Magia

Qui si parla molto di politica e forse anche troppo. Ho pensato che si potrebbe anche cambiare tema e per una volta parlare di cibo. Qualche giorno fa abbiamo parlato di focaccia con le cipolle, specialità genovese e di totani fritti altra specialità credo abbastanza diffusa su tutto lo stivale. Ma c’è una pietanza particolare o comunque qualcosa che mangiamo più volentieri e che magari ci ricorda l’infanzia, o la prima giovinezza? Ricordo che da ragazzina tornavo da scuola con i crampi allo stomaco e spesso rimanevo piegata in due tanto mi doleva. Siccome sono sempre stata alta anche da bambina, cioè, crescevo in fretta e mi allungavo a vista d’occhio, il nostro medico diceva che era normale e che avevo bisogno di mangiare spesso. Ma io saltavo la colazione perché ero sempre in ritardo e arrivavo all’ora di pranzo e oltre con lo stomaco che brontolava e solo dopo che avevo mangiato svaniva il dolore, Mi capita anche se raramente anche adesso, se, per esempio ho mangiato poco e camminato più del solito e allora devo cercare di riempirlo velocemente perché altrimenti il dolore aumenta. Mi preparo velocemente un petto di pollo con le verdure. Sono tendenzialmente vegana ma mangio uova e carni bianche. A meno che non stia male, mangio piuttosto velocemente, forse troppo, perché mi è rimasta l’abitudine e il riflesso di quei tremendi mali di stomaco che avevo da ragazza e che passavano solo dopo averlo riempito. Insomma non ho mai slimegato, come si dice qui, che equivale a dire, mangiare con lentezza e rigirare il cibo nel piatto. No, anzi, quasi mai ho avuto problemi col cibo. Da bambina mia madre mi diceva spesso che non dovevo mai dimenticare che c’erano molti bambini che non avevano nulla da mangiare (soprattutto quando facevo storie per mangiare la minestra di verdure) e per questo lasciavo sempre qualcosa nel piatto ed è una che cosa che faccio ancora di tanto in tanto. Inconsciamente credevo di lasciare qualcosa per loro e tacitavo i sensi di colpa.

I miei piatti preferiti da bambina erano molto semplici. Amavo molto il riso e latte che mi preparava mio nonno e anche le uova strapazzate, sempre preparate da lui che aveva un tocco particolare e le faceva buonissime o a me sembravano tali perché le mangiavamo insieme. Ero molto piccola. Ricordo questo uomo alto, bellissimo coi capelli brizzolati che mescolava nel pentolino il latte col riso, poi spegneva ci aggiungeva il burro e il parmigiano e lo scolava nei piatti caldissimo e pretendeva che lo mangiassi subito perché altrimenti, diceva, non era la stessa cosa se si freddava e dovevo finirlo prima che diventasse freddo. E poi le mele, il mio frutto preferito. Di quelle ho molti ricordi perché me le andavo a cogliere direttamente sugli alberi e me le mangiavo sul posto anche se erano ancora verdi. Ricordo il sapore aspro ma delizioso e soprattutto la soddisfazione di averle raccolte da sola senza l’aiuto dei grandi. Anche se mi era proibito arrampicarmi sugli alberi, io lo facevo lo stesso e non sempre di nascosto e mia nonna mi urlava di scendere che mi potevo rompere l’osso del collo. Ma io ridevo. O almeno così mi dicevano: ridevo e mi divertivo molto. Nel giardino dei nonni c’era un bellissimo ciliegio, un amico prezioso, ci parlavo e lui mi rispondeva (davvero, mica scherzi, ed era anche molto conversativo, ho anche scritto un racconto su di lui) e quando era pieno di frutti mio nonno metteva la scala a pioli sul tronco e li raccoglieva dentro una cesta e poi me li metteva sulle orecchie come orecchini ed io correvo in casa a guardarmi allo specchio del comò e poi me le mangiavo. Anche la mamma, quando ne aveva voglia, cucinava bene e ricordo soprattutto il pesce che faceva spesso; le sarde in saor, piatto tipico veneziano o le moeche (una specie di granchi) fritte o i canestrelli e soprattutto le sogliole e le seppie in umido.

Ma niente ha mai eguagliato il sapore dei piatti che mi preparava il nonno e quella magia che si sviluppava attorno a noi mentre lui si affaccendava ai fornelli. E credo che sia proprio per questo che non amo i cibi elaborati, ma molto semplici: devo vedere cosa mangio, non amo i “pasticci” o i piatti elaborati. E non sono una brava cuoca, per nulla e detesto tutte quelle manfrine attorno ai programmi con chef stellati o senza stelle. Però mi piace vedere la gente mangiare nei film. Si, strano ma vero, mi piacciono le scene dei film dove la gente mangia, sta a tavola, va al ristorante. C’è una vecchia serie TV che ho ritrovato su youtube sul Commissario Maigret con un Gino Cervi impagabile (ma tutti gli attori sono da oscar), dove lui mangia spesso e pure volentieri e fa sul serio, non per finta. Non so perché ma vederlo mangiare con tanta plateale soddisfazione mi mette allegria. Forse perché il cibo significa molte cose, oltre a saziare riunisce le famiglie, le persone, gli amici e può essere una forma di gratificazione molto importante. E oltre a mantenerci in vita ci fornisce spunti di discussione, materia di studio e riflessione e può far nascere amicizie o anche amori.

Come in Miseria e nobiltà dove il cibo è il vero protagonista del celeberrimo film con Totò e Sofia Loren. Il cibo è il leit motiv di tutta la trama che si dipana intorno alla storia di un pretendente alla mano di una bellissima ballerina e alla fine riesce a sposarla con l’aiuto di quattro disperati “morti di fame” che si fingono suoi parenti nobili. Celeberrimo e molto divertente, esilarante nella famosa scena del “cappotto di Napoleone”, dove Totò e Pasquale, i protagonisti poveri in canna che coabitano fra mille difficoltà, fanno la lista della spesa di cose mangerecce che dovrebbero acquistare impegnando un vecchio cappotto. Infine il cibo riesce a favorire l’unione di più coppie che si formano o riformano quasi per magia, proprio intorno al vero protagonista di tutta la pochade.

Beh, ora mi pare si sia fatta una certa, vado a vedere se lo sformato di verdure è pronto, non vorrei averlo bruciato. Mi succede qualche volta perché nella foga di scrivere mi dimentico di accendere la sveglia del forno e tutto se ne va in fumo…

L’infiltrato

Il Wall street Journal ha diffuso la notizia che Elon Musk sarebbe in contatto con Putin da due anni e assieme al presidente russo, discuterebbe di tutto anche della guerra in Ucraina.

Ora Musk è impegnato ad aiutare Trump a vincere e per fare questo sta spendendo cifre colossali. Pare voglia entrare al governo se Trump vince e questo rappresenterebbe un problema considerati i suoi rapporti commerciali con il governo Usa e le sue piattaforme che fanno girare di tutto compresa molta disinformazione.

Un uomo decisamente potente dunque che fa coppia con uno altrettanto potente, prepotente e pericoloso (ed immunizzato) per avere ancora più potere. Ma se parla con Putin, dirà qualcuno, lo fa per aiutare il processo di pace. Infatti, come Trump, vuole aiutare soprattutto Putin a prendersi quello che gli ucraini non vogliono mollare. Ma chi sono gli ucraini? che diritti tengono? non potrebbero farla finita e chiudere questa guerra arrendendosi al più forte e affidandosi al despota russo? Insistere a non voler tornare sotto lo stivale del russo è pura follia, perdita di tempo, vite umane e denaro. Molto denaro.

Insomma Elon si spende per la pace e per entrare dentro l’amministrazione americana e farne il suo biglietto da visita per altri mondi inesplorati che intende colonizzare. E se Putin si accoda tanto meglio, altri affari da concludere e soldi da far girare.

E Guterres che bacia l’anello allo zar potrebbe essere il primo segnale del nuovo disordine mondiale. Il segretario dell’Onu che quasi abbraccia quel tipo, fa venire un po’ di giramento di testa. Va bene la diplomazia ma piegarsi ai potenti è indice di debolezza e di servilismo. E il servilismo ha sempre portato molta più guerra che pace.

E …levati

Tra i tanti problemi che abbiamo noi italiani, comprese le guerre che ci girano intorno e ci lambiscono e per le quali sembra non esserci soluzione possibile, almeno fino all’arrivo alla Casa Bianca del Salvatore salvato da tre attentati alla sua vita, ne abbiamo uno piccolo piccolo, ma non insignificante: la guerra tra due ex amici: Giuseppe Conte e Beppe Grillo.

Forse “amici” è una parola grossa, l’amicizia è una cosa seria e di serio questi due hanno veramente poco, sia presi singolarmente che in coppia. Ma coppia sono stati fin che è durata la sbornia collettiva che ha portato al governo uno degli errori politici (uno dei tanti) che gli italiani ogni spesso fanno, presi dall’incalzare degli eventi e inebriati e obnubilati dalle deliranti filippiche di un ex comico, ora una tragedia umana vivente. Ma chi ha tradito chi? Sembrerebbe che entrambi siano due traditori col pedigree, due “cani” di razza che ringhiano l’uno contro l’altro e la “zuffa” è appena iniziata.

Quel che rimane del manipolo sparuto di pentastellati determinati a tenersi caldi i privilegi acquisiti, guidati dal condottiero ridicolo ex premier e avvocato dei suoi stessi stivali è conteso tra quest’ultimo (davvero ultimo) e il famoso ligure detto anche l’Elevato. Ma de che? dice Conte. E…levati, gli dice, che mi fai ombra. E poi mi costi. E perciò ti lascio a secco, basta soldi, chiusi i contratti, non si può pagare uno che ti rema contro.

Insomma: botte da vedenti e parlanti e arroganti primi e davvero ultimi uomini di una commedia tutta italiana della quale possiamo andare poco fieri. Uno è il fondatore, l’altro l’affondatore di un movimento che ha movimentato la scena politica fino all’epilogo farsesco al quale assistiamo spettatori attoniti, ma non troppo. Abbiamo sempre altri problemi e, francamente, non ce ne potrebbe importare di meno di questi due che si accapigliano per quello che resta di qualcosa di temerario e rivoluzionario, a parole, rivelatosi ben presto una grossa bufala ora strattonata da questi due bisunti che si scornano per quattro briciole.

Un sentimento prevale a vedere questa scena (almeno in me): sconforto e pena. Ma non per loro, ma per noi che siamo chiamati ogni qualvolta a decidere a chi consegnare il potere e decidere tra chi ci prende per i fondelli e chi ci prende…tutto il resto.

Complimenti

Una lettera d’amore non si può dire che sia, la lettera che il giudice Marco Patarnello manda ai colleghi e parlando della Premier afferma che è più pericolosa di Berlusconi e che si devono guardare il sedere perché questa, raga, fa sul serio…

Insomma più o meno. La faccenda ha fatto due volte il giro del mondo ed è rimbalzata sulla scrivania di tutte le redazioni ed è nato un Degheio, come si dice da queste parti a Nordest.

Cioè, una” casa di tolleranza” per dirla in termini più comprensibili. Ma… e perché? Che c’è di strano? Berlusconi era un gran figlio di mamma Rosa, lo sappiamo, e lei la Premier Giorgia che cosa avrebbe in comune con lo scomparso ex premier? Poco o nulla, direi. Basta guardarla per capirlo. Ma un perché c’è, di certo il magistrato lo ha, lo deve avere.

Ma, avesse scritto: Signora, vengo con questa mia addirle una parola…oppure, Cara Savomelona, anzi, santissima Savomelona… e poi avesse parlato chiaramente delle sue perplessità, le avesse chiesto un incontro chiarificatore, un caffè al bar o persino una cena fredda, beh , tutto questo scontro istituzionale non ci sarebbe. Ma possibile che non ci si possa parlare tra poteri dello Stato? In fondo lei è una donna ed è pure comprensiva, ma si, non dico che avrebbe accettato la Corte del giudice Patarnello (non è il suo tipo, ne sono quasi certa) ma forse avrebbe potuto rassicurarlo che so, che non avrebbe cospirato contro di lui e che non gli avrebbe bucato le gomme della macchina.

Ma poi, in fondo sembra davvero una tempesta in un bicchiere di sabbia. Ne sentiremo parlare a lungo mi sa. Ma Meloni può andare fiera, ha finalmente ottenuto l’investitura a premier dopo due anni. Ora si che può governare: “più pericolosa di Berlusconi” è un complimento involontario, ma sempre un complimento è. E la donna Meloni è ormai autorizzata a sentirsi “il premier” a tutti gli effetti.

Up Harris to arms…

Manca poco…a che? Alla fine del mondo? no, almeno spero. manca poco alla resa dei conti tra i due candidati alla Casa Bianca. Uno è il solito individuo losco, spergiuro e bugiardo, con cause pendenti e condanne. Un pregiudicato assaltatore di donne, misogino e maschilista. L’altra è una donna di (quasi) colore, asiatica, per bene, carina e simpatica, molto gioiosa e molto preparata. Ma non basta: è una donna. E questo può fare la differenza. Beh, certo, sempre le donne fanno la differenza. Differente rispetto a quel cetriolo, a quell’Orango vestito, lo è di certo. Ma non basta, E’ una donna. E gli elettori americani, quelli misogini e maschilisti, dovrebbero votare una donna per quanto brava, simpatica e preparata? ma in che film? Ma il fisico di ruolo ce l’ha? si chiedono i maschilisti. Una donna non è un uomo, un uomo come Trump, poi, non scherziamo. E questo potrebbe costarle la vittoria. Eh si, nonostante lo scoppiettante esordio, ora, Harris è là là, ma non supera di tanto il cetriolo. Forse c’è bisogno che sfoderi maggiore grinta, che dica chiaro e tondo che quello non ci sta con la testa, che perde il filo dei discorsi, che balla come uno scimmione e che con lui gli americani sono a rischio di perdere la libertà e la democrazia finirebbe sotto i tacchi di quel dirty dancer. E il mondo intero sarebbe a rischio. Forza Harris, metticela tutta ma proprio tutta e convinci le donne americane che quel tipo è pericoloso e se non votano te l’America finisce di essere un paese democratico per diventare un incubo per l’umanità.

Cavalcata

La giudice che ha emesso la sentenza sui CPR in Albania si chiama Silvia Albano ( per poco non si chiamava Albanese). E’ stata subito presa di mira da FdI per la sua dichiarata appartenenza “politica” essendo presidente di Magistratura Democratica e per la sua aperta opposizione al governo, ma, secondo me ha solo fatto il proprio dovere. Ha applicato la legge. Gli uomini portati in Albania nel nuovo CPR non possono rimanere li ma essere portati in Italia. Cosa che sta già avvenendo. Gli girerà un po’ la testa, poveracci. Mentre sono altre le cose che girano (scusate l’aulica metafora) in seno al governo (si fa per dire). Girano vorticosamente…le voci che Meloni sia infuriata.

Beh, io l’avrei vista in un video dove parlava dal Libano e il suo commento sulla sentenza è stato abbastanza lapidario, ma non mi sembrava infuriata. Va sempre su tutte le furie secondo i giornalisti che la sanno lunghissima. Certo è che le opposizioni si sono lanciate a criticarla parlando di Lager e di soldi sprecati e di Corte dei Conti. A proposito di Conti, Conte ha sparato mitragliate contro Meloni rea di essere una rovina paesi tra le peggiori. Mentre lui, giudice della commissione che dovrebbe giudicarlo, si è dimostrato un vero miracolo vivente e lo è, a mio parere, decisamente, ma di faccia tosta. Ovvio che lui e Schlein si avventurino a cavalcare in coppia questa che appare una sconfitta del governo. Entrambi sullo stesso scudiero, Elly davanti e Conte dietro, cavalcano spediti e speronati verso la meta: disarcionare la premier. Ci riusciranno? Può darsi, questa storia potrebbe farle venire molti mal di capo e costringerla a rinunciare ad un progetto ambizioso ma, forse non del tutto sbagliato.

L’immigrazione è il problema dei problemi, l’opposizione ha al proprio attivo dei disastri su tutta la linea e (non) soluzioni che non solo non hanno risolto ma di molto aggravato il problema. Ma non importa, l’importante è fare bella figura cavalcando la sostenibile pesantezza delle proprie responsabilità (negate) e aggravare ulteriormente il problema ostentando sicurezza che non ha, ma che millanta con più di una faccia scolpita nel marmo.

Ma una bella cavalcata aiuta a migliorare la postura della schiena e chi ha governato questo paese per oltre un decennio ha ben presente quanto ha dovuto faticare a tenerla dritta. Ora il governo prepara le contromosse e però se l’Albania si dimostrerà un fallimento, potrebbe essere un grosso problema per la tenuta della maggioranza.

Vedremo, ci siamo abituati a navigare in acque agitate, non ci verrà il mal di mare. Non certo di più che a quei disgraziati che ogni giorno lo attraversano per arrivare qui da noi mentre il problema della loro accoglienza sta diventando deflagrante per la tenuta della democrazia in Europa. E forse, non solo in Europa.

Pensiero piovoso

Abbiamo solo guerra dovunque ti giri, Israele sta sterminando Hamas e ha colpito a morte il loro capo, quel Sinwar ideatore dell’attentato del 7 ottobre. Ma, dicono, la guerra non è finita ancora e la morte a Gaza dei tanti civili, non viene considerata un prezzo troppo alto che i palestinesi devono pagare perché le armi si fermino e ritorni la pace. Pace che da quelle parti non c’è mai stata e forse mai ci sarà. La guerra continua nonostante tutti gli appelli per farla cessare. Al contrario, sembra che si protrarrà ancora per molto tempo se non interverrà qualcosa di nuovo che al momento non è alle viste. I moniti degli Usa a permettere di far arrivare a quella popolazione martoriata gli aiuti di cui hanno bisogno, sembrano essere stati recepiti, non la richiesta di cessate il fuoco che non trova, per ora, nessuna accoglienza.

Sul fronte ucraino i russi continuano ad avanzare anche se lentamente. Zelensky chiede ancora di poter usare i missili per colpire istallazioni militari in territorio russo e soprattutto chiede di poter entrare al più presto nella Nato. Teme che l’inverno alle porte possa portare la mazzata finale alle sue truppe ormai decimate e col morale a terra. E gli ucraini ora non hanno solo le bombe o i missili russi da cui doversi difendere ma anche un arma subdola e quasi invisibile: dei piccoli droni che l’esercito russo sta sparando contro qualsiasi cosa si muova, per ora pare solo a Kherson e i cittadini vengono colpiti all’improvviso da queste piccole cariche esplosive che si abbattono su di loro e che se non li uccidono li lasciano a terra sanguinanti e mutilati. Un orrore infinito che lascia sgomenti.

E da noi? Cosa succede da noi? Piove, ancora e sempre piove, almeno o di più al centro nord, i fiumi esondano e le previsioni dei catastrofisti delle conseguenze del surriscaldamento globale si stanno avverando e noi italiani, sembriamo essere tra i più minacciati da catastrofi naturali.

Direi che potrebbe bastare, almeno per oggi, chi mi ha letto fino a qui ha pensato che il mio umore sia sotto i tacchi e non avrebbe torto. Ma, in tutta questa tragedia diffusa c’è un filo di speranza che proviene da Francoforte. Si da Francoforte dove è in corso la Buchmesse, la Fiera del libro e vi partecipa il nuovo ministro della Cultura italiano, sorto miracolosamente dalle ceneri di Sangiuliano e che si offre anima e core al pubblico declamando un discorso che lascia tutti a bocca aperta: “Dobbiamo riaffermare la centralità del pensiero solare, il punto d’incontro tra la rigidità delle ideologie, della battaglia delle idee che si discioglie nella luce meridiana dello spirito mediterraneo”…ecco, Giuli ci mancava. Ma lo abbiamo trovato dentro qualche vecchia cantina, rispolverato e messo a ministrare li proprio dove il dente doleva assai. Il ridicolo ex ministro è stato sostituito con uno ancora più ridicolo di lui. Questo inarrivabile e pomposo personaggio che al suo secondo discorso pubblico si è fatto conoscere già e abbiamo capito che il “pensiero solare” ormai è la cifra dell’italianità, soprattutto ora che piove quasi ovunque e i fiumi esondano senza pietà, Giuli esalta la “luce meridiana dello spirito mediterraneo”. Non c’è da ridere, il “pensiero solare” è aulico, debordante di amor patrio e di sacro romano orgoglio…

Temo che una Boccia qualsiasi per questo bel tipo qui sia del tutto inutile. Forse solo una Eleonora Duse che gli appaia di notte ai piedi del letto e gli declami qualche ode del Vate con voce d’oltretomba, potrebbe affascinarlo tanto dal distoglierlo dai suoi doveri di ministro e forse, solo dopo che i cronisti lo avranno immortalato mentre parla da solo al ristorante, davanti ad una sedia vuota, Meloni deciderà che quel posto può rimanere vacante, almeno fino a che non le apparirà D’annunzio…nella luce meridiana dello spirito mediterraneo.. a palazzo Chigi e lei non deciderà che è finalmente la persona giusta per quel ruolo.

Risoluzioni

Sparano contro i caschi blu dell’Onu. L’esercito israeliano vuole che se ne vadano, che tolgano le tende e lascino libero quel tratto di Libano che “sorvegliano” da anni e li lascino lavorare. Pare che in questi anni le milizie di Hezbollah, acerrimi nemici di Israele, si siano create degli hotspot proprio li, dove ci sono i soldati della missione Unifil, i cosiddetti Peacekeeper. Ma se si spara contro i peacekeeper siamo veramente alla frutta. E’ come sparare alla Croce Rossa. Pare che siano rimasti feriti solo due soldati che stavano su una garitta, nulla di grave. Ma sembra un avvertimento. Ne ha tutta l’aria.

Italia, Francia, UK e Germania hanno protestato con il governo di Israele e hanno detto che non è proprio cosa. Siamo pazzi? Beh, ci siamo vicini alla follia. Meloni furiosa ha parlato con Maramiao e questo non si sa bene cosa abbia bofonchiato ma pare che abbia detto che è stato un errore di sbaglio strategicamente e tragicamente parlando. Non credo Meloni se la sia bevuta anche perché l’IDF, pare si sia avvicinato coi carri armati come in una scena di Jesus Christ Superstar.

Insomma niente va bene madama la marchesa, la risoluzione dell’Onu è risoluta a rimanere mentre Israele vuole che lasci. Ma dovunque si levano voci di protesta contro questa risoluta minaccia di Israele. Va bene tutto, va bene la difesa del proprio popolo, ma ora Maramiao sta uscendo di testa, avrebbe bisogno urgente di un TSO. Ma non ci sono, al momento, infermieri abbastanza robusti per attuarlo.

Aspettando Godonald…

Lo stress

Un tempo ne sentivamo parlare spesso. C’era persino una frase che veniva usata per definirlo quando dovevamo rappresentare uno stato d’animo particolare che ci disturba e ci inquieta: “che stress”!

Ora si usa meno, ora si usa più dire che si prova un “disagio”. Sociale, relazionale, comportamentale, mentale, psicofisico…tutto era contenuto in quella parolina che ora sembra non andare più di moda. Come mai? Forse perché era troppo semplice. Raccogliere tante emozioni negative dentro una parolina che sembra un termine esotico, creava disagio, insomma era…stressante. E allora quelli che sanno come incanalare le idee e farle diventare tangibili ( e monetizzabili), si sono inventati questo termine che ha dei vantaggi. Primo è italiano e per gli schizzinosi che si sentono a disagio con le parole “straniere” o che sembrano tali è un vantaggio. Secondo perché “disagio” mette una certa paura. Sentirsi dare del “disagiato” riempie di ansia e di sconcerto. Certo, ricorrere alle persone competenti è giusto; loro sanno dare consigli che possono aiutare a superarlo. Però a volte, possono addirittura creare una certa dipendenza. Non fraintendetemi, non accuso nessuno, ma, francamente, credo che pur cercando un aiuto professionale, la soluzione o meglio, la cura per andare verso un miglioramento, deve essere ricercata nelle risorse personali. E non parlo della famosa “forza di volontà” anche se aiuta, ma di interiorità che non banalizzando può significare un approccio più consapevole e appunto “interiore” a tutti quei sintomi che possono sfociare in una malattia.

Soprattutto i giovani e quando parlo di giovani mi riferisco a quella fascia di età che va dai 5 ai 95 anni, perché come diceva Picasso: bisogna vivere a lungo per diventare giovani. Un’ampia fascia dunque che di questi tempi, per certi aspetti davvero “stressanti” (certo la miniera è peggio) può soffrire di disturbi dati dal disagio di varia natura.

Bisogna dire che c’è anche chi ci marcia e gli esempi potrebbero essere tanti. Ormai è quasi di “moda” definirsi variamente stressati per qualche motivo e per qualcuno è un alibi per sottrarsi alle proprie responsabilità e anche qui il range di possibilità va dallo studente pigro a chi compie omicidi efferati e li giustifica col “disagio”.

Per altri è quasi una modalità con la quale imparare a convivere cercando di non farsi troppo male e di sfuggire alle tante trappole e insidie che provengono dalla conseguente “vulnerabilità” di chi ha questa modalità impostata da tempo e per motivi diversi e non tutti controllabili. E sembrano essere di più le donne a soffrirne, almeno così dicono le statistiche. Ma anche quelle sono spesso “orientate” o comunque forniscono un quadro molto generalizzante.

Sembra essere un problema in crescita, certo l’atmosfera generale non aiuta la salute mentale.

Un brutto mondo

E’ un brutto mondo quello che vediamo, un mondo in guerra e la guerra è la cosa peggiore che possa capitare. Ci sembra lontana perché qui e ora non c’è. Ma la vediamo intorno a noi un po’ ovunque anche se in posti relativamente lontani.

Ma c’è una guerra molto subdola che si insinua dentro di noi ed è quella che ci fa guardare gli altri con sospetto. Tutti contro tutti. E’ la famosa citazione di Hobbes: “La guerra di tutti contro tutti”. E ho il sospetto che sia una profezia che si avvera ogni giorno di più. Ogni giorno di più cresce il sospetto che “gli altri” possano essere nemici. Paranoia? Senso di accerchiamento? Si, forse, anche. Ma non solo. Non possiamo vivere senza sapere cosa ci succede intorno e intorno succedono guerre, violenze, torture. Insomma tutta la rappresentazione della ferocia umana, senza più un limite definito Quello che un tempo ci faceva sperare che l’uomo avrebbe capito che la guerra va bandita dal vocabolario ora non esiste più, si è frantumato contro gli scogli di una evidente lotta continua di sopraffazione e di soprusi e di cattiveria e di vendetta. Israele si vendica delle incursioni terroristiche , la Russia si vendica della volontà di libertà delle nazioni a lei confinanti, in molti altri paesi del mondo ci sono guerre dimenticate che non hanno i riflettori puntati, ma ci sono e sono più di quanto la mente umana possa sopportare di vedere tutte insieme.

La guerra di tutti contro tutti. Avviene giornalmente anche tra di noi e dentro di noi. Ci sono malattie psichiatriche in aumento ma l’impotenza a curarle o a limitarne le conseguenze è sempre più evidente. Leggo di una donna di 36 anni, americana o inglese, ora non ricordo, che ha ucciso entrambi i genitori e li ha tenuti in casa per anni. Alla fine l’hanno scoperta ma in lei non c’è ombra di pentimento. Come se tutta questa violenza che gira ovunque permeasse l’atmosfera di sostanze che influiscono nella psiche delle persone e fosse ormai diventata una cosa con la quale fare i conti e alla quale quasi rassegnarsi,

Tutti la sperimentiamo ogni giorno; l’indifferenza e l’odio, la noncuranza delle regole, la contro educazione, l’inasprimento dei rapporti un tempo definiti “civili”, la mancanza di empatia e la quasi totale mancanza di “contatti umani”, veramente umani e la dipendenza sempre più marcata verso aggeggi che ci straniano dal mondo e nello stesso tempo causano ansia e stress perché ci fanno sentire connessi ma del tutto soli. E sempre più giovani si rifugiano nell’alcol e nella droga e ne diventano dipendenti rubandosi la possibilità di vivere la propria vita, gettandola alle ortiche giorno dopo giorno, senza quasi rendersene conto.

Certo che la politica influisce e i danni che fa sono evidenti, sempre di più, li notiamo tutti i giorni. La lotta che tutti ormai dobbiamo ingaggiare con la burocrazia e con la fredda e calcolatrice arroganza di chi ci costringe a vivere sempre più “sudditi” impotenti verso le complicazioni che lo stato ci impone e che pesano come macigni sulla quotidianità, cresce ogni giorno di intensità. Mentre le notizie delle guerre in corso sono sempre più allarmanti e provocano un senso di spaesamento e di inquietudine difficili da controllare.

Verrebbe da chiudersi in casa e chiudere porte e finestre, ma non basterebbe e non servirebbe perché la guerra contro noi stessi sarebbe ancora più devastane di quella contro tutti.