In Italia ormai da anni, c’è un calo nei matrimoni e un aumento delle separazioni e dei divorzi. Le nuove generazioni temono il matrimonio come unione duratura e preferiscono convivere magari per tempi brevi e cambiare partner più di frequente.
Beh, non sarebbe un male se questo non prevedesse anche un calo della natalità, ovviamene chi rimane single di solito non ama accollarsi la responsabilità di un figlio e se lo fa si trova ad affrontare mille difficoltà. L’uscita dalla famiglia di origine viene dilatata sempre di più. mentre negli anni settanta del novecento, i giovani tendevano a lasciare la casa dei genitori prima possibile anche per mezzo del matrimonio, ora è esattamente il contrario: sempre più giovani ritardano l’uscita dalla casa dei genitori o se la lasciano per un periodo, ci ritornano prima e più spesso di quanto si immagini.
Lo dicono le statistiche. E non solo, pare che tra i giovani (ma non solo) ci sia la tendenza alla castità, pare, sempre dalle statistiche che per un’alta percentuale delle coppie (giovani ma anche no) ci sia la tendenza a non avere rapporti sessuali. E tra i giovani a mantenere a lungo un regime di castità. I sociologhi si interrogano su questa tendenza e ovviamente offrono molte spiegazioni, tutte molto valide: le difficoltà nel trovare lavoro stabile, nell’acquistare o affittare un alloggio, e non ultime le difficoltà crescenti nel rapporti interpersonali: troppo internet, troppi rapporti “virtuali” e troppa falsa “socializzazione”, riducono i rapporti interpersonali a dei feticci di una vera relazione dove due si incontrano e sperimentano un rapporto reale con tutte le conseguenze del caso, compresa una certa conflittualità.
Magari si formano gruppetti di ex compagni di scuola che rimangono amici a lungo, oppure gruppi di colleghi di lavoro che si ritrovano per una serata in pizzeria. Ma il coinvolgimento in una relazione duratura e stabile sembra non essere più un ideale da raggiungere ma sempre di più un optional costoso e guardato quasi con circospezione.
Ed è un peccato. Si perché se è giusto che le donne, come gli uomini possano godere della propria autonomia e libertà, così facendo si rinuncia ad un aspetto importante della vita di relazione che può sfociare nel matrimonio il quale può essere problematico ma presenta indubbi e reciproci “vantaggi” e una sana vita di relazione quando non troppo problematica è sicuramente preferibile alla solitudine, magari auto imposta o solo subita . La responsabilità che questo legame comporta, però, sembra spaventare molti giovani e indurli a preferire rapporti occasionali o addirittura nessun rapporto.
Cosa ha portato la nostra società a questo risultato? E quanti errori abbiamo commesso dei quali noi “adulti” non siamo consapevoli? Sarebbe interessante scoprirlo e magari vedere se con l’aiuto delle istituzioni non si possa arrivare a capire il problema per cercare delle valide soluzioni. Ne va del futuro e del benessere delle generazioni future. E, assieme alle sfide climatiche, credo sia il problema che la nostra società si troverà a dover risolvere con celerità se vuole continuare ad esistere.
Se vuoi la solita spiegazione semplicistica del biologo, la ragione principale è che abbiamo sganciato il sesso dalla riproduzione, trasformandolo in un “bene di consumo”. Se andare a letto e copulare non è più un momento ANCHE “sacrale” legato alla sopravvivenza della specie e alla continuità della “tribù” ma solo un piacere a cui si ha diritto come si ha diritto a una meringata alla panna o a un weekend alla spa, allora viene trattato come tale, un MOMENTO di piacere senza progetti e secondi pensieri. A questo punto ci sono piaceri più forti, meno costosi, meno pericolosi per conseguenze indesiderate e meno coinvolgenti emotivamente – lo stesso autoerotismo dal punto di vista meramente fisiologico procura simili scariche di dopamina.
Le condizioni economico-sociali sono una scusa: sotto le bombe e con le pezze al culo i bambini arrivano a frotte, ma in popoli meno “viziati” e meno scettici di noi. E, duole riconoscerlo a un vecchio ateo come me, la religiosità aiutava e aiuta.
R
beh non è proprio “semplice” la tua osservazione. Anzi, direi che forse hai colto il senso profondo del problema. E la religione certamente aiuta a vedere questo aspetto sotto un profilo più sacro. Decisamente una osservazione intelligente Alberto e non certo banale.
E’ vero che popoli meno viziati sfornano figli in continuazione, ma in certi paesi le donne sono viste come macchine da riproduzione e poco altro mentre da noi per fortuna questo aspetto è stato superato da lungi. Ma anche gli aspetti sociali e cioè la sfiducia nelle proprie capacità di riuscire a trovare una casa e un lavoro e il timore di mettere al mondo un figlio che poi deve soffrire di condizioni di vita penose perché ora, in Italia, non si fanno più figli a casaccio e come andava andava ma ci vogliono i presupposti. E poi ci sono anche i casi limite nei quali le ragazze partoriscono in casa e poi uccidono i figli seppellendoli in giardino. Un caso limite certo, ma significativo di una certa deriva anche psicologica.
Signora Gazzato, premetto che, secondo me, fare pochi figli sarebbe una bellissima cosa se fosse così in tutto il mondo. Con la decrescita della popolazione mondiale si ridurrebbe il consumo di suolo, le emissioni di CO2, l’inquinamento, e si risolverebbe la maggior parte dei problemi del nostro tempo.
Purtroppo siamo noi italiani e pochi altri a decrescere, e, di conseguenza, chi continua a crescere ci invade pacificamente con l’immigrazione, vanificando il nostro comportamento virtuoso.
Chi dice che con la denatalità non ci saranno soldi per pagare le pensioni mente sapendo di mentire, o è disinformato.
Le pensioni si pagano con la produzione di ricchezza, non con le teste lavoranti. Lasciamo perdere il bilancio fuorviante dell’INPS che pretende di far pari tra le mele e le patate.
Sul perché si fanno meno figli concordo con entrambi.
La questione della rivalutazione della castità, invece, è una strana cosa.
Credo che nella storia ci siano corsi e ricorsi.
Dopo il ’68 c’è stata l’esplosione del sesso gioioso e senza sensi di colpa; poi l’AIDS ha rovinato un po’ la festa, e, infine, il femminismo ha svalutato i rapporti sessuali incitando le donne a negarsi agli uomini (come se facessero l’amore giusto per fare contenti loro …!)
Dall’altro lato ci sono le ragazze che vanno in discoteca pronte ad andare a letto col primo ragazzo simpatico che incontrano, e poi arrivederci!
Bisognerebbe ritrovare il giusto equilibrio.
Mah, non capisco, sembra che la denatalità a leggere i due commenti sia solo un problema di pulsioni e nulla più.
Probabilmente non ho capito io il messaggio di Nencioni e Lenzini, ma pare che il primo abbia individuato il problema nel cambiamento di usi e costumi relazionali e religiosi, che è solo una parte del problema.
Il secondo invece ha un’idea distorta di “virtuosità” visto quello che i popoli virtuosi europei, incluso il nostro, hanno combinato e stanno combinando nel continente africano e in Medioriente da cui provengono il 90% dei migranti. economici.
E’ vero che in paesi arretrati culturalmente ed economicamente i bambini arrivano a frotte, ma non penso sia per volontà specifica, piuttosto per ignoranza e mancanza di alternative che il fu opulento Occidente offre.
Questo grafico forse serve a comprendere meglio lo stato dell’arte:
https://www.indexmundi.com/g/r.aspx?c=ni&v=25&l=it
L’Italia è al 216° posto su 228 paesi al mondo e non penso che il tema si possa ridurre alla semplice capacità di sganciare il sesso dalla riproduzione o all’autoerotismo.
Mi pare quantomeno riduttivo.
In questi ultimi 30 anni abbiamo devastato e destabilizzato decine di aree geografiche a suon di bombe. E abbiamo depauperato decine Paesi, depredandoli con un colonialismo che è passato dalle conquiste realizzate manu militari a quelle orchestrate dalla finanza internazionale, ma che sempre attività predatorie sono.
L’Africa è una discarica di rifiuti tossici europei, quello che abbiamo fatto e stiamo facendo sull’intero fronte mediterraneo è sotto gli occhi di tutti.
Adesso ci siamo inventati pure i “Talebuoni” perché il nuovo nemico non è più l’Isis ma Putin e quelli a lui afferenti. Surreale.
Per contro affidando per paura e, a mio parere, ignoranza, i governi di mezzo mondo a beceri nazionalisti d’accatto, di cui il nostro premier è una fiera rappresentante, ci stiamo avviando a grandi passi all’autoestinzione.
La Nigeria che in quel grafico è al primo posto per natalità al mondo ha un’età media di 18 anni, circa il 70% della popolazione ha meno di 30 anni e il 42% ha meno di 15 anni.
https://africa24.it/2022/09/23/la-giovane-e-numerosa-popolazione-della-nigeria-potrebbe-essere-una-risorsa-o-un-problema/
Per contro la situazione in Europa (e in Italia) è questa:
https://it.wikipedia.org/wiki/Invecchiamento_dell%27Europa#/media/File:Europe_population_over_65.png
Come voglia pagare le pensioni Lenzini con una popolazione di suoi coetanei mi sfugge, ma io mento sapendo di mentire.
https://www.ilsole24ore.com/art/il-legame-natalita-e-pensioni-2050-solo-lavoratore-ogni-pensionato-AFh6kYc
Ed è incredibile che prospetti come soluzione la “ricchezza” quando dal primo giorno che leggo i suoi interventi è chiaro che sia un fautore dei “lavoretti a tempo determinato” e dei bassi salari per i giovani, secondo me incoerenza assoluta ma vabbè, ogni opinione ha diritto di cittadinanza.
E non mi stupisce che pensi che “solo le ragazze” che vanno in discoteca siano pronte “a darla” e arrivederci, lasciando a piangere tra le lenzuola o più probabilmente sui sedili dell’auto nel parcheggio della Discoteca frotte di giovani desiderosi di impalmarle per tutta la vita, che è per quello che vanno a ballare, per trovare moglie.
Io penso che la denatalità dipenda dalle condizioni precarie, dai bassi salari, che anche raggiunta la stabilità del tempo indeterminato, vengono spazzati via da crisi industriali e mancanza di visione strategica da parte di chi sgoverna, da un costo della vita che vede nelle distorsioni del mercato non regolamentato che privilegia sempre e solo il profitto a discapito di tutto il resto.
R
si, ma questo è solo un aspetto del problema. Si sta formando una società costituita da solitudini non accompagnate o al massimo in coppia ma non legata da nessun vincolo e senza figli. Per esempio, nel mio palazzo ci sono due single (donne) che vivono da sole, 2 maschi single idem, e 3 nuclei familiari composti da coppie non sposate e senza figli. E la tendenza è questa: sempre meno matrimoni e sempre meno convivenze e sempre più giovani che scelgono di non uscire dalla famiglia e che temono anche di avere rapporti saltuari con un probabile compagno / a. Sarebbe da chiedersi, a prescindere dalle motivazioni legate alle questioni economiche, perché sempre più persone temono di avviare una qualsiasi relazione e preferiscono la solitudine.
“Per esempio, nel mio palazzo ci sono due single (donne) che vivono da sole, 2 maschi single idem”
Eddai Mariagrazia con le capacità che dimostra tenendo insieme questo caravanserraglio di idee, ci vuole poco a mettere una buona parola ….fra i quattro, oltretutto ci sono diverse opzioni, ed oplà che riaggiustiamo le percentuali.
Vabbè ho scherzato (non si capiva ?) sinteticamente altrimenti ci vorrebbero fiumi di parole:
è vero un certo egoismo si va sempre più diffondendo, oltre alla giustissima pretesa delle Signore di avere il loro spazio, soprattutto nel mondo del lavoro, ma per quanto riguarda il nostro Paese penso che uno dei motivi principali della denatalità siano dovute al welfare, da noi è quasi impossibile, quanto meno per le fasce economicamente più deboli, conciliare maternità e lavoro, anche se i maschietti stanno iniziando a prendersi le loro parti di responsabilità.
Consiglierei d’ andare a vedere cosa fanno i reciproci stati per le famiglie Scandinave, Francesi del Benelux, ed anche se la distanza nella classifica postata da A59, segnala solo un distanza di 50 punti fra loro ed il nostro Paese, sarebbe più interessante vedere una riparametrazione fra solo i Paesi Europei.
E curioso, secondo la visione Italiana, apprendere che in diversi Paesi Europei, con elevata natalità troviamo anche un’ elevato tasso d’ occupazione femminile.
R
lei dovrebbe sapere perché mi conosce da anni, quanto ho scritto sul gender gap e sulla emarginazione delle donne e anche sui giovani costretti ad emigrare: neppure io stessa mi ricordo quante lettere pubblicate sul tema. Forse troppe. Ora il focus è certamente l’welfare italiano che nessun governo neppure l’attuale nonostante la partenza roboante (ma con mezzi scarsi) riesce mai a incentivare. Sembra che il nostro paese sia destinato al declino, sempre più preda dell’egoismo (è vero) che si traduce poi in realtà in solitudine perché molti sono i fattori che vi controbuiscono.
Pregherei anche di notare che le ultime generazioni sono cresciute da “sole” spesso figli unici lasciati davanti alle TV perennemente accese o con baby sitters che si occupavano di curarsi le unghie e questo ha favorito questo atteggiamento (forse) restio a formarsi una famiglia perché gli esempi sono stati spesso squallidi.
PS: non è il primo a definire “caravanserraglio” questo spazio. Non so come prenderlo, ma certamente non negativamente: i caravanserragli sono variopinti e allegri e spesso fucina di idee (forse sono un po’ presuntuosa)…
Sul tema si può ipotizzare di tutto, e probabilmente le cause e sono tante; ma certi dati di fatto sono significativi.
Come si vede in questo grafico
https://drive.google.com/file/d/1DPgM70dFlCg400lGKaM0vpYoBSkDTmnr/view?usp=sharing
la natalità è crollata in Italia negli anni ’60, e io ci vedo una relazione soprattutto con l’emancipazione delle donne.
Ed è chiaro che la decisione di fare o no figli, e di quanti farne, la prendono in prevalenza le donne.
Il fatto che sia soprattutto una questione di assistenza mi lascia dubbioso, perché gran parte delle donne che non hanno figli appartengono a coppie benestanti.
Indubbiamente avere più asili nido gratuiti aiuterebbe le famiglie meno abbienti e le mamme singole, ma è solo questo?
Un altra concausa, per me, è la polverizzazione delle famiglie. Un conto è avere i nonni o gli zii in casa e un altro conto è se vengono a tenere i bambini quando possono.
Comunque, come in tutti i fenomeni a livello europeo o mondiale, bisognerebbe fare un benchmarking serio, e confrontare i vari modelli di società con i relativi indici di natalità.
Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché nella striscia di Gaza c’è un indice di crescita demografica tra i più alti al mondo. La prendiamo a modello per l’Italia?
R
“Ed è chiaro che la decisione di fare o no figli, e di quanti farne, la prendono in prevalenza le donne”.
Un modo come un altro per buttare in aria “gli stracci”…
ops “caravanserraglio” intendevo vastità e complessità di opinioni, vastità e complessità di personalità (senza auto blù) se vuole più o meno “fucina di idee”, ma io sarei un po’ più timido.
Comunque voleva essere un complimento alla blogmaster.
In relazione al suo commento condivido appieno la prima parte, sono scettico sulla seconda:
domenica scorsa ho messo a tavola una trentina di persone, fatti salvo 7/8 coetanei (mie) gli altri appartenevano alla 2^ e 3^ generazione: beh salvo un pronipote scapestrato, tutti gli altri sono, nel caso degli adulti (2^generazione) tutte persone consapevoli e diciamo che 3/4 hanno contribuito alla natalità, in realtà chi non ha figli in realtà sopperisce con molti viaggi, ma è difficile capire qual’ è la cosa che va a deprimento dell’ altra, i ragazzi sempre salvo l’ uno che fa sta statistica tutti impegnatissimi negli studi con ottimi risultati, un paio già avviati ad interessanti percorsi lavorativi.
E per la verità, dedicando un giorno alla settimana ai miei nipoti, spesso accompagnati da amiche ed amici sepur ancora infognati in bollori adolescenziali, mi sembrano molto responsabili.
Ammetto che però è solo un esempio personale che certamente non fa media.
R
grazie per il complimento, ultimamente ne sentivo un po’ la mancanza (ad una donna un complimento sincero fa sempre piacere).
Una bella tavolata davvero e complimenti per i suoi nipoti, una bella famiglia, consola. Ma sono certa che molti giovani sono così: impegnati. attivi. studiosi, il nostro paese ne ha davvero tanto bisogno, purtroppo la maggior parte se vuole lavorare ai livelli adeguati alla propria preparazione deve emigrare. E questa è una piaga da sanare al più presto. Ma le relazioni affettive sono tutto altro discorso.
A59, la sua replica colleziona la maggior parte dei luoghi comuni e delle leggende metropolitane che circolano sul tema dalla natalità. Dalla rapacità coloniale con relativi sensi di colpa dell’occidente, al feticcio dello sviluppo economico e della crescita demografica all’infinito, al feticcio del lavoro a tempo indeterminato da 20 anni fino alla pensione.
La situazione io la vedo molto diversa da come la presenta lei, e dietro la natalità bassa dell’Italia e la natalità altissima – per esempio – nella striscia di Gaza, secoindo me ci sono dietro motivazioni più sottili e difficili da comprendere di quelle che lei elenca con superficialità come ovvie e banali.
Giusto riguardo alla previdenza, le faccio notare che, se i vecchi dovessero essere mantenuti dai giovani, il sistema previdenziale sarebbe inutile. Era nato proprio per permettere ai lavoratori di non dover dipendere dai figli o comunque dalle generazioni future. E mi fermo qui, perché certe considerazioni le ho già motivate pazientemente più volte su questo blog, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. (o, meglio, trattandosi di un blog, si dovrebbe dire “peggior cieco di chi non vuole vedere”)
Egregio Lenzini, lei è come uno che nel mondo degli smartphone comunica con il blackberry, non capisce le trasformazioni in atto e fornisce soluzioni a dir poco obsolete.
Lo si evince da quelli che ritiene essere luoghi comuni o leggende metropolitane, mentre è tragica realtà. Troppo chiuso nel suo torrione dogmatico. E’ un fatto.
La rapacità coloniale non è un feticcio, ma una realtà dove le parti si sono invertite e quelli che si accontentavano di una ciotola di riso, presto si compreranno il mondo perché hanno quasi il monopolio dei semiconduttori e delle terre rare, il 70% delle riserve è in mano loro e continuano ad accumulare, in silenzio.
Mentre la tetragona Europa delle Merkel e dei Draghi, imponeva austerità a ufo che comprimeva sviluppo e ricerca al continente, quelli con gli occhi a mandorla, attraverso dumping economico industriale, si “preparavano a farci il culo” (passatemi il francesismo) e ci sono riusciti, complice la stolidità occidentale.
A me pare poi che il mondo dei sensi di colpa se ne impippi alla grandissima, basta vedere come faccia finta di non sapere quello che succede a Gaza, giusto per parlare di natalità, anche se sarebbe più corretto citare le “morti in culla” che in quella striscia sono a livelli esponenziali.
Il lavoro a tempo indeterminato è “oggi” il prerequisito per ottenere “credito” finanziario senza il quale è difficile accedere alla stabilità economico-sociale.
Mi sarei aspettato che lei mi spiegasse come si produce ricchezza con i lavoretti, ma del resto, non so se ha presente cosa hanno appena certificato Istat e Ocse, la crescita Italiana è appena al 5% (merito del PNRR di Conte, piaccia o meno), nonostante le mirabilie che si raccontano quelli del Governo e che hanno impostato la legge di bilancio sul doppio.
E il Censis ha detto allo stesso tempo che sì, è vero cresce l’occupazione ma povera, sottopagata, con i salari che perdono mensilmente potere d’acquisto, una miseranda “linea di galleggiamento”, così l’ha definita.
Lungi da me convincerla che lei si stia meritatamente godendo i frutti dei suoi accantonamenti, ma basterebbe fare un giretto sulla rete per capire che le cose non stanno come ce le vuole raccontare:
https://www.ilpost.it/2023/12/15/pensioni-italia-costose/
Uno dei miei soliti e inutili link.
Nel caso non avesse voglia di aggiornarsi leggendolo estrapolo e poi dicono che non sono gentile:
[…] in Italia il sistema pensionistico è definito “a ripartizione”: significa che i contributi versati oggi dai lavoratori non sono un tesoretto che si accumula e che sarà poi la loro pensione, ma che con quei soldi lo stato paga le pensioni ai pensionati attuali.[…]
Le è sufficientemente chiaro il concetto oppure sono io audioleso e ipovedente?
L’inutile sistema previdenziale è quello che le da la paghetta ogni mese.
A costo di risultare spocchioso e presuntuoso, le dico che il peggio (per gli altri, non credo per lei che vive pacioso), deve ancora arrivare, l’edilizia finiti gli incentivi che aiutano il volano entrerà l’anno prossimo in crisi profonda e con quella tutto l’indotto che è notevole.
Della crisi industriale, se non “avete” ancora capito cosa stia succedendo, dubito riusciate a farlo in futuro.
Stellantis è solo la punta dell’Iceberg verso cui il “Titanic del Capitan Meloni” ci sta portando dritti filati a tutta forza.
Le dico solo che su un’automobile sono installati 2750 pezzi diversi, divisi in macro e micro aree. Riesce a visualizzare cosa significhi per tutto l’indotto? Spero di sì.
La AI sta preparando gli esodi nel terziario, diventeranno tutti idraulici e artigiani? Mah, quelli che conosco io sono quasi tutti extracomunitari ormai.
Però chissà… forse quando saremo arrivati allo status degli “africani” magari gli italiani in forze si metteranno a figliare come conigli, non che ci creda granché ma lei potrebbe aver ragione, se gli togli tutto resta poco per divertirsi.
PS: Quoto il nonno, nel condominio di Mariagrazia sembra ci sia la situazione ideale per ampliare le conoscenze reciproche, certo che se ormai la “situa” è questa:
https://www.cucinare.it/uploads/rubriche/2019/09/cellulare-a-tavola.jpg
E se il blog aprisse anche alla “Posta del Quore”?
Una minchiata? Mi sa di sì.
R
la Posta del Quore? e perché no? un cuore non si butta mai.
PS: la situa nel mio condominio è di 4 single che nemmeno col binocolo potrebbero trovare qualcosa da dirsi reciprocamente per palese incompatibilità.
“… la crescita Italiana è appena al 5% (merito del PNRR di Conte, piaccia o meno)”
Magari !
Se tutto va bene, l’ anno non è ancora finito, dieci volte meno: 0,5%, fermo restando che senza PNRR (ma anche la coda del SB) saremmo in un inferno rosso fuoco
Caro A59, condivido buona parte delle sue considerazioni.
Ma che c’azzeccano con la denatalità?
Il “sistema pensionistico a ripartizione” è una specie di ossimoro inventato per confondere le idee sul misfatto di aver speso gli accantonamenti dei lavoratori. Mi ricorda il “matrimonio morganatico” di Vittorio Emanuele 2° con la “bella Rosì” per non dire che era la sua amante.
Sono d’accordo con lei che si tratta di un sistema pensionistico (cioè un meccanismo per pagare le pensioni), ma non di un sistema di previdenza.
A questo punto sarebbe più serio e onesto che i contributi li incassasse l’Agenzia delle Entrate e che le pensioni si finanziassero con la fiscalità generale. E’ già in parte così. A me mi fa incazzare il bilancio assurdo dell’INPS dove si pretende di far pari tra i ricavi suoi e le spese mie. Ma che senso ha? Giusto per poter sostenere la balla stratosferica che gli immigrati ci pagheranno le pensioni, mentre un personaggio al di sopra di ogni sospetto come il nostro Aldo Clementina ha fatto i conti dimostrando che sarà piuttosto il contrario.
Non entro punto per punto nelle altre sue contestazioni, perché le ritengo sostanzialmente giuste e condivisibili, come quelle sulla Cina; solo che non capisco cosa c’entrino col tema di questa discussione, non vedo dove sconfesserebbero quello che avevo affermato io, e non vedo dove lei voglia andare a parare.
La mia impressione è che lei abbia contestato singole affermazioni con una reazione impulsiva, perdendo però di vista il concetto di fondo. E questa volta lascio in pace la luna.
Signor Lenzini, il sistema a “ripartizione” è stato adottato per poter erogare IMMEDIATAMENTE, pensioni, se si fosse utilizzato il sistema a “capitalizzazione” una o due generazioni passate non avrebbero potuto godere dell’ assegno pensionistico.
A “noi” che siamo la generazione di “mezzo” può non fregar niente:
abbiamo pagato per i nostri padri, incassiamo il versato dei nostri figli,
ma mettiamoci nei panni dei nostri genitori, i più anziani ed i meno facoltosi, che vita grama avrebbero avuto senza un assegno pensionistico ?
Suvvia non possiamo pensare sempre solo al “nostro” mi sembra giusto che, almeno i più fortunati, si preoccupino anche di chi nella vita, vuoi per indolenza o vuoi per percorso di vita e lavorativo, accidentato, ricevono molto meno di noi.
Certo anch’ io sono imbufalito; sono 15 anni che sono in pensione, il mio assegno è costantemente eroso dall’ inflazione, qualcuno ha calcolato una perdita di potere d’ acquisto, sui 30 anni del 30%, è un’ altra tassa che dobbiamo pagare, ed in tutta franchezza la pagherei anche volentieri se fossi sicuro che quello che mi vien tolto servisse per i più deboli, purtroppo non è così quello che mi vien tolto serve ai Governi, TUTTI, a fare i loro sporchi giochetti, spesso per premiare chi di contributi e tasse ne hanno pagate ben poche, certamente molto meno del dovuto.
Ma cosa posso fare ?
Lo sciopero ? L’ unico possibile a questa età e quello della fame ?
Già altro benefit per l’ INPS, come lo fu il Covid
R
ma dai Nonno, ma quale sciopero della fame, ci manca solo…ma no mangia e bevi e però con moderazione. I politici mangiano e bevono a volte sono smodati pure e se lo possono permettere perché hanno i “buoni pasto” a gratis…guarda quanto mangia Conte, quello stra mangia e ora che è in lotta col Grillo ancora di più, si tiene su…
“…ma no mangia e bevi….”
Metà di quello che vorrei …. visto che chi dovrebbe gestire il tutto l’ hanno dimezzato, l’ altra metà me la sono mangiata, partecipando a questo ed al precedente blog.
Beh insomma, anche se partecipo con animosità, non arrivo a tanto.
Volevo aggiungere che il sistema a “ripartizione” è utilizzato nella maggior parte dei Paesi che erogano pensioni sulla base di contributi, fra questi Belgio, Francia, Germania e Spagna, per maggior chiarezza un capitolo molto esaustivo (da pag.3) di un articolo della Treccani, anche se un po’ datato, i meccanismi sono quelli.
https://old.adapt.it/adapt-indice-a-z/wp-content/uploads/2013/09/treccani_2012.pdf
Ma abbia pazienza Lenzini, poi dice che mi abbevero alla fonte qualunquista delle leggende metropolitane…
Non Fedro, le cui favole pure amo, ma i dati dell’INPS certificano che:
“A fronte di 10.8 miliardi di euro di contributi versati i lavoratori extracomunitari ne percepiscono solo 1,2 miliardi sotto forma di prestazioni pensionistiche.”
Ergo, gli stranieri sono “contribuenti netti” dell’Inps: facendo due conti versano circa il 6.6% del totale dei contributi, ma ricevono appena lo 0,4% delle pensioni erogate dall’ente previdenziale.
Il resto deriva dalla contribuzione della forza lavoro in essere e grazie a quei contributi vengono erogate le pensioni.
Non so cosa intenda per fiscalità generale, ma io so che la mia società paga oltre il 60% di tasse su quello che ricava e io ne verso all’INPS ogni anno una bella fetta.
Non solo, oltre all’INPS pago pure l’INAIL e già che ci sono contribuisco alla sanità regionale con l’IRAP.
Poi, sarò io che sono poco sveglio ma non capisco cosa c’entri la Previdenza con la Pensione che è una rendita vitalizia o temporanea corrisposta a una persona fisica in base a un rapporto giuridico con l’ente o la società che è obbligata a corrisponderla.
La denatalità è un problema proprio perché come le ho spiegato (invano temo), i suoi accantonamenti se li è già fumati qualcun altro e se non importiamo manovalanza e gli autoctoni li paghiamo poco e male, a breve non ci sarà più ciccia per elargire le pensioni. Ecco cosa c’entra la denatalità.
Me li alleghi i conti di Aldo Clementina che così comprendo, certo se uno lo paghi una miseria poi non si può pretendere che da lui arrivino valanghe di tasse e contributi, spero sappia come funziona la tassazione progressiva.
Se non capisce cosa c’entrino le mie considerazioni ad ampio spettro, su quello che sta accadendo non penso sia colpa mia, io sono abituato a guardare la foresta mai l’albero.
La differenza tra lei e me posso spiegargliela con un esempio professionale.
La gente che mette su casa in genera accumula cose che gli piacciono, indipendentemente se poi si armonizzano con l’insieme, per me è l’opposto, parto dall’insieme, è la differenza mi creda si vede.
Lei guarda i singoli alberi, magari sotto la luna, io no.
Buona serata.
Conte “mangia” da qualche anno, la Meloni e Salvini da una trentina…
R
povero Conte come è magrolino, deve mangiare di più, ma dagli tempo ne ha tutta l’intenzione. Ora poi che ha cancellato i due mandati…mangerà a quattro palmenti. Che Meloni abbia mangiato come Salvini non si direbbe, lei è molto più magra e però come ha mangiato Renzi e il PD nessuno, per non parlare di quella stramangiona della parlamentare Salis, quella mangia e tanto anche, deve rifarsi dagli stenti delle prigioni ungheresi.
Nonno e A59, temo che la perversione dei sistema di previdenza statale sia un malanno a cui ci siamo abituati al punto tale da trovarlo normale, come gli acciacchi della vecchiaia.
Premesso che previdenza e pensioni sono la stessa cosa, se trovate normale il “sistema a ripartizione” spiegatemi come fa la previdenza privata a funzionare a capitalizzazione.
Nella previdenza privata (che io ho sperimentato come benefit aziendale), alla fine del periodo contrattuale mi hanno ridato i soldi che avevo versato rivalutati grazie agli investimenti che il fondo aveva fatto. In alternativa me li avrebbero dati sotto forma di pensione.
Mica mi hanno detto che me li avrebbero ridati a patto che altri sottoscrittori versassero abbastanza soldi nel fondo …! Anche le banche funzionano così.
Ad A59 devo far notare che pagare una cifra all’Agenzia delle Entrate o pagarla all’INPS non cambia niente, come non cambia niente tra ricevere una pensione finanziata virtualmente con dei contributi o con delle tasse.
Se lo dovessi spiegare alla mia nipotina di 10 anni, le direi che ricevere una pensione in base a quello l’azienda ha versato a mio nome come contributi ha senso. Ricevere la stessa pensione finanziata con i contributi versati da suo padre non ha senso. Altrimenti si torna indietro di 100 anni quando i nonni erano a carico dei figli nelle famiglie allargate.
Non c’è nessuna logica nel pretendere che il totale delle pensioni erogate in un determinato anno faccia pari con il totale dei contributi versati, solo perché nominalmente sono entrambe voci che attengono alle previdenza.
In altre parole, non c’è nessuna ragione perché il bilancio dell’INPS, così come è congegnato, debba essere in pareggio. Le entrate e le uscite sono totalmente scorrelate. A maggior ragione se teniamo presente che un buon 30% delle uscite dell’INPS sono pensioni e sussidi che rientrano nell’assistenza anziché nella previdenza.
Detto questo, anch’io sono in pensione da un bel po’, e mi sento in imbarazzo a prendere tanti soldi senza fare niente; soprattutto quando mi danno un aumento.
Infatti, quando sono andato in pensione mio figlio non era ancora economicamente indipendente, dovevo finire di pagare la casa, avevo più spese di oggi.
Ora io e mia moglie siamo due vecchi pensionati con pochespese, mio figlio guadagna già quanto guadagnavo io quando sono andato in pensione e non ha bisogno di niente, le nostre pensioni ci avanzano, e il nostro conto in banca cresce.
A meno che non ci tocchi in futuro di assumere una badante, potrei anche accettare una decurtazione della mia pensione, invece dell’aumento.
“Nella previdenza privata (che io ho sperimentato come benefit aziendale), alla fine del periodo contrattuale mi hanno ridato i soldi che avevo versato rivalutati grazie agli investimenti che il fondo aveva fatto. In alternativa me li avrebbero dati sotto forma di pensione.”
Lenzini le Assicurazioni private non hanno nessuna necessità, ed infatti non lo fanno, di erogare “subito” una pensione, lei versa e dopo un periodo prestabilito, o in caso d’ incidente al momento, incassa il dovuto, ovviamente non le rendono tutto quello che che i suoi versamenti ed i relative interessi periodici hanno capitalizzato, ci sono i costi di gestione ed il loro utile.
Come le ho detto a suo tempo fu scelto il sistema a “ripartizione” perché si era ravvisata la necessità di fornire SUBITO una pensione, e proprio per questa necessità moltissimi Paesi hanno adottato lo stesso sistema del nostro Paese.
Sempre come detto detto in precedenza se avessero adottato il sistema a capitalizzazione, due o tre generazione dei nostri avi non avrebbero usufruito di una pensione.
La seconda parte del suo discorso richiederebbe un lungo discorso, ed io ha già tre o quattro cartellini gialli, non vorrei riceverne uno rosso ed essere espulso.
IN effetti la situazione dell’ INPPS non è chiara, cioè è chiarissima ma chi ci Governa, tutti, non vuole che la situazione sia facilmente comprensibile, oggi l’ INPS “previdenziale” è in pareggio tot incassa dai contributi annui e tot paga in pensioni (derivate da contributi) ciascun anno, sul lungo periodo per i motivi ampiamente discussi, denatalità, bassi stipendi, lavoro precario con enormi buchi lavorativi e quindi contributivi, oltre ovviamente alle aspettative di vita che si stanno allungando, porterebbe ad uno scompenso, ecco perché in fin dei conti la legge Fornero era giusta, l’ errore della madamin è stato quello di pretendere di applicarla immediatamente, creando il caso ben noto, ma il suo capo (Mario Monti) voleva trarne benefici immediati (cash !).
Oggi nei conti dell’ OCSE risultiamo il paese più generoso con le pensioni 16/17% di costo sul PIL, ma in realtà non è così, si si depura la previdenza dall’ assistenza l’ onere delle pensioni sul PIL si allinea a quello dei maggiori stati europei: 13/14%.
Saluti
PS
non si preoccupi vedrà che ci penseranno quelli del Governo a rendere la sua pensione meno ricca.
R
mi limito solo a farle osservare che lei con la sua ultima frase potrebbe generare false aspettative, non è detto che il signor Lenzini non debba “subire” invece degli aumenti che lo metterebbero a “disagio”…
Signora Gazzato, credo che in periodi di vacche magre, come quello che sta attraversando l’Europa grazie alle sanzioni alla Russia, alle strategie sbagliate sulla transizione ecologica, e a tante altre stupidaggini pregresse, si debbano dare delle priorità.
Per me la priorità sono le persone che perdono il lavoro. E non tanto i giovani, che si possono pur sempre appoggiare alla famiglia, almeno per la casa e le bollette, ma soprattutto i padri e le madri di famiglia con figli a carico e grosse difficoltà a ricollocarsi nel mercato del lavoro.
In una situazione del genere aumentare lo stipendio ai dipendenti pubblici, che riscuotono tutti i mesi uno stipendio, magari un po’ svalutato, ma sicuro, e ai pensionati, per i quali vale lo stesso discorso, non può essere una priorità per il governo.
E Landini, quando organizza manifestazioni per il rinnovo dei contratti per dipendenti pubblici (che ormai sono la maggioranza degli iscritti al sindacato) si dovrebbe ricordare che è nato e ha fatto carriera nel sindacato dei metalmeccanici, ai quali ormai ha voltato le spalle.
Certo, le pensioni minime (cioè quelle per le quali in genere non sono stati versati contributi) dovrebbero essere adeguate al costo della vita.
I dipendenti delle aziende del trasporto pubblico vorrebbero adeguare i loro stipendi.
Gli insegnanti pure ….
Però, un governo che non sapesse valutare le priorità e desse ascolto a chi protesta più forte non sarebbe un governo serio.
R
già, giù, nessun governo serio ha mai ancora tenuto conto da decenni delle priorità degli italiani, c’era sempre qualche conto da quadrare e qualche parametro da rispettare e qualche paraculo da beatificare. Vogliamo che sia l’ultimo il più “fesso” di tutti? Ma davvero, Landini (e lei) a parte, perché no?
Nonno, non vorrei ripetere a lei le considerazioni che ho fatto più sotto rispondendo ad A59.
La mia sensazione è che siete prigionieri di un “tunnel cognitivo”, nel senso che incasso dei contributi e pagamento delle pensioni devono essere una faccenda dell’INPS, perché si chiama Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale.
Benissimo che sia l’INPS, con i suoi uffici, i suoi sistemi informativi, i suoi impiegati, ad occuparsi di calcolare e pagare le pensioni.
Quello che io contesto senza riuscire, a quanto pare, a spiegarmi, è perché mai le pensioni erogate devono far pari annualmente con i contributi incassati, visto che sono due quantità del tutto scorrelate.
Neppure quando incassi e costi sono correlati, come, per esempio, spese per il trasporto pubblico e incasso sotto forma di biglietti e abbonamenti, si pretende che il bilancio sia pari. La fiscalità generale serva proprio a coprire i servizi in disavanzo.
E qui mi fermo, per non annoiare oltre la signora Gazzato e la signora Fede.
Beh dipende dalla pensione del Signor Lenzini: oltre le 4 volte il minimo INPS (più o meno 2.000 euro lordi mensili) la perequazione (adeguamento all’ inflazione) è bloccata, che si tramuta in un occulto prelievo, ancora più sensibile in quanto “i pensionati” utilizzano maggiormente servizi, spese sanitarie, carello della spesa, che hanno un tasso d’ inflazione più elevato dell’ elettronica.
Ah ecco, ora capito egregio Lenzini, lo Stato è una banca che capitalizza, scemo io a non averci pensato.
Premesso poi che Previdenza (o Quiescenza) e Pensioni non sono la stessa cosa, perché la prima corrisponde a il periodo in cui un lavoratore si colloca in posizione di inattività ai fini previdenziali, ma senza percepire ancora una pensione.
Premesso questo, non credo che lo Stato sia equiparabile a una Banca o un’Assicurazione.
Certo che una Banca con 3000 miliardi di debiti tra cui quelli delle “Baby pensioni” o dei pensionati che sono andati a vedere i cantieri con in tasca il retributivo dell’ultima busta paga, dubito avrebbe ancora degli sportelli aperti.
La Costituzione poi… ma chi l’ha scritta, ma come glie è venuto in mente l’art. 38?
E la Corte costituzionale che sentenzia in merito?
https://www.mondoprofessionisti.it/intervento/il-diritto-a-pensione-e-fondamentale-irrinunciabile-e-imprescrittibile-e-mal-si-concilia-con-lalea-dei-mercati-finanziari/
E certo che INPS e AdE sono la stessa cosa per le mie tasche, i soldi sempre da quelle escono, bella scoperta.
I miei contributi vanno nel calderone che paga la pensione anche a lei e a sua moglie, io me ne sono fatto una ragione, se la faccia anche lei perché il sistema le piaccia o meno, è così che funziona.
Lasci perdere la nipotina, poi le cresce con informazioni sbagliate andando incontro a cocenti delusioni e non è che le sarà di consolazione dire:
“Ma… me lo ha aveva detto il nonno Gigi!”
Buona giornata.
A59, io continuo a non capire certe sue considerazioni. Ho il dibbio che lei, essendo più giovane di me di 13 anni, non sia ancora arrivato alle conclusioni a cui sono arrivato io. Per tutto ci vuole tempo, e soprattutto tempo passato ad oziare e a riflettere.
Nessuno mette in dubbio che le pensioni vadano pagate.
Quello che non capisco – e che lei mi dovrebbe spiegare – è che differenza fa se me le pagano attingendo alla fiscalità generale, così come pagano la sanità e l’istruzione, o se me le pagano attingendo virtualmente ai contributi di altre persone che non conosco e non mi conoscono.
Il mio dubbio, forse un po’ malizioso, è che si voglia tenere in piedi il bilancio farlocco dell’INPS per sostenere certe posizioni ideologiche, del tipo:
a)bisogna fare più figli perché altrimenti nessuno ci pagherà le pensioni;
b)se non facciamo abbastanza figli gli immigrati sono una benedizione perché le pensioni ce le pagheranno loro.
Ci stiamo dimenticando che i contributi, materialmente, li pagano solo i lavoratori autonomi, mentre i dipendenti non pagano nulla, perché il datore di lavoro paga per loro. E se il datore di lavoro non pagasse i contributi e pagasse la stessa cifra in forma di imposte, per lo Stato sarebbe la stessa identica cosa. Sui soldi non c’è scritto sopra da dove vengono e dove vanno.
“Ci stiamo dimenticando che i contributi, materialmente, li pagano solo i lavoratori autonomi, mentre i dipendenti non pagano nulla, perché il datore di lavoro paga per loro. E se il datore di lavoro non pagasse i contributi e pagasse la stessa cifra in forma di imposte, per lo Stato sarebbe la stessa identica cosa.”
Una parte li paga il datore di lavoro, ed una parte li paga il lavoratore, anche se poi di fatto il lavoratore non mette mano al borsellino per pagarli, gli vengono trattenuti direttamente sulla busta paga, e li sono bene evidenziati Ma se non si riconosce che questa parte di contributi, sono pagati dal lavoratore allora anche l’ IRPEF non la paga il lavoratore, in quanto versati all’ erario direttamente dal sostituto d’ imposta (appunto l’ azienda che paga per conto del lavoratore). Comunque anche i contributi pagati dall’ azienda sono di fatto pagati dal lavoratore, quando una Società valuta la retribuzione di un collaboratore si basa sul “costo totale” che include oltre ai contributi pagati dall’ azienda, le ferie i permessi possibili i benefit, cioè tutto quelle che COSTA un dipendente.
Comunque anche se la gestione della Previdenza e dell’ Assistenza fosse tutta in capo all’ AdE, la Ragioneria di Stato dovrebbe comunque far quadrare i conti, con delle poste specifiche riservate alle pensioni, appunto con entrate Contributi, ed uscite Pensioni, e forse sarebbe anche più pericoloso non avendo sott’ occhio un eventuale deficit, con una classe politica sempre pronta ad “agevolare” i propri elettori, il disavanza salirebbe velocemente.
Egregio Lenzini, le tolgo subito il dubbio, io alle conclusioni a cui è arrivato lei non ci arriverei nemmeno se volessi e non lo voglio.
Lei ha (secondo me) una visione arcaica del progresso e del wellfare.
Non comprende assolutamente come funziona il sistema, tant’è che è un po’ di post che tento (invano) di spiegarglielo, lo faccio per un’ultima volta poi abbandono la contesa perché mi sa che la sua nipotina è più lesta di lei ad afferrare le cose.
I contributi delle altre persone che non conosce: “sono la fiscalità generale”, punto.
Il bilancio dello Stato è fatto di entrate (la fiscalità generale e di uscite (servizi ai cittadini e imprese).
Stia tranquillo, che di figli con le sue idee sul lavoro non se ne faranno e a tenere su (in parte) il bilancio dell’INPS ci pensano pure i contributi e le tasse di quegli extracomunitari che lei e la destra alla Melonacci (Meloni+Vannacci) non volete, mentre le imprese seppure in crisi richiedono.
Le regole non le faccio io e tantomeno lei, teoricamente ha ragione sempre dalle tasche i soldi fanno il giro, dalle mie che “contribuisco”, alle sue che li intasca con la pensione, come prima fluivano dalle sue tasche perché “contribuiva”, a quelle di qualche pensionato che non conosceva. Funziona così.
In Calabria ci sono 63 pensionati su 100, quasi 2/3 dei cittadini non sono attivi, me lo spiega lei come fa a stare in piedi il sistema?
Non penso sia in grado, ma se vuol tentare.
R
cosa c’entri Meloni con Vannacci lo dovresti spiegare, come dovresti spiegare dove starebbe la non volontà di accogliere i migranti visto che non mi pare che abbiano smesso di arrivare o che Meloni li lasci a fare la calza bordo delle navi per settimane come faceva il governo giallo verde (da cui il processo in corso ad uno dei suoi ex ministri).
A59, ma lei c’è o ci fa? Oppure mi sta prendendo in giro già da un po’ e io non me ne sono accorto? Lei scrive:
“In Calabria ci sono 63 pensionati su 100, quasi 2/3 dei cittadini non sono attivi, me lo spiega lei come fa a stare in piedi il sistema?”
Questo è quello che cerco di spiegare io a lei da diverse pagine di post, e ora lei lo vuole spiegare a me?!?!
IL SISTEMA INPS NON PUO’ STARE IN PIEDI. L’INPS è un sistema finanziariamente fallito!
Questo è quello che dico io da sempre; non lei.
Il totale delle pensioni erogate non può e non deve essere pari ai contributi incassati dall’INPS. Due somme che non hanno niente a che vedere l’una con l’altra.
Pretendere che questo bilancio sia in pareggio è puramente velleitario e ideologico.
Al momento, e per molti anni a venire, le pensioni saranno più dei contributi, e lo Stato dovrà prelevare quello che manca; dalla fiscalità generale.
L’alternativa sarebbe portare le aliquote contributive, già altissime, a valori inaccettabili. E perché mai farlo? Per far fallire le aziende?
Ma perché, prima di partire in quarta per il gusto di contraddirmi, non prova a leggere con calma quello che scrivo? A volte diciamo le stesse cose, ma lei non se ne rende conto, e dice che io sbaglio, salvo poi ripetere quello che avevo detto io in altra forma. Prendiamola a ridere, che è meglio ……
R
si ecco, e magari, per favore cerchiamo di uscire se possibile da questa discussione. Grazie. Ci sono, volendo molti altri temi (proposti da questo post) di cui discutere (oltre le pensioni). Vediamo se possiamo uscirne.
Abbi pazienza Mariagrazia ma non ci sto a farmi dare dell’illetterato da chi ancora non ha capito che ormai il sistema è diventato contributivo, perché quelli come Lenzini non capiscono come funzioni il debito e di come lui un privilegiato rispetto alle nuove generazioni che vorrebbe vessate e sottopagate perché tanto la cosa non lo riguarda.
Certo che se quando tocca a me chiudi sempre gli spazi di discussione…
Oddio! mi sto “gorbizzando”, hai ragione tu.
A59, per favore non mi attribuisca stupidaggini che non c’entrano niente con quello che ho scritto.
Non ho mai scritto che si debba vessare chicchessia, Tutto il contrario.
E, per rispetto alla signora Gazzato, mi fermerei qui.
Spero solo di aver chiarito a chi voleva capire che la denatalità non ha niente a che vedere con il finanziamento delle pensioni (perché, in effetti, è di denatalità che stavamo parlando).
Allo Stato poco importa che la ricchezza si produca con tanti lavoratori attivi o con pochi lavoratori e tante macchine o con l’intelligenza artificiale. Se si produce abbastanza ricchezza e le entrate dello Stato sono adeguate (che siano contributi o IRPEG non fa differenza) i soldi per le pensioni ci saranno comunque.
R
insomma, ma è mai possibile che ogni discussione ormai finisca per tirare fuori le pensioni i contributi, i soldi e niente altro? Le beghe tra i governanti e poco altro? Possibile che tanta intelligenza qui sopra sia sprecata per discutere sempre delle stesso argomento? soldi e sempre soldi. lo so che sono importanti, caspiterina se lo so, ma non vorrei che il mio blog diventasse una succursale della ragioneria di stato…
E ho detto tutto… (op. cit.)
R
ma che avresti detto? Ah, giusto se non puoi parlare di soldi meglio risparmiare sulle parole…
“insomma, ma è mai possibile che ogni discussione ormai finisca per tirare fuori le pensioni i contributi” (MG)
Infatti io sono convinto che la gente non faccia più figli semplicemente perché non ha voglia di impegnarsi in imprese complesse e costose. Le giovani coppie vogliono viaggiare, fare lavori interessanti, fare sport e non cambiare pannolini fino al compimento della maggiore età del pargolo. Fare un figlio è come mettersi in casa uno sconosciuto per i prossimi 30 anni con annessi e connessi, un investimento emotivo che non tutti vogliono fare.
Poi è sempre più complicato perché la società inficia quello che di buono stai cercando di insegnare. E’ una guerra e di guerre in giro ce ne sono già abbastanza.
I mondo non ha più bisogno di tante braccia, ma di un po’ più di neuroni. Se qualche AI andasse a guadagnarmi lo stipendio io me ne potrei stare comodamente qui a scrivere molte più bischerate.
R
Mauro
e io le leggerei molto volentieri perché sono intelligenti ed ironiche e mi fanno pure ridere, a volte.
Quella dello sconosciuto in casa è buona, è proprio così e più cerchi di conoscerli e meno capisci.
Mauro, non so quale sia la sua esperienza, ma mettersi uno sconosciuto in casa è sì un grosso rischio, ma anche una grande opportunità. Si fatica di più, ma si vive di più.
Del resto anche sposarsi, o comunque formare una coppia stabile, è mettersi in casa una persona sconosciuta che ci imporrà necessariamente regole nuove, ci toglierà tempo per noi, ci ridimensionerà. E, a differenza del compagno o della compagna, i figli non sono tanto sconosciuti. In buona misura sono nostre creazioni.
Però, da sposato da 46 anni e nonno di tre nipotini, riconosco che veder crescere i propri discendenti e vederli diventare persone è una grande soddisfazione, che arricchisce molto la propria vecchiaia.
E una persona previdente deve anche immaginare la propria vita quando sarà vecchio.