Questa propensione a dialogare con una macchina la trovo spaventosa. Capisco che ci siano persone incapaci di dialogare con gli uomini e che le difficoltà di comunicazione siano sempre più evidenti e sono state portate anche dalla massiccia intrusione della tecnologia nelle nostre vite. Se da una parte la tecnologia ha molti aspetti positivi, non va dimenticato che ne ha altrettanti di negativi. Non tutti i marchingegni che compaiono come funghi sono per forza di cose un aiuto alla comunicazione. Per fare un esempio pratico: le auto super accessoriate con una quantità enorme di trucchi e trucchetti per renderle più “funzionali”…alla fine scopriamo che non utilizziamo neppure la metà di quella tecnologia di cui sono dotate, ma, al contrario, il più delle volte, serve solo a rendere più difficile e complicata la guida, quando non addirittura pericolosa perché schermi e schemini distraggono e la distrazione può essere mortale. Significa che il troppo stroppia sempre. Una macchina che si ritiene intelligente e capace di interagire con un umano, tenderà a sopraffarlo se non gli si mette qualche paletto. Io trovo pericolosa questa deriva che ci induce ad utilizzare tutti questi marchingegni perché ci vengono imposti dal mercato. La luce elettrica, il frigo, la televisione, il telefono, la macchina, il computer…nessuna di queste “innovazioni”, nel corso dei secoli ha preteso di essere “intelligente” e di spiegare la vita agli uomini. Questa volta è l’uomo che deve dire basta alla sua stessa smania di essere così intelligente da diventare così stupido da darsi da solo ma grossa mazza sui denti. Potrebbe non esserci ritorno.
La famigerata chatgpt non fa a meno dell’apprendimento supervisionato da organici.
Non mi risulta che le IA abbiano un “io” che possa pretendere qualcosa e si può benissimo averne la stessa considerazione che si avrebbe per gli oroscopi ed i tarocchi.
Ne faccio abitualmente a meno e certamente non ne apprezzo l’imposizione quando chiamo un servizio clienti telefonico e mi fanno perdere dieci minuti prima di passarmi un operatore (ed a quel punto magari cade la linea).
Però sono curioso di vedere cosa farà l’intelligenza sintetica con tutta la propaganda filoputiniana in giro, visto che l’addestramento lo fanno anche con i social.
Che molte persone abbiano voglia di partecipare ad un “test di turing” è già tanto dire ma è ancora più ironico leggere che ci si affida ad un’intelligenza sintetica per riconoscere se un’opera di ingegno sia il prodotto di umani.
Fatto sta che alcuni avvocati che hanno presentato in tribunale dei ricorsi scritti dalle IA, il “test di turing” lo hanno fallito davanti ai giudici.
Ideona, boicottiamo i captcha prima che diventino tanto difficili che servirà un IA per superarli.
Tropo tardi: ormai ci siamo dentro fino alle orecchie. A sentire i venditori di buffonate ormai anche lo sciacquone del bagno è munito di intelligenza artificiale. L’altro giorno mia figlia mi ha inviato l’itinerario per una gita proposto da ChatABC, interessante: però fa presto questo software ad invitarmi a farmi fare il giro delle bacarie più esclusive quando la carta di credito è la mia.
Però non tutto è intelligenza artificiale. Lo dovrebbe essere solo quando il sistema è in grado di imparare di volta in volta ad aggiustare il tiro. L’assistente artificiale del sito del mio fornitore di connettività ormai avrebbe dovuto capire, dopo svariate volte che l’ho mandato al bagno, che i problemi li dovrebbe risolvere da solo prima di chiedermi di valutare quanto utile è stato. Finora meno di mai. Ma tanto un umanoide non te lo passano nemmeno morti. Nei casi più fortunati di alcuni servizi ti risponde qualcuno dalla Romania, a chilometro zero.
Comincerò a credere nell’intelligenza artificiale quando ci sarà qualcos’altro in ufficio seduto alla mia scrivania a smazzarsi le grane quotidiane, mentre io starò passeggiando in collina, dando ogni tanto un’occhiata per verificare che l’intelligentone artificiale non abbia cambiato il conto su cui accreditare gli emolumenti.
R
e fa bene.