Lo stress

Un tempo ne sentivamo parlare spesso. C’era persino una frase che veniva usata per definirlo quando dovevamo rappresentare uno stato d’animo particolare che ci disturba e ci inquieta: “che stress”!

Ora si usa meno, ora si usa più dire che si prova un “disagio”. Sociale, relazionale, comportamentale, mentale, psicofisico…tutto era contenuto in quella parolina che ora sembra non andare più di moda. Come mai? Forse perché era troppo semplice. Raccogliere tante emozioni negative dentro una parolina che sembra un termine esotico, creava disagio, insomma era…stressante. E allora quelli che sanno come incanalare le idee e farle diventare tangibili ( e monetizzabili), si sono inventati questo termine che ha dei vantaggi. Primo è italiano e per gli schizzinosi che si sentono a disagio con le parole “straniere” o che sembrano tali è un vantaggio. Secondo perché “disagio” mette una certa paura. Sentirsi dare del “disagiato” riempie di ansia e di sconcerto. Certo, ricorrere alle persone competenti è giusto; loro sanno dare consigli che possono aiutare a superarlo. Però a volte, possono addirittura creare una certa dipendenza. Non fraintendetemi, non accuso nessuno, ma, francamente, credo che pur cercando un aiuto professionale, la soluzione o meglio, la cura per andare verso un miglioramento, deve essere ricercata nelle risorse personali. E non parlo della famosa “forza di volontà” anche se aiuta, ma di interiorità che non banalizzando può significare un approccio più consapevole e appunto “interiore” a tutti quei sintomi che possono sfociare in una malattia.

Soprattutto i giovani e quando parlo di giovani mi riferisco a quella fascia di età che va dai 5 ai 95 anni, perché come diceva Picasso: bisogna vivere a lungo per diventare giovani. Un’ampia fascia dunque che di questi tempi, per certi aspetti davvero “stressanti” (certo la miniera è peggio) può soffrire di disturbi dati dal disagio di varia natura.

Bisogna dire che c’è anche chi ci marcia e gli esempi potrebbero essere tanti. Ormai è quasi di “moda” definirsi variamente stressati per qualche motivo e per qualcuno è un alibi per sottrarsi alle proprie responsabilità e anche qui il range di possibilità va dallo studente pigro a chi compie omicidi efferati e li giustifica col “disagio”.

Per altri è quasi una modalità con la quale imparare a convivere cercando di non farsi troppo male e di sfuggire alle tante trappole e insidie che provengono dalla conseguente “vulnerabilità” di chi ha questa modalità impostata da tempo e per motivi diversi e non tutti controllabili. E sembrano essere di più le donne a soffrirne, almeno così dicono le statistiche. Ma anche quelle sono spesso “orientate” o comunque forniscono un quadro molto generalizzante.

Sembra essere un problema in crescita, certo l’atmosfera generale non aiuta la salute mentale.

Un brutto mondo

E’ un brutto mondo quello che vediamo, un mondo in guerra e la guerra è la cosa peggiore che possa capitare. Ci sembra lontana perché qui e ora non c’è. Ma la vediamo intorno a noi un po’ ovunque anche se in posti relativamente lontani.

Ma c’è una guerra molto subdola che si insinua dentro di noi ed è quella che ci fa guardare gli altri con sospetto. Tutti contro tutti. E’ la famosa citazione di Hobbes: “La guerra di tutti contro tutti”. E ho il sospetto che sia una profezia che si avvera ogni giorno di più. Ogni giorno di più cresce il sospetto che “gli altri” possano essere nemici. Paranoia? Senso di accerchiamento? Si, forse, anche. Ma non solo. Non possiamo vivere senza sapere cosa ci succede intorno e intorno succedono guerre, violenze, torture. Insomma tutta la rappresentazione della ferocia umana, senza più un limite definito Quello che un tempo ci faceva sperare che l’uomo avrebbe capito che la guerra va bandita dal vocabolario ora non esiste più, si è frantumato contro gli scogli di una evidente lotta continua di sopraffazione e di soprusi e di cattiveria e di vendetta. Israele si vendica delle incursioni terroristiche , la Russia si vendica della volontà di libertà delle nazioni a lei confinanti, in molti altri paesi del mondo ci sono guerre dimenticate che non hanno i riflettori puntati, ma ci sono e sono più di quanto la mente umana possa sopportare di vedere tutte insieme.

La guerra di tutti contro tutti. Avviene giornalmente anche tra di noi e dentro di noi. Ci sono malattie psichiatriche in aumento ma l’impotenza a curarle o a limitarne le conseguenze è sempre più evidente. Leggo di una donna di 36 anni, americana o inglese, ora non ricordo, che ha ucciso entrambi i genitori e li ha tenuti in casa per anni. Alla fine l’hanno scoperta ma in lei non c’è ombra di pentimento. Come se tutta questa violenza che gira ovunque permeasse l’atmosfera di sostanze che influiscono nella psiche delle persone e fosse ormai diventata una cosa con la quale fare i conti e alla quale quasi rassegnarsi,

Tutti la sperimentiamo ogni giorno; l’indifferenza e l’odio, la noncuranza delle regole, la contro educazione, l’inasprimento dei rapporti un tempo definiti “civili”, la mancanza di empatia e la quasi totale mancanza di “contatti umani”, veramente umani e la dipendenza sempre più marcata verso aggeggi che ci straniano dal mondo e nello stesso tempo causano ansia e stress perché ci fanno sentire connessi ma del tutto soli. E sempre più giovani si rifugiano nell’alcol e nella droga e ne diventano dipendenti rubandosi la possibilità di vivere la propria vita, gettandola alle ortiche giorno dopo giorno, senza quasi rendersene conto.

Certo che la politica influisce e i danni che fa sono evidenti, sempre di più, li notiamo tutti i giorni. La lotta che tutti ormai dobbiamo ingaggiare con la burocrazia e con la fredda e calcolatrice arroganza di chi ci costringe a vivere sempre più “sudditi” impotenti verso le complicazioni che lo stato ci impone e che pesano come macigni sulla quotidianità, cresce ogni giorno di intensità. Mentre le notizie delle guerre in corso sono sempre più allarmanti e provocano un senso di spaesamento e di inquietudine difficili da controllare.

Verrebbe da chiudersi in casa e chiudere porte e finestre, ma non basterebbe e non servirebbe perché la guerra contro noi stessi sarebbe ancora più devastane di quella contro tutti.

Un diritto umano

L’amicizia tra Teo Teocoli e Adriano Celentano sembra finita miseramente.

I due hanno litigato? pare di no, semplicemente Adriano non risponde alle chiamate di Teo. Lo dice proprio Teocoli: non mi risponde al telefono. Si è sfogato con la stampa e ha tirato fuori un rospo che aveva da anni in gola e che non gli andava né su né giù. Dispiace sempre quando finisce un’amicizia, può finire per mille motivi o semplicemente perché doveva finire: nulla dura in eterno. Ma a Teo sembra dispiacere molto, soprattutto il fatto che sia finita dopo tanto tempo senza che ci sia un motivo, almeno apparente. E non si dà pace. Fa delle congetture, parla di Claudia Mori che sarebbe un’arcigna “badante” del marito e forse è stata proprio lei a vietare a Celentano di tenere rapporti con Teocoli. Anche se lo stesso non sa darne una spiegazione. Ma una risposta alla fine dal cantante l’ha avuta: gli ha detto che non risponde al telefono perché gli vuole bene. Al ché il mistero per il povero Teo si infittisce ancora di più: ma che bene sarebbe quello che gli nega anche un ciao al telefono?

Roberto Saviano è intervenuto ed ha detto la sua:

“«L’amicizia si esaurisce e, per commercio abitudinario, vogliamo credere che si possa avere una costanza fatta di consuetudine. Le cose in realtà finiscono, il che non significa che ciò che è stato vissuto è falso, o caduco, o illusorio. In questa risposta di Celentano ci ho visto un’incredibile saggezza».

Mah, io nelle parole di Saviano ci vedo solo una incredibile supponenza. ma che ne sa? Ma di che s’impiccia? Certo che l’amicizia, come l’amore, si può esaurire, ma dire che non si risponde ad un amico perché gli si vuole bene sembra una presa per i fondelli. Se si vuole bene si risponde. Magari si dice: guarda è meglio se non ci sentiamo per un po’, magari ci si può inventare che l’età, gli acciacchi, le delusioni familiari (che ci sono sempre) i problemi che hanno anche gli straricchi e gli strafamosi, possono creare depressione, rabbia, o altri sentimenti negativi che non ci si sente di condividere neppure con gli amici di una vita, come per esempio la paura della vecchiaia e della morte. E non serve neppure inventare perché è umano avere problemi ed è umano persino non volerli condividere per una forma di pudore o magari perché non si vuole far intristire l’amico…tutto condivisibile.

Ma, Adriano, eddai, Teo ci soffre, si vede, si capisce, chiamalo e digli perché non gli rispondi, non è da te comportarti così e non è affatto saggio ma vile. Sì, vile. Perché la vita è anche questo: non solo successo ma tanto dolore e tanti problemi e se non li condividi, almeno in parte con gli amici, se non ti rimetti sempre in gioco, quel bel “gioco” che è l’amicizia quel bellissimo “gioco” (ancora di più) che è l’amore, fino all’ultimo dei giorni (che non possiamo mai sapere quando arriva), allora si rinuncia ad essere umani ed è una rinuncia che non fa del male solo a noi ma a tutti quelli che hanno condiviso con noi tanta o anche poca parte della nostra vita ed hanno il diritto di sapere perché non rispondiamo alle loro chiamate. Un diritto decisamente umano.

Unità

La guerra in Ucraina sembra sparita. Puf, non c’è più. Né in TV né sui giornali. Rapita da qualche mostro? femminicidiata? Pare. Però oggi mi dicono che Zelensky ha il morale a terra e il consenso sotto terra. Prevedibile anzi direi scontato. Ingratitudine. Sempre e solo ingratitudine. E’ una delle qualità umane più in voga. L’essere ingrati è di moda. E non solo da noi.

Va molto di moda anche indignarsi ma di questo si parla già tanto, l’indigno facile è un’altra delle mode del secolo. M’indigno ergo sum. Eh già. E ne abbiamo di cose sulle quali indignarci. Non tutti sulle stesse però, trattiamo. Io m’indigno su questo e tu su quell’altro così facciamo un bel dibattito e mandiamo in fumo fratellanze, alleanze politiche e non, amicizie, matrimoni, colleganze, buon vicinato (uhu quello…), società, relazioni più o meno clandestine, etc. (Forse sono pessimista? Si, forse, oggi piove).

Si, perché siamo famosi noi italiani per litigare. Litighiamo su tutto. E dappertutto. Se parliamo di politica, non ne parliamo, se parliamo delle guerre, ancora meno. O ne parliamo? e perché? ma per litigare! Perché litigare piace agli italiani è nel loro DNA. Lo fanno sempre e meglio degli altri. Italians do it better. La tigna degli itagliani, pardon italiani è famosa worldwide.

E l’ordine degli avvocati ringrazia e non litiga, ma ingrato, aumenta i tariffari.

Da nord a sud non ci smentiamo. In questo, almeno, l’unità è garantita.

La talpa

Da quello che capisco (poco in verità) oggi si dovrebbe eleggere un giudice della Consulta. Un ruolo molto importante e decisivo nell’iter per far passare le leggi. Bene, pare che la premier sia molto affezionata a Francesco Saverio Marini, suo consigliere giuridico, insomma uomo di fiducia, il quale pare abbia aiutato a scrivere la riforma del premierato tanto cara al governo.

Nei giorni scorsi ho letto di una Meloni furiosa perché sarebbe stato fatto trapelare il richiamo ai parlamentari di Fdl e della maggioranza ad essere in aula assolutamente per la votazione. I giornali ne hanno parlato violando la privacy della chat che lo ha emesso. Ci deve essere una talpa, dicono in FdI e Meloni infuriata ha detto che questa cosa non le va giù ed è persino disposta a mollare tutto. Dice la premier che c’è chi si venderebbe la madre per comparire sui giornali.

Il PD dice che non entrerà neppure in aula, non vota insomma, fa come le tre scimmie, non a caso. Vedremo. Il voto è previsto per oggi. Non mi suona benissimo. Primo perché se Meloni ci tiene tanto ad avere un suo uomo alla Consulta diventa emula di Trump e a me Trump decisamente non piace. E secondo perché questi giochetti mi sanno tanto di inciuci di palazzo e neppure quelli mi piacciono.

Vedremo, forse capiremo o forse no. Certo se viene eletto questo Marini effettivamente un certo conflitto d’interessi ci sarebbe. Con lei si viene a sapere in anticipo perché ha le talpe in giardino, ma forse si è sempre fatto. Forse…Mah. Comunque io il nome della talpa ce l’avrei: Maria Rosaria Boccia. Ormai lei ha le mani in pasta e arriva dovunque. E’ una talpa pasticcera.

Ecco forse spiegato perché si sia tanto avvinghiata all’ex ministro; far cadere il governo. Altro che Mata Hari.

Se Giorgia ci sta

Potrebbe essere solo una contorsione mentale, e va bene, ci sta è domenica, ma potrei provare a spiegarla e vedere se potrebbe avere un senso.

Dietro all’attacco del 7 ottobre a Israele potrebbe esserci l’Iran, nemico di Israele e amico dei palestinesi. E fin qui…. Ma dietro all’Iran chi potrebbe esserci? potrebbe esserci Putin.
Non potrebbe essere che Putin, come ha già fatto nel 2016, voglia far vincere Trump? Si, potrebbe. Trump ha già detto che con lui non ci sono mai state guerre (infatti Putin ha aspettato) e che l’Ucraina con lui dovrebbe cedere mani e piedi legati alle sue brame e tutto finirebbe a tarallucci e vodka.

E dunque si sta servendo di Israele (via Teheran) per portare discredito su Biden e Kamala Harris che sembrano non essere in grado di fermare l’escalation e Netaniahu sembra un invasato che ormai fa quello che gli pare e nemmeno il suo alleato per eccellenza riesce a fermare la sua determinazione a sterminare Hezbollah, anche a costo di destabilizzare tutto il Medio Oriente o pure di più. E non bada a spese.
E con queste premesse e con questa strategia, Putin riesce a far vincere Trump, conquistare l’Ucraina e marciare nella piazza Rossa con le sue insegne bene esposte in faccia al mondo. E passare per quello che è “amico di tutti”…i para…dittatori.
E l’Iran cosa ci guadagna? Ci guadagna che ha un alleato potente amico dell’ancora più potente presidente Usa. che tra l’altro avrebbe pure l’immunità.
E Gaza e i palestinesi?
Beh, Trump dice che con lui non ci sono state guerre? Tramaccerà in qualche modo per tenere tutti sotto la minaccia di tagliargli i viveri o di danneggiarli in qualche modo per vie dirette o traverse, (lui le conosce tutte). E poi dei palestinesi pare non interessare nulla nessuno tranne a quelli che si infiltrano nelle manifestazioni non pacifiche per fare casino.
E metterà suo genero Kushner (negoziatore degli accordi di Abramo) a dirigere i traffici (grossi e molteplici, tanti benedetti e anche dilazionati e in cripto valute) tra gli arabi e gli israeliani e fingerà di aiutare il processo di pace mantenendo la guerra tra Israele e Hamas più sottotraccia ma più cruenta che mai da ambo le parti, sempre in attesa che venga quel giorno nel quale un qualche Messia moderno sappia far conciliare gli interessi di chi lucra sulla pelle degli innocenti.

Si consolideranno i dittatori e le dittature di ogni tipo anche sotto forma di colomba pasquale e ci saranno forse ancora più morti ma non saranno più sotto i riflettori dei media e Elon Musk potrà portare a cena Giorgia Meloni e flirtare con lei senza che nessuno abbia da ridire.

Ammesso e non concesso che Giorgia accetti, ma non si sa mai.

Piazzate

Formigli che intervista la donna del secolo. Li ho guardati un poco. Piazza pulita si chiama il talk, un nome che non mi pare adeguato, più giusto sarebbe Piazza da pulire. Gossip o altro? Intriga la ex ragazza di Sangiuliano o è lei quella che prenderà il posto di Giorgia Meloni? Fonderà un partito e lo ha già fondato? In fondo basta poco per essere votati, la politica è ridotta male e ogni faccia nuova sembra una scialuppa di salvataggio.

La telefonata tra i due, l’ultima che lei ha registrato sta diventando un cult. Ne faranno un film?

Lui che piange al telefono lei che registra. Ha una faccia scolpita nel marmo la Boccia e il boccino che la intervista fatica molto a cavarle un sospiro, lei lo prende anche per i fondelli ma lui abbozza e accenna un sorrisino. Ma la strozzerebbe. Insomma la Boccia (ormai uno slogan) con quella bocc(i)a può dire quello che vuole ma non vuole, vorrebbe ma non può e insomma che si vuole da lei? lei ha detto già e altro dirà, ma quando?

Spiazza Formigli e la sua piazza e la foto col ministro in piazza e lei che lo sovrasta, impazza.

Domande che sortiscono solo non risposte e sorrisi perfidi e pervicacemente stampati su una faccia impenetrabile, Un pezzo di TV da incorniciare e ricordare per i brividi che mette. La domanda clou della serata: “Ma lei che sentimento prova nei confronti dell’ex ministro”?

Silenzio, sorriso, faccia di tolla e da… ma che caspita di domande fa questo?

Sentimento? questa registra, prende nota, sorride, smentisce, svirgola, prende per i fondelli e Formigli parla di sentimenti? Meglio sarebbe dire ri sentimento. Per non avere avuto la nomina a consigliera della dieta mediterranea da quell’ex ministro buontempone che si va ad innamorare di una così e poi piange. Ma per favore. Risentimento e basta e gliela farà pagare. Carissima, ma non a spese dei contribuenti. Spiazzati. L’amore può attendere e Cupido con lei si ritrova solo frecce spuntate.

Per non dimenticare…

https://www.la7.it/piazzapulita/video/lintervista-integrale-a-maria-rosaria-boccia-04-10-2024-560885

Il fiume scorre…veloce

Il fiume è una presenza molto diffusa nel mio territorio.Ogni giorno, durante la mia passeggiata quotidiana ne costeggio uno, ma ce ne sono miriadi: fiumi, fiumiciattoli, rii e canali e canalette, dighe, chiuse…laghetti artificiali e naturali, è tutto cosi, dovunque. La presenza dell’acqua è una compagnia piacevole e della quale neppure mi accorgo tanto è costante.

Dovunque mi giri si vede il fiume che attraversa la mia città e si gira e rigira a volte pigramente e  a volte con più forza, si ingrossa e ritorna placido dopo i temporali, va in secca durante le estati siccitose o arriva quasi a tracimare negli autunni particolarmente piovosi.

Ci sono abituata, da sempre. A volte fa un po’ paura. E, anche se è successo che in qualche punto abbia, a volte, rotto gli argini , ma non ha mai causato danni troppo gravi. In più punti è stato deviato, cementificato, costretto a prendere altre direzioni, ma non ha mai “protestato”, si è sempre adattato al nuovo corso e ripreso a scorrere tranquillamente  mimetizzandosi con il  paesaggio circostante e impreziosendolo.

Quello di cui parlo non è un gran fiume, ma un piacevole corso d’acqua ombreggiato sulle due sponde da una fitta vegetazione e dove famigliole di uccelli acquatici trovano il loro habitat naturale. In questo periodo ci sono molti nuovi nati ed il percorso che faccio quotidianamente ne è piacevolmente affollato.

Sono presenze deliziose che accompagnano il tragitto che giorno dopo giorno si fa sempre più verde e punteggiato di fiori e impercettibilmente ma decisamente, cambia, si trasforma si tinge e scolora a seconda delle stagioni ed è quella metafora della vita  che ben conosciamo.

“Il fiume scorre lento, frusciando sotto i ponti, la luna brilla in cielo, dorme tutta la città…” dice una strofa di una celeberrima canzone di Domenico Modugno: “Vecchio frack”. E’ una canzone splendida soffusa di maliconia e con un sottofondo di lieve e velata ironia. Il fiume ne è il protagonista, il fiume che rende poetica anche una storia tragica. Il fiume che ci ricorda che tutto scorre e tutto passa, tutto arriva a destinazione, il fiume che nasconde segreti ma è capace di riportarli a galla e farci ritrovare e riscoprire consapevolezze che credevamo perdute.

A guardarlo, ogni mattina, mentre gli cammino accanto e lo osservo distrattamente, mi capita di sentirmi una parte del panorama.

Mi mimetizzerei anch’io, volentieri tra le acace fiorite e a volte invidio il profumo che emanano, soprattutto la sera, e mi vedo traformata in quell’unico ontano che da anni è rimasto solo dopo che gli altri due che gli crescevano accanto , sono stati abbattuti da un furioso temporale. Sembrava cosi solo e disperato qualche tempo fa, ma ora ha ripreso vigore ed è cresciuto cosi rigoglioso da non far più rimpiangere i suoi fratelli scomparsi. Ed emana una forza vitale talmente luminosa da sembrare fornito di una anima e chissà che non ce l’abbia davvero nascostra tra i cerchi concentrici che formano il suo grosso e robusto tronco, sviluppatosi negli anni ed ora cosi maestoso e ricco di sana autorità. A voler significare che dopo la tempesta, qualunque tempesta, quello che sembrava mortificato e incapace di reagire, ritorna presto a riprendere forza  e nuova vita, più forte di prima.


Questo racconto l’ho scritto due anni fa (in primavera). Oggi dopo due giorni di pioggia fitta e incessante il fiume è in piena e scorre velocemente verso il mare torbido e inquietante. La pioggia ha inondato le strade di pozzanghere che sembrano laghi e anche il prato dietro casa è allagato. Speriamo bene. Di solito il Muson si comporta bene, arriva fino ad un certo punto poi scorre e testardamente rimane dentro gli argini. Ma se non si ferma questa pioggia non lo so che cosa possa accadere. Vedremo. Oggi non scorre per nulla lento…ma sembra un torrente di montagna.

Brava Melania

Finalmente Melania Trump ha parlato. Ed ha parlato a favore delle donne che devono essere libere di decidere cosa fare del proprio corpo. E’ in uscita un libro scritto dalla ex first lady Melania Trump. Una che sembrava stare sempre all’ombra dell’ingombrante marito ha deciso di uscire e dare alle stampe una sua biografia. Ora lei si prende la scena. Soprattutto con quanto scrive sul diritto delle donne di decidere di abortire.

“It is imperative to guarantee that women have autonomy in deciding their preference of having children, based on their own convictions, free from any intervention or pressure from the government,”

“E’ imperativo garantire alle donne l’autonomia di decidere la loro preferenza nell’avere bambini, basata sulle loro convinzioni, libere da ogni intervento o pressione del governo”.

Grande! Scrive anche molto altro Melania in questo libro che deve esserle costato molto perché va contro, a pochi giorni dalla fine di una tumultuosa campagna elettorale, alla tesi antiabortista del candidato repubblicano. Trump è stato fautore della cancellazione della Roe Vs Wade, eleggendo tre giudici della Suprema Corte proprio a questo scopo. Scrive anche che lei è contraria alla politica del marito contro gli immigrati essendone lei stessa una.

Dimostra molto coraggio questa donna che sembrava schiva e sottomessa (sembrava, ma non lo era) e ora Trump avrà un ostacolo in più e dentro casa. Melania scrive anche che finora ha sempre mantenuto il riserbo perché riteneva giusto non far conoscere al mondo i contrasti col marito. Contrasti che sono normali in ogni coppia, scrive.

Ma ora ha deciso di parlare e lo fa in stile semplice ma efficace ed era ora. Ha scelto il momento giusto e, da donna, gliene sono grata. Brava Melania!

https://www.theguardian.com/us-news/2024/oct/02/melania-trump-memoir-defends-abortion-rights

Un spicchio di mondo

Dalla mia finestra della cucina: un bosco appena accennato di foglie d’autunno, fitto e antico, i tetti di case nuove o rifatte in toto, alzate, migliorate ma decuplicate, no giardino, solo cemento, il tetto sberrucciato dalla bifamiliare di fronte e i due camini vetusti che ancora non fumano. Un pezzo di cielo, oggi finalmente ottobrino. Senza sole ma una coltre lieve di nuvole indecise che mandano giù a sprazzi qualche innaffiata d’acqua preziosa. E antenne. Di tutti i tipi. Ma sono ormai parte del panorama. Le tre piante sul terrazzo, sono infreddolite ma tengono ancora in mente il sole cocente e la sferza di venti caldi e ancora, non si danno per vinte.

Nel piazzale del mio condominio, poco movimento: un gatto nero che mi attraversa la strada ogni qualvolta, e poi si gira e mi fa un sorriso discreto, qualche passante con cani al guinzaglio che trascinano padroni svogliati, qualcuno ha in mano un sacchetto dove in bella mostra c’è la pupù di Fidomitiaffido, grossa e puzzolente. Ma …che bello, l’ha fatta| E’ un trofeo.

Qualche auto arriva parcheggia o parte. I miei vicini…quanto li odio, no cioè amo, no cioè mi sono indifferenti, no cioè e basta, fatevi un’idea.

Uno spicchio, ingenuo di mondo in apparenza tranquillo.

Ma non sento canto d’uccelli, i due colombi che si danno appuntamento ogni giorno sull’antenna della casa di fronte, oggi non ci sono.

Il rombo di qualche aereo, pieno di aeroporti militari a un tiro di fucile da qui, ma il tempo non esiste, la guerra è lontana e forse mi sono inventata tutto. O forse no.