La ciribiri hawaiana

Gli Stati Uniti hanno una donna a direttore dell’intelligence, insomma la capa suprema degli 007 americani sarà donna e che donna.

Vi dico dopo come si chiama (tanto non la conosce quasi nessuno) ma la notizia mi ha fatto quasi sobbalzare lo stomaco. Di prima mattina. Notare. Vi è già nota la mia “simpatia” per Trump e non mi dilungo, che abbia fatto le nomine dei suoi collaboratori col solito buon anzi ottimo senso che lo connota, non avevo dubbi e resto immagata alla scelta di questa signora, ex maggiore dell’esercito ora non interventista, ex democratica ora repubblicana, ex di qualsiasi cosa ed ora direttrice dei sevizi segreti americani. Di tutti eh, mica peanuts. Si chiama Tulsi di nome e Gabbard di cognome. Si lo so, non vi dice nulla, sarebbe quasi come dire che l’onorevole Salis è stata eletta presidente della Repubblica. Una squinternata che ne ha combinate di tutti i colori, che pur di stare in politica ha saltabeccato da un partito all’altro come una gallina padovana, che è andata a stringere la mano del dittatore siriano, che si dichiara contro gli interventi militari dopo essere stata maggiore dell’esercito americano, una che dice a Zelenzky di salutare con un Haloa l’invasione dei russi…russi che lei sostenitrice fervente del putinismo, l’avrebbero, pare, assoldata per fare da terzo incomodo democratico alle elezioni ed aiutare Trump a vincere, che ha prima sostenuto Sanders, poi si è candidata coi dem, poi ha sostenuto Biden…poi.. beh ha solo 43 anni diamole tempo per dichiararsi marziana in esilio.

Ora questa sciroccata (passatemi il temine troppo complimentoso) è quella che dirige i servizi segreti americani (ci deve essere per forza del marcio in Danimarca). Andiamo davvero bene, quella è capace di diffondere i segreti americani con l’altoparlante a reti unificate se niente niente le gira la ciribiricoccola. Quella di Trump gira vorticosamente da quando è stato eletto e anche prima non era da meno.

Una hawaiana a Washington, il titolo di un film? Si, horror.

Altro che Musk.

Missione

Un basso baritono russo dal nome impronunciabile, lo chiamerò Abrakadabra, si esibirà al San Carlo di Napoli a breve. Il cantante russo è un sostenitore di Vladimir Putin , sfegatato sostenitore delle politiche dello zar. Ma, il presidente Mattarella, pare abbia detto che non fa nulla, l’arte va oltre, l’arte è universale e bada di più a unire che a dividere.

Okey, siamo d’accordo, l’arte è unificante, ma il pianista russo morto di fame in galera solo per aver suonato Chopin, picchiato e incarcerato per il suo pacifismo, era un artista ed ha pagato con la vita l’amore per la propria arte e per la pace. Gli artisti hanno una missione che li porta a elevarsi oltre le miserie umane, ma Pavel Kushnir ha subito la miseria umana della repressione delle idee sulla propria pelle. Il baritono russo si è visto cancellare molte date da parte di teatri internazionali proprio a causa del suo supporto a Putin e quindi all’invasione.

L’Italia deve fat cantare e applaudire un artista che ha sposato un’ideologia di morte? I russi in Ucraina da tre anni uccidono e da tre anni tengono il mondo col fiato sospeso per le conseguenze che questa guerra potrebbe avere anche oltre i confini dei due paesi coinvolti.

Le ripercussioni da noi si sono viste già e comunque questa guerra nel cuore dell’Europa è estremamente pericolosa per la stabilità di tutto il continente. Per quello che significa accogliere questo signore e farlo cantare le arie di Verdi, a mio avviso, sarebbe una bestemmia, uno schiaffo in faccia alle idee di libertà, solidarietà e diritti umani negati. Abrakadabra non avrà colpe di quanto succede ma, trovarsi a cantare accanto ad un basso ucraino che sa cosa sta subendo il suo popolo a causa dei russi, dovrebbe farlo desistere dall’intervenire e dare forfait. L’arte va oltre le miserie umane ma la miseria umana non deve essere applaudita. Il sindaco di Napoli dovrebbe opporsi a quello che sarebbe uno sfregio al semplice buon senso oltre che alla dignità di tutti gli artisti che lottano per enfatizzare i valori fondanti della civiltà.

C’è bisogno d’amore

Durante la presentazione del suo nuovo album, Zucchero Fornaciari ha parlato delle elezioni americane. Ha detto che gli artisti che si sono spesi per Harris, forse, non l’hanno aiutata a vincere perché “sono lontani dalla gente”. Poi, citando una frase tra le più celebri di una sua canzone ha detto che c’è bisogno d’amore in questo mondo che ne è così privo, così lontano dall’amore. “”C’è bisogno d’amore per Dio, per tutto quanto il mondo”, dice la frase. E’ vero, Harris ha perso per poco amore. Amore che non è riuscita a tramettere alla gente, lontana dai palchi e dai lustrini e dalle risate. La gente che soffre per mancanza d’amore ha scelto Trump. Dovrebbe essere l’amore a salvare il mondo? Secondo Zucchero, si. L’amor che move il sole e le altre stelle…e l’amor che a nullo amato amar perdona…e forse Trump è riuscito a trasmettere amore? Lui con le sue frasi di odio nei riguardi degli immigrati che ora vuole espellere in massa, è riuscito a trasmettere amore? L’amore ha molte forme, può essersi calato dentro quest’uomo rude e bislacco, trasformandolo in messaggero d’amore? E colpendo il cuore dei tanti americani che lo hanno votato? La sua apparizione dopo l’attentato, quel pugno fiero e quel “fight, fight, fight”, hanno forse mandato un messaggio d’amore? E ora la sua decisione di ritirarsi dall’accordo sul cima, può essere considerato un gesto d’amore? E telefonare a Putin per dirgli di non insistere nella guerra in Ucraina, forse intendendo dire, don’t worry man, ci sono qua io e ora ottieni quello che vuoi, non serve che ti dai tanto da fare…è un gesto d’amore verso gli ucraini che si aspettano da lui altri aiuti per battere Putin? Lo vogliano o no, gli ucraini dovranno arrendersi, la Crimea è già perduta hanno detto dalle parti del nuovo presidente, qualche suo portavoce. Rinunciare a combattere e piegarsi a Putin, con le buone, un gesto d’amore?

C’è bisogno d’amore, canta Zucchero, di un’ overdose d’amore per questo mondo disperato: guerre, fame, disastri climatici, paura e sentimenti di odio in crescita. Tutto questo ha una sola possibile cura: un’ iniezione d’amore.

Ho visto un video di cinque minuti dove il papà di Giulia Cecchettin parlava da Fazio e sembrava un santone. Dice che lui non prova nessun rancore nei riguardi di chi l’ha uccisa in quel modo. Anzi, cerca di vedere tutto in positivo e l’amore per la figlia morta ammazzata è quello che lo guida e gli fa vedere tutto buono e bello, persino Filippo Turetta perde la sua tragica immagine di assassino e diventa una figura sbiadita e così, dice, il dolore scompare. Forse ha ragione lui o forse no. Non lo so. Ma l’amore che tutto illumina può fare anche questo, ribaltare le situazioni e mostrarle sotto aspetti diversi e aprire prospettive alle quali non si penserebbe mai? Credo che Zucchero intendesse dire che c’è si, bisogno d’amore, ma di amore vero, non di un surrogato e l’amore vero è raro. Sempre di più in un mondo che si dipinge di molti strati di colore per non mostrare la sua vera faccia e che il colore sulla faccia di Donald Trump non basta a mascherare la sua vera faccia. E la sua vera faccia non è certamente la faccia di chi prova amore per il mondo, ma piuttosto amore per se stesso e, temo, lo vedremo in ogni sua prossima azione.

C’è bisogno di amore, si, ha ragione Zucchero, tanto amore e però deve essere genuino e spontaneo e non una maschera che sorride e nasconde un ghigno che fa paura.

Riverbero d’autunno

Sono grata agli alberi

alla loro luce morbida

attorno all’onda del riflesso

del giallo  del rosso

del marrone.

Tinte le foglie non più verdi

Assorbono i colori

dalla fonte primaria di luce.

E affondo gli occhi

nel riverbero del cielo.

Mentre l’azzurro si piega dolce

verso la cima degli abeti.

E l’avvolge con amore

in un abbraccio che sa di cose

ancora da scoprire.

O di cose che so  che ricordo

che rivedo che mi parlano  mute

mentre alzo la testa

e chiudo gli occhi.

E respiro il profondo  azzurro.

E fondo l’anima con le rughe

del tronco che si affaccia

da un angolo e mi guarda

e mi chiama come tante volte

Io l’ho chiamato.

“Sono qui per te” sembra dirmi

come sempre sulla curva del viale

dritto impassibile  ed eterno

compagno e amico.

La chioma va oltre la vista sopra

le altre chiome, sopra di tutto.

E mentre mi appoggio sento la linfa

scorrere come sangue che

si mischia a quel verde che

fugge  e si ritrae accecato.

Uniamoci e …partite

Pubblico questa riflessione di Romolo Piccinini sull’Unione Europea e le tante problematiche che la connotano. Cose di buon senso che i nostri governanti potrebbero prendere in seria considerazione, soprattutto in questo momento particolarmente complicato.

Dove non mi trovo d’accordo è sul marchio “made in Europe” e credo che troverebbe poca accoglienza soprattutto da noi.

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Oggi il mondo, come ben sappiamo, e’ sull’orlo di un baratro.

Guerre, migrazioni bibliche senza controllo, Stati che si contendono il dominio planetario, cambiamenti climatici in atto e…tanto altro ancora.

Dinanzi a tali preoccupanti prospettive la Unione Europea invece ciancia di farine di grilli, di dimensioni di cetrioli, di auto e case “green” obbligando i cittadini degli Stati comunitari ad adeguarsi a normative oltremodo demenziali e perfettamente inutili.

Di unirsi politicamente, pero’, non se ne parla affatto in quel di Bruxelles!!!

Si ciarla, molto timidamente, di costituire Forze Armate Comuni europee ma…

– “Chi dovra’, poi, coordinarle, finanziarle, farle funzionare e dirigerle non e’ dato di sapere”!!!

Una Governance Federale non sarebbe molto meglio indicata a svolgere tale compito?

Ed invece…

Nel caso si istituissero, oggi, “Forze Armate Europee”, ogni Stato comunitario dovra’ poi provvedere, a sue spese, per dotarsi di armamenti adeguati?

Un colonnello francese comandera’ forse un reggimento italo-spagnolo?

Un capitano italiano dirigera’ per caso una compagnia austriaca?

Sinceramente, cosi’, non la vedo bella.

Perche’, invece, i leaders dei Paesi fondatori dell’ ex MEC (Germania, Francia, Italia, Benelux), piu’ qualcun altro che vuole starci (Spagna, Austria, Portogallo, Irlanda…), non si siedono piuttosto attorno ad un tavolo e cominciano a buttar giu’ le basi per istituire una Confederazione Europea, politicamente unita, laddove una Costituzione regge e guida il sistema e dove vengono indicate le competenze riservate ad organi federali mentre altre ai singoli Paesi?

Tanto per abbozzare degli esempi:

difesa, economia, tasse, emissione e gestione della moneta, politica estera… e quant’ altro indicato in Costituzione sono appannaggio di una Governance centrale confederale mentre le politiche locali, la gestione dei prodotti agroalimentari, le industrie…e altre “minori entita’” restano di competenza ai singoli Stati.

Per la Difesa ci si potrebbe riferire a quanto accade in USA, laddove un “Pentagono”, ovvero un Dicastero della difesa, di concerto con un Dicastero economico, provvedono, uno a coordinare e l’altro a finanziare, le Forze Armate.

Istituire, ad esempio, un “Dicastero, o Ministero, di difesa comune europeo” che fornisca di identici armamenti le forze armate dei singoli Paesi e le coordini tramite settori operativi di comando:

occidentali (con basi dislocate in Portogallo e in Francia);

meridionali (in Italia, in Spagna); 

orientali (in Polonia, in Estonia..); 

sud orientali (in Grecia, in Romania); settentrionali (in Svezia, in Finlandia…).

Ogni nazione non dovra’ piu’, come oggi accade, provvedere da sola alla propria difesa spendendo capitali che gravano poi sul bilancio nazionale ma si avvarra’ di un bilancio federale per tal fine, visto che dovra’ esistere uno Stato federato europeo con relativa Governance a svolgere tale incombenza.

Anche per i supporti economici dovrebbe valere la stessa regola: 

basta quindi con i prestiti elargiti ai Paesi europei “bisognosi” che poi devono restituire con indebitamento sul proprio bilancio nazionale (vedansi PNRR, MES, e quant’altro).

Un Dicastero del Tesoro, o Economico che dir si voglia, invece deve provvedere alle bisogna di quegli Stati in difficolta’, tipo calamita’ naturali, epidemie come fu il COVID ed altre necessita’ varie…

Le nazioni confederate versano periodicamente, come lo fanno anche oggi del resto, nelle casse comuni dell’ apposito Dicastero economico, una somma in denaro proprio per sopperire, in caso di necessita’, alle bisogna collettive.

I prodotti fatti in Europa saranno sotto il marchio “made in Europe” e tutelati dallo Stato confederale ponendo cosi’ termine alle concorrenze interne fra Stati UE e alle lotte meschine fra loro oltre che alla sparizione delle allucinanti quote latte, delle quote olio…e ai tanti limiti di produzione e quant’altro di estremamente frenanti e condizionanti le  varie economie nazionali.

Cosi’ che, come oggi sono “made in Italy” cio’ che viene prodotto nel nostro Paese indipendentemente dalla regione di provenienza 

(vedasi la mozzarella di bufala campana, lo spumante di Asti in Piemonte, le auto Ferrari in Emilia, il pandoro di Verona…e via dicendo), altrettanto puo’ avvenire, in ambito europeo, per le auto, le tecnologie, l’agroalimentare, il pescato, la moda, le industrie, ecc. che, nell’ambito della Unione stessa e indipendentemente se di provenienza italiana, francese, tedesca, spagnola…diventano … “eccellenze europee”!!!

Ogni nazione federata puo’ e deve cosi’ produrre, sempre nell’ambito europeo, quante … mercanzie vuole ed esportarle col marchio “made in Europe”, indipendentemente dalle caratteristiche fisiche della merce 

(vedansi invece le demenziali norme sulla dimensione dei cetrioli e delle vongole);

dal modo di pescare 

(a strascico, con la rete, con l’amo…), 

dalla quantita’ dei prodotti… (summenzionate quote latte, olio…) e via dicendo 

(cibi artificiali invece di sane diete mediterranee).

Restano, ovviamente, obbligatorie, quelle normative europee inerenti all’igiene e alla qualita’ dei prodotti confezionati, soprattutto dell’agroalimentare e della pesca.

La UE deve cominciare, inoltre, a rendersi quanto piu’ indipendente possibile dalle onnipresenti mercanzie cinesi e a produrre in proprio sia cio’ che le occorre al suo interno e sia per quel che vuole esportare perche’ l’Europa non e’ il Botswana e non mancano certo, da noi, la tecnologia e le capacita’ per realizzare prodotti di alta qualita’ e di competere alla pari, ma anche di piu’, con Cinesi, Americani e chi altri…

Romolo Piccinini

Bruscoline

Le sudcoreane, pare, dal 2016, si rifiutano di avere rapporti sessuali, incontri, matrimoni e di fare figli. Hanno messo in piedi un movimento molto seguito sui social media che si chiama 4B (si riferisce praticamente alle 4 azioni citate che in coreano iniziano tutte con la lettera B).

Nato come forma di rivolta contro la diffusa pratica di diffondere video da parte di uomini che filmavano le mogli o le fidanzate in momenti di intimità o nei bagni pubblici è cresciuto negli anni come forma di protesta contro il maschio dominante. E pare essere efficace visto che la Corea del Sud ha il tasso di natalità più basso al mondo.

Ora, dopo la vittoria di Trump le donne americane, soprattutto giovani, rigettano qualsiasi rapporto con gli uomini che lo hanno votato e, dicono, lo faranno per i prossimi 4 anni. Una forma di protesta, pare, già molto sentita per evidenziare la delusione di avere un presidente dichiaratamente misogino che ha affermato che le donne devono fare come dice lui “lo vogliano o no”. La sua posizione antiabortista e l’aver nominato alla Suprema Corte tre giudici anti aborto, ha avuto l’effetto di mobilitare la protesta femminile contro questa nuova forma di maschilismo subdola e strisciante da tempo ma ora con la vittoria del macho e del suo aiutante in campo Elon Musk, altrettanto macho e con un vice che ha dichiarato più volte dii essere contro l’aborto e maschilista fino al midollo, le donne si dichiarano sul piede di guerra e si rifiuteranno di avere rapporti di alcun tipo con maschi trumpiani (e in generale per non sbagliare) . Ce l’hanno anche con molti influencers maschi pro Trump che in questi giorni hanno esultato e che hanno fatto affermazioni sessiste nei confronti di Kamala Harris e delle donne più in generale. Frasi del tutto irripetibili ed indecenti che hanno fatto sì che sia sorto del tutto spontaneamente questo nuovo movimento femminista che potrebbe avere grande successo considerando l’imponente numero di accessi nei vari siti che lo pubblicizzano a poche ore dalla sua istituzione.

Lisistrata ha fatto scuola ancora e penso che se attecchisce potrebbe diventare un fastidioso impiccio che potrebbe crescere e rovinare, almeno in parte, la luna di miele degli elettori maschi col machomacho man per eccellenza mondiale. Un “sacrificio” decisamente pesante per aver votato Donald che con le donne, si sa, non ha mai avuto problemi. Ora, pare, ce li avranno loro: i maschi trumpiani e non e quattro anni son lunghi da passare…in convento.

La “resistenza” delle donne potrebbe diventare un bruscolino negli occhi del neo presidente ma potrebbe crescere fino a diventare un problema per le sue aspirazioni di far diventare l’America ancora più grande. Senza le donne, si sa, le feste non si fanno. O almeno non tutte,

Not in my name

Le mie sentite condoglianze al popolo americano che crede nei valori della Costituzione americana. Il De Profundis dato da questa elezione che ha eletto il peggior individuo che l’America potesse esprimere, si estenda al resto del mondo che crede nella Libertà e nei valori democratici. Sia fatta la volontà di suicidarsi del popolo americano che lo ha votato.

La sfilza di rallegramenti arrivati a Trump da parte del nostro governo è stucchevole. A cominciare dalla Premier Giorgia Meloni:

“A nome mio e del governo italiano, le più sincere congratulazioni al presidente eletto degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Italia e Stati Uniti sono Nazioni ‘sorelle’, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro presidente“.

A nome tuo, Meloni, non certo mio, io mi dissocio totalmente e mi rifiuto di partecipare alle congratulazioni. Non nel mio nome. Da cittadina di questo paese mi rifiuto di unirmi alle tue congratulazioni. Non ci credo che tu sia così contenta e se lo sei non mi rappresenti in nulla. Io non sono “sorella” di quello. Certo sta dalla tua parte ed hai segnato un gol, ma avresti potuto dimostrare meno contentezza, quello non porterà bene neppure a te.

Lasciamo perdere le note tragiche di altre congratulazioni pervenute all’individuo da Salvini, Tajani, Fontana La Russa e non ultimo il Presidente Mattarella. L’ultimo per dovere istituzionale, gli altri per puro servilismo.

Mi consola molto poco lo speech che Kamala ha tenuto ieri davanti ad una folla contrita e delusa: triste e però non doma. La vice presidente ha detto che riconoscere la vittoria di Trump è doveroso ma che la riconosce perché è un dovere dato dal rispetto della Costituzione. Che permetterà che il passaggio di consegne si svolga pacificamente (non come il 6 gennaio 2121) ma che continuerà la sua lotta per la democrazia e che “solo quando è veramente buio si possono vedere le stelle”.

Si, per ora vedremo il buio e la prima conseguenza della vittoria di Trump è già oggi visibile con la crisi in Germania, la fine della coalizione di governo e la possibilità di elezioni anticipate.

E il futuro sempre più nero pece. Ma io voglio provare ad essere ottimista. La vittoria di questo individuo porterà a galla le contraddizioni di una società in disfacimento a livello mondiale. E non sarà facile uscirne vivi ma la speranza deve sempre essere un faro. Flebile, timido e lontano, ma sempre vivo.

La mazza

Il peggio, diceva mia nonna, non muore mai. E aveva ragione. Donald Trump è il peggio del peggio che potesse capitare all’America e al mondo. Con lui di nuovo alla Casa Bianca si ritorna indietro di secoli. La battaglie fin qui fatte dalle femministe saranno un ricordo sbiadito, un vecchio arnese, un ferrovecchio. E così tutto il resto: il razzismo verrà riportato alle antiche “glorie”, i tanti americani di colore non avranno la vita facile e neppure gli ispanici e neppure tutti quelli che mostrano anche solo una lieve sfumatura colorata. Solo il fondotinta di Trump sarà permesso e sponsorizzato, tutto il resto thumb down. L’immigrato sarà perseguitato e le donne dovranno subire ancora l’umiliazione di vedersi negata la possibilità di abortire anche se sono state violentate. Trump avrà mano libera di far fuori i suoi avversari politici perché sarà “sopra la legge”, l’immunità conferitagli dalla Corte Suprema lo renderà invincibile, i reati saranno perdonati e lui potrà regnare come un sovrano sulla fu democrazia americana ora, dichiaratamente convintamente dittatura, il sogno americano infranto e in mille pezzi sotto le suole di questo leviatano. La peggiore delle dittature possibili perché avallata dal voto popolare e sovrano che ha consegnato lo scettro del potere assoluto ad un individuo senza morale né scrupoli, incapace a tutto ma capace di tutto.

La lotta contro i cambiamenti climatici diventerà la corsa all’inquinamento più folle, le guerre diventeranno permanenti e l’Europa dovrà tirarsi su le maniche per difendersi da nemici interni ed esterni. I dittatori festeggeranno e faranno entrare nel club il miliardario che mancava per fare il poker.

Trump sfoggerà tutta la sua peggiore retrograda retorica fascista e con lui gli Usa saranno potenza egemone e arrogante come non mai e tutto il narcisismo di questo individuo diventerà il suo emblema. Make Trump great again… e tutto il resto infimo, sordido e meschino.

L’America si è data una grossa mazza da golf sui piedi ed è precipitata dentro una immensa buca ed ora il resto del mondo dovrà schivare le palle…di Trump.

Acca Kappa

Mi sbilancio e mi lancio, poi accada che può: K.H. vince. E vince nettamente. Trump perde e perde nettamente. Make no mistake: we will win…ha detto la candidata dem…non fate errori: vinceremo.

Premonizione? Può darsi. L’altra notte ho fatto un sogno: un grosso Rotweiler mi faceva le feste e io non avevo paura. Stranissimo, i cani di grossa taglia mi terrorizzano. Magari non c’entra niente ma mi è sembrato un sogno premonitore. La belva è domata. Si, Trump è vinto e pacificamente si ritira a vita privata. Ha giochicchiato col microfono in uno dei comizi recenti, ha detto che pesava, ha parlato con l’asta …sembrava cotto. E lo è. Fare un basta anche per lui? Tiene famiglia e i suoi affari vanno a gonfie vele, chi glielo fa fare? Magari riesce pure ad evitare la galera. E poi i grandi della terra…che noiosi e le guerre…per carità chi davvero chi glielo fa fare? Sta tanto bene a casina a mare al lago con la sua mogliettina a bere la sua diet coke e a giocare a golf…stay home Don.

E così, a differenza dei tanti sondaggisti paurosi , fifoni, tremebondi, io, nel mio piccolo mi lancio…e prevedo la vittoria di K.H. Cappa Acca. si suona bene. Mi lancio anche senza paracadute e accada che può.

Ever after

Donald Harris e Kamala Trump tra breve saranno eletti presidenti Usa. Entrambi. Si.
L’America come l’abbiamo conosciuta finora dimentichiamocela, notte tempo si è divisa in due e ha bisogno di due presidenti. Intercambiabili. Una donna e un maschio. Vero macho, prende le donne per dove gli pare e gli fa fare quello che vuole, lo vogliano o no e poi non gli permetterà di abortire perché per lui la vita è sacra, salvo quella di tutti i suoi nemici interni ed esterni e non sono pochi, i media e Liz Cheney, ma se ne aggiungeranno altri. Presto.
Lei è donna, nera e però non si nota, sa stare a tavola veste bene, ha una bella parlantina e ride, ride tanto come conviene alle donne. Si divide il compito col macho, un macho in casa torna sempre utile: sa aggiustare i rubinetti, dare una mano di bianco in cucina e alla bisogna pure cucinare un cane caldo con patatine e un gatto freddo come dessert.
Abiteranno alla White House in camere separate, daranno messaggi contraddittori al mondo e alla nazione (doppia), saranno amati e odiati e resteranno fino a che morte non li separi e forse noi vivremo infelici e scontenti, ma, forse, vivi.

E loro? happy ever after.