Un tempo ne sentivamo parlare spesso. C’era persino una frase che veniva usata per definirlo quando dovevamo rappresentare uno stato d’animo particolare che ci disturba e ci inquieta: “che stress”!
Ora si usa meno, ora si usa più dire che si prova un “disagio”. Sociale, relazionale, comportamentale, mentale, psicofisico…tutto era contenuto in quella parolina che ora sembra non andare più di moda. Come mai? Forse perché era troppo semplice. Raccogliere tante emozioni negative dentro una parolina che sembra un termine esotico, creava disagio, insomma era…stressante. E allora quelli che sanno come incanalare le idee e farle diventare tangibili ( e monetizzabili), si sono inventati questo termine che ha dei vantaggi. Primo è italiano e per gli schizzinosi che si sentono a disagio con le parole “straniere” o che sembrano tali è un vantaggio. Secondo perché “disagio” mette una certa paura. Sentirsi dare del “disagiato” riempie di ansia e di sconcerto. Certo, ricorrere alle persone competenti è giusto; loro sanno dare consigli che possono aiutare a superarlo. Però a volte, possono addirittura creare una certa dipendenza. Non fraintendetemi, non accuso nessuno, ma, francamente, credo che pur cercando un aiuto professionale, la soluzione o meglio, la cura per andare verso un miglioramento, deve essere ricercata nelle risorse personali. E non parlo della famosa “forza di volontà” anche se aiuta, ma di interiorità che non banalizzando può significare un approccio più consapevole e appunto “interiore” a tutti quei sintomi che possono sfociare in una malattia.
Soprattutto i giovani e quando parlo di giovani mi riferisco a quella fascia di età che va dai 5 ai 95 anni, perché come diceva Picasso: bisogna vivere a lungo per diventare giovani. Un’ampia fascia dunque che di questi tempi, per certi aspetti davvero “stressanti” (certo la miniera è peggio) può soffrire di disturbi dati dal disagio di varia natura.
Bisogna dire che c’è anche chi ci marcia e gli esempi potrebbero essere tanti. Ormai è quasi di “moda” definirsi variamente stressati per qualche motivo e per qualcuno è un alibi per sottrarsi alle proprie responsabilità e anche qui il range di possibilità va dallo studente pigro a chi compie omicidi efferati e li giustifica col “disagio”.
Per altri è quasi una modalità con la quale imparare a convivere cercando di non farsi troppo male e di sfuggire alle tante trappole e insidie che provengono dalla conseguente “vulnerabilità” di chi ha questa modalità impostata da tempo e per motivi diversi e non tutti controllabili. E sembrano essere di più le donne a soffrirne, almeno così dicono le statistiche. Ma anche quelle sono spesso “orientate” o comunque forniscono un quadro molto generalizzante.
Sembra essere un problema in crescita, certo l’atmosfera generale non aiuta la salute mentale.