Pazzo puzzle

Mentre il marito, ingombrante come sempre, tentava di baciarla sulla guancia, nel salone gremito, durante la festa del giuramento, lei gioiva per l’imbarazzo di lui, sotto quella tesa dura e la sua guancia inarrivabile fremeva. Vestita come una militante dell’esercito della Salvezza, con due Bibbie in mano e la faccia seminascosta da un cappello a tesa larga e rigida. Compunta, inamidata e completamente avulsa dal contesto, chiusa dentro la sua impenetrabile fortezza, la nuova o ex vecchia, First Lady americana pensava a sua madre.

Alla miseria del suo paese e alla sua fortuna e anche alla sua tenacia. Stare accanto a questo personaggio, seguirlo nelle sue pazzie e nelle sue paranoie, presenziare i suoi eventi, stare all’ombra di questo mastodonte narcisista, maschilista e misogino dichiarato, non deve essere stato facile. E non lo sarà in futuro.

Ma lei, algida e corazzata da anni di perseverante lontananza da tutto, con quel sorriso a tre quarti e quella postura rigida, non si lamenta, anzi, mostra al mondo la sua presenza-assenza e falsa apparenza, come se fosse veramente lì.

E l’unica testimonianza della verità della sua esistenza è quel figlio che le sta accanto, che si guarda attorno smarrito con l’aria di chi vorrebbe sprofondare, troppo simile a quel padre per ritenersi diverso da lui e troppo diverso da lui per ritenersi fratello dei suoi fratelli, distanti anni luce da quella figura di giovane uomo sperduto e con una evidente trattenuta smania di libertà.

Melania e Bannon sono li, ma sono due figure scomponibili da quel pazzo puzzle, due esseri avulsi da quella irrealtà e decisamente fuori posto. Non fanno pena, certo, ma suscitano una certa tristezza e malinconia soffusa a guardarli. Come se rappresentassero appieno la falsità di quel cerimoniale e l’ipocrisia che invade la sala. E fossero due predestinati di gran lusso, incuranti del proprio destino e appartenenti ad un altrove che non raggiungeranno mai.

Attenti all’uomo

Ieri pomeriggio, vicino Milano, un veterinario molto noto nella zona, ha perso la vita. Come? Sbranato dai suoi cani. In giardino dove teneva 12 Alani, lo hanno ritrovato i familiari ma era già morto a causa delle ferite alla testa e al braccio.

Morto così, ucciso da quegli animali che tanto amava e che lo hanno sbranato senza pietà. Non hanno pietà i cani. Hanno molte qualità ma non ragionano. Non gli è importato nulla che quello fosse “il padrone” affettuoso che li teneva come figli, no, nulla e a nulla sono servite le cure dei sanitari, le ferite erano mortali, segno che gli animali non hanno voluto scherzare ma uccidere.

Capita sempre più spesso. Mi è venuto in mente un medico, un pediatra che conoscevo bene per essere stato medico di famiglia il quale amava tantissimo i cani. Un giorno ho letto la terribile notizia: era in fin di vita sbranato dal suo pastore tedesco del quale raccontava meraviglie Ora non ricordo se si sia salvato, è successo molti anni fa, prima che la moda di tenere cani di grossa taglia imperversasse così tanto.

Lo so, ne abbiamo parlato tanto sul blog, ed oggi c’è l’insediamento del pregiudicato in chief, ma questa notizia mi sembrava rilevante rispetto al giorno dell’Apocalisse. Ieri Trump ha ballato coi Village people alla cerimonia del giuramento: ridicolo e ridicoli loro. Ma significativo ridicolo machismo.

Ma questo povero veterinario ucciso dai suoi amati cani mi colpisce di più. Ma forse un’analogia alla lontana potrebbe persino esserci: Trump assomiglia ad un vecchio Pittbull, uno che ci stiamo rimettendo in casa dopo che aveva già mostrato segni di aggressività e però ora si è rifatto una coscienza limpida e potrà ancora far credere di essere “buono”.

Anzi buonissimo, già mangiato, intelligente, comprensivo e “amico dell’uomo” anzi “migliore amico” (ma non dei “ladri” immigrati clandestini e forse qualcuno anche regolare…). E come tutti i bravi Pittbull, amico soprattutto dei dittatori, degli uomini “forti”, quelli che mostrano i denti ma tengono l’ordine in casa e i “ladri” fuori.

Attenti al cane Donald, potrebbe farci fare una brutta fine (anche se in senso traslato), quella che ha fatto il povero Donati, ucciso dai suoi migliori amici nel giardino di casa. Lui li amava, loro no. E’ chiaro e appena hanno avuto il destro lo hanno sbranato. Lo hanno visto come il nemico da abbattere e la loro natura feroce ha seguito l’impulso animale.

Quello che non ha nulla di umano. L’ impulso “animale” dell’ex nuovo presidente americano potrebbe rivelarsi persino più feroce e costituire un pericolo per il mondo intero.

Troppo pessimista? troppo cattiva? forse. Ma io avrei consigliato prudenza al povero Donati e se mi avesse ascoltato, forse, sarebbe ancora vivo.

Non lo so

Quante volte ho pensato

questo giorno è il mio

è il mio tempo, finalmente

e potrò essere?

Quante volte ho pensato

questo attimo è il mio

e niente e nessuno

potrà rubarmelo?

Quante volte ho pensato

questo volto è il mio

e non potrà mai essere

diverso.

Eppure ora oggi qui il giorno

mi sembra quello di ieri e invece

non è che il sempre, il tutto

e il mai.

E non mi ricordo se l’ho

visto riflesso nello specchio

o solo in sogno o forse neppure

mai sognato.

E non lo so.

E’ saggio dubitar?

Mi sorge un grosso dubbio

sarà che son nel giusto

oppure il giusto è il dubbio

è saggio dubitar?

Però mi sono detta

cosi sarà per tutti

si chiedon se son giusti

o se le sparan grosse

oppur se stanno zitti

nel dubbio a non parlar

fanno meglior figura

di stare a cavillar?

Domanda inver oziosa

ma forse mica troppo

se poi le mie opinioni

si scontrano al galoppo

con altre inver contrarie

cos’è che ho da pensare?

Nel dubbio taccio o parlo?

E se parlo che dico? Dico

come la penso o penso

come la dico?

C’è, so, chi così fa

pensa come la dice

ci pensa e ci ripensa

e poi nel dubbio tace

oppure parla e conferma

che il dubbio sia fallace.

Chi crede in qualche cosa

lo dice oppur lo tace?

Se ha dubbi deve osare

oppur meglio tacere?

Per non sbagliar io parlo

e taccio all’occasione

ma mai sarò sì saggia

da farne confessione.

Daniela va a giudizio

La ministra del Turismo Daniela Santanché è rinviata a giudizio, Avrebbe falsificato i bilanci della sua impresa “Visibilia” e per questo dovrà comparire davanti a giudici milanesi a Marzo.

La ministra si dice “serena e di animo tranquillo” e però se Giorgia le dirà di dimettersi lo farà. Ma Giorgia, cioè la premier Meloni non lo fa. E lei resta la. Questione di lana caprina, dicono i suoi avvocati, si chiarirà tutto in sede giudiziale.

Tuonano invece le opposizioni…,beh proprio un tuono non pare, diciamo un mormorio, un cicaleccio, un ronzio, che dice alla ministra: fai le valige. Daniela di valige ne ha una serie firmata di gran classe, ma per ora non intende usarle se non per andare a fare qualche week end a Cortina o a Chamonix. Per dare le dimissioni come per pagare e morire, c’è sempre tempo.

Già visto e già letto: opposizione fremente col labbro indignato e maggioranza coesa che fa quadrato. Che noia che barba direbbe la grandissima e indimenticata Sandra Mondaini (quanto ci manchi).

Ci faranno delle macchiette i nostri comici più in vista, primo senza subbio il Crozza nazionale che ha già pronta la “maschera” tipo Mrs Doubtfire, da indossare nel suo prossimo show…o lo ha già fatto? Bah, io non lo so. Ma, dopotutto siamo o non siamo tutti garantisti? Abbiamo o non abbiamo ( si fa dire) il presidente Usa pregiudicato? E allora…come diceva quella tale finita in galera per truffa e che scontata la pena se ne sta a godersi il sole delle Maldive (?). Veramente non so se sia proprio così ma non fateci caso, è sabato avrò o no anch’io il diritto ad un minimo di “sana” disinformazione temporanea da week end? E poi, francamente, diciamolo, non ce ne potrebbe…

Insomma Daniela Garnero, attuale ministra del Turismo per ora fa non schioda.

Piuttosto perché non si fa chiamare col suo nome invece che quello di un ex marito del quale non si ricorda neppure i connotati?

Salvate il soldato Luca

Pare che Giorgia Meloni sia preoccupata per la decisione di Luca Zaia di non schiodare dalla Presidenza del Veneto. Si sta per compiere il terzo mandato ma Luca di andarsene non ci pensa proprio. Lui, il più amato tra i governatori di Regione italiani o tra i più amati, non ci sta a lasciare la poltrona di Palazzo Balbi. Ci sta seduto comodo dal 2010, ci è affezionato. E poi ha solo 56 anni e di fare altro non se la sente è anche affezionato al ruolo, ai veneti, alle sue colline, al prosecco e quindi vuole restare li abbarbicato li. Ma Giorgia non ci sta e dice a Matteo: “se ne deve d’annà, convincilo tu con le buone o con le cattive, se ne deve d’annà sinnò lo devo fare io.

Ma non è cosa semplice da farsi, né Matteo ha voglia di affrontare un tipo tosto come Luca. Uno capatosta come tutti i veneti e pronto a dare battaglia e ad arroccarsi sulle colline, magari in qualche fortino perso tra i vigneti e a buttare olio bollente in testa a chi vuole stanarlo.

Insomma, Luca non ci sta. O meglio ci sta a restare. Non gli va di tornare a occuparsi dei vigneti e neppure di assumersi altre responsabilità nel partito, lui è un moderato uno sui generis, la Lega è si casa sua ma con riserva. Lui è un aristocratico collinare e non si mescola con i padani legaioli un po’ buzzurri.

E poi ha una dignità da difendere il dottor Luca Zaia, quello che durante il Covid faceva fare tamponi anche alle galline dei suoi allevamenti. Sempre presente, ogni mattina era li, in diretta a informare i corregionali delle evoluzioni del virus. E ci è rimasto fino all’ultimo, fino a quando non lo hanno convinto che il virus era debellato e che poteva rilassarsi. Lui, come un soldato era sempre in trincea da mane a quasi sera e ora quella poltrona gli è cara, c’è l’impronta indelebile del suo esimio signor sedere e non permetterà a nessuno di cambiargli i connotati.

Giorgia mi sa che non hai idea ancora bene di quello che ti aspetta.

Insieme

Per la prima volta in Italia ci sono due donne che danno le carte: una è presidente del Consiglio e l’altra segretaria del primo partito di opposizione. Ma non sembra che ci sia una grande collaborazione tra le due. E invece ci dovrebbe essere. Capisco che l’opposizione si deve opporre, ovvio. Ma per una volta non potrebbe opporsi in maniera costruttiva e cercare una sintesi che serva davvero a far progredire il paese?

Abbiamo avuto e abbiamo, ora forse più che mai, tanti problemi, Ma tanti di quei problemi da far ammalare di esaurimento nervoso anche l’ultimo topino campagnolo solitario.

La burocrazia è diventata un elefante che ci schiaccia: ormai dobbiamo essere tutti “digitalizzati” programmati e codificati altrimenti entriamo in un cono d’ombra o spariamo addirittura dal consesso umano.

Il lavoro è il problema più grave e sembra che combinare domanda e offerta sia l’impresa del secolo. Per non parlare della povertà e della prosperità, della criminalità, della abitabilità, della corruzione, la sanità e l’insanità e della paraculaggine, scusate il termine, di certa politica: da sinistra a destra e da sud a nord, senza distinzioni. Eppure da due anni e mezzo governa una donna, tra mille difficoltà, che prima c’erano ed ora di più col mondo in subbuglio a causa di guerre infinite e sparse e l’immigrazione non certo l’ultimo dei problemi e, pare, sia se non altro, un governo stabile. E non è poco per il paese dei governi ballerini. Poi, ovviamente, come è giusto, si sprechino le critiche.

Allora, dico: Schlein, Meloni, trovatevi per un caffè, parlatevi, criticatevi se occorre ma poi tirate fuori un foglio e una penna e scriveteci i problemi più urgenti da risolvere e provate a risolverli insieme.

Mi è venuta in mente una bella vecchia canzone di Mina, un capolavoro che metterei come colonna sonora dell’incontro a due delle “nostre”: “Insieme”.

Si, ok, quella è una canzone d’amore e di questo tra le due non ne corre, almeno che io sappia, ma, perbacco, un po’ di collaborazione, solidarietà femminile o anche solo consapevolezza che una simile circo e stanza potrebbe non riprodursi.

E allora…producete voi due qualcosa di concreto e utile per questo scalcinato paese, voi due da sole, così tanto per provare a fare una cosa nuova e chissà…litigate pure ma poi abbracciatevi e promettetevi di aiutarvi reciprocamente ad aiutare il paese. Almeno provarci.

Orizzonti

L’Italia sta diventando un paese insicuro? dovremo emigrare come abbiamo già fatto nei secoli passati? Tanti lo fanno, ma ora emigrare è diventato più difficile: il mondo è in subbuglio, guerre combattute sul campo o solo politiche infestano l’orizzonte e gli scenari quasi apocalittici non sono più così rari. E poi gli incendi a Los Angeles sono l’incubo che si materializza, se neppure gli americani riescono a salvarsi da tanta devastazione, con i mezzi che hanno, ci si chiede cosa faremo noi la prossima estate per difenderci dai nostri.

E il caos nei trasporti, segno evidente di inefficienza del ministero guidato da uno che sta a limarsi le unghie e a pensare a fare carriera, certamente non eguaglia il primato di quando c’era lui, quello, ma lui, questo, sembra essere impegnato a creare casini. Ma non andrà di persona a sabotare le linee, a manomettere gli orari in modo da finire sulle prime pagine dei giornali? Un delirio di protagonismo al contrario: ci tiene a fare brutta figura, vuole traslocare e ci riesce se continua così.

Renzi ha compito 50 anni. Ecchisene…direbbe qualche scostumato, deve crescere ancora per diventare Renzi. Renzi che vuole riorganizzare il centro e si da l’orizzonte temporale biennale per farlo. Col due per cento di partenza si può arrivare alle stelle e se lo dice lui possiamo crederci: a minacciare è sempre stato bravo e le sue minacce si sono sempre avverate. Per ora non fa tanta paura ma con uno come lui non si sa mai, Crosetto ha già avvisato Giorgia: quello ti distrugge…fossi in lei un po’ di fifa ce l’avrei.

E le molestie alle donne, i tentati stupri, le minacce, i cori contro l’Italia la notte di Capodanno a Milano, e i disordini durante le manifestazioni di piazza, sono una spia direi piuttosto grossa di come l’ordine pubblico sia minacciato da criminali che girano per le nostre strade e piazze a fomentare paura e disordine e che le manifestazioni “pacifiche” sono sempre più violente e che il diritto, sacrosanto a manifestare, non deve tradursi in diritto a minacciare e fomentare guerriglie. Le Forze dell’ordine sembrano quasi impotenti. Se poi sparano e uccidono un decerebrato che se ne va in giro a prendere a coltellate i passanti e finiscono indagati, allora l’inquietudine cresce. Se chi deve difenderci dai criminali si ritrova in galera per averlo fatto, ci saranno sempre di meno eroi e sempre più criminali. E Piantedosi che fa? in cerca d’autore anche lui? Ora e anzi subito dovrebbe rispondere in prima persona su come sia possibile che avvengano fatti del genere sempre più frequenti nelle nostre piazze o in centro a Milano in una notte di festa. La situazione gli sta sfuggendo di mano? Eh no. Non si può, non deve sfuggire altrimenti diventiamo una jungla e lui può andare a impagliare gufi.

E infine, last but not least, abbiamo il governatore De Luca che vuole rimanere incollato alla poltrona ancora per un altro mandato e poi si vedrà. Così Zaia, sembra vagheggiare anche lui di terzi mandati. Ma no, mandateli a casa o fategli fare qualche lavoretto meno impegnativo: governare logora e per quanto bravi hanno bisogno di riposare.

E ancora, c’è sempre l’Ucraina in ballo, con Zelenzky che continua nella sua disperata missione di salvare il salvabile. E Putin che aspetta Trump per deluderlo e cacciarlo. E con Trump le cose potrebbero cambiare in meglio? E come? Ah, già, magari chiede di comprarsi l’Ucraina o meglio di averla in regalo visto che gli Usa ci hanno già speso tanto. Potrebbe diventare americana e fare l’America Great Again. Non è poi troppo balzana come idea, avrebbe risolto il problema, cosa fatta…

Basta è domenica e di disgrazie ho già fatto una lista fin troppo lunga. Ora mi riposo. E guardo ai miei di orizzonti…

Pronti per l’immersione

Eppure mancava tanto così. ma no, niente punizione. Il criminale fellone con condanna per 34 crimini non andrà in galera ma alla Casa Bianca.

Giustizia è sfatta. ma poi, che differenza c’è tra la county jail e la white house? Minima, decisamente. Del lusso e poco altro. Il campione senza valore, l’uomo che con lui non ci sono state guerre e che però forse ora ce ne saranno, entra alla Casa Bianca con la fedina sporca. Eh no, dice lui non contento. Non si può, devo essere sbianchettato. Mi farò una bella doccia e cambio di abiti sopra e sotto (cutanei) e c’ho la fedina sporca? Ma che roba è?

Il giudice della causa della pornodiva parlante non ce l’ha fatta a non cedere al potente. Non va punito anche se colpevole e gli augura pure buona fortuna.

Cosa vuole di più? Tutto vuole, compresa la Groenlandia, strategica rotta artica e lui oramai rotto a tutto è pronto a rompere il salvadanaio se non diventa sua con le buone. Ha imparato la lezione del suo amico russo. E allora Zelensky te lo puoi scordare che ti dia ancora aiuti, devi fare con quello che hai e non rompere che hai già rotto anche troppo.

Ora a rompere gli equilibri mondiali ci penserà il fellone pacifista, il pregiudicato condannato ma salvato dalla galera… presidente.

La Casa Bianca credeva di avere visto tutto ma ora deve prepararsi a vedere cose che noi umani…l’eletto unto e miracolato sta per rientrare, abbassate i periscopi, pronti per l’immersione…

Spirito di presenza

Un tipo, un tale direttore dell’agenzia Vista, ha chiesto oggi a Meloni se quando cammina calpesta le formiche. Povera donna. ma che razza di domanda sarebbe? Ma che fenomeno è ‘sto Alexander col codino che va alle conferenze stampa e fa delle domande del caschio?

Mi sono chiesta che cosa avrei risposto se lo avesse chiesto a me e mi fossi trovata in quella situazione. Si tratta di presenza di spirito perché è una domanda fatta apposta per spiazzare e farsi pubblicità, ci deve aver pensato su un mese. Beh, dipende dall’umore che mi trovavo ad avere in quel momento (non sono Capricorno) e quindi le risposte potevano essere diverse.

Una, per esempio poteva essere: ma che domande fa? oppure: lei che fa? oppure, passiamo alla domanda successiva. Questo se ero di cattivo umore. Se fossi stata di buon umore avrei potuto rispondere diversamente, ad esempio: si, le calpesto e poi ci ripasso sopra, oppure ho delle scarpe apposite che segnalano formiche e se suonano allora non solo le calpesto ma le schiaccio.

Ma io non sono premier e non devo stare attenta che il mondo mi giudichi. Che gli animalisti mi mettano sulla graticola e mi infamino come una perversa sterminatrice di poveri animaletti indifesi, che l’opposizione non rilevi la mia crudeltà e mi crocifigga sul palo della osservanza del rispetto di tutte le specie animali e se tanto mi da tanto…no, non si può dirlo, si deve dire: “se le vedo non le calpesto” come ha risposto la premier. Giusto. L’unica risposta possibile. perché quello, mister codino “spirito di presenza”, aveva anche aggiunto che se si calpestano le formiche piove.

Apriti… anzi, chiuditi cielo…e se poi ne viene tanta che alluviona qualche zona già dissestata? Governo ladro, piove perché Meloni calpesta le formiche e giù interrogazioni.

Insomma la domanda era di quelle che più stupide di così non si poteva, ma fatta con l’aria da santone che sa cosa chiede e a chi lo chiede. Un intelligentone massimo che scandisce il cognome come se avesse detto Kafka. Un pretenzioso funambolo della parola che voleva solo metterla in imbarazzo e ci è riuscito. Bravo.

Ci scriveranno dei poemi sopra, lo so, dopotutto ci sono cascata anch’io. E però bisogna riconoscere che almeno ha fatto una domanda originale ed è probabile che Meloni quando è uscita di la abbia controllato se aveva delle formiche sotto il suo passo. Ma non ne ha viste. Non perché siano in estinzione ma perché non bazzicano le strade del centro o della periferia, senza assicurarsi che Giorgia non passi di li. Prima di andarci, eventualmente, consultano le loro inviate al Palazzo nascoste tra le pieghe delle mattonelle dello studio della presidente e si fanno dare un dettagliato resoconto dei suoi programmi giornalieri.