Il mondo va verso il peggio. Peggio non muore mai, diceva mia nonna. Già, “un mondo peggiore” dovrebbe essere lo slogan attuale. Sembra essere un declino globale. La contro globalizzazione, la guerra, il governo sempre più ladro, il sacco dell’ambiente, la moda del uotsapp, uotson, uotsgone. Sempre più cani e sempre più villani in giro. Persino i lupi, avvistati in centro a Milano.
Questo non è un messaggio di speranza. Oggi mi va così. Non vedo speranze in giro, vedo solo brutture. Scemenze, idiozie, idioti e scemi. Una umanità sconfitta, sconvolta, impreparata a tutto.
Ci sono stati i reali inglesi da noi, Carlo e Camilla ci sono venuti a trovare. Siamo belli noi italiani, siamo sempre stati belli. Così ci vedono gli inglesi. Gli piacciamo, siamo artistici, abbiamo i monumenti, il sole, il mare e la pasta. Sono tornati contenti? Li abbiamo delusi?
Abbiamo anche il Papa. E cos’altro abbiamo? La pizza? il vino, gli spaghetti e poi? E poi abbiamo anche tanti ricordi. Di quando…di quando, non saprei. Non ricordo. Ho ricordi vaghi di una paese più accogliente, più gentile più simpatico, più buono. E di un …mondo migliore.
Ora, non so, mi sembrano tutti rincretiniti, tutti schermati, tutti ingippati. Nessuno si guarda, nessuno si parla, nessuno si sorride. Siamo tutti incazzati. Si, proprio, non si può dire altrimenti. Viviamo? ma come viviamo? di cosa viviamo? di speranza di sperare, viviamo.
Ieri ho sentito questo dialogo tra due, uomo e donna, cinquanta o giù di li entrambi:
Lei: io non sono bella, lo so
Lui: ma no, sei, sei, …
Lei: sono affascinante, lo so, non bella ma affascinante, si.
Erano seduti al bar, fuori, tutti i bar sono fuori, fuori ci sono solo bar. e questi discutevano di questo. Se era meglio essere belli o essere affascinanti.
Io non saprei. Forse è meglio essere come si è e però se non sei né bello, né affascinante, cosa sei? Intelligente? Umano, sensibile, creativo, spiritoso, colto…non conta. O sei bello o sei affascinante. Meglio la bellezza o il fascino?
Mondo peggiore. Forse devo sentire la psicologa.
Mariagrazia, il fatto in sé e la “lettura” dello stesso non sono la stessa cosa. Anche per questo neanche le domande sono tutte “uguali”. Non ne parliamo delle parole pronunciate con l’intenzione di “catturare” tanta complessità.
È meglio essere “belli” o “affascinanti” sapendo che le preferenze personali possano non essere universali? Se quadri di Picasso fossero vivi soffrirebbero di dismorfofobia mentre la folla di appassionati li osserva?
Se le offrissero la possibilità di svegliarsi domani ed essere Trump per tutta la vita che a lui rimane accetterebbe pur di avere quattro anni da POTUS per rimediare al casino che stanno causando? Le ricchezze di Trump sarebbero risarcimento per lei sufficiente?
R
tutte le ricchezze del mondo non mi ripagherebbero mai di non essere me un solo giorno.
Ma le faccio io una domanda: lei pensa di aver capito quello che volevo comunicare?
Mariagrazia ma certo che no: le multiple interpretazioni possibili sarebbero comunque una “lettura” in assenza di riscontri e feedback. Se poi pretendessi di riassumere il “sentito” di qualcun altro con poche parole non farei altro che ridurne ulteriormente la corrispondenza.
Oggigiorno viviamo in un modo di “poche parole” ed il fatto che degli estranei possano usare la medesima parola pur facendo riferimento a rappresentazioni totalmente differenti è interessante anche se non bello.
La circostanza che qualcun altro possa intendere “per davvero”, a dispetto di quello che manca, ha un che di “poetico” e sono tanti i discorsi che partono da tale presupposto. Meno parole servono per intendersi tanto più c’è identità di visione.
Sono riuscito a rispondere alla sua domanda?
R
si, benissimo. Forse ho capito meglio io cosa volevo comunicare. Ora ci penso.
Cara Mariagrazia, eccoci al “fasci-no” che mi pare un imperativo sottaciuto e risponderebbe a tante delle brutture che denunci.
Ieri hai sentito un “dialogo tra un’impegnata e un non so” (op.cit), il tuo sfogo mi ha riportato alla mente un brano di quello spettacolo che ho avuto la fortuna di vedere al Politeama Genovese mentre lo registravano per l’Album nel 1972 imberbe adolescente:
Direi che i temi che hai trattato ci sono tutti, mastini, lupi, città, disagio di vivere.
Ti faccio io una domanda, ma tu pensi di aver capito quello che voleva comunicare quello che di sicuro non capisce Picasso, visto come ne parla?
R
Gaber, finissimo umosatirista. E’ vero, ci somiglia.
La domanda? non la capisco. Spiegati meglio.
A volte nella vita non non si apprezzano le cose che si hanno. Io invece apprezzo anche quelle che non ho: per esempio il fatto che non ci sia alcuna possibilità che un giorno mi svegli costretto ad essere un genovese che crede di capirne di Picasso.
R
Beh, Copy, devo dire che questa è un arzigogolo ben riuscito, comprensibile e “ottimistico”. Ma è vero, siamo poco propensi ad apprezzare quello che abbiamo perché non conosciamo il sentimento della gratitudine.
Povero Picasso, ridotto da “BlablaBar” a esempio delle sue contorsioni mentali.
Mariagrazia continua ad equivocare i suoi arzigogoli (così li chiama).
Mi piacerebbe imbastire una bella discussione su Picasso, ma temo che “Blabla” non abbia le basi a leggere interrogativi esistenziali come questo:
“Se quadri di Picasso fossero vivi soffrirebbero di dismorfofobia mentre la folla di appassionati li osserva?”
Esilarante, chissà le matte risate che si fa anche “Pablo” da lassù (da mafioso pacifista quale era).
R
arzigogoli…che bella parola non trovi? Secondo me descriveva bene quella frase di Copy, che, ti confesso mi ha fatto ridere, non certo perché io pensi che tu non conosci Picasso, tutt’altro ma solo perché era un arzigogolo spiritoso. Ma perché dovrei equivocare? Capisco benissimo che non vi prendete proprio, ma che ci posso fare? E poi che ne sappiamo se Copy non ne sa almeno quanto te di Picasso e se non saprebbe spiegare meglio cosa intendeva dire con la domanda se i quadri di Picasso si prestano a sentirsi dismorfofobici?
Chi può dirlo, chi può essere dentro l’anima di un quadro per sapere cosa prova? Io non ne sono all’altezza, tu lo sei di certo, ma non posso dire che Copy non lo sia.
Però io apprezzo, sempre, ogni giorno, quello che ho.
La domanda sul quadro di Picasso proponeva un confronto irrealistico tra le percezioni di due distinti soggetti: “gli appassionati” e “l’arte vivente”.
Il genovese ne percepisce uno solo. Cosa volete che sia per lui parlare di Picasso se i suoi post sono come una banana attaccata col nastro adesivo in attesa che qualcuno li valuti milioni. (Finora ha lasciato dietro di sé una lunga lista di questioni di merito senza risposta.)
R
Copy, d’ora in poi (ripeto), per favore citi A59 (quando si riferisce a quello che scrive) invece di definirlo in vari modi.
(Lo stesso vale per A59).
Cara Mariagrazia, ma ci puoi giurare che di BlablaBar non so che farmene, meno che mai delle sue arzigogolate su uno dei padri del movimento cubista.
Tu non ci devi fare nulla, io lo trovo esilarante nel suo immenso autocompiacimento, il più delle volte si capisce da solo, per il resto arzigogola a casaccio.
Anche qui mi viene in mente il signor G.
Quando invece sto leggendo Hegel
mi concentro sono tutto preso
non da Hegel naturalmente
ma dal mio fascino di studioso.
Lo sintetizza in maniera perfetta.
Buona giornata.
R
A59
quando parli di Copypasta sei pregato di citarlo senza usare altre definizioni. (lo stesso vale per Copypasta).
Conoscere a fondo Picasso non c’entra nulla con quello che voleva spiegare Copypasta, il concetto questa volta era chiaro. Se poi per parlare di qualsiasi cosa bisogna esibire un master di 5 anni sulla materia finirà che non si potrà più discutere nemmeno di calcio, a meno di non aver allenato come minimo in serie C. Il cielodurismo intellettuale (di sinistra, direbbe Gaber) è parimenti funesto del cielodurismo muscolare (di destra, direbbe sempre Gaber).
Per quanto riguarda gli scemi che ci circondano quotidianamente sarei meno pessimista: ci sono sempre stati, è che tutti gli strumenti tecnologici hanno a disposizione li aiutano non poco a venire alla luce.
R
buona la battuta. Si, e con le chat della intelligenza artificiale ci sono anche quelli che “dialogano” con una macchina e si scambiano persino pensierini amorosi con un pezzo di materia inerte.