“Questo è il tempo in cui abbiamo smesso di avere paura“
“La molestia sessuale è fenomeno trasversale. È sistema appunto. È parte di un assetto sotto gli occhi di tutti, quello che contempla l’assoluta maggioranza maschile nei luoghi di potere, la differenza di compenso a parità di incarico, la sessualizzazione costante e permanente degli spazi lavorativi. La disuguaglianza di genere negli spazi di lavoro rende le donne, tutte le donne, a rischio di molestia poiché sottoposte sempre a un implicito ricatto. Succede alla segretaria, all’operaia, all’immigrata, alla studentessa, alla specializzanda, alla collaboratrice domestica. Succede a tutte!”
E’ stata firmata da 124 tra attrici e lavoratrici delle spettacolo, italiane, una lettera documento, dal titolo significativo:” Dissenso comune”,dalla quale ho tratto questo brano e la frase d’inizio.
Arriva solo ora ma meglio tardi che mai. Una denuncia collettiva di un “sistema” e non più di un singolo individuo .E,secondo me, segna un nuovo inizio nella lotta per la parità di genere e contro la molestia diffusa in tutti i luoghi di lavoro e non solo, nei confronti delle donne.
Tra le firmatarie ci sono nomi famosi del cinema italiano che hanno creduto di contrastare l’ammiccante appello delle colleghe francesi, che vedeva in testa Catherine Deneuve, che, pur nella condanna (scontata) delle violenze, affermava che da parte degli uomini c’era il”diritto di molestare”. Mettendo in ridicolo tutte quelle donne che avevano denunciato di aver subito molestie nel corso degli anni da parte di produttori o comunque di personaggi dello star system. Ricattate sessualmente per poter lavorare in un ambiente dove l’uomo la fa da padrone da sempre e dove, come in molti altri ambienti, usa il ricatto per ottenere favori sessuali , spesso li pretende, li ritiene quasi un prezzo dovuto. Un’arroganza del potere conclamata ma trasversalmente accettata e tollerata. Almeno sinora.
Il movimento americano “meetoo” lo aveva messo in luce denunciando, facendo nomi e cognomi di personaggi dello spettacolo tra i più famosi e quotati. Molte le denunce ma molte anche le proteste da parte dell’establishment, che, come sempre, tende a chiudersi in difesa e a contrastare le denunce con risibili contrattacchi che spesso trovano “avvocati difensori” tra molti, uomini e donne.
Ora, finalmente, anche in Italia, una denuncia ferma e precisa da parte di un consistente gruppo di lavoratrici dello spettacolo che hanno posto nero su bianco la denuncia di un “sistema” che va avanti da cosi tanto tempo da essere considerato” un’agghiacciante ordinaria amministrazione” che non può più essere tollerata.
Una voce contraria è arrivata da Asia Argento, una delle prime ad aver denunciato il produttore Weinstein. Ha scritto su Twitter che hanno fatto la letterina a Babbo Natale ma senza fare nomi e che è” troppo incazzata per parlare”.
Lo trovo ingiusto e sbagliato. Asia dovrebbe controfirmare questo documento, farlo proprio, avvallarlo perché è importante tanto quanto quella sua denuncia che ha fatto tanto scalpore e che l’ha sottoposta ad una gogna mediatica. Non si tratta più solo di casi sporadici ma di una presa di coscienza collettiva che finalmente fa sentire la propria voce e che ha tanta più forza in questo momento in cui tutto sembrava essersi assestato, almeno in Italia, nel solito tentativo di far cadere tutto in burletta del tipo: “peccato di pantalone pronta assoluzione”.
Questa lettera fa fare un passo in avanti alla questione, la pone su di un piano generale e investe tutti gli ambiti in cui le donne si trovano a dover affrontare il problema delle molestie sul posto di lavoro.
E forse non sarà l’ultima.