segno che basta pagarsi la stampa di un libercolo che incita al razzismo per ritrovarsi seduti al Parlamento Europeo. Merito anche di chi ha voluto soddisfare la curiosità di leggere quello che un soldato italiano, un “servitore della Patria” aveva pensato bene di mettere nero su bianco per ambizione e arrivismo, senza chiedersi se la parola scritta avrebbe trasmesso messaggi negativi.

Un “bianco” che si bea della sua “bianchezza italiana” e si accanisce contro un’altra italiana che però ha tratti da “nera”. Una cosa insensata alla quale però un sacco di gente ha dato il proprio contributo per mettergli un timbro di legittimità. Del tutto illegittima.

La locanda di Mariagrazia

Pare, perché io non ero presente, ho di meglio da fare, che Trump si sia fatto intervistare dal multimiliardario proprietario della piattaforma X (ex twitter per i meno informati, ma qui lo sono tutti…) e i due si sono scambiati vicendevolmente piacevolezze da innamorati. Non so Elon di cui mi interessa in verità ben poco non essendo ammirata affatto dai milionari e non praticando “l’ambiente” dei social spesso pura massa escrementizia fatta girare soprattutto per perdere tempo e per infinocchiare il prossimo, anche se non si può negare che in mezzo a tanta schifezza ci sia anche qualche cosa da salvare. Come sempre e come in tutte le cose, qualcosa da salvare si trova sempre. Dicevo i due si sono scambiati tenerezze da innamorati ma le tendenze diciamo “sessuali” di Elon non le conosco e non me ne potrebbe importare di meno, quelle di Trump invece oh, quelle le conosco. E non per esperienza diretta, per fortuna perché non ho mai avuto il dispiacere di trovarmelo di fronte. Anche se modestamente, conoscendo il tipo, non credo che sarei passata del tutto inosservata. Beninteso parlo di qualche anno fa, il tempo passa per tutti e per lui però mi sembra che passi ancora più in fretta. Ma queste sono divagazioni sciocche di un pomeriggio di mezza estate ( e sono sicura che c’è chi approva tra i miei 20/25 lettori, oh, ne sono certa…).

Quindi, dicevo i due hanno piccioncinato per un bel po’. Trump ha potuto aumentare il suo carnet di balle stratosferiche e ne ha dette tali e tante da sembrare quasi vere e in questo contende certamente la palma a Putin, anche se anche Vladimiro, Zar per i nemici, non scherza.

Ha naturalmente parlato di Harris che lui chiama sempre confidenzialmente “Kamala” perché chiamarla vice presidente o Harris, sarebbe troppa degnazione per un misogino maschilista tronfio bugiardo millantatore e pieno di boria come il “miracolato”. Ha parlato anche di quello, ovviamente, del “miracolo”. Ha girato la testa nel momento cruciale, ha detto, altrimenti…

E già, i miracoli avvengono e lui se li merita considerando la sua grande bontà, serietà, onestà, trasparenza, e potrei continuare ma non vorrei che qualcuno fraintendesse, è facile fraintendere e qui, modestamente, indentiamo ma anche fra intendiamo. Volendo potrebbe essere anche una virtù.

Ora, qualcuno dei miei 25 (o 23 mah) lettori in questa giornata afosissima, si starà chiedendo: ma questa dove para?

No, niente, solo per dire che i due stanno facendo una sporca operazione “controffensiva”, una sorta di “operazione speciale” alla Putin: diciamo tutto il peggio possibile della mia sfidante perché ora sono io che devo sfidare lei e me la faccio sotto. In soldoni, questo deve essere il Trump pensiero che domina i suoi incubi diuturni.

Paura eh? Ex presidente, pregiudicato, due volte condannato, di una ex procuratrice con gli attributi per farti saltare la sedia? E con te sopra… Paura eh? Sembra che persino balbettasse.

Ma alla fine un balletto non lo ha fatto con i pugnetti chiusi sulle note di YMCA, come fa sempre durante i suoi rally? E perché no? E’ cosi carino che innamora.

Ecco dove volevo parare, che mi sto quasi innamorando di lui, ma si è maturotto ma ancora in gamba e poi, in fondo poveraccio ce l’hanno tutti con lui e invece lui è bravo, me ne vado convincendo sempre di più e vederlo al fianco di quella maschera ambulante piena di soldi e di boria, mi ha fatto pena…ma tu guarda – ho pensato – quando si dice la vita, dove uno deve mendicare un po’ di solidarietà. Da un riccastro ambizioso che gli ha persino chiesto di entrare nella sua squadra. E ce lo dovrà far entrare, non se la svigna, questa volta il miracolo non si compirà.

E allora, si dai, mi fa un po’ di pena, con uno come quello alle calcagna altro che miracolo, gli serve un angelo custode.

Mi propongo: presidente venga qui, alla “Locanda di Mariagrazia”, vedrà che ci trova quello che le serve per ritemprarsi ed affrontare le sfide della procuratrice bella e quasi impossibile ( da battere).

Altro che Musk, da me si deve fare intervistare, qui sono tutti o quasi suoi fans e qualche fan in più (con questo caldo), vuole buttarlo via?

Normalità assassina

Si chiamavano Annarita Morelli e Lucia Felici. Entrambe avevano tre figli ed entrambe sono state uccise dal marito in questi giorni. Entrambe settantenni ed entrambe dedite alla cura della famiglia e però erano anche molto attive al di fuori delle cure familiari. Annarita gestiva un rifugio per gatti e Lucia era dedita al bricolage. Entrambe vivevano in provincia di Roma e sono state uccise a distanza di qualche giorno l’una dall’altra. Apparentemente fino ad oggi non avevano nulla in comune se non l’età e il numero dei figli, oggi sono accumunate dal femminicidio compiuto su di loro dai rispettivi mariti o consorti o comunque dagli uomini coi quali avevano fino ad ora condiviso la propria vita. Annarita voleva separarsi dal marito e pare sia questo il motivo per cui l’uomo le ha sparato un colpo di pistola al torace.

Mentre Lucia è stata strangolata in casa e ancora non si conosce bene il motivo.

Uomini normali, fino a qualche giorno fa, liberi cittadini con un passato di lavoratori e di brave persone dedite alla famiglia o, almeno è quello che si può arguire dalle dichiarazioni che i vicini di casa si trovano a dover dare alle Forze dell’Ordine in questi casi: brave persone, mariti e padri esemplari. E che altro sennò?
Quanti di questi uomini normali girano per le strade delle nostre città? Quanti sono potenziali assassini dei quali non si penserebbe mai e poi mai che potrebbero fare del male ad una mosca?

Ovviamente non sono quantificabili. Certo non possiamo pensare di prevenire i femminicidi mettendo preventivamente in galera dei potenziali assassini, non esiste ancora il reato di “potenziale femminicida”. Ma esiste una casistica nutrita, ormai, che conferma purtroppo che la normalità nelle coppie è la causa spesso dell’anomalia dei femminicidi. Troppa normalità risveglia istinti omicidi negli uomini? Ci sono uomini che abituati alla normalità e stanchi di subirla pensano che uccidere la compagna sia un modo per uccidere la noia della normalità?

E non ci sarà anche una forma sottile e subdola di desiderio di provare a se stessi che possono disporre della vita delle “loro donne” perché loro sono maschi e le donne, per quanto “emancipate” sempre donne sono e come tali vanno “messe al loro posto”?

Il marito di Annarita ha detto che l’ha uccisa perché “se lo meritava”. Mi ha ricordato un vecchio detto; “quando torni a casa picchia tua moglie, lei sa perché”.

Forse, potessero parlare, direbbero che a meritarsi la morte erano piuttosto i loro assassini.

Ma non lo diranno mai perché a morire sono state loro e se se lo siano “meritate” o meno non lo sapremo mai.

Un posto tranquillo

Questo blog non è sereno. Rispecchia i miei stati d’animo. Non sono serena. No. Ve ne sarete accorti, ma io ve lo dico lo stesso, ormai queste pagine sono diventate una sorta di diario e anche se parlo poco di me, oggi mi sento di farlo.

Avrete tutti notato (almeno chi frequenta il blog da tempo) che è ricomparso un “vecchio” frequentatore che aveva lasciato da mesi e del quale pensavo di aver perso le tracce. A prescindere dal suo commento, piuttosto caustico (come è nel suo stile, tutti ne abbiamo uno) nei confronti di un amico del blog, ma ci sta, qui siamo aperti al confronto di idee, il suo “ritorno” mi ha suggerito che ci si possa fare delle idee sulle persone che poi col tempo possono essere smentite.

Io sono stata contenta di passare il commento di Bianchi perché, anche se abbiamo avuto parecchie discussioni, diciamo, così, mi fa sempre piacere constatare che le persone possono ricredersi, ripensarci, farsi delle idee diverse e ritornare sui propri passi.

Questo non è un posto tranquillo, qui non ce le mandiamo a dire e soprattutto io difficilmente mi tengo il famoso cecio in bocca. parlo, d’impulso, spesso anche troppo, di getto, senza riflettere e poi, quando vedo quello che ho scritto magari ci ripenso, a volte mi pento, anche se il più delle volte quello che scrivo di getto è quello che mi “rappresenta” di più. Non ci ricamo sopra le cose.

Tutti i miei articoli ( e sono tanti ormai) sono scritti così: a cascata, a valanga a sensazione spesso con l’anima e qualche volta anche col cuore. Con la testa pure, ma c’è sempre dentro un’emozione. Per dire: ho incrociato un video dove la giornalista del Fatto Lucarelli, ha sdegnosamente abbandonato il palco durante una premiazione perché secondo lei, la stavano trattando come una cretina. Ma, ho pensato: perché ci sei andata? E’ brutto sentirsi trattare da cretine, la mia solidarietà a lei anche se devo dire che mi è cordialmente antipatica.

Qualche volta bisognerebbe abbozzare. Io ai premi non ci vado perché non mi premiano ma se ci andassi abbozzerei, mi prenderei il premio ringrazierei e saluterei. Poi, me ne andrei. Ma la capisco: è impulsiva anche lei. Questo per dire che le persone possono stupirti, possono sembrare ma non essere, farti credere di essere ma rivelarsi diverse magari solo un poco o molto. E poi interrogarsi sulla propria capacità di giudicare non serve. Io vado a intuito, sempre. Difficilmente mi tradisce, ma a volte lo fa e toppo. Clamorosamente, come tutti.

Dunque dicevo, Bianchi. Si. Credo non sia facile riprendere “un filo di discorso” lasciato cadere da mesi e per questo la sua ricomparsa mi ha stupito piacevolmente. Perché questo non è un posto tranquillo e io amo le sorprese. Sempre amate, sin da piccola. E ne ho avute, nella vita, tante. Buone e meno buone come tutti.

Dunque dicevo che sono rimasta sorpresa ma non troppo. Non si deve escludere mai nessuno ed io non porto mai rancore.

Perciò anche se questo non è affatto un posto tranquillo e io sono sono affatto “serenissima ” ( per molti motivi ) e a volte posso sembrare una jena… è solo apparenza. Sono, a volte due jene. Ma mi passa subito e riprendo il controllo. Oppure mi chiudo in gabbia da sola e butto la chiave fino a che poi, la ritrovo. Oggi l’avrei buttata, ma l’ho ritrovata e usata e ne sono uscita e lo volevo mettere nero su bianco perché in gabbia non ci sto comoda e mi piace la libertà. Anche quella di essere una jena, se mi va.

The good season

Let’s give it a try

if autumn stands by

it’s sort of a song

that comes and

it’s soon gone.

I just want to be

like this summer breeze

and don’t want to be

like that faded tree.

But want all my

colors maintain

all the warmth.

If spring is to come

and brings all

its charme

then let’s skip

the winter and

autumn together

and be the good

season for ever

and ever.

Samarcanda

Sono sorpresa anch’io dalla mossa degli ucraini di entrare nel territorio russo. Sto cercando di capire, sempre considerando che non sono una stratega di guerra, ma un semplice cittadino che si interroga, ormai da troppo tempo, dove l’aggressione russa vada a parare. All’inizio era il terrore che le minacce di Putin di una guerra globale potessero diventare realtà, poi col tempo, ci siamo abituati ai continui attacchi alle città ucraine, ai morti, ai massacri alle distruzioni di centrali elettriche, alla presa della più grande centrale atomica da parte dei russi e la possibilità, concreta, che un incidente potesse verificarsi. Quasi tre anni cosi. Nel frattempo però si è insinuata l’idea che l’Ucraina in fondo sia una provocazione vivente per i russi e che il mondo sia diviso a metà tra chi la vorrebbe indipendente del tutto, cioè, via i russi da tutti i territori occupati negli anni con la scusa dei russofoni da difendere dalle presunte angherie degli ucraini e chi, al contrario pensa che il presidente russo abbia tutte le ragioni del mondo per aggredirla e tenerla soggiogata. Prima fra tutte il fatto che rappresenterebbe una vittoria della Russia sull’occidente nemico da sempre e che apparentemente aiutando l’Ucraina si stia, al contrario, indebolendo la Russia e compromettendo le relazioni, finora amichevoli, con l’Europa. Ci si sono messi in tanti a spiegarci entrambe le tesi e però col tempo e con l’avanzare dei russi in Ucraina, con la quasi impotenza dimostrata dagli ucraini, nonostante gli aiuti ,a difendersi veramente dagli attacchi russi, le mancate proposte di arrivare a una tregua o ad una pace concordata, hanno portato ad una situazione di quasi stallo, con gli ucraini sempre più indifesi e i russi sempre più aggressivi. Nonostante tutto e nonostante da quasi tre anni la retorica della difesa dei valori della libertà e dell’autodeterminazione degli ucraini abbia avuto l’effetto di produrre muri sempre più alti di incomprensione reciproca tra le due parti e tra chi difende le proprie posizioni in merito alla guerra sempre più divisiva e sempre più incompresa.

La guerra in Medio Oriente e le notizie dei massacri a Gaza, le elezioni in Usa, con la possibilità che Trump arrivi a modificare del tutto la posizione degli Usa nei confronti degli ucraini, le elezioni europee che non hanno cambiato molto ai vertici dove siede ancora un’ipocrita Von der Leyen incapace di suggerire neppure uno straccio di iniziativa volta a far finire le ostilità (soprattutto l’ostilità dei russi), hanno fatto si che l’Ucraina diventasse una specie di granello di sabbia negli occhi, un fastidio generalizzato mondiale del quale disfarsi grattandosi o facendo abluzioni, rivelatesi però del tutto inefficaci.

Zelensky deve aver percepito e sentirsi valutato un granello di sabbia negli occhi di buona parte del globo, deve aver fatto scattare in lui una rabbia contenuta a malapena durante questi lunghissimi quasi tre anni dove ha visto dissolversi le sue velleità di pace e prosperità per il suo popolo e dove ha visto la preponderante e massiccia ingerenza russa dentro tutti i suoi piani volati dalla finestra e calpestati dalle orde di 500mila soldati russi (forse di più), decisamente invasori e decisamente invadenti ed invasivi. Per non parlare dei droni, delle bombe a grappolo a ad acino, dei missili a lunga, media corta gittata e per non parlare ancora delle facce sempre più torve, quando non indifferenti, che si trovava davanti negli ultimi mesi quando incontrava i vari leader disponibili ad incontrarlo ma con riserva, con quel granello di sabbia negli occhi che lui gli vedeva diventare ogni giorno più grosso.

E intanto i russi mantenevano una loro posizione strategica nei confronti delle grandi potenze mondiali e quasi aumentavano in popolarità in quelle parti del mondo che “conta” e che può influire sulle sorti del suo paese schiacciandolo ancora di più sotto piedi nemici suoi e amici dei russi. E i sorrisini e le pacche sulle spalle e le rassicurazioni (poco credibili) ipocriti che gli sono arrivati da più parti, comprese quelle che stanno coi russi senza ma o se, devono avergli fatto sentire tutta la sua fragile costruzione di alleanze crollare di colpo come un palazzo bombardato dai russi nottetempo e sentire le sirene dei mezzi di soccorso e altre bombe che cadevano sopra le ambulanze e che uccidevano soccorsi e soccorritori. E si deve essere sentito cosi preso per i fondelli e cosi solo e deriso e deve aver visto come in un film, l’esercito russo marciare nelle strade di Kiev,la popolazione doma e lui in catene.

E mentre i destini della guerra mediorientale sembrano orientati verso la tregua portata soprattutto dalla minaccia dell’Iran di far deflagrare una guerra di proporzioni molto più vaste e dalle conseguenze inimmaginabili, lui, seduto con i suoi fedelissimi (dei quali sente sempre meno di potersi fidare ) ha sentito la necessità di sparigliare, di far vedere a quel mondo quasi indifferente se non scocciato e con la sabbia negli occhi, che può vendere cara la pelle e ha deciso di affrontare il nemico a casa sua sorpassando la linea rossa.

Il “mostricciattolo” si ribella, non ci sta, entra a sorpresa in casa dell’aggressore e si prende una parte minima di quel territorio, lo occupa, ne fa un piccolo avamposto dal quale dire al mondo:

ehi, raga, sapete che c’è? che mi sono scocciato di aspettare la morte e che sono andato a vedere se Samarcanda è evitabile o almeno aggirabile se non conquistabile e, sia quel che sia, ora, interrogatevi pure dai vostri scranni su fino a che punto posso arrivare a “stupirvi” e a farvi passare la voglia di prendermi per il culo.

Una mossa da attore? Si, come attori si sono dimostrati tutti nei suoi confronti: commedianti sui quali è calato il sipario mostrandoli senza maschera.

La donna che ride

E Kamala ride. Ride a bocca larga e dentatura bella in evidenza e ride sempre. Ride di continuo e Trump comincia a preoccuparsi. Lui e il suo ridicolo scudiero temono che quella risata li sommerga entrambi.

Ma Kamala ride e se la ride e però nel frattempo ha fatto dimenticare del tutto o quasi l’inquilino della Casa Bianca, il vecchio Joe non è più sotto i riflettori, può rilassarsi e farsi qualche dormita in più alla faccia di chi lo definiva Sleepy Joe. E però c’è e presiede un paese che sembra essersi svegliato dopo la botta dell’attentato a Trump, il miracolato con l’orecchio liftato e partecipa in massa ai comizi di Kamala ed ora anche a quelli del suo vice Tim Walz. Strano personaggio, anzi no, bel personaggio, Un quasi sessantenne che a prima vista sembrava settantenne, ora che lo vedo meglio mi sembra una forza che aggiunge forza alla già “forzuta” Kamala. Insieme ridono e cantano e girano l’America che risponde e sembra La bella addormentata svegliata dal bacio del principe.

I Maga fans sembrano ammutoliti, la donna che ride e che vuole guidare l’America sembra averli spiazzati: non se l’aspettavano una cosi. No, è una sorpresa Kamala, una irresistibile risalita la sua dopo mesi di incertezze.

Ed ora Trump si sente che qualche cosa traballa nella sua narrazione ex vincente, l’attentato del “Deep state”, gli si sta rivoltando contro come un boomerang e forse potrebbe colpire l’altro orecchio, quello buono, quello che tiene nel portafoglio e che non mostra a nessuno.

Perché Trump è “un crumiro”, cosi lo ha definito Walz nel suo primo rally e” uno che pensa a arricchirsi e con lui i crimini sono aumentati e lui ha provveduto ad aumentarli”.

E ha aggiunto: ” e Trump non vuole la sanità pubblica, non vuole l’aborto, non vuole fermare la crisi climatica, non vuole i gay…lui e Vance vogliono farci tornare indietro, ma noi non torneremo indietro, “we are not going back”, e ha aggiunto ” mind your own damm business”, cioè fatevi i vostri sporchi affaracci,” l’America non vi seguirà”.

Un bell’inizio per l’ex militare, ex professore, governatore del Minnesota, parlamentare, allenatore di calcio ed ora Vice di Harris.

Uno con le idee chiare e che parla chiaro, mi piace, come mi piace lei e spero che Trump e Vance vengano davvero seppelliti dalle loro risate, dal loro buon umore che aiuta sempre anche nei momenti più duri e questo per l’America e per il mondo è un momento durissimo.

Good luck Kamala e Tim, il mondo ha bisogno delle vostre risate.

Peccati di guerra

C’entra Putin anche qui. Si, mi dispiace ma devo citarlo anche in questo caso. Non che mi sia “simpatico”, no davvero. Ma c’entra anche nella guerra tra Hamas e Israele. Il Medio Oriente evoca tante cose, dalla ricchezza sfrenata alla povertà più misera, il fanatismo religioso, il petrolio, il lusso e la guerra. Una costante da quelle parti. Ma la guerra è una costante in tante parti del mondo. Dove ci sono uomini c’è sempre guerra. Come diceva Eraclito “la guerra è la madre di tutte le cose e di tutte regina”.

Come c’entra Putin in tutto questo? Pare che abbia mandato una sua delegazione a mediare (un termine che ricorre spesso in questo periodo ma senza troppo costrutto, “a cuoppo cupo poco pepe capa”) tra Iran e Israele. Insomma pare abbia mandato i suoi emissari a raccomandare agli iraniani di contenersi, si insomma di non fare troppo casino, di andarci cauti. Da che pulpito! E però devo dire che un appello alla moderazione che arriva da lui potrebbe anche trovare, per la legge degli opposti, qualche accoglienza.

Magari fosse, anche se ci credo poco agli appelli alla pace di uno che da anni non fa che fare la guerra al mondo o quasi.

Da una settimana circa da quelle parti, tutti si preparano all’attacco dell’Iran contro Israele per ritorsione contro l’uccisione di un capo di Hamas a Teheran. Perbacco, dicono, l’avrete a che fare con la nostra vendetta, israeliani. E tra Libano e Israele sembra che ci sia un fuggi fuggi di civili ma, allo stesso tempo, o tempora, o mores, anche un certo fatalismo e la gente, pare, se ne stia abbastanza tranquilla nelle occupazioni quotidiane. Abitudine? Forse, li sanno che può succedere sempre di tutto e anche di più e se si dovessero prendere pena per ogni minaccia incrociata che arriva, non vivrebbero più. Certo l’atmosfera è d quelle ad alta tensione ma pare che siano tutti preparati e ben equipaggiati, sperando che la de escalation inizi presto e tutto ritorni alla normale ruotine di ansia generalizzata e soffusa, ma no panic.

Intanto però si sta scaldando a bordo campo chi dovrà prendere le redini di Hamas al posto del defunto e pare che si tratti di un tipino duretto, uno che ha vissuto finora, pare, tra le pantegane e che adesso però, nel suo nuovo ruolo, dovrà per forza di cose farsi vedere, mostrare la faccia ed uscire dal buco di fogna dove stava rintanato, pare, più o meno dalle parti della Striscia di Gaza.

Un tale che sarebbe la mente dell’attentato del 7 Ottobre e uno che fa apparire il morto quasi una colomba. un certo Yhaya Sinwar e mi è saltato subito all’occhio una stranezza o forse una coincidenza, mah. Dalle sue parti si pronuncia Sinvar ma tradotto dall’inglese il nome significa letteralmente “guerra del peccato”. Buffo no? Beh non troppo per uno che pare abbia detto che i tanti morti tra i civili a Gaza sono “sacrifici necessari”.

Ma non sarà che Netanyahu ha fatto ammazzare- Haniyeh proprio per stanare questo tipetto qui?