Il tempo dei Meloni

Un amico del blog, ieri, mi ha chiamata Mariagrazia Meloni. Era un provocazione a seguito di una mia, ho cancellato perché mi ha fatto venire i cinque minuti (sono abbastanza frequenti) ma poi ho riflettuto. Rifletto sempre, poi. Sono quella del senno di poi. Subito mi saltano e mi girano.

Dunque dicevo, col senno di poi, mi sono detta, ci sarà pure un motivo se qualcuno pensa di identificarmi con il presidente del Consiglio (vuole così, sia fatta la sua volontà). Potrei anche inorgoglirmi, ma non era un complimento, bensì un modo per biasimarmi e incitarmi a criticarla. Mi sono chiesta come mai non riesco ad essere critica col governo. E’ strano perché da quando mi interesso di politica “seriamente” (non moltissimo) ho sempre criticato alla grande anche chi avevo votato, anzi, soprattutto chi avevo votato. Mi sono detta: sarà perché al governo c’è finalmente una donna? Si, anche ma solo in minima parte.

E poi, forse ho capito. Perché mi sono sentita presa per i fondelli da tutto l’arco costituzionale. Io che avevo creduto di votare da una parte, in realtà ero sempre stata tradita perché non esiste “una parte” esiste la Parte. E quale? la parte politica che ha il potere, cioè tutta la classe politica, governo e opposizione. Un interscambio di ruoli che serve solo ad alternarsi al potere e a rimanerci il fino a che dura e poi si finge di dare la parola agli elettori ma in realtà, anche senza che facciano patti segreti, sanno che sono sempre tutti insieme appassionatamente a tempi alternati e spesso già pre determinati.

Insomma un balletto dove i ballerini si alternano in figure e figurine per stare a senso alternato, davanti o dietro la scena con la pretesa di fare i nostri interessi ma con il fine, unico, di fare principalmente i loro.

Ora è il tempo dei Meloni, poi sarà di nuovo il tempo delle Mele. Ma sempre noi siamo a cadere dal pero.

Meloni fa o recita la sua parte, se la prende con le “toghe rosse”, Schlein finge di indignarsi e dice che se la deve prendere con se stessa e i suoi fallimenti. L’Albania è li per dare ragione a finti oppositori che ai tempi dei Meloni sbraitano a salve per dare ragione a se stessi. In attesa che venga quel giorno in cui potranno ritornare a scambiarsi il segno di pace che riporta al governo le “Mele” e fin che il gioco chiamato Democrazia dura (e si spera che duri) la giostra andrà sempre in tondo: chi sale e chi scende e noi a guardare quelli che si divertono e a credere che cambiandoli cambi qualche cosa. Magari con un bonus gelato in tasca (un dolce che convince) e l’illusione di essere popolo, nonché sovrano.

Con le differenze dovute ai nomi e alle persone che sono più o meno “tagliate” per governare e con idee e personalità diverse, ma sempre rientranti nel gioco oggi a me domani a te.

In realtà, a conti fatti, per quanto ci agitiamo per sostenere o criticare questo o quel governo, questo o quel politico, (ed è giusto farlo) alla fine della fiera siamo molto più “sudditi” di quello che pensiamo.

PS: Spero che nessuno mi dica che intendo fondare il partito della “Donna qualunque”.

1 commento su “Il tempo dei Meloni”

  1. Signora Gazzato, credo che la situazione che denuncia lei si sia aggravata parecchio quando siamo tornati dal sistema maggioritario al sistema proporzionale.
    Un ritorno sul quale furono tutti d’accordo, perché toglieva potere ai cittadini e lo restituiva al sistema dei partiti, che potevano fare gli accordi post elettorali più spregiudicati.
    Col maggioritario non sarebbe stato possibile il governo giallo verde, e meno che mai il governo giallo rosso. Forse anche il commissariamento affidato dal Presidente della Repubblica a Draghi avrebbe trovato degli ostacoli.
    Un altro elemento che mortifica i cittadini è la mole inusitata di bugie che ci propinano. Qualche decennio fa avevano un po’ più di pudore.
    Promesse elettorali non mantenute da chi governa, accuse dell’opposizione al governo in carica di non aver ancora rimediato ai danni che avevano fatto loro quando governavano (tipo la Sanità). Sindacati che proclamano scioperi assurdi. Dati variegati sugli effetti dell’immigrazione per cui si dimostrano, dati alla mano, tesi opposte.
    Ormai siamo una democrazia basata sull’informazione e sulla disinformazione, sui persuasori occulti, sulla malafede diffusa.
    Comprensibile che tanti rinuncino a votare. Comprensibile come reazione, ma controproducente, perché meno gente vota e più i partiti fanno quello che vogliono sopra le nostre teste.
    R
    E ‘ proprio quello che intendo dire. Anche questa commedia continua tra opposizione e governo è stucchevole. Si capisce che l’opposizione se ne frega di noi certamente più del governo che deve rendere conto del proprio operato, l’una rema contro, l’altro tenta di rimanere a galla, insieme è una parola desueta o una vecchia canzone di Mina…E Landini che lancia le rivoluzioni a tempo scaduto è ridicolo. Vuole fare il politico ma se lo mangiano in un boccone e non ottiene nulla con i toni roboanti che usa se non fare altra confusione. Ci vorrebbe Battisti…

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