In Italia ormai è tutto complicato. Persino chiedere.” come va”? Deve essere anche questo uno degli effetti della crisi.
Gli inglesi hanno la formula: “how do you do”? Alla quale si risponde allo stesso modo:” how do you do”?, oppure “how are you”? a cui, di solito, si risponde: “well” o “not bad, thank you”.
In Italia fare quella domandina cortese è quasi sempre un azzardo. Si, perché si rischia di venire sommersi da una serie infinita di disgrazie che spaziano, dalla mega bolletta sbagliata, alla multa ingiusta, fino agli acciacchi veri o presunti (ci sono in giro molti ipocondriaci) e allora si apre un mondo.
Cioè ci si sente investiti da una raffica di racconti, più o meno raccapriccianti sul decorso di questa o quella malattia di varia gravità, sugli esami preventivi o a posteriori,sulle terapie in corso o superate con successo ma con estrema fatica; sulle contumelie gettate verso il personale ospedaliero vario, reo di non essere competente o distratto o peggio ancora, privo di umana solidarietà
E questo, di solito, comprende sia il soggetto al quale viene rivolta la fatidica domanda, sia il parentado prossimo o acquisito e non mancano i casi di narrazioni circa problemi di salute o diversi, relativi al vicino di casa.
E ci si trova invischiati in un tale groviglio di sensazioni che, il più delle volte, superato il momentaneo e passeggero moto di empatia umana, ci precipita in una sorta di depressione subitanea, non di rado, condita da attacchi preventivi di panico. A me è successo, non so a voi, di stare ad ascoltare per un tempo che definirei infinito, una persona che mi raccontava i malanni di tutta la famiglia, cugini di terzo grado compresi. Ed alla fine, col fiato corto e la bocca chiaramente secca, finiva per chiedermi con ansia malcelata:” tu… tutto bene vero”?
Inutile dire che ho cercato di diradare al massimo gli incontri, persino quelli fortuiti con persone di questo tipo. Non per cinismo, sia chiaro, ma per legittima difesa. Perché non può darsi, neppure statisticamente, che una persona alla quale tu osi chiedere: “come va”? abbia concentrati in un arco temporale relativamente breve, una serie cosi lunga di problemi di varia e vasta natura da scaricarti addosso come una valanga ogni volta (anche rara) che l’incontri.
Certo, a tutti noi capitano periodi bui, ma sono alternati, di solito, a periodi di calma, non dico di prosperità ma quantomeno, di relativa bonaccia nei quali si potrebbe anche, volendo, se qualcuno ci pone quella domandina cortese, rispondere semplicemente:”non c’è male grazie”.
Con l’accortezza, però, di non chiedere:” e a te”?