Scusa Mariagrazia

Ho i miei punti fermi, come tutti, ma cambio anche spesso idea. Non sono volubile, no, ma posso avere tre idee diverse sulla stessa cosa nel giro di pochi minuti. Mia madre diceva che ero: “un ‘ora da vovi, un’ ora da latte”, beh anche i non veneti lo capiranno. Ciclotimica, insomma.

Faccio un esempio, uno a caso: su Donald ho un chiodo fisso: mi fa senso. Come uomo e come presidente. Lo trovo incompatibile con quel ruolo. Ora che ha lasciato i peli sul viso e sulla testa del colore bianco naturale, fa abbastanza pena, non è migliorato anche se a me i capelli bianchi in un uomo piacciono, li trovo affascinanti… Quello che dice e quello che fa…da incubo. Ma davvero quel tipo sta ancora li, in quel posto? E mi ha dato della parassita, come si permette signore? Io signore? si signore, parassita ci sarà lei e tutto il suo staff di brutti e impossibili imbusti.

Ecco questo è un punto fermo, non cambierò mai idea su di lui neppure se gli daranno il Nobel per la Pace e forse glielo daranno: gli va tutto bene, deve avere qualche amuleto speciale.

Un punto mobile, al contrario, è questo spazio: ogni due per tre, ultimamente, penso di chiuderlo. Si, chiudere. Che ci sto a fare qui? Me lo sono chiesta anche oggi. Pochi ormai partecipano: sono antipatica, parteggio per quel perditempo di Zelensky e non apprezzo abbastanza Putin, o, almeno, non parteggio decisamente per lui, no, decisamente. Rispondo in modo alternativo a seconda di chi commenta e spesso vengo accusata persino di essere offensiva o se non proprio, decisamente incongrua. Che ci sto a fare qui?

Poi scrivo solo della guerra in Ucraina e di Trump, due mie ossessioni. Volete mettere scrivere sulle beghe dei Cinquestelle o del PD o sul governo e sulle sue falle? Non critico abbastanza Meloni e i suoi ministri, eppure saprei come fare se volessi, ma non lo voglio fare. Sono tetragona. E perché? forse mi paga? Beh, e chi lo sa?

Ma poi che cosa è un Blog? No, decisamente non è un apostrofo rosa e nemmeno di altri colori. Non è una chat, non è …un libro da messa, non è…insomma non é. Questo qui é un Blog che Non è. … e se c’è però parla solo e sempre delle stesse cose…che lagna.

Eppure c’è chi ancora lo legge, anche dall’estero. Che cosa ci troveranno poi? Anche i commentatori desaparecidos, quelli che non mi sopportano e non sopportano le mie intemerate e le mie stupide regolette…però leggono. Per affezione? Disaffezione o per scoprire quanto tempo ci metto a stancarmi e a chiudere? Boh. Va a sapere.

Un tempo chiedevo scusa per il mio carattere, oggi non mi va più, anzi chiedo scusa a me stessa, si, avete capito bene, mi devo scusare da me: scusa Mariagrazia (dice Mariagrazia).

Ecco, oggi mi va così e ve lo dico. Si, un Blog è anche questo e oggi mi va di scusarmi da per me e dirmi che mi voglio bene perché me lo merito. Se volete dire la vostra, bene, se non volete, va bene lo stesso.

E’ un bel tema? si, non male.

Houston, abbiamo un problema

Scopriamo ora che Trump si è circondato di “bravi ragazzi” come lui? Scopriamo oggi che Trump è quel nice fellow che è? No, lo sapevamo già. E sapevamo pure che quella banda che si è scelto per sgovernare è il peggio che poteva raccattare e infatti l’ha raccattata a ragion veduta e perduta. Data la sua intelligenza politica non avrebbe potuto fare di peggio, considerando il suo genio o anche Daimon, come lo chiamano i filosofi/psicologi, non avrebbe realmente potuto fare peggio. Ed era esattamente quello che voleva. Sentirsi dare del cretino dal suo vice, deve averlo riempito di orgoglio. Ma tu guarda questo parac…era proprio il meglio del peggio che potessi scegliere e si è sentito il cuoricino sobbalzargli nel glabro petto. Lo proporrà per qualche medaglia per lo spudore? Spudorato q.b., ci sta. L’uomo è all’altezza del compito. Si, good pick.

Insomma la notizia è che i piani segreti americani sono stati rivelati tramite una chat ad un direttore di un giornale: The Atlantic, il quale all’inizio pensava che lo prendessero per i fondelli, poi quando le bombe sono cadute davvero in Yemen (come gli era stato comunicato) si è ricreduto: era tutto vero. ‘Sti scalzagatti.

Non è un film ma la verità e siamo solo all’inizio. L’Europa ora ha saputo nero su bianco, anzi è stata informata via chat (che fa tanto readiness) quanto l’amministrazione di quel tipo, l’ami, la tenga in considerazione, ce l’abbia, diciamo, per fare una citazione dotta “tra le tombe etrusche”. E non ci giunge nuovo visto che Trump ne aveva già tessuto abbondantemente le lodi dicendo che la UE era nata per dare fastidio a lui.

Ci aspettiamo che ci arrivino sulla nostra mail i piani segreti ma non troppo per spolpare l’Ucraina firmati Tulsi (the) Gabbard, Bottom secret.

Sulla mia anche no, grazie, me li sono mailati da per me… da mo’.

A chi potrei telefonare?

Salvini telefona a J.D.Vance, il vice di Trump e, pare, sia subito crisi. Al governo, s’intende. Salvini è noto per far cadere i governi, ha esperienza in materia. Si stanca della routine, ha sempre bisogno di evadere. Una telefonata, si diceva, allunga la vita. Quella politica di Salvini potrebbe esserne favorita. Ma potrebbe pure accorciare quella del governo.

Lui dice di no, che non c’è sotto nulla del genere e che anzi lui lavora perché il governo prosperi…guardateli i due in questa foto, si assomigliano no? Fisicamente un po’ ma anche nel carattere: sono due bei para…venti entrambi. Ed entrambi hanno mire. Si insomma, mirano a prevalere ad eccellere ed eccedere. Se non si mira in alto si rischia di spararsi sui piedi.

https://www.rainews.it/articoli/2025/03/telefonata-salvini-vance-il-vicepremier-e-leader-della-lega-il-tema-e-la-pace-non-il-riarmo-6c73c85c-d3bb-4a47-8602-dcfae77c23b7.html

I suoi minimizzano, fanno i pompieri. Molinari si presenta in TV davanti al manifesto della Lega con scritto “Salvini premier”, giusto per gettare aqua sulla benzina.

Dilla tutta, Salvini, non raccontarcela, tu sei stanco di vicepremierare e ti vuoi prendere il cucuzzaro e Trump ti cade a pennello e però, intanto ti scambi effusioni al telefono col suo tirapiedi e non sia mai che ti prenda in simpatia e da cosa nasce sempre cosa…qualche volta.

Ormai è tutto un tourbillon di telefonate: Trump telefona a Putin, Zelensky telefona a Trump e a mezzo mondo, Salvini telefona a Vance, mentre Biden non ha mai telefonato a Putin ed è proprio qui che è cascato l’asino …pare.

Quasi quasi è venuta voglia di telefonare anche a me. Ma a chi? Non ho contatti in alto o altissimo loco (anche se a Putin qualcosina potrei anche dire) e col telefono ho un rapporto piuttosto ambivalente e anzi, decisamente, intermittente. Ma ora ci penso e qualcuno mi verrà in mente. Ve lo farò sapere. Ma a Tajani, no. Troppo “pettinato” per i miei gusti, forse a Crosetto…beh si, magari. Ho saputo che è un rockettaro e forse troviamo qualche spunto di conversazione e poi non ha problemi col pettine. Oppure telefono a Salvini e gli dico papale quello che penso di lui, ma poi cosa penso di lui? E vale la pena “pensarlo”?

Ma va, mi sa che telefono a me stessa e mi dico quello che penso di me. Ecco, si e mi sa che sarà una telefonata costruttiva.

Mondo ubriaco

Erdogan come Putin non vuole mollare il potere. Le proteste di piazza in questi giorni, dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, sono state massicce e, come sempre succede, in molti sono finiti in prigione.

Imamoglu è oppositore di Erdogan e doveva candidarsi alle primarie per partecipare alle prossime elezioni previste nel 2028, ma è stato incarcerato con l’accusa di corruzione proprio per impedirgli di farlo e di diventare un serio pericolo per la dittatura del leader turco che non ci sente di togliersi dai piedi. Come Putin tiene il potere da anni in forma autoritaria ma si mostra un personaggio affidabile e subdolo quando deve trattare in sede internazionale. La borsa turca è crollata a causa delle proteste e la situazione è in divenire ma critica.

Pare che Erdogan abbia chiesto aiuto a Trump e questo, pur infischiandosene di tutti, pare gli abbia promesso supporto. Eh già, tra dittatori ci si intende.

La Turchia è in subbuglio e le proteste continueranno certamente nonostante gli arresti e le cariche della Polizia . Erdogan è un autocrate, un leader autoritario e repressivo delle opposizioni.

Questi personaggi diventano sempre più influenti e trovano appoggi da altri come loro e ormai il mondo si sta avviando verso un ritorno sempre più evidente di regimi dispotici e che con la democrazia poco hanno a che vedere.

Brutte notizie sempre, fine pena mai. Ogni giorno sembra un brutto giorno per il mondo. Fatica a trovare l’equilibrio e sembra andare a sbattere ogni giorno di più. Il mondo è ubriaco di guerra e di cattiveria e di pulsioni autoritarie che nascono un po’ dovunque.

Sembra che ci sia una volontà diffusa a calpestare i diritti umani e i valori primari quali libertà e indipendenza e autodeterminazione dei popoli.

I turchi vorrebbero cambiare ma chi sta al potere da anni lo vuole impedire. la loro volontà non conta, conta solo il potere e chi lo detiene non lo molla. Un potere dispotico che prevede che il popolo sia sottomesso e non abbia voce e nessuna autorità per migliorare le proprie condizioni di vita.

In questo scenario mondiale di guerre e guerriglie diffuse, con la principale democrazia che si sta rapidamente trasformando in una dittatura, sembra esserci davvero poca speranza per la libertà. Ma io voglio sperare che non sia così e che la rivolta popolare in Turchia continui fino alla liberazione del sindaco detenuto ingiustamente. Il popolo può essere schiacciato cento volte, ma arriva un momento nel quale anche il potere più subdolo deve confrontarsi con la sua forza e capire che reprimere non basta e neppure il bastone e la carota e che deve confrontarsi con una realtà che non gli piace ma con la quale deve fare i conti e che questi potrebbero anche non tornare in suo favore. E mi auguro che questo accada in Turchia come altrove anche se mi rendo conto di quanto sia sempre più difficile e però sperare non costa nulla e aiuta ogni giorno a vivere nonostante il clima cupo di tempi come quello che stiamo vivendo.

Pensiero molesto

Devo ancora constatare con grande tristezza che c’è chi non capisce cosa sta succedendo. In Italia ancora ci culliamo con l’idea che la guerra sia finita e che stiamo vivendo un’epoca di pace. Che basti portare in piazza i cartelli con la scritta “Pace” perché questa si materializzi ovunque nel mondo e soprattutto a poca distanza da qui. Ma non è così. Il mondo è cambiato, definitivamente cambiato e noi siamo qui a sventolare bandiere sperando che basti per scongiurare il pericolo della guerra. Invece ci siamo dentro ed è del tutto inutile continuare a pensare che da noi non arriverà, che siamo in una botte di ferro, che siamo protetti da non si sa quale “scudo stellare”. Falso, non abbiamo scudi e non abbiamo difese. Non più. Siamo in balia di un pensiero molesto che si è intrufolato nel mondo e che continua ad espandersi ed è il credere che tutto quello che ci è stato garantito fino ad oggi deve esserlo per sempre.

E’ follia crederlo. La necessità di prendere coscienza che dobbiamo tutti difenderci e difendere la nostra democrazia, diventa sempre più urgente. Tutti noi dobbiamo farlo, nessuno escluso. La minaccia è molto grave e incombente. L’Unione degli europei è più che mai drammaticamente necessaria. Gli inglesi, i francesi, i tedeschi, gli italiani…tutti, senza distinzioni o pregiudizi, tutti dobbiamo respingere con forza questa onda di scetticismo nei riguardi del valori democratici che, se non arginata, ci sommergerà. Non serve litigare o cavillare su questioni di principio, l’unico principio al quale dobbiamo guardare è la difesa dei valori democrati nei quali siamo cresciuti, per i quali molti hanno dato la vita e che ora tocca a noi difendere. Strenuamente e tenacemente. Senza farci prendere dai distinguo e dalle rivalità, dalle discussioni senza senso su chi deve fare cosa. Non c’è più tempo per tatticismi politici e disquisizioni identitarie o idealistiche. La guerra è ormai diffusa ovunque e non parlo di quella che si fa con le armi o non solo, ma una guerra molto più subdola che si sta infiltrando nei pensieri e che riduce la nostra capacità di vedere chiaramente le ingiustizie, quelle vere, quelle che derivano dalla incapacità della politica di costruire una solida barriera contro chi vuole ridurci in schiavitù. La schiavitù moderna del pensiero eterodiretto e conformato ad un modello che ci fornisce risposte preconfezionate e mirate a incanalarci verso una forma di ottundimento generale che ci impedisca di ribellarci.

Il potere che alcuni credono di poter usare per annullare le libertà e influenzare le idee e imporci uno stile di vita che disprezza l’individualità e la ricchezza della diversità e ci obbliga a conformarci e ad adattarci alla violenza brutale di un pensiero che oscuri la nostra intelligenza e ci riporti indietro di secoli, si fa sempre più minaccioso.

E’ necessario che l’dea di unità e solidarietà tra i popoli torni ad essere centrale nel dibattito politico come in quello della società civile che ha un grande potere che deve mettere a frutto senza divisioni e tentennamenti e incanalarlo verso la difesa, strenua e incrollabile della Democrazia e della Libertà.

Il paese dei redcaps

Lo aveva promesso: avrebbe deportato immigrati a migliaia: sono nemici, mangiano animali domestici, sono criminali che assaltano le nostre donne…veramente sarebbe lui che ha assaltato le donne e ha denunce a bizzeffe e persino una condanna per questo.

Ha fatto trasferire in un buco di m… (shit hole) come ha definito i paesi africani e Haiti, da cui provengono molti immigrati, durante uno dei suoi famosi speeches, Mr. Red Cap, quasi 250 ragazzi e uomini venezuelani, in manette, piegati in due, mezzi nudi, con una divisa bianca da carcerati che li lasciava scoperti e trascinati come animali da macello sui pullman e poi sugli aerei che li avrebbero trasportati fino a El Salvador, in un carcere di massima sicurezza (Cecot) dove i diritti umani vengono violati continuamente.

Molti di loro, con ogni probabilità non sapevano neppure dell’esistenza della gang criminale alla quale sono stati associati. Mr. Redcap ha invocato un articolo del 1798 usato solo tre volte nella storia americana e sempre durante periodi di guerra, Un giudice (coraggioso) ha richiamato Redcap e gli ha intimato di riportali indietro perché quello che ha fatto è illegale e anticostituzionale e lui, per tutta risposta ne ha chiesto l’impeachment.

Questi sono alcuni dei deportati le cui famiglie si stanno attivando da giorni per riportarli a casa. Sono giovani che sfoggiano vistosi tatuaggi e pare che una delle motivazioni per arrestarli sia stata proprio questa: i tatuaggi. Sembra che gli affiliati alla gang criminale siano tatuati. Ecco: tatuarsi per Redcap è un grave reato, soprattutto (o solo) se sei immigrato.

Chi credeva di aver trovato l’America nel pase dei recaps, deve ricredersi e quello che gli era sembrato un sogno si sta trasformando in un incubo grazie al delirio dei redcaps e del loro delirante leader.

https://www.theguardian.com/us-news/2025/mar/20/deported-because-of-his-tattoos-has-the-us-targeted-venezuelans-for-their-body-art

La sozzeria dei numeri due

Mai come in questo momento mi sento di dire che disprezzo dal profondo la politica italiana che fa di tutto disprezzare se stessa. La bagarre che si è vista ieri alla Camera ne è la rappresentazione plastica. La premier Meloni sapeva di dover affrontare una tana di lupi pronti a scatenarsi e mangiarsela. Si sentivano forti della debolezza che Giorgia Meloni è giocoforza costretta a mostrare nei riguardi di un cialtrone che sta destabilizzando il mondo e della precarietà della stessa coalizione di governo per effetto delle mire di Matteo Salvini.

Un Salvini pronto ad innescare tutte le micce che la presidenza Trump e l’amicizia del tycoon con Putin, gli stanno fornendo per prendersi la scena ed, eventualmente, far cadere il governo sulla risoluzione in votazione al Parlamento in merito alle decisioni sul piano di difesa comune europea (o varie ed eventuali sempre in agguato).

La linea del governo non è retta, ma a zig zag grazie proprio alle intemperanze del leader leghista sempre in fregola di protagonismo e più che mai esaltato dalla vittoria del pregiudicato a Washington che sta maneggiando per trarre benefici personali dalla tragedia ucraina.

In questo scenario a dir poco destabilizzante per il mondo e pericoloso, mortalmente pericoloso per la tenuta della coalizione, Giorgia Meloni ha mostrato il grugno. E lo ha mostrato di brutto.

Dopo aver risposto a tutte le questioni poste dalle opposizioni con pacatezza e una non piccola dose di diplomazia (non sempre scontata in chi sa di dover affrontare un esercito nemico armato oltre i denti), ha concluso il suo discorso citando alcuni passi che lei ha definito salienti” del Manifesto di Ventotene citato (giustamente) come un faro dagli organizzatori della manifestazione indetta da Michele Serra e tenutasi sabato scorso (tra l’altro, pare, pagata coi soldi del Comune) per sostenere l’Europa, ed ha evidenziato alcune frasi dello stesso che la premier ha voluto rimarcare, secondo il suo punto di vista, non trovarsi esattamente in linea con l’idea di Europa democratica. Ed ha concluso che se le opposizioni stanno con quell’idea di Europa, lei, non ci sta. Lei ha semplicemente letto delle frasi che compaiono in quel celeberrimo manifesto e la reazione è stata violenta e scomposta e a tratti persino cruenta. Credo, una mossa studiata proprio per ottenere quel risultato.

Io non sto a ripeterle qui , tutti le possono leggere nei vari resoconti dei giornali. Ma la bagarre che ne è scaturita è, a mio parere, inguardabile. Gli stessi partiti che non vogliono aderire al progetto di difesa comune europeo, o lo fanno a denti stretti e un milione di riserve, si scatenano a bocche larghe, insulti, pianti e minacce contro ” l’insolenza” della premier. Ah…ecco la “fascista”, finalmente si è rivelata…dicono, alla meglio i duri e puri che erano pronti a scatenare l’inferno sulle problematiche interne al governo e sulla coalizione che traballa, sulla “incapacità” di Meloni di tenere il punto e sulla sua “debolezza” di fronte all’incalzare degli eventi e soprattutto in merito alla debordante attività del ministro leghista per farla cadere e prendere il suo posto. E ancora di più sulla sua “irrilevanza” nel consesso europeo di fronte alla “bomberleyen” ….

Insomma, pronti a metterla in croce e picconare sui chiodi. Ma lei, con una mossa imprevedibile, ma credo ponderata, gli ha tolto in due minuti il gusto di sbranarla e farla a pezzettini e tra le proteste, ha lasciato l’aula. E la frustrazione si è levata alta da sembrare la Fattoria degli animali nei momenti di maggior ribellione.

Il grugno lo ha mostrato eccome, soprattutto a chi pensa di avere in mano le carte per poter barare, quel tipetto amico dei due dittatori e sempre pronto a far cadere i governi quando pensa di avere le carte giuste in mano e che contava sulle opposizioni per farla rosolare a fuoco lento. Un ipocrita pieno di sé che fa politica sozza esattamente come i suoi due idoli.

In un momento di tragica precarietà delle democrazie e di inquietante disordine mondiale, i tatticismi di chi vorrebbe approfittare di questa situazione per prendersi più potere, sono disgustosi e Meloni, credo abbia voluto soprattutto dare un segnale che lei non si farà abbindolare tanto facilmente. E siamo solo all’inizio.

Il grugno

La famosa telefonata, quella che doveva portare la tregua, se non la pace in Ucraina, c’è stata, è finita tra reciproci complimenti e attestazioni di stima ma ha concluso che Putin è e rimane quel pre potente che è e che Trump è e rimane un sola, in gergo tecnico, ma più precisamente quello che una testata americana lo definisce oggi: a loser, un perdente.

Sono quasi certa che Zelensky ci contasse poco sulle promesse dell’americano bombarolo e ancora meno nelle “graziose” proposte indecenti dell’aggressore russo, ma ci ha ha provato ed ha fatto bene. La indecente sceneggiata nello studio ovale dove uno spudorato vice e un ancora più spudorato presidente Usa (e Jeddah), lo avevano umiliato, ha finito per rivelarsi un potente boomerang che é finito sulla nuca del presidente USA col cappelletto rosso ben calcato nella zucca. Ma Zelensky si dice disponibile a parlare con Trump ogni volta che i tanti impegni del presidente glielo concedono…il suo numero lui ce l’ha…

https://www.theguardian.com/world/2025/mar/19/russia-attacks-ukraine-hours-after-partial-ceasefire-agreed-putin-trump-call

https://www.open.online/2025/03/19/ucraina-russia-attacchiinfrastrutture-tregua

Cosa si sono detti quei due più o meno lo sappiamo, ammesso che la traduzione sia corretta. Il presidente Putin consente alla tregua se si fa tutto quello che vuole lui e intanto però continua a bombardare, sempre e comunque anche sulle infrastrutture energetiche (pare) che aveva detto che avrebbe risparmiato.

Davvero un bel risultato. Io non ci credevo, ma so per certo che c’è chi ci crede e crede ancora che Putin sia serio quando dice di volere la tregua, la pace, la solidarietà e la fratellanza tra gli uomini…di buona volontà di fare quello che vuole lui!

La “tregua” continua a non esserci anche dopo questa fitta conversazione telefonica tra i due amici che si sono fatti promesse d’amore eterno.

E in Europa che succede? Tra i leader europei c’era (giustamente) scetticismo, ma forse anche speranza. Meloni sta tra l’incudine e il martello ben distesa e pronta a prendersi le martellate. Se insiste a voler fare da paciera tra il suonato americano e l’Europa, finirà a fungere da anello di congiunzione…su Marte, ma qui, sulla terra, temo che debba prendere una posizione un tantino più energica e volitiva. E soprattutto più decisa sul fatto che quel tipo sta giocando giochi sporchi ( e lei lo sa) ai quali l’Italia dovrebbe rispondere con un fermo… acchi? con determinazione e dovuta diplomazia, certo. Sempre diplomazia ci vuole nelle relazioni internazionali, ma quando si ha a che fare con certi soggetti, mostrare un tantino di “grugno”, poco poco, non sarebbe male. Anzi, credo che sarebbe più che bene.

Il monocolo

Lo aveva detto, il pacifista: “Sarà un vero inferno se non liberate gli ostaggi”. E l’inferno è arrivato puntuale ed ha già fatto quasi 400 vittime tra i civili a Gaza. Dopo che da settimane non entravano più viveri perché Trump aveva congelato gli aiuti umanitari, ora i palestinesi sono ancora sotto le bombe,

Se aveva deciso di sfrattarli con le buone ora Trump lo fa con le cattive. Mar a Gaza non può attendere. Il progetto è pronto e gli investitori aspettano.

La situazione in Medio Oriente è sempre più esplosiva anche dopo l’avvento del “pacifico” o meglio pacifero o pacioso, Donald the Trump. Si, davvero un trump, un fastidio, un trappolo un energumeno che sta fomentando guerre ovunque.

Vuole il Canada, la Groenlandia, le terre rare o rarissime degli ucraini, Panama, mette dazi a manetta, fa crollare le borse… Deporta immigrati a migliaia, nottetempo, come criminali, li sbatte dentro dei pullman in manette, paga un dittatore perché li detenga nella prigione di cui questo si vanta: un immondo buco da dove uscire è quasi impossibile…davvero, un sogno questo pacifico dittatore democratico ” meno peggio” (mi dicevano) di chiunque altro al suo posto.

Persino il Cremlino ha detto che il raid di questa notte su Gaza è “eccessivo”…persino.

Siamo davvero a buon punto. Mentre Francesco dal suo letto d’ospedale invoca di mettere al bando tutte le armi (beh, si un Papa questo almeno lo deve dire), Trump ordina a Netanyahu di massacrare ancora i palestinesi con ancora 59 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas.

Israele con questa azione ha messo una seria ipoteca sulla possibilità che la guerra infinita possa avere una fine e che si possa finalmente pacificare quell’area che sembra davvero l’inferno in terra. Trump ci ha messo del suo e questi sono i risultati. E “siamo appena all’inizio” come ha detto lui nel suo interminabile speech al Congresso.

Molti israeliani sono contrari a questo ennesimo massacro e pare stiano dimostrando la loro rabbia per l’improvvisa cessazione della tregua che mette ancora di più a rischio la possibilità di rivedere vivi gli ostaggi ancora nella mani di Hamas.

Se questo è l’esito dei primi benefici delle politiche “dell’uomo di pace”, quello che fight fight fight (davvero un simbolo di pace), possiamo stare certi che la pace in Ucraina la vedranno col binocolo. O col monocolo, il binocolo è un lusso che non si possono permettere.

E iniziata “l’età dell’oro” per gli americani (forse). E nel resto del mondo, con lui è iniziata quella del piombo.

Un argomento futile

Forse qualcuno “non” se ne sarà accorto ma questo blog ha cambiato da qualche settimana l’immagine grafica. Sulla stessa compare una frase di una nota femminista.

Sarà anche un argomento futile che può trovare totale disinteresse, bene, me ne farò due ragioni. Sono quasi certa che chi ha visto la nuova immagine l’abbia messa in relazione con me. Ovvio sta sul mio blog, la “relazione” è evidente. Ma sono anche certa che dopo la prima impressione, qualcuno abbia pensato che io abbia voluto mettere un evidenza il fatto che sono una donna e con quella frase, chiaramente una “femminista”.

Che io abbia qui tenuto in modo particolare a trattare molti temi riguardanti i problemi delle donne, non c’è alcun dubbio, lo sanno tutti i frequentatori di questo spazio, pochi o tanti che siano (non faccio mai questioni di quantità, trovo molto più interessante la qualità), ma allo stesso modo, chi lo frequenta non può non riconoscere che questo blog tratta moltissimi temi al di la e al di fuori della “questione femminile”, anzi decisamente credo di poter affermare che qui si tratta in modo particolare di politica, nazionale e internazionale. La qualità degli articoli che trattano di questi temi può certamente essere messa in discussione, si può dire quello che si vuole e criticare e discutere, ma quello che credo non si possa dire é che questo blog non sia “vario”, non spazi su molti temi.

Perché dico questo? Perché ho notato che fra chi partecipa pochissimi hanno espresso valutazioni sulla nuova immagine che campeggia li in alto, come se la cosa non fosse rilevante o “insignificante”. Io non ci credo che lo sia. Credo, piuttosto, che alcuni lettori e commentatori (mi auguro pochi) abbiano pensato che io abbia voluto marcare “l’identità femminile” di questo blog e che abbia voluto circoscriverla dentro un “territorio” ben definito che è riconducibile alle “lotte femministe” e quindi io abbia voluto dare una sorta di “marchio di fabbrica” a questo spazio. Le etichette non mi piacciono in generale, quella di femminista poi non mi appartiene perché non mi sono mai considerata tale e però difendo le donne quando ritengo giusto farlo. E il femminismo è stato un movimento che ha aiutato le donne ad uscire da una posizione di subalternità, ma che ha contribuito a migliorare la società nel suo insieme. Anche se resta ancora molto da fare.

Posso sbagliarmi, naturale e magari si tratta semplicemente di indifferenza e nulla di più o di mie ubbie, ci sta.

Ma non vorrei che ci fosse dell’altro e che qualcuno (anche uno soltanto) abbia pensato che io abbia voluto mettere in evidenza alcuni aspetti a discapito di altri, per esempio, della serie: “se entrate qui sappiate che state parlando con una donna determinata a “lottare” per i diritti delle donne e che la “prospettiva” è questa e domina ogni tema trattato”.

Niente di più sbagliato, chi lo pensa è del tutto fuori strada.

Cambiare è sempre un rischio, ma è un rischio che dobbiamo correre per evolvere, progredire, non fermarci sui “risultati” ottenuti ma guardare avanti verso nuovi orizzonti. Vi sembra retorico? Banale? Pensatela come vi pare.

Quella frase non è mia, ma di una scrittrice e poetessa che è stata anche femminista e mi è piaciuta. Questo però non significa che io mi “batta” solo per le donne. Volevo confermarlo ad ogni buon conto, non si sa mai…

Spesso mi sono dovuta difendere da accuse ridicole di essere una che “odia gli uomini”, che ha una visione ristretta riguardo i rapporti tra i due sessi e che sarei “sessuofoba e bacchettona”…si, qualcuno lo ha messo nero su bianco e me lo ha postato, gentilmente indirizzato alla sottoscritta e queste “accuse” mi sono state fatte anche in passato più volte ma non gli ho mai dato alcuna importanza.

Bene, però ora colgo l’occasione per dire che si sbaglia chi (eventualmente) pensa che il solo fatto di parlare di femminicidi o soprusi o violenza o discriminazione delle donne, possa far credere anche lontanamente che io “odi gli uomini”. Ripeto si tratta di calunnia e questo non fa che confermare quanto di sbagliato ci sarebbe nel voler leggere quella frase che campeggia in home page, come una mia decisa presa di posizione, in qualche modo, “contro” gli uomini. (Ammesso e non concesso che qualcuno lo abbia pensato).

Sbagliato dal profondo e fuorviante e se qualcuno lo ha fatto si ricreda, io sono uguale a quella di prima, dove c’era il fiume coi cignotti e nessuna scritta “femminista”. E la nuova veste grafica è semplicemente un’evoluzione della precedente ma io non sono cambiata e non voglio affatto rappresentarmi in alcun modo che non sia semplicemente o complicatamente esattamente e sempre per quella che sono e che avete conosciuto fino a oggi.

PS:

Ringrazio per l’attenzione, magari mi sbaglio e ripeto, sono solo ubbie, ma ce l’avevo qui, sulla punta delle dita e se mi conoscete sapete che faccio molta difficoltà a tenermi dall’esprimere quello che penso.