“Zitto e ascolta”!

Dopo quasi tre anni di combattimenti, questa notte e mattina presto, la Russia ha lanciato una potente offensiva contro l’Ucraina, in modo particolare contro le installazioni elettriche. Molti droni e missili sono stati per fortuna intercettati ma ci sono stati lo stesso morti e feriti.

Morti e feriti che sembrano non interessare affatto l’opinione pubblica che assiste quasi annoiata a questo scempio che dura ormai da troppo tempo, quasi senza battere ciglio. Oppure, lanciando anatemi contro gli Usa e contro chi ha fornito armi agli ucraini per difesa.

Li vogliono far morire di freddo se non ci riescono con le bombe ci penserà il generale Inverno, pensano, nelle altre sfere del Cremlino.

La pace appare assai lontana e l’avvento del tycoon plebiscitato e unto dal Signore, pare essere un incentivo a proseguire il conflitto. I buoni propositi degli “alleati” si stanno sfarinando in generiche attestazioni di solidarietà e vicinanza al popolo ucraino ma ho come l’impressione che tutti aspettino il “miracolo” e nel frattempo si girino da un’altra parte.

Anche Papa Francesco sembra girato dall’ altra parte e neppure oggi si è sentito di chiedere a Putin di smetterla, di piantarla, di lasciare la presa. Per lui non ci sono moniti, ammonimenti, critiche, esplicite o implicite, ma silenzio. Che in questo caso è tutt’altro che d’oro.

Zelensky ha detto che non accetta imposizioni del tipo: “siediti e ascolta”, riferendosi, ovviamente, ad eventuali aut aut provenienti dall’amministrazione (sic) Trump.

Elon Musk che ormai pontifica a getto continuo più del pontefice, ha detto che il presidente ucraino ha molto senso dell’umorismo. Sibillina dichiarazione di uno che è entrato dalla porta principale nel gruppetto che guiderà gli Usa ( e il mondo) nei prossimi quattro anni. Un bel quadretto, paesaggio bucolico, pecorelle e nuvolette sparse in un cielo che minaccia uragani.

Trump è appena arrivato (di nuovo), Putin se n’è accorto e non è il solo.

Sorrisi

Ho camminato, a lungo sulla riva del fiume che gira tutto intorno alla città e che la impreziosisce con i suoi angoli incantati e prospettive magnifiche. L’acqua morbida di un verde di velluto dove si specchia la natura, viva, parlante con occhi e orecchie e non c’era nessuno ma mi sono sentita in compagnia.

Solo una famigliola di anatre che se ne andava in gruppetto affiatato lungo le sponde a cercare del cibo e a godersi il sole del primo pomeriggio novembrino. E il verde lucente dell’erba e il rosso della vite americana che gira intorno alle siepi delle case accostate alle rive, la grande villa patrizia che si staglia in mezzo ad un prato curatissimo e le querce centenarie e le magnolie e gli aceri mi hanno seguito per tutto il percorso con ampi sorrisi. Li scorgevo tra le foglie e sull’erba e sui muri vetusti dove l’edera rosso fuoco si arrampica e si bea del sole che la fa rispendere.

Sorrisi appena accennati di creature la cui anima è serena e placida e vive senza scosse né ansie né desideri , libera e felice di quella felicità sconosciuta a chi non sa godere della bellezza della natura. E mi sono sentita un po’ felice anch’io, poco perché non devo mai credere di esserlo se non per brevi attimi, perché la felicità non può durare più di un attimo ma è così fuggevole che non serve rincorrerla, scapperebbe ancora più velocemente.

E mi basta, mi accontento e aspetto l’indomani quando forse potrò ritrovarla sotto quella foglia rossastra che si è posata qualche istante prima sopra l’erba del prato appena rasato e si è salvata dal sacco del giardiniere.

Politica ghe vol

Il Presidente Sergio Mattarella ha voluto togliersi dei massi dalle scarpe e durante una delle sue uscite pubbliche ha dichiarato, quasi buttandola lì, di aver firmato leggi e decreti che non condivideva. Si, ne avevo avuto il sospetto molte volte, ma che lo avrebbe ammesso, francamente non ci avrei creduto, neppure se me lo avessero detto.

Ha dimostrato onestà intellettuale e anche trasparenza. Certamente non ingenuità perché sa bene che ogni sua parola viene vivisezionata dai media. Ha voluto parlare a suocera? Probabile. Insomma lui, come tutti, ha delle idee, non le professa in pubblico data la sua doverosa imparzialità, ma le ha. E anche lui, uomo di stato tutto d’un pezzo, ha delle debolezze. Delle vulnerabilità. Certamente è una frase che lascia po’ interdetti. La dice ora, durante il governo di una donna, ma è ininfluente, sicuramente, ora durante il governo di destra, ma è sicuramente ininfluente, ma lo dice ora. Ci sarà contiguità tra questa frase del presidente e la sentenza della Consulta di cassare in parte la legge sulla Autonomia differenziata? Può darsi, vai a sapere. Bisognerebbe essere degli indovini, dei lettori del pensiero e anche li, ci sarebbe sempre da chiedersi, ma avrò capito bene?

L’era ipertecnologica che stiamo vivendo ci fa dubitare di tutto. L’avrà veramente detto il presidente o è un effetto della intelligenza artificiale? Ci sarà chi lo dirà? Probabile. Resta comunque il fatto che le sue parole potrebbero avere un effetto dirompente proprio sul governo in carica.

Ecco, vedete, il presidente ci avverte che a volte firma leggi che non gli piacciono, lo dice a Meloni ? Si, forse, lo dice proprio a lei se dal governo qualcuno si è affrettato a dire che non ce l’ha col governo. ..qualcuno potrebbe obiettare. Non l’ha detto mai quando firmava tutte le leggi e leggine dei due sgoverni Conte, lo dice ora che governa Meloni. Sarà un caso? Si può darsi, ma lo ha detto ora. Una matterellata non di poco conto anzi, che conta direi. Niente, non la lasciano lavorare…

Occhio Meloni, stai seduta sull’occhio del ciclone e potresti finire turbinosamente risucchiata.

Ma non era questo l’intento di Mattarella, certamente, ma sicuramente ci sarà chi lo cavalcherà per praterie sconfinate. Politica ghe vol…politica.

Il tempo dei Meloni

Un amico del blog, ieri, mi ha chiamata Mariagrazia Meloni. Era un provocazione a seguito di una mia, ho cancellato perché mi ha fatto venire i cinque minuti (sono abbastanza frequenti) ma poi ho riflettuto. Rifletto sempre, poi. Sono quella del senno di poi. Subito mi saltano e mi girano.

Dunque dicevo, col senno di poi, mi sono detta, ci sarà pure un motivo se qualcuno pensa di identificarmi con il presidente del Consiglio (vuole così, sia fatta la sua volontà). Potrei anche inorgoglirmi, ma non era un complimento, bensì un modo per biasimarmi e incitarmi a criticarla. Mi sono chiesta come mai non riesco ad essere critica col governo. E’ strano perché da quando mi interesso di politica “seriamente” (non moltissimo) ho sempre criticato alla grande anche chi avevo votato, anzi, soprattutto chi avevo votato. Mi sono detta: sarà perché al governo c’è finalmente una donna? Si, anche ma solo in minima parte.

E poi, forse ho capito. Perché mi sono sentita presa per i fondelli da tutto l’arco costituzionale. Io che avevo creduto di votare da una parte, in realtà ero sempre stata tradita perché non esiste “una parte” esiste la Parte. E quale? la parte politica che ha il potere, cioè tutta la classe politica, governo e opposizione. Un interscambio di ruoli che serve solo ad alternarsi al potere e a rimanerci il fino a che dura e poi si finge di dare la parola agli elettori ma in realtà, anche senza che facciano patti segreti, sanno che sono sempre tutti insieme appassionatamente a tempi alternati e spesso già pre determinati.

Insomma un balletto dove i ballerini si alternano in figure e figurine per stare a senso alternato, davanti o dietro la scena con la pretesa di fare i nostri interessi ma con il fine, unico, di fare principalmente i loro.

Ora è il tempo dei Meloni, poi sarà di nuovo il tempo delle Mele. Ma sempre noi siamo a cadere dal pero.

Meloni fa o recita la sua parte, se la prende con le “toghe rosse”, Schlein finge di indignarsi e dice che se la deve prendere con se stessa e i suoi fallimenti. L’Albania è li per dare ragione a finti oppositori che ai tempi dei Meloni sbraitano a salve per dare ragione a se stessi. In attesa che venga quel giorno in cui potranno ritornare a scambiarsi il segno di pace che riporta al governo le “Mele” e fin che il gioco chiamato Democrazia dura (e si spera che duri) la giostra andrà sempre in tondo: chi sale e chi scende e noi a guardare quelli che si divertono e a credere che cambiandoli cambi qualche cosa. Magari con un bonus gelato in tasca (un dolce che convince) e l’illusione di essere popolo, nonché sovrano.

Con le differenze dovute ai nomi e alle persone che sono più o meno “tagliate” per governare e con idee e personalità diverse, ma sempre rientranti nel gioco oggi a me domani a te.

In realtà, a conti fatti, per quanto ci agitiamo per sostenere o criticare questo o quel governo, questo o quel politico, (ed è giusto farlo) alla fine della fiera siamo molto più “sudditi” di quello che pensiamo.

PS: Spero che nessuno mi dica che intendo fondare il partito della “Donna qualunque”.

La ciribiri hawaiana

Gli Stati Uniti hanno una donna a direttore dell’intelligence, insomma la capa suprema degli 007 americani sarà donna e che donna.

Vi dico dopo come si chiama (tanto non la conosce quasi nessuno) ma la notizia mi ha fatto quasi sobbalzare lo stomaco. Di prima mattina. Notare. Vi è già nota la mia “simpatia” per Trump e non mi dilungo, che abbia fatto le nomine dei suoi collaboratori col solito buon anzi ottimo senso che lo connota, non avevo dubbi e resto immagata alla scelta di questa signora, ex maggiore dell’esercito ora non interventista, ex democratica ora repubblicana, ex di qualsiasi cosa ed ora direttrice dei sevizi segreti americani. Di tutti eh, mica peanuts. Si chiama Tulsi di nome e Gabbard di cognome. Si lo so, non vi dice nulla, sarebbe quasi come dire che l’onorevole Salis è stata eletta presidente della Repubblica. Una squinternata che ne ha combinate di tutti i colori, che pur di stare in politica ha saltabeccato da un partito all’altro come una gallina padovana, che è andata a stringere la mano del dittatore siriano, che si dichiara contro gli interventi militari dopo essere stata maggiore dell’esercito americano, una che dice a Zelenzky di salutare con un Haloa l’invasione dei russi…russi che lei sostenitrice fervente del putinismo, l’avrebbero, pare, assoldata per fare da terzo incomodo democratico alle elezioni ed aiutare Trump a vincere, che ha prima sostenuto Sanders, poi si è candidata coi dem, poi ha sostenuto Biden…poi.. beh ha solo 43 anni diamole tempo per dichiararsi marziana in esilio.

Ora questa sciroccata (passatemi il temine troppo complimentoso) è quella che dirige i servizi segreti americani (ci deve essere per forza del marcio in Danimarca). Andiamo davvero bene, quella è capace di diffondere i segreti americani con l’altoparlante a reti unificate se niente niente le gira la ciribiricoccola. Quella di Trump gira vorticosamente da quando è stato eletto e anche prima non era da meno.

Una hawaiana a Washington, il titolo di un film? Si, horror.

Altro che Musk.

Missione

Un basso baritono russo dal nome impronunciabile, lo chiamerò Abrakadabra, si esibirà al San Carlo di Napoli a breve. Il cantante russo è un sostenitore di Vladimir Putin , sfegatato sostenitore delle politiche dello zar. Ma, il presidente Mattarella, pare abbia detto che non fa nulla, l’arte va oltre, l’arte è universale e bada di più a unire che a dividere.

Okey, siamo d’accordo, l’arte è unificante, ma il pianista russo morto di fame in galera solo per aver suonato Chopin, picchiato e incarcerato per il suo pacifismo, era un artista ed ha pagato con la vita l’amore per la propria arte e per la pace. Gli artisti hanno una missione che li porta a elevarsi oltre le miserie umane, ma Pavel Kushnir ha subito la miseria umana della repressione delle idee sulla propria pelle. Il baritono russo si è visto cancellare molte date da parte di teatri internazionali proprio a causa del suo supporto a Putin e quindi all’invasione.

L’Italia deve fat cantare e applaudire un artista che ha sposato un’ideologia di morte? I russi in Ucraina da tre anni uccidono e da tre anni tengono il mondo col fiato sospeso per le conseguenze che questa guerra potrebbe avere anche oltre i confini dei due paesi coinvolti.

Le ripercussioni da noi si sono viste già e comunque questa guerra nel cuore dell’Europa è estremamente pericolosa per la stabilità di tutto il continente. Per quello che significa accogliere questo signore e farlo cantare le arie di Verdi, a mio avviso, sarebbe una bestemmia, uno schiaffo in faccia alle idee di libertà, solidarietà e diritti umani negati. Abrakadabra non avrà colpe di quanto succede ma, trovarsi a cantare accanto ad un basso ucraino che sa cosa sta subendo il suo popolo a causa dei russi, dovrebbe farlo desistere dall’intervenire e dare forfait. L’arte va oltre le miserie umane ma la miseria umana non deve essere applaudita. Il sindaco di Napoli dovrebbe opporsi a quello che sarebbe uno sfregio al semplice buon senso oltre che alla dignità di tutti gli artisti che lottano per enfatizzare i valori fondanti della civiltà.

C’è bisogno d’amore

Durante la presentazione del suo nuovo album, Zucchero Fornaciari ha parlato delle elezioni americane. Ha detto che gli artisti che si sono spesi per Harris, forse, non l’hanno aiutata a vincere perché “sono lontani dalla gente”. Poi, citando una frase tra le più celebri di una sua canzone ha detto che c’è bisogno d’amore in questo mondo che ne è così privo, così lontano dall’amore. “”C’è bisogno d’amore per Dio, per tutto quanto il mondo”, dice la frase. E’ vero, Harris ha perso per poco amore. Amore che non è riuscita a tramettere alla gente, lontana dai palchi e dai lustrini e dalle risate. La gente che soffre per mancanza d’amore ha scelto Trump. Dovrebbe essere l’amore a salvare il mondo? Secondo Zucchero, si. L’amor che move il sole e le altre stelle…e l’amor che a nullo amato amar perdona…e forse Trump è riuscito a trasmettere amore? Lui con le sue frasi di odio nei riguardi degli immigrati che ora vuole espellere in massa, è riuscito a trasmettere amore? L’amore ha molte forme, può essersi calato dentro quest’uomo rude e bislacco, trasformandolo in messaggero d’amore? E colpendo il cuore dei tanti americani che lo hanno votato? La sua apparizione dopo l’attentato, quel pugno fiero e quel “fight, fight, fight”, hanno forse mandato un messaggio d’amore? E ora la sua decisione di ritirarsi dall’accordo sul cima, può essere considerato un gesto d’amore? E telefonare a Putin per dirgli di non insistere nella guerra in Ucraina, forse intendendo dire, don’t worry man, ci sono qua io e ora ottieni quello che vuoi, non serve che ti dai tanto da fare…è un gesto d’amore verso gli ucraini che si aspettano da lui altri aiuti per battere Putin? Lo vogliano o no, gli ucraini dovranno arrendersi, la Crimea è già perduta hanno detto dalle parti del nuovo presidente, qualche suo portavoce. Rinunciare a combattere e piegarsi a Putin, con le buone, un gesto d’amore?

C’è bisogno d’amore, canta Zucchero, di un’ overdose d’amore per questo mondo disperato: guerre, fame, disastri climatici, paura e sentimenti di odio in crescita. Tutto questo ha una sola possibile cura: un’ iniezione d’amore.

Ho visto un video di cinque minuti dove il papà di Giulia Cecchettin parlava da Fazio e sembrava un santone. Dice che lui non prova nessun rancore nei riguardi di chi l’ha uccisa in quel modo. Anzi, cerca di vedere tutto in positivo e l’amore per la figlia morta ammazzata è quello che lo guida e gli fa vedere tutto buono e bello, persino Filippo Turetta perde la sua tragica immagine di assassino e diventa una figura sbiadita e così, dice, il dolore scompare. Forse ha ragione lui o forse no. Non lo so. Ma l’amore che tutto illumina può fare anche questo, ribaltare le situazioni e mostrarle sotto aspetti diversi e aprire prospettive alle quali non si penserebbe mai? Credo che Zucchero intendesse dire che c’è si, bisogno d’amore, ma di amore vero, non di un surrogato e l’amore vero è raro. Sempre di più in un mondo che si dipinge di molti strati di colore per non mostrare la sua vera faccia e che il colore sulla faccia di Donald Trump non basta a mascherare la sua vera faccia. E la sua vera faccia non è certamente la faccia di chi prova amore per il mondo, ma piuttosto amore per se stesso e, temo, lo vedremo in ogni sua prossima azione.

C’è bisogno di amore, si, ha ragione Zucchero, tanto amore e però deve essere genuino e spontaneo e non una maschera che sorride e nasconde un ghigno che fa paura.

Riverbero d’autunno

Sono grata agli alberi

alla loro luce morbida

attorno all’onda del riflesso

del giallo  del rosso

del marrone.

Tinte le foglie non più verdi

Assorbono i colori

dalla fonte primaria di luce.

E affondo gli occhi

nel riverbero del cielo.

Mentre l’azzurro si piega dolce

verso la cima degli abeti.

E l’avvolge con amore

in un abbraccio che sa di cose

ancora da scoprire.

O di cose che so  che ricordo

che rivedo che mi parlano  mute

mentre alzo la testa

e chiudo gli occhi.

E respiro il profondo  azzurro.

E fondo l’anima con le rughe

del tronco che si affaccia

da un angolo e mi guarda

e mi chiama come tante volte

Io l’ho chiamato.

“Sono qui per te” sembra dirmi

come sempre sulla curva del viale

dritto impassibile  ed eterno

compagno e amico.

La chioma va oltre la vista sopra

le altre chiome, sopra di tutto.

E mentre mi appoggio sento la linfa

scorrere come sangue che

si mischia a quel verde che

fugge  e si ritrae accecato.

Uniamoci e …partite

Pubblico questa riflessione di Romolo Piccinini sull’Unione Europea e le tante problematiche che la connotano. Cose di buon senso che i nostri governanti potrebbero prendere in seria considerazione, soprattutto in questo momento particolarmente complicato.

Dove non mi trovo d’accordo è sul marchio “made in Europe” e credo che troverebbe poca accoglienza soprattutto da noi.

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Oggi il mondo, come ben sappiamo, e’ sull’orlo di un baratro.

Guerre, migrazioni bibliche senza controllo, Stati che si contendono il dominio planetario, cambiamenti climatici in atto e…tanto altro ancora.

Dinanzi a tali preoccupanti prospettive la Unione Europea invece ciancia di farine di grilli, di dimensioni di cetrioli, di auto e case “green” obbligando i cittadini degli Stati comunitari ad adeguarsi a normative oltremodo demenziali e perfettamente inutili.

Di unirsi politicamente, pero’, non se ne parla affatto in quel di Bruxelles!!!

Si ciarla, molto timidamente, di costituire Forze Armate Comuni europee ma…

– “Chi dovra’, poi, coordinarle, finanziarle, farle funzionare e dirigerle non e’ dato di sapere”!!!

Una Governance Federale non sarebbe molto meglio indicata a svolgere tale compito?

Ed invece…

Nel caso si istituissero, oggi, “Forze Armate Europee”, ogni Stato comunitario dovra’ poi provvedere, a sue spese, per dotarsi di armamenti adeguati?

Un colonnello francese comandera’ forse un reggimento italo-spagnolo?

Un capitano italiano dirigera’ per caso una compagnia austriaca?

Sinceramente, cosi’, non la vedo bella.

Perche’, invece, i leaders dei Paesi fondatori dell’ ex MEC (Germania, Francia, Italia, Benelux), piu’ qualcun altro che vuole starci (Spagna, Austria, Portogallo, Irlanda…), non si siedono piuttosto attorno ad un tavolo e cominciano a buttar giu’ le basi per istituire una Confederazione Europea, politicamente unita, laddove una Costituzione regge e guida il sistema e dove vengono indicate le competenze riservate ad organi federali mentre altre ai singoli Paesi?

Tanto per abbozzare degli esempi:

difesa, economia, tasse, emissione e gestione della moneta, politica estera… e quant’ altro indicato in Costituzione sono appannaggio di una Governance centrale confederale mentre le politiche locali, la gestione dei prodotti agroalimentari, le industrie…e altre “minori entita’” restano di competenza ai singoli Stati.

Per la Difesa ci si potrebbe riferire a quanto accade in USA, laddove un “Pentagono”, ovvero un Dicastero della difesa, di concerto con un Dicastero economico, provvedono, uno a coordinare e l’altro a finanziare, le Forze Armate.

Istituire, ad esempio, un “Dicastero, o Ministero, di difesa comune europeo” che fornisca di identici armamenti le forze armate dei singoli Paesi e le coordini tramite settori operativi di comando:

occidentali (con basi dislocate in Portogallo e in Francia);

meridionali (in Italia, in Spagna); 

orientali (in Polonia, in Estonia..); 

sud orientali (in Grecia, in Romania); settentrionali (in Svezia, in Finlandia…).

Ogni nazione non dovra’ piu’, come oggi accade, provvedere da sola alla propria difesa spendendo capitali che gravano poi sul bilancio nazionale ma si avvarra’ di un bilancio federale per tal fine, visto che dovra’ esistere uno Stato federato europeo con relativa Governance a svolgere tale incombenza.

Anche per i supporti economici dovrebbe valere la stessa regola: 

basta quindi con i prestiti elargiti ai Paesi europei “bisognosi” che poi devono restituire con indebitamento sul proprio bilancio nazionale (vedansi PNRR, MES, e quant’altro).

Un Dicastero del Tesoro, o Economico che dir si voglia, invece deve provvedere alle bisogna di quegli Stati in difficolta’, tipo calamita’ naturali, epidemie come fu il COVID ed altre necessita’ varie…

Le nazioni confederate versano periodicamente, come lo fanno anche oggi del resto, nelle casse comuni dell’ apposito Dicastero economico, una somma in denaro proprio per sopperire, in caso di necessita’, alle bisogna collettive.

I prodotti fatti in Europa saranno sotto il marchio “made in Europe” e tutelati dallo Stato confederale ponendo cosi’ termine alle concorrenze interne fra Stati UE e alle lotte meschine fra loro oltre che alla sparizione delle allucinanti quote latte, delle quote olio…e ai tanti limiti di produzione e quant’altro di estremamente frenanti e condizionanti le  varie economie nazionali.

Cosi’ che, come oggi sono “made in Italy” cio’ che viene prodotto nel nostro Paese indipendentemente dalla regione di provenienza 

(vedasi la mozzarella di bufala campana, lo spumante di Asti in Piemonte, le auto Ferrari in Emilia, il pandoro di Verona…e via dicendo), altrettanto puo’ avvenire, in ambito europeo, per le auto, le tecnologie, l’agroalimentare, il pescato, la moda, le industrie, ecc. che, nell’ambito della Unione stessa e indipendentemente se di provenienza italiana, francese, tedesca, spagnola…diventano … “eccellenze europee”!!!

Ogni nazione federata puo’ e deve cosi’ produrre, sempre nell’ambito europeo, quante … mercanzie vuole ed esportarle col marchio “made in Europe”, indipendentemente dalle caratteristiche fisiche della merce 

(vedansi invece le demenziali norme sulla dimensione dei cetrioli e delle vongole);

dal modo di pescare 

(a strascico, con la rete, con l’amo…), 

dalla quantita’ dei prodotti… (summenzionate quote latte, olio…) e via dicendo 

(cibi artificiali invece di sane diete mediterranee).

Restano, ovviamente, obbligatorie, quelle normative europee inerenti all’igiene e alla qualita’ dei prodotti confezionati, soprattutto dell’agroalimentare e della pesca.

La UE deve cominciare, inoltre, a rendersi quanto piu’ indipendente possibile dalle onnipresenti mercanzie cinesi e a produrre in proprio sia cio’ che le occorre al suo interno e sia per quel che vuole esportare perche’ l’Europa non e’ il Botswana e non mancano certo, da noi, la tecnologia e le capacita’ per realizzare prodotti di alta qualita’ e di competere alla pari, ma anche di piu’, con Cinesi, Americani e chi altri…

Romolo Piccinini

Bruscoline

Le sudcoreane, pare, dal 2016, si rifiutano di avere rapporti sessuali, incontri, matrimoni e di fare figli. Hanno messo in piedi un movimento molto seguito sui social media che si chiama 4B (si riferisce praticamente alle 4 azioni citate che in coreano iniziano tutte con la lettera B).

Nato come forma di rivolta contro la diffusa pratica di diffondere video da parte di uomini che filmavano le mogli o le fidanzate in momenti di intimità o nei bagni pubblici è cresciuto negli anni come forma di protesta contro il maschio dominante. E pare essere efficace visto che la Corea del Sud ha il tasso di natalità più basso al mondo.

Ora, dopo la vittoria di Trump le donne americane, soprattutto giovani, rigettano qualsiasi rapporto con gli uomini che lo hanno votato e, dicono, lo faranno per i prossimi 4 anni. Una forma di protesta, pare, già molto sentita per evidenziare la delusione di avere un presidente dichiaratamente misogino che ha affermato che le donne devono fare come dice lui “lo vogliano o no”. La sua posizione antiabortista e l’aver nominato alla Suprema Corte tre giudici anti aborto, ha avuto l’effetto di mobilitare la protesta femminile contro questa nuova forma di maschilismo subdola e strisciante da tempo ma ora con la vittoria del macho e del suo aiutante in campo Elon Musk, altrettanto macho e con un vice che ha dichiarato più volte dii essere contro l’aborto e maschilista fino al midollo, le donne si dichiarano sul piede di guerra e si rifiuteranno di avere rapporti di alcun tipo con maschi trumpiani (e in generale per non sbagliare) . Ce l’hanno anche con molti influencers maschi pro Trump che in questi giorni hanno esultato e che hanno fatto affermazioni sessiste nei confronti di Kamala Harris e delle donne più in generale. Frasi del tutto irripetibili ed indecenti che hanno fatto sì che sia sorto del tutto spontaneamente questo nuovo movimento femminista che potrebbe avere grande successo considerando l’imponente numero di accessi nei vari siti che lo pubblicizzano a poche ore dalla sua istituzione.

Lisistrata ha fatto scuola ancora e penso che se attecchisce potrebbe diventare un fastidioso impiccio che potrebbe crescere e rovinare, almeno in parte, la luna di miele degli elettori maschi col machomacho man per eccellenza mondiale. Un “sacrificio” decisamente pesante per aver votato Donald che con le donne, si sa, non ha mai avuto problemi. Ora, pare, ce li avranno loro: i maschi trumpiani e non e quattro anni son lunghi da passare…in convento.

La “resistenza” delle donne potrebbe diventare un bruscolino negli occhi del neo presidente ma potrebbe crescere fino a diventare un problema per le sue aspirazioni di far diventare l’America ancora più grande. Senza le donne, si sa, le feste non si fanno. O almeno non tutte,