Lo sfasciacarrozze

Forse Tajani non ha ben presente di chi parla quando definisce Salvini uno sfasciacarrozze. E’ bastato che l’abbia detto perché si sia fermata l’Alta Velocità che sta diventando alta criticità. Ma le colpe di Salvini sono tutte da vedere, si parla di piani per boicottarlo e forse potrebbe persino esserci lo zampino dei russi . Russi che ci stanno spiando coi droni che viaggiano sopra aziende strategiche per la Difesa. E Salvini che fa? Sfascia i progetti di riarmo europeo e si dichiara pacifista ad oltranza e garante della alleanza con gli Usa. Si sente già sicuro che Trump manterrà buoni rapporti con l’Italia e che Putin non ci farà mai del male. A noi. E gli altri si difendano da sé. Ma Salvini è anche convinto che il governo non avrà mai problemi dalla Lega, si sente fortemente fedele all’alleanza e alla premier Meloni. Si sente un sacco di cose e soprattutto si sente leghista legato alla politica del fa e del disfa e del morto un re se ne fan tre.

Un personaggio inquietante che sta facendo preoccupare i suoi alleati e gongolare i suoi oppositori sempre pronti a trarre benefici dalle sue inquietudini. Un quadro politico difficile da decifrare. Ma da chi prende ordini Salvini? Che autonomia politica ha? Quella differenziata dalle politiche del suo stesso governo e afferenti ai due super potenti per eccellenza, uno di qua e l’altro di la?

Quesito difficile. Salvini non ha fatto mai mistero delle sue simpatie per Putin , come quelle per Trump. E’ decisamente in una botte di cristallo.

Ecco che lo sfasciacarrozze potrebbe essere una mina vagante che potrebbe anche esplodere non appena sentisse che la sua base sta con lui, che lo appoggia, che lo incita a cercare di prevalere nella coalizione con le sue idee di bellicoso pacifista. La UE si riarma? Salvini si mette lo scudo da guerriero di Da Giussano e incita i suoi sul pratone al grido: all’armi fratelli leghisti combattiamo per la pace e chi non è con noi, bomba lo colga.

Ma, può pure darsi che qualche prataiolo veneto abbia già deciso di sfasciargli qualche botte di prosecco o di cabernet sul cranio ministeriale. In senso figurato, s’intende. La sporca politica dei dazi del suo beniamino sta già facendo le prime vittime, può pure darsi che qualche leghista preferisca rivoltarsi e dare il suo consenso a chi le carrozze le sfascerebbe in testa a quel tipino. Sempre in senso sfigurato.

Eccolo il pacifista Peace and Love, colui che va dove lo porta…il naso.

Insensata follia

Ritornare a casa e trovarla distrutta assieme a tutta la famiglia, deve essere un dolore che non si può neppure immaginare. The Guardian oggi narra la vicenda di un palestinese che ha passato un anno in una orrida prigione israeliana dove ha perso 25 chili, rastrellato assieme ad altri e imprigionato senza motivo. Lui, un insegnante, ha resisto all’orrore della prigione solo col pensiero di rivedere i suoi cari: la moglie e i suoi cinque figli.

Ma quando è arrivato a Gaza ad attenderlo c’era solo il fratello e le macerie della sua casa e le tombe coi resti dei suoi familiari deceduti otto mesi prima durante un bombardamento.

L’orrore di questa insensata follia si mostra ogni giorno più nella sua immensa crudezza e disumanità. Israele guidata dal dittatore Netanyahu sta passando dal diritto di difesa a quello di sterminare degli innocenti e ormai questa follia sta durando un tempo interminabile e il mondo sembra impotente a fermarla.

L’unico che poteva influire per farla cessare è Trump, ma con lui nonostante un simulacro di tregua, i massacri sono continuati e non si vede proprio come la situazione possa ricomporsi almeno in una parvenza di vera cessazione delle ostilità da parte di Israele. Israele che con il governo che la guida sta passando dalla parte del torto e non c’è diritto di difesa che tenga ormai: la fragile tregua e la riconsegna degli ostaggi e dei prigionieri, sembrano un film dell’orrore che viene riproposto in continuazione mentre non c’è in vista alcuna soluzione che possa portare davvero ad un definitivo cessate il fuoco. Anzi il leader palestinese ringalluzzito dai suoi rapporti col personaggio che presiede gli Usa, sembra più intenzionato che mai a continuare fino a che non avrà distrutto anche l’ultimo residuo di resistenza dei palestinesi.

Molti protestano in Israele ma lui va avanti coi paraocchi e la situazione sembra ingarbugliarsi invece che dipanarsi. E Trump che dalla fine di questo ennesimo conflitto in quella terra martoriata vorrebbe ottenere l’onorificenza più ambita: il Nobel, sembra aver complicato le cose al punto che c’è da chiedersi se con lui il conflitto invece che cessare, stia per allargarsi.

E, con la stessa protervia che ha mostrato con la crisi ucraina, e che sta mostrando nei riguardi di una bella fetta di mondo, non stia portando davvero il mondo verso quel baratro che sembra sempre dietro l’angolo da quando Putin ha dato l’avvio alla sua “operazione speciale” contro un popolo che non aspettava che di vivere in pace e in libertà.

https://www.theguardian.com/world/2025/mar/30/palestinian-hostages-israeli-prison-coming-home-catastrophe

Auguri Vittorio

Vorrei fare gli auguri a Vittorio Sgarbi. Si trova in ospedale a Roma in preda ad una forte crisi depressiva. Strano per lui, chi lo avrebbe detto? Eppure è così ed è grave perché non si vuole alimentare ed è in pericolo di vita.

Non ricordo bene l’ultima volta che l’ho visto in Tv, ma sono mesi ormai. Quello che mi ha colpito è stato quest’uomo che si lisciava e rimandava indietro il ciuffo di capelli bianchi, i suoi capelli che sono un segno distintivo della sua personalità. Ed ho notato che si guardava nel monitor e se li aggiustava come se si sentisse in profondo disagio, li sentisse fragili, spenti, come doveva sentirsi lui.

“Un treno fermo in una stazione sconosciuta”. Così ha detto di sentirsi. Si, un treno come era prima di cadere in questa profonda depressione e una stazione che non conosce è la “fermata” che gli sta imponendo la malattia. Una malattia insidiosa, subdola che coglie all’improvviso con pochi sintomi premonitori ma che è in grado di annullare anche le personalità più forti. Anzi, proprio se la personalità è forte, la depressione attacca con maggiore forza e uscirne è come arrampicarsi a mani nude per uscire da una fossa.

Forza Vittorio, metticela tutta, puoi uscirne ma solo se ti impegni con tutte le tue forze e subito. non c’è molto tempo. Subito, esci dalla stazione. Con calma, passetto a passetto, ma esci.

Quel suo gesto di ricomporsi i capelli e uno sguardo smarrito mi ha dato la sensazione di qualcuno che si sentiva improvvisamente la fragilità della propria umanità. Un uomo apparentemente “invincibile” che si scopre fragile e umano, molto umano.

Ritorna ad essere un treno ed esci da quella stazione che è quella della tua Via Crucis. Solo dentro di te puoi trovare la determinazione per rimettere in moto il treno che c’è in te e io ti auguro di trovarla presto, subito, domani, stanotte, prima possibile.

Auguri Vittorio.

Ritratto di un fun maker

Anche Berlusconi si sarebbe divertito molto a farsi chiamare “il presidente fertilizzatore”. Fertilization president, Trump ha definito se stesso con questo appellativo e ha detto di essere ancora molto orgoglioso di questo e mentre le donne riunite per un evento sulle donne nella Storia ridevano a crepapelle, lui, divertito della sua stessa battuta ha fatto una mezza risatina e con lo sguardo “acchiappesco” ha affascinato la platea femminile che lo osservava adorante. Che macho, ragazze. Lui si è autocompiaciuto di tanto apprezzamento e ha continuato dicendo: mi piace, non è male, sono stato definito molto peggio.

E dai, insomma, quanto si sta divertendo Donald? Quanto gli piace presiedere la grande potenza? ne fa una e mille ne inventa. Questa del “fertilizzatore” gli casca a pennello, lo aveva detto: donne, mi prenderò cura di voi che lo vogliate o no. Come si fa a non adorarlo?

E va bene, ancora di lui parlo, ma come faccio a fargliela passare? A dire la verità mi ha fatto ridere, mi ha quasi ispirato un moto di simpatia. Me se penso a quello che sta combinando in giro per il mondo, con le sue smanie per prendersi la Groenlandia e farla diventare Trumplandia, prendersi il Canada e Panama e fare della striscia di Gaza un resort per miliardari e dell’Ucraina un garage per auto (americane) rottamate, la simpatia mi passa subito e penso che non è altro che uno che si crede bello (ancora) e che le donne ancora sbavino per lui e ogni sua azione dimostra un narcisismo patologico incurabile.

Ha fatto togliere un suo ritratto che era da anni appeso nel Municipio in Colorado e ora dovrebbe riempire il vuoto con un altro ritratto che gli ha regalato Putin, ma ancora non lo ha mostrato. Quando ha chiesto di levarlo ha accampato la scusa che Obama al suo confronto sembrava un Adone mentre lui in quel quadro appariva bolso.

Pensate che cura si prende della propria immagine e ora che è diventato il presidente fertilizzante il suo ego sarà cresciuto più di quello del suo amico altrettanto fertilizzatore Musk. Una coppia che è meglio non incrociare per non rimanere incinte solo con uno sguardo. Come succedeva ai tempi in Italia.

Le donne presenti alla cerimonia sapranno presto se la “cura” ha funzionato e se la Patria potrà contare su tanti donaldini per servirla e farla sempre più grande. Potenza dei super potenti coi super poteri.

Scusa Mariagrazia

Ho i miei punti fermi, come tutti, ma cambio anche spesso idea. Non sono volubile, no, ma posso avere tre idee diverse sulla stessa cosa nel giro di pochi minuti. Mia madre diceva che ero: “un ‘ora da vovi, un’ ora da latte”, beh anche i non veneti lo capiranno. Ciclotimica, insomma.

Faccio un esempio, uno a caso: su Donald ho un chiodo fisso: mi fa senso. Come uomo e come presidente. Lo trovo incompatibile con quel ruolo. Ora che ha lasciato i peli sul viso e sulla testa del colore bianco naturale, fa abbastanza pena, non è migliorato anche se a me i capelli bianchi in un uomo piacciono, li trovo affascinanti… Quello che dice e quello che fa…da incubo. Ma davvero quel tipo sta ancora li, in quel posto? E mi ha dato della parassita, come si permette signore? Io signore? si signore, parassita ci sarà lei e tutto il suo staff di brutti e impossibili imbusti.

Ecco questo è un punto fermo, non cambierò mai idea su di lui neppure se gli daranno il Nobel per la Pace e forse glielo daranno: gli va tutto bene, deve avere qualche amuleto speciale.

Un punto mobile, al contrario, è questo spazio: ogni due per tre, ultimamente, penso di chiuderlo. Si, chiudere. Che ci sto a fare qui? Me lo sono chiesta anche oggi. Pochi ormai partecipano: sono antipatica, parteggio per quel perditempo di Zelensky e non apprezzo abbastanza Putin, o, almeno, non parteggio decisamente per lui, no, decisamente. Rispondo in modo alternativo a seconda di chi commenta e spesso vengo accusata persino di essere offensiva o se non proprio, decisamente incongrua. Che ci sto a fare qui?

Poi scrivo solo della guerra in Ucraina e di Trump, due mie ossessioni. Volete mettere scrivere sulle beghe dei Cinquestelle o del PD o sul governo e sulle sue falle? Non critico abbastanza Meloni e i suoi ministri, eppure saprei come fare se volessi, ma non lo voglio fare. Sono tetragona. E perché? forse mi paga? Beh, e chi lo sa?

Ma poi che cosa è un Blog? No, decisamente non è un apostrofo rosa e nemmeno di altri colori. Non è una chat, non è …un libro da messa, non è…insomma non é. Questo qui é un Blog che Non è. … e se c’è però parla solo e sempre delle stesse cose…che lagna.

Eppure c’è chi ancora lo legge, anche dall’estero. Che cosa ci troveranno poi? Anche i commentatori desaparecidos, quelli che non mi sopportano e non sopportano le mie intemerate e le mie stupide regolette…però leggono. Per affezione? Disaffezione o per scoprire quanto tempo ci metto a stancarmi e a chiudere? Boh. Va a sapere.

Un tempo chiedevo scusa per il mio carattere, oggi non mi va più, anzi chiedo scusa a me stessa, si, avete capito bene, mi devo scusare da me: scusa Mariagrazia (dice Mariagrazia).

Ecco, oggi mi va così e ve lo dico. Si, un Blog è anche questo e oggi mi va di scusarmi da per me e dirmi che mi voglio bene perché me lo merito. Se volete dire la vostra, bene, se non volete, va bene lo stesso.

E’ un bel tema? si, non male.

Houston, abbiamo un problema

Scopriamo ora che Trump si è circondato di “bravi ragazzi” come lui? Scopriamo oggi che Trump è quel nice fellow che è? No, lo sapevamo già. E sapevamo pure che quella banda che si è scelto per sgovernare è il peggio che poteva raccattare e infatti l’ha raccattata a ragion veduta e perduta. Data la sua intelligenza politica non avrebbe potuto fare di peggio, considerando il suo genio o anche Daimon, come lo chiamano i filosofi/psicologi, non avrebbe realmente potuto fare peggio. Ed era esattamente quello che voleva. Sentirsi dare del cretino dal suo vice, deve averlo riempito di orgoglio. Ma tu guarda questo parac…era proprio il meglio del peggio che potessi scegliere e si è sentito il cuoricino sobbalzargli nel glabro petto. Lo proporrà per qualche medaglia per lo spudore? Spudorato q.b., ci sta. L’uomo è all’altezza del compito. Si, good pick.

Insomma la notizia è che i piani segreti americani sono stati rivelati tramite una chat ad un direttore di un giornale: The Atlantic, il quale all’inizio pensava che lo prendessero per i fondelli, poi quando le bombe sono cadute davvero in Yemen (come gli era stato comunicato) si è ricreduto: era tutto vero. ‘Sti scalzagatti.

Non è un film ma la verità e siamo solo all’inizio. L’Europa ora ha saputo nero su bianco, anzi è stata informata via chat (che fa tanto readiness) quanto l’amministrazione di quel tipo, l’ami, la tenga in considerazione, ce l’abbia, diciamo, per fare una citazione dotta “tra le tombe etrusche”. E non ci giunge nuovo visto che Trump ne aveva già tessuto abbondantemente le lodi dicendo che la UE era nata per dare fastidio a lui.

Ci aspettiamo che ci arrivino sulla nostra mail i piani segreti ma non troppo per spolpare l’Ucraina firmati Tulsi (the) Gabbard, Bottom secret.

Sulla mia anche no, grazie, me li sono mailati da per me… da mo’.

A chi potrei telefonare?

Salvini telefona a J.D.Vance, il vice di Trump e, pare, sia subito crisi. Al governo, s’intende. Salvini è noto per far cadere i governi, ha esperienza in materia. Si stanca della routine, ha sempre bisogno di evadere. Una telefonata, si diceva, allunga la vita. Quella politica di Salvini potrebbe esserne favorita. Ma potrebbe pure accorciare quella del governo.

Lui dice di no, che non c’è sotto nulla del genere e che anzi lui lavora perché il governo prosperi…guardateli i due in questa foto, si assomigliano no? Fisicamente un po’ ma anche nel carattere: sono due bei para…venti entrambi. Ed entrambi hanno mire. Si insomma, mirano a prevalere ad eccellere ed eccedere. Se non si mira in alto si rischia di spararsi sui piedi.

https://www.rainews.it/articoli/2025/03/telefonata-salvini-vance-il-vicepremier-e-leader-della-lega-il-tema-e-la-pace-non-il-riarmo-6c73c85c-d3bb-4a47-8602-dcfae77c23b7.html

I suoi minimizzano, fanno i pompieri. Molinari si presenta in TV davanti al manifesto della Lega con scritto “Salvini premier”, giusto per gettare aqua sulla benzina.

Dilla tutta, Salvini, non raccontarcela, tu sei stanco di vicepremierare e ti vuoi prendere il cucuzzaro e Trump ti cade a pennello e però, intanto ti scambi effusioni al telefono col suo tirapiedi e non sia mai che ti prenda in simpatia e da cosa nasce sempre cosa…qualche volta.

Ormai è tutto un tourbillon di telefonate: Trump telefona a Putin, Zelensky telefona a Trump e a mezzo mondo, Salvini telefona a Vance, mentre Biden non ha mai telefonato a Putin ed è proprio qui che è cascato l’asino …pare.

Quasi quasi è venuta voglia di telefonare anche a me. Ma a chi? Non ho contatti in alto o altissimo loco (anche se a Putin qualcosina potrei anche dire) e col telefono ho un rapporto piuttosto ambivalente e anzi, decisamente, intermittente. Ma ora ci penso e qualcuno mi verrà in mente. Ve lo farò sapere. Ma a Tajani, no. Troppo “pettinato” per i miei gusti, forse a Crosetto…beh si, magari. Ho saputo che è un rockettaro e forse troviamo qualche spunto di conversazione e poi non ha problemi col pettine. Oppure telefono a Salvini e gli dico papale quello che penso di lui, ma poi cosa penso di lui? E vale la pena “pensarlo”?

Ma va, mi sa che telefono a me stessa e mi dico quello che penso di me. Ecco, si e mi sa che sarà una telefonata costruttiva.

Mondo ubriaco

Erdogan come Putin non vuole mollare il potere. Le proteste di piazza in questi giorni, dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, sono state massicce e, come sempre succede, in molti sono finiti in prigione.

Imamoglu è oppositore di Erdogan e doveva candidarsi alle primarie per partecipare alle prossime elezioni previste nel 2028, ma è stato incarcerato con l’accusa di corruzione proprio per impedirgli di farlo e di diventare un serio pericolo per la dittatura del leader turco che non ci sente di togliersi dai piedi. Come Putin tiene il potere da anni in forma autoritaria ma si mostra un personaggio affidabile e subdolo quando deve trattare in sede internazionale. La borsa turca è crollata a causa delle proteste e la situazione è in divenire ma critica.

Pare che Erdogan abbia chiesto aiuto a Trump e questo, pur infischiandosene di tutti, pare gli abbia promesso supporto. Eh già, tra dittatori ci si intende.

La Turchia è in subbuglio e le proteste continueranno certamente nonostante gli arresti e le cariche della Polizia . Erdogan è un autocrate, un leader autoritario e repressivo delle opposizioni.

Questi personaggi diventano sempre più influenti e trovano appoggi da altri come loro e ormai il mondo si sta avviando verso un ritorno sempre più evidente di regimi dispotici e che con la democrazia poco hanno a che vedere.

Brutte notizie sempre, fine pena mai. Ogni giorno sembra un brutto giorno per il mondo. Fatica a trovare l’equilibrio e sembra andare a sbattere ogni giorno di più. Il mondo è ubriaco di guerra e di cattiveria e di pulsioni autoritarie che nascono un po’ dovunque.

Sembra che ci sia una volontà diffusa a calpestare i diritti umani e i valori primari quali libertà e indipendenza e autodeterminazione dei popoli.

I turchi vorrebbero cambiare ma chi sta al potere da anni lo vuole impedire. la loro volontà non conta, conta solo il potere e chi lo detiene non lo molla. Un potere dispotico che prevede che il popolo sia sottomesso e non abbia voce e nessuna autorità per migliorare le proprie condizioni di vita.

In questo scenario mondiale di guerre e guerriglie diffuse, con la principale democrazia che si sta rapidamente trasformando in una dittatura, sembra esserci davvero poca speranza per la libertà. Ma io voglio sperare che non sia così e che la rivolta popolare in Turchia continui fino alla liberazione del sindaco detenuto ingiustamente. Il popolo può essere schiacciato cento volte, ma arriva un momento nel quale anche il potere più subdolo deve confrontarsi con la sua forza e capire che reprimere non basta e neppure il bastone e la carota e che deve confrontarsi con una realtà che non gli piace ma con la quale deve fare i conti e che questi potrebbero anche non tornare in suo favore. E mi auguro che questo accada in Turchia come altrove anche se mi rendo conto di quanto sia sempre più difficile e però sperare non costa nulla e aiuta ogni giorno a vivere nonostante il clima cupo di tempi come quello che stiamo vivendo.

Pensiero molesto

Devo ancora constatare con grande tristezza che c’è chi non capisce cosa sta succedendo. In Italia ancora ci culliamo con l’idea che la guerra sia finita e che stiamo vivendo un’epoca di pace. Che basti portare in piazza i cartelli con la scritta “Pace” perché questa si materializzi ovunque nel mondo e soprattutto a poca distanza da qui. Ma non è così. Il mondo è cambiato, definitivamente cambiato e noi siamo qui a sventolare bandiere sperando che basti per scongiurare il pericolo della guerra. Invece ci siamo dentro ed è del tutto inutile continuare a pensare che da noi non arriverà, che siamo in una botte di ferro, che siamo protetti da non si sa quale “scudo stellare”. Falso, non abbiamo scudi e non abbiamo difese. Non più. Siamo in balia di un pensiero molesto che si è intrufolato nel mondo e che continua ad espandersi ed è il credere che tutto quello che ci è stato garantito fino ad oggi deve esserlo per sempre.

E’ follia crederlo. La necessità di prendere coscienza che dobbiamo tutti difenderci e difendere la nostra democrazia, diventa sempre più urgente. Tutti noi dobbiamo farlo, nessuno escluso. La minaccia è molto grave e incombente. L’Unione degli europei è più che mai drammaticamente necessaria. Gli inglesi, i francesi, i tedeschi, gli italiani…tutti, senza distinzioni o pregiudizi, tutti dobbiamo respingere con forza questa onda di scetticismo nei riguardi del valori democratici che, se non arginata, ci sommergerà. Non serve litigare o cavillare su questioni di principio, l’unico principio al quale dobbiamo guardare è la difesa dei valori democrati nei quali siamo cresciuti, per i quali molti hanno dato la vita e che ora tocca a noi difendere. Strenuamente e tenacemente. Senza farci prendere dai distinguo e dalle rivalità, dalle discussioni senza senso su chi deve fare cosa. Non c’è più tempo per tatticismi politici e disquisizioni identitarie o idealistiche. La guerra è ormai diffusa ovunque e non parlo di quella che si fa con le armi o non solo, ma una guerra molto più subdola che si sta infiltrando nei pensieri e che riduce la nostra capacità di vedere chiaramente le ingiustizie, quelle vere, quelle che derivano dalla incapacità della politica di costruire una solida barriera contro chi vuole ridurci in schiavitù. La schiavitù moderna del pensiero eterodiretto e conformato ad un modello che ci fornisce risposte preconfezionate e mirate a incanalarci verso una forma di ottundimento generale che ci impedisca di ribellarci.

Il potere che alcuni credono di poter usare per annullare le libertà e influenzare le idee e imporci uno stile di vita che disprezza l’individualità e la ricchezza della diversità e ci obbliga a conformarci e ad adattarci alla violenza brutale di un pensiero che oscuri la nostra intelligenza e ci riporti indietro di secoli, si fa sempre più minaccioso.

E’ necessario che l’dea di unità e solidarietà tra i popoli torni ad essere centrale nel dibattito politico come in quello della società civile che ha un grande potere che deve mettere a frutto senza divisioni e tentennamenti e incanalarlo verso la difesa, strenua e incrollabile della Democrazia e della Libertà.

Il paese dei redcaps

Lo aveva promesso: avrebbe deportato immigrati a migliaia: sono nemici, mangiano animali domestici, sono criminali che assaltano le nostre donne…veramente sarebbe lui che ha assaltato le donne e ha denunce a bizzeffe e persino una condanna per questo.

Ha fatto trasferire in un buco di m… (shit hole) come ha definito i paesi africani e Haiti, da cui provengono molti immigrati, durante uno dei suoi famosi speeches, Mr. Red Cap, quasi 250 ragazzi e uomini venezuelani, in manette, piegati in due, mezzi nudi, con una divisa bianca da carcerati che li lasciava scoperti e trascinati come animali da macello sui pullman e poi sugli aerei che li avrebbero trasportati fino a El Salvador, in un carcere di massima sicurezza (Cecot) dove i diritti umani vengono violati continuamente.

Molti di loro, con ogni probabilità non sapevano neppure dell’esistenza della gang criminale alla quale sono stati associati. Mr. Redcap ha invocato un articolo del 1798 usato solo tre volte nella storia americana e sempre durante periodi di guerra, Un giudice (coraggioso) ha richiamato Redcap e gli ha intimato di riportali indietro perché quello che ha fatto è illegale e anticostituzionale e lui, per tutta risposta ne ha chiesto l’impeachment.

Questi sono alcuni dei deportati le cui famiglie si stanno attivando da giorni per riportarli a casa. Sono giovani che sfoggiano vistosi tatuaggi e pare che una delle motivazioni per arrestarli sia stata proprio questa: i tatuaggi. Sembra che gli affiliati alla gang criminale siano tatuati. Ecco: tatuarsi per Redcap è un grave reato, soprattutto (o solo) se sei immigrato.

Chi credeva di aver trovato l’America nel pase dei recaps, deve ricredersi e quello che gli era sembrato un sogno si sta trasformando in un incubo grazie al delirio dei redcaps e del loro delirante leader.

https://www.theguardian.com/us-news/2025/mar/20/deported-because-of-his-tattoos-has-the-us-targeted-venezuelans-for-their-body-art