Troppo scoperto…

E meno male che la cheer leader di Trump in Italia era Meloni. Questo diceva il dinamico Camaleconte ora sempre più orientato a fare l’americano.

Le sue parole di elogio delle balle stratosferiche del presidente Usa sulla guerra in Ucraina, sono solo l’assaggio della politica unta che Conte intende perseguire. Cavalcare l’onda prima che si infranga sugli scogli e portare a casa i risultati. Conte pro domo sua. Degli ucraini se ne è sempre infischiato e ci trascina, con le sue parole, dentro il gorgo di questa insana sceneggiata che fa con lo scopo di recuperare consensi e abbassare quelli del governo mentre il mondo ci guarda. Meloni deve dimettersi, dice, anzi sbraita l’urlatore Conte, di colpo ripiombato sulla scena e salito sul carro di Trump con un’arrampicata degna di un capriolo.

Si mette in luce puntando il dito e dicendo che lui e il movimento lo avevano detto…scritto…sceneggiato…portato in giro e gridato ai quatto venti: La Russia non si può sconfiggere” eeeeeeeeeeeeeee.

In piedi sul carro (del vincitore), da solo, per ora, a petto nudo e con il ciuffo spiovente a rivendicare la sua intelligenza sovrannaturale e la sua immensa e spudorata ammirazione per i due personaggi inquietanti che inquinano la scena mondiale.

Conte vai che sei solo, corri, la vittoria (la tua) non è lontana: leccare le suole ai dittatori ha sempre portato bene…ai vili. Ma solo fino a che non vengono scoperti. E tu, si eddai, ti sei scoperto, fin troppo.

La pace numero 48

Mi perdoneranno i miei (pazienti 30 lettori) se ho un tema che ricorre in questi giorni, ma è la cronaca degli sviluppi della cosiddetta “pace” in terra ucraina, quello che più attira la mia attenzione.

Insomma, come previsto (largamente) Mr.Trump impazza e la sua presunta “pace” sembra davvero più una guerra di nervi tra lui e il presidente Zelensky.

La pace in 24 ore, questo è lo slogan col quale Trump ha martellato da quando è tornato solo in odore di presidenza. Ma quale? Ma come? Il presidente non lo ha mai detto. Ma, scusate se è poco, che fosse la pace del calcio…Balilla, non avevo alcun dubbio. La sua presidenza ha questa impronta: il calco del sul piede destro numero 48 che si materializza un po’ ovunque dove lui punta il suo dito grassoccio.

E’ la politica del calcio nel sedere a chi non si adatta, non si piega e anche lo facesse, in generale, non gli “serve”. Banale fin che si vuole, ma purtroppo e senza mezzi o trequarti termini, una politica che gli calza a pennello anche senza calzante.

Si fa presto a dire pace. Si caccia il personaggio scomodo e si dice all’invasore: accomodati, prego! Lui (Trump) si prende e sgraffigna quello che gli serve e agli ucraini lasciamo la legittima o forse neppure quella. Così imparano a votare i non filorussi. E fine della fiaba.

L’Europa può rigirarsi nel letto la notte intera ma l’incubo peggiore sta per materializzarsi. Con Trump in quel di Washington è davvero finita la pacchia. Alzare il sedere e via andare, piccoli staterelli di dozzina, avete rotto, che se mi gira vi compro tutti.

Ora, il russo se ne sta comodamente seduto in poltrona, continua a bombardare in Ucraina per non perdere l’abitudine ma sa che il tempo e Trump lavorano per lui. Meglio di così la pace non si può fare.

Applausi

In molti si aspettano che Zelensky si metta la coda in mezzo alle gambe e scappi o alla meglio, faccia patti col nemico.

Alle ultime mosse di Trump, Zelensky risponde invece con forza allo stesso modo col quale ha risposto il famoso capitano della base militare dell’Isola dei serpenti all’inizio della invasione: “Fuck yourself”! Cioè, lui ha usato un eloquio più diplomatico ma il senso rimane.

Alle trattative in Arabia Saudita tra Russia e Usa che lo tagliano completamente fuori umiliandolo e alle parole, oscene di Trump che oggi lo scarica dicendo che è una mezza calza e un buono a nulla e che avrebbe potuto finirla prima questa guerra o neppure iniziarla (!) e che il popolo ucraino ormai non lo segue più perché delegittimato, risponde che Trump è immerso fino al collo nella propaganda russa, anzi, la chiama “bolla” russa e che lui non ha alcuna intenzione di svendere o vendere il suo paese e che mandi pure Kellog (il suo tirapiedi galletto) a chiedere agli ucraini cosa pensano di lui e cosa pensano di Putin e di Trump e poi tiri le somme senza barare (pare difficile).

Ad ha aggiunto che quella specie di contratto sulle terre rare, se lo può appendere nell’antibagno reale perché non contiene nessuna garanzia per il suo paese e che la cifra che spara Trump circa gli aiuti che sarebbero da barattare con oli preziosi e ciprie rare, non è reale ma gonfiata e comunque puzza di trappola lontano mille miglia.

E che lui non molla e il popolo ucraino nemmeno!

Opportunamente firmato e sottoscritto.

Applausi!

Direi che Trump è già a metà dell’opera…Un buon inizio per arrivare ad una “pace giusta”. Il grande negoziatore sta veramente facendo un gran lavoro

Il malato è grave

Al capezzale del malato, c’erano quattro corvi e qualche cornacchia. L’unica “colomba” era la nostra premier anche se un po’ freddina. Il consulto è stato breve e piuttosto controverso ma la diagnosi unanime: il malato è grave, anzi gravissimo.

Non c’é unione in questa Europa, l’esercito è utopia e però si farà, con calma, presto e bene non ci viene. Ci vuole il suo tempo. Hanno detto il francese e l’inglese e il tedesco, gli altri erano in ordine sparsissimo e di poco conto. C’era la Von der Leyen invisa a tutti, non poteva mancare ma a fare cosa? C’era Meloni coi peli sollevati di un metro e mezzo. Non ci voleva andare a questo vertice raffazzonato, improvvisato, dell’ultimo, ma proprio ultimo minuto e minuto, piccolo, egoista e centrato sulla grandeur francese, sulla spocchia inglese e sulla tremebonda imprevedibilità tedesca e infatti è arrivata con un’ora di ritardo, voluto e calcolato.

Ma cosa si sarebbero detti infine? Poco o niente. Tutti attenti a non sfigurare davanti al convitato di marmo, a non sparare bombe che poi potevano ritornagli sulla coppa del collo, Meloni compresa, anzi più di altri. Ha già abbastanza guai ci manca solo che si metta contro Trump!

Ma gli ucraini possono stare tranquilli: l’Europa non li abbandona ma se la fa sotto alla grande e il vertice di insicurezza era per affermare soprattutto questo: abbiamo una exit strategy? un piano B o C?

E la risposta non poteva che essere: no, chiara e forte. Non ce l’hanno. Un piano condiviso è solo quello che occupavano per non stare al piano terra terra, proprio. Per il resto stavano ognuno su piani diversi e si parlavano col megafono, si sorridevano col tiralatte e erano d’accordo col cavolo.

Ma dove andiamo senza gli Usa? si sono detti senza dirselo. Anche se mettiamo assieme gli arsenali arriviamo all’angolo del vicolo e poi dobbiamo sparare mortaretti.

Pare che Meloni abbia lisciato il pelo a Vance, quello delle “gattare senza figli”. In fondo, pare abbia detto Meloni, ha detto anche cose condivisibili anche se ha usato toni aggressivi ma l’ha fatto per il nostro bene…

Ma lo pensava veramente? Meloni è furba e politica, sa sempre cosa dire e come dirlo. E soprattutto sa stare zitta e forse però questa volta le cose non le sono uscite nell’ordine giusto. Pazienza, forse è una strategia. abbiamo fede, che, come dicono qui da noi …a carità già ci siamo. Politica ghe vol, politica…però se pensa davvero di ritagliarsi il ruolo di mediatrice tra le UE e gli Usa, ce la potrebbe fare. E’ un compito difficile ma qualcuno il “lavoro sporco” lo deve pur fare. Trump va preso con le pinze da ostetrico ma va comunque preso, come una medicina amara quando serve. E, dopotutto, qualcuno che gli parla e cerca di farlo ragionare ci vuole. lei, come “analista” di Trump forse potrebbe funzionare se non altro per limitare i danni. Anche se la vedo dura e non glielo auguro: l’osso è talmente duro che temo si romperebbe la dentatura.

Certo, la bella faccia di Macron non bastava a mettere d’accordo su temi così sensibili come armarsi, spendere, coordinarsi, scendere a patti col “nemico” o coi “nemici” di sempre ora amici per forza e per poco, davvero poco amore.

E non ce n’era proprio amore a quel vertice di pochi, con quel cherry pick di maldestri e impauriti leader e leaderini: su tutti incombeva la sagoma grande, grossa e massiccia del presidente Usa e quella più contenuta ma altrettanto spaventosa del suo vice, che avrà detto anche cose “condivisibili” come afferma la furba Meloni e ci sta (che lo dica), ma a me, personalmente, trasmette ancora più inquietudine di Trump. Ma bisogna ragionarci e anche se coi mati no se fa patti, bisogna pure che qualcuno cerchi di farli ragionare.

Se ci sarà mai unione tra questi sarà solo per fregarsi a vicenda meglio, come nella fiaba di Cappuccetto Rosso e i lupi hanno una prateria aperta ancora più larga dove fare razzie e non ci sono dubbi che le faranno. I lupi non si spaventano davanti all’esercito che non c’è, come non si spaventano della UE che non c’è e che non ci sarà. Per ora e forse per sempre. Ma non disperiamo, non si sa mai e può darsi che sia proprio Trump a darle una spinta, sarebbe l’occasione propizia sempre che non la faccia cadere in un precipizio.

Siamo a punto e a virgola. Il capo per ora fa quello che vò.

Senza voce

E’ rimasto l’azzurro,

una spina, una crepa d’azzurro.

Come acqua o vento o luce.

Quello che pensavi non so.

Che volevi dire non so, perché

più non parlavi.

Ma eri tu, senza voce ma tu.

L’alba era il pomeriggio

ed era ormai tardi di sole.

Non so, ma anche poco

mi sarebbe bastato per capire

che quella luce eri tu.

E da quella luce sei passata.

Come acqua come vento e sole

e adesso canti e l’azzurro è in te.

Non so e non saprò mai

se  ancora non parli

ma so che sei in un posto

di sole e che canti

anche senza voce.

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Fuck the world!


Non siamo più “americani”, Trump ci ha sfanculati (scusate la brutalità), ma non siamo ancora europei. Serve un esercito europeo prima di subito. Lo ha detto Zelensky a Monaco per essere “autonomi” e non più “dipendenti” dagli aiuti americani in caso di “aggressioni esterne”.
Il leader ucraino ha parlato di una nuova alleanza europea e di un esercito comune, alleanza necessaria, dopo la virata di bordo del neo presidente Usa. E i maggiori leader europei sembrano essere di questo avviso dopo il brutale risveglio dal sogno che gli Usa potessero essere ancora “alleati”.

Chi è alleato a chi oggi? Bruciati d’un colpo tutti i trattati, un falò che si vede dalla luna. Era prevedibile ma non previsto. Trump ha sparigliato tutte le carte e però la pace che doveva portare in 24 ore sembra una totale capitolazione ai russi. Sembra.
Finalmente i “pacifisti” putiniani italiani (giornalisti, politici, esperti di geopolitica e “intellettuali” vari), potranno (forse) festeggiare: l’ americano, politico per caso, imprenditore di se stesso, spregiudicato pregiudicato e Re di Usamunda sta per portare finalmente la Pace. Ma come? facendo quello che vuole Putin. sconfessando tutti i valori di solidarietà e amicizia tra i popoli che hanno tenuta unita l’alleanza per decenni e facendo patti con l’invasore, suo sodale ed amico e trattando l’Europa come la serva cui dare il benservito con un calcio nel sedere.

Tutta la retorica antiamericana si placa tra i putiniani: ora gli americani stanno dalla “parte giusta”, non sono più quegli egoisti che erano e che volevano fare la guerra ai russi per interposta Ucraina (a guida del “rincoglionito” come veniva definito il presidente Biden, alla meglio), ma con questo fenomeno, diventano i paladini della ” pace” che, paradossalmente, si scontra con la libertà e la autodeterminazione dei popoli: fuck the world!


Il popolo ucraino resiste ancora, ma teme che la pace saudita decisa tra i due amiconi, sia un compromesso al rialzo per Putin ed uno schiaffo agli ucraini e ai leader europei che hanno passato il tempo a litigare su bagatelle ed oggi sono obbligatoriamente uniti dalla necessità di difendersi dalla possibilità che Putin, ora con le spalle molto coperte, si voglia allargare ancora, l’ipotesi non è del tutto peregrina.

E la consapevolezza (era ora) che Trump non è quell'”uomo di pace” un po’ picchiatello ma in fondo “buono” e ” inoffensivo” che si ostinavano a credere che fosse, ma si sta rivelando un rapace, nemico di tutti quanti non gli baciano l’anello e non stanno decisamente dalla sua parte, un vendicativo isolazionista che si vuole prendere il mondo e farlo diventare un Luna park per i suoi nipoti.

Quello che doveva far finire la guerra in 24 ore, sta rivelandosi il migliore amico di chi da tre anni sta massacrando il popolo ucraino e di chi vuole riportare in Europa il caos. Il discorso del suo vice Vance, che ha esaltato il partito di estrema destra tedesco AfD e le deliranti manifestazioni di consenso verso lo stesso da parte del presidente ombra Musk, ne sono la conferma.

Il suo progetto, osceno, di fare della Striscia di Gaza un resort per miliardari, la sua sconsiderata politica sui dazi, la sua intenzione di appropriarsi di intere nazioni, aggiungono particolari inquietanti ad un quadro già di per sé spaventoso.

Di quale pace vada cianciando Trump il “buono” mi sa che lo scopriremo presto e non sarà, temo, un momento da festeggiare.

Un coraggio da pazzi

Oggi è San Valentino, ho pensato di riproporre questo post che scrissi anni fa. Vale ancora perché non ho cambiato idea anche se la vita ti presenta spesso dei conti che sono difficili da chiudere o da saldare. E’ la vita e, come diceva l’eroina di un famosissimo cult movie: “domani è un altro giorno”.


Una parola di verità sull’amore, possono dirla solo gli innamorati o i pazzi.
Che, poi, guardando bene sono la stessa cosa.
Bisogna essere pazzi per innamorarsi, cioè bisogna che il cervello non ragioni più con la consuetudine di mettere tutto apposto, di incasellare i pensieri, ma deve sparigliare, far saltare tutto, guardare alle cose in un modo del tutto diverso e anche farneticare.
Si, farneticare, dire e fare cose apparentemente senza senso.
Bisogna essere pazzi per inerpicarsi nei sentieri stretti dell’amore dove il precipizio e sempre in agguato e può presentarsi dopo ogni curva.
Bisogna essere pazzi per trovare giustificazioni alle cose più assurde che poi a guardar bene, sono le uniche cose che contano davvero.
San Valentino arriva, a volte senza che ce ne accorgiamo, per ricordarci che dobbiamo fare spazio all’amore, che dobbiamo dargli l’importanza che si merita, che non possiamo girarci dall’altra parte se lo incontriamo, che sarebbe come prendersi a calci da soli, farsi del male, non riconoscerci nemmeno quando ci guardiamo allo specchio.
Perché l’amore può spaventare da quel rivoluzionario che è. C’è chi preferisce qualche surrogato diluito, qualche sentimento insipido, insapore e incolore e magari crede di averlo catturato e messo in gabbia per sempre e si accomoda su questa convinzione che poi si rivela illusoria.
Perché bisogna essere pazzi per innamorarsi, sapere di dover rischiare, l’amore richiede molto coraggio, un coraggio da pazzi.
O da innamorati.

Tartine e champagne

Bene. Si sono parlati è ufficiale. Trump e Putin hanno concordato tra loro come deve finire questa guerra perché, hanno detto, ha fatto troppi morti. Ma davvero, non se ne può più e soprattutto è costata troppo alle casse americane. I morti sono un “effetto collaterale” perché chi li ha fatti (e li fa) morire non voleva farlo. E’ chiaro al presidente Usa che Putin non intendeva neppure ferire…sono capitati, capitano quando dei testoni capoccioni non si arrendono all’evidenza di avere a che fare con testoni più capoccioni di loro.
Ah, che sollievo per il mondo intero, questi due si parlano, discutono, mettono le basi per la pace che si preannuncia soddisfacente per chi l’ha fortemente combattuta per tre anni (la pace con la guerra) ed ora si prende la soddisfazione di vincere per la grande magnanimità dell’alleato americano che , voltato il sedere al mondo, partecipa della soddisfazione dell’amico.
Fanno tutto da soli, loro due, fanno patti sopra la testa di chi questa guerra la sta subendo e si è difeso coraggiosamente e forse per niente grazie alla solidarietà all’aggressore del potente amico americano.
Beh, non so perché ma mi pareva di saperlo che messo il mondo in mano a quello, questo sarebbe successo.
Ucraina dimenticati la libertà e tutto il resto e dimenticati pure tutte le altre velleità e i confini…ma solo per cominciare.
In Europa qualche flebile voce si sta alzando: ma e noi? siamo le vostre marionette? Senza di noi la festa non si fa…, così prova a dire anche Zelenzky, messo nell’angolo. Le promesse delle terre rare non bastano, quelle sono dovute, Trump sta mediando per fare dell’Ucraina una schiava dei russi, sottomessa e in ginocchio.
I due conquistadores sono allo champagne con tartine e il conto chi lo paga?
Per ora resta aperto, ma una cosa mi pare certa, una almeno: nessuno di quei due.
E, forse, speriamo, per ora non siamo alla terza guerra mondiale, ma la seconda e mezza, con tali presupposti pare su quella strada. Speriamo si perda per la strada. Ma come, per ora, non è dato capire. Champagne, tartine e…voce più costosa: confusione.

Fare del male

Ieri, mentre camminavo su un marciapiede molto largo, in centro, ho rischiato seriamente di essere investita da un cretino che guidava un monopattino a tutta velocità proprio sul marciapiede. Mi sono salvata per un’intuizione o forse per una mano invisibile che mi ha trattenuto dal muovermi mentre stavo per scendere dal marciapiede per attraversare le strada sulle strisce. Ho sentito un sibilo e uno spostamento d’aria mentre il cretino sfrecciava e si allontanava da me. Quel pezzo di ferro avrebbe potuto spaccarmi le gambe, sarei finita riversa a terra e forse ora non sarei qui a scrivere.

La vita dei pedoni è in serio pericolo tutti i giorni. I marciapiedi sono spesso occupati da mezzi che sfrecciano e possono colpirli. I ciclisti sono spesso messi in pericolo dalle auto, ma loro stessi costituiscono un pericolo perché sfrecciano dovunque senza curarsi delle regole.

E’ un tema vecchio, forse annoia, le vittime della strada sono molte, le sanzioni non fanno paura, le nuove regole del governo Meloni sono state derise e prese come al solito come deriva autoritaria e “fascisti leghisti all’opera…”. Non ci sono vigili, che ora si chiamano Polizia stradale, che tengano: sono tutti chiusi dentro gli uffici a dirigere il traffico…delle multe.

Per la strada si muore, basta poco, una piccola distrazione, un soffio di vento ti passa sopra e fine.

L’educazione (!) stradale non si insegna e non si impara. La maleducazione invece è la prima regola: fare quel cavolo che ci pare in barba alle regole sembra essere diventato il motto di chiunque si metta alla guida di qualsiasi mezzo, anche una carriola. E un mezzo è un mezzo per sentirsi potenti in un mondo dove ogni giorno di più regna l’indifferenza verso la vita.

Le auto, le moto, i monopattini, le bici da corsa o elettriche sono tutte proiezioni di ego dissociati dalla realtà. Quando vanno a velocità folle e non rispettano le regole sono un mezzo per affermare la volontà di sopraffazione sugli altri, soprattutto su chi ha la spudoratezza di pretendere di andare a piedi. Le ansie, le paure, le nevrosi, si calmano o si “controllano” usando un mezzo che possa andare veloce e, eventualmente, fare del male.

Ora ricordo, aveva il casco quel tipo che mi ha sfiorato col suo maledetto monopattino, lui se mi avesse investito, forse si sarebbe salvato. Io, non lo so.

I crauti

Fatto! deve avere esclamato il tizio che ha chiamato il dentista per prenotare un appuntamento per il ministro della Giustizia. Spacciandosi per segretario del ministro, un tale chiama un dentista di Treviso e prenota una vista per lo stesso. Ma qualche cosa non torna. La segretaria del dentista richiama ma nessuno risponde e a quel punto si insospettisce.

Si scopre che il numero da cui proviene la chiamata appartiene alla redazione de Il Fatto quotidiano. Oh perbacco! e che c’entra Travaglio coi denti di Nordio?

Ma che roba è ‘sta roba? ma niente è una trovata del Fatto per incastrare Nordio: volevano essere certi che fosse andato a curarsi la splendida dentatura perché, perdinci non si può fare il ministro con i denti cariati. Ma ora c’è un avviso o una comunicazione di indagine, insomma una denuncia. E che sarà mai? Travaglio Marco è abituato alle denunce, le colleziona, ne uscirà…condannato, sono garantista, lui solo così si diverte.

A me è simpatico Travaglio, ha quello sguardo pacioso e quella espressione sempre serena, mette ansia, ma ci sta. Ogni guardata di Travaglio alle telecamere, diffonde ansia nel paese ma tanto siamo abituati, l’ansia è un meccanismo di difesa, dicono gli esperti, se non ansiamo non andiamo da nessun parte. E Marco è un ansiogeno perfetto, per quello Lilly lo vuole sempre ospite fisso: l’ansia genera ascolti, gli ascolti generano …la sua pensione milionaria.

Ma insomma, che stai a dire? direte. Niente, oggi mi va così, mi piace Travaglio, lo trovo bello, affascinante attraente e che volete da me?

Se Nordio non aveva pensato di prenotarsi una seduta, c’ha pensato lui. Ci tiene al sorriso dei ministri. Povero Norbio (si dice così in Veneto di una persona un po’…ingenua) ce l’hanno tutti con lui, persino coi suoi denti se la prendono. Succede che però la trappoletta non sia scattata perché Nordio Carlo (cliente del dentista) non era il ministro ma un omonimo e il suo dentista non era neppure quello lì…

Sembra la canzoncina dei crauti della indimenticabile Monica: