Senza paura

Gli insulti alla senatrice a vita Liliana Segre, scampata miracolosamente ai campi di sterminio nazisti, sono inqualificabili, indecenti e da condannare. In questo periodo è in programmazione nei cinema di tutta Italia il docu-film: “Liliana”. Parla della sua vita, racconta la sua straordinaria tenacia e il suo coraggio e il suo impegno per mantenere viva la memoria di quella che è un’ indelebile macchia sull’anima dell’umanità.

Lei, questa donna vivace e battagliera, ancora alla bella età di 94 anni, si ritrova a causa del conflitto israelo-palestinese a dover subire ancora la cattiveria degli uomini. Quella che le ha portato via la sua famiglia e quella che le ha lasciato addosso per tutta la vita un grave peso: testimoniare ogni giorno per non dimenticare mai quell’orrore che porta scritto, incancellabile , sul braccio.

Una sua frase mi ha colpito molto. Nel trailer del film ad un certo punto dice: “ricordo il momento in cui mio padre ha dovuto lasciare la mia mano e ci siamo guardati e lui accennava a dei sorrisi per rassicurarmi e da quel momento non l’ho rivisto più”. E ancora: “da quel momento ho capito che dovevo andare avanti ed affrontare il dolore e la vita mettendo una gamba davanti all’altra”.

Capita nella vita di sentire di non farcela ad andare avanti, in certi momenti duri dove dobbiamo affrontare una realtà che ci spaventa ed allora, “mettere una gamba davanti all’altra” diventa sinonimo di coraggio, di tenacia, di continuità della vita di speranza e volontà di uscire dal tunnel, faticosamente ma impegnandosi a non lasciarsi andare.

Ecco Liliana, continua a mettere una gamba davanti all’altra e non curarti di chi ti offende, abbine pietà perché davvero non sanno quello che fanno e che dicono. Anche a loro, come a tutti noi, un giorno toccherà guardare una realtà che li spaventa e forse si ricorderanno della loro stupidità e se ne vergogneranno o forse no. Non importa, ti abbraccio idealmente Liliana e ti auguro di poter portare avanti la tua testimonianza, senza paura, ancora a lungo.

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