Un paese oltre

Questo è un tema domenicale. Diciamo che la domenica mi lascio un po’ andare alle confidenze, si fa per dire. Il blog sta per compiere sette anni, l’età della ragione, si diceva. E dunque dovrei cominciare a ragionare su come renderlo adulto. Si, insomma, serio, posato, affidabile…ma so che per me è impresa impossibile. Però vorrei anche dire che mi dispiace sempre quando le persone che hanno scritto qui, con le quali ci siamo scambiati lunghi post, con le quali ho anche litigato (mi riesce facile) spariscono. Da un giorno all’altro e puff, come se non fossero mai esistite. Certo io mi auguro sempre che sia una sparizione sana, cioè che se ne siano semplicemente andate da qui e gli auguro quanto di meglio. Però mi dispiace. Lo ritengo un fallimento. Certo, con questo non credo che si possa pretendere che qualcuno rimanga incollato al blog per sempre, no, certo, è ovvio. Ma mi pare una sconfitta sempre quando qualcuno lascia, magari senza dare la minima spiegazione. Io non lo farei, almeno credo.

Perché io ci metto del mio qui sopra. Magari non appare, ma ci metto molto del mio. Però mi rendo conto che sono a volte un po’ troppo esigente e pretendo che gli altri capiscano che ho questo carattere, beh, si diciamo che sarei un po’ “rispostera” (definizione data da Edoardo alla figlia nella commedia “Natale in casa Cupiello”).

Si, lo ammetto. Ma spesso mi dico, anzi mi impongo di non rispondere, di lasciare andare, di non polemizzare. Ma poi penso: ma che cosa l’ho aperto a fare se non rispondo? Certo non esiste la perfezione e neppure la vorrei: in certi casi il caos genera idee e ti mette quel pungolo a mettere ordine che fa nascere delle idee nuove. Si, perché mettendo in ordine, come si fa per gli armadi, ti possono venire delle idee nuove che se sei troppo ordinato non hanno modo di uscire, di palesarsi, come quel vestito nuovo che credevi di aver perduto e invece si era infilato sotto, nell’angolo più riposto del comò. E chissà come c’era finito tra le lenzuola e le federe. E’ rimasto li mentre lo cercavi ovunque e lo avevi sotto al naso. Capita.

Ecco, questo è.

Ma devo anche dire che da giorni mi rigira per la testa l’idea di scrivere qualcosa su Vannacci e Salis. Chissà perché li vedo in coppia quei due? L’uno che a Viterbo ha raccolto i gatti del rione e l’altra che va in giro spettinata a raccontarci che vuole un paese che vada oltre il carcere…

Ma sicuro, ha ragione, lo vorrei anch’io, oltre il carcere, oltre le regole, oltre la vita e oltre la morte.

Un paese “oltre”, insomma. E non questo paese carcere. Buona idea, mi sa che mi faccio salisiana.

12 commenti su “Un paese oltre”

  1. Sette anni? di già? però però. Io non so da quando lo leggo forse da sempre, non me lo ricordo. Ogni tanto entro ma poco perché nun me va de litigà. Qua litigano tutti, come si fa a fare la pace nel mondo se solo qui che è un blog educato e pensoso, si litiga così spesso.
    E non mi riferisco alla BM, fossi in lei sarei anche più rispostera. Con certi personaggi.

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  2. Brava Mary, “fatti salisiana” che magari ritrovi la “Fede”.

    Questo non sarà mai un Paese oltre, ma l’idea di superare il carcere come luogo di disperazione la condivido e non da oggi.
    Al 1° Salone della Giustizia l’allora titolare del Dicastero, prima di rovinarsi anche lui con la gnocca come quasi tutti i politici di destra decisamente i più infoiati, visitò l’allestimento che avevo progettato con le proposte di celle modulari in acciaio realizzate su brevetto americano.
    L’azienda che le produceva (dalle parti di Mariagrazia), mi aveva chiesto di rendere gli ambienti di detenzione più a misura d’uomo e meno di bestia in gabbia, curarne l’allestimento e la comunicazione.
    Il Ministro (e non solo lui), rimase molto colpito dal progetto innovativo, le guardie carcerarie alle quali spiegavo i sistemi insiti nel progetto, lo definirono un “Hotel a 5 stelle” (Toh, c’erano già i prodromi ed era il 2010 mi pare), un esagerazione forse ma certo non quel luogo di abbruttimento che porta al suicidio decine di detenuti ogni anno per le infami condizioni in cui sono costretti a “vegetare”.
    Ma contro la lobby romana del cemento c’è poco da fare, il progetto rimase solo un’intenzione nonostante che negli USA e non solo la maggioranza delle strutture carcerarie nuove siano realizzate con questa tipologia di moduli.

    Quindi “perculare” la Salis perché desidera un mondo meno arido e dedito al recupero di un detenuto piuttosto che al suo abbruttimento, lo trovo “stonato”.
    Tra lei e Vannacci potrebbe esserci una “Liaisons dangereuses”?
    Chissà, mai dire mai con uno che pare sia sempre pronto a sbottonarsi la patta dei pantaloni in presenza di una signora (parole sue), e la mente di una donna si sa, è un abisso imperscrutabile.
    Potrebbe essere divertente commentare una lettera che li “accoppi” verbo dal significato ambivalente.
    Lascio il rovello a Mariagrazia che omaggio di un pensiero Travaglino che le calza a pennello:
    Vannala Harris.
    “Se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce – ammazzandolo – perché dovrei rischiare di essere condannato per eccesso colposo di legittima difesa?” (gen. Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, 2023).
    “Io possiedo una pistola: se un intruso entra in casa mia, gli sparo” (Kamala Harris, 19.9.24).
    Morale: Tra fascisti e democratici c’è un abisso: i primi ti ammazzano se li aggredisci, i secondi a prescindere.
    R
    A59
    dubito che tra Vanni e Ilaria ci possa essere qualcosa di più che qualche sporadico incontro alla buvette dell’Euro parlamento, ma sai, non si può mai dire, con un generale così generoso, qualche battaglia sul campo, insieme, i due la potrebbero pure fare.
    In quanto al rovello, ti ringrazio, io mi rovello abbastanza. Ma quei due lascio che si rovellino da soli. Non ho capito bene cosa mi calzerebbe a pennello di quella frase “ermetica” del tuo amico. Da quello che mi “omaggi” potrei ricavare l’impressione che mi poni tra i “violenti”, nel girone dell’Inferno. La violenza quindi mi calza? beh si, occhio perché se perdo la pazienza ho le mani 41 come i piedi…

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    • A59,
      Le carceri sono per lo più luoghi disumanizzanti, credo che Ilaria Salis possa veramente fare qualcosa per sensibilizzare le istituzioni su questo gravissimo problema, ammesso che lo voglia veramente.
      Questo articolo del Guardian pone in evidenza lo sforzo di una equipe di designers che studia e progetta soluzioni più umane per la detenzione. Un po’ come quella che descrivi tu nel tuo commento.
      L’articolo è lungo, io l’ho letto tutto e lo trovo molto interessante.
      https://www.theguardian.com/society/2024/sep/24/places-to-heal-not-to-harm-why-brutal-prison-design-kills-off-hope
      Ci sono molte professionalità che potrebbero impegnarsi anche da noi (te compreso) per migliorare una situazione al limite del collasso. Ci vuole volontà politica, incentivi alla compresione di queste problematiche e soprattutto molti soldi. Ma quelli potrebbero essere trovati se ci fosse la volontà.
      Ma se davvero Ilaria Salis vuole guadagnarsi il suo stipendio, potrebbe veramente impegnarsi su questo tema. E naturalmente se vuole dare credibilità alle sue azioni di euro parlamentare, dovrebbe attivarsi anche perché il caos dell’edilizia popolare che regna nel nostro paese, potesse ottenere maggiore visibilità e soluzioni. Che non siano però l’occupazione abusiva (contro le regole e decisamente da combattere), ma una seria pianificazione e programmazione di costruzioni nuove e restauri delle fatiscenti che impiegherebbe molti lavoratori del settore, molte professionalità e metterebbe finalmente mano ad una situazione disastrosa e sempre negletta da tutti i governi.
      Se riesce anche in minima parte a smuovere le acque stagnanti e a produrre interesse che sia poi incanalato nelle giuste direzioni, potrei anche convenire che la sua liberazione dal carcere di Budapest sia stata un bene e non solo per lei.

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      • Signora Gazzato, mi permetta una considerazione generale partendo da lontano.
        Il pensiero di Cristo, oltre ai tanti effetti benefici sulla società e sulla convivenza civile, ha prodotto anche qualche effetto perverso e pericoloso.
        Cristo, con le sue parabole, voleva scuotere le certezze della società su ciò che è giusto e ingiusto, su chi ha ragione e chi ha torto, su chi sta dalla parte giusta o sbagliata, e lo faceva usando la metafora del paradosso.
        Il padre che mette il figlio scialacquatore sullo stesso piano dei figli laboriosi si comporta in modo palesemente ingiusto. Il pastore che abbandona l’intero gregge per andare a cercare una sola pecora smarrita fa una cosa stupida. Però questi esempi educano a concepire l’eccezione alla regola, al buonsenso, al senso di giustizia, e a praticare il perdono e la difesa di un principio anche a costo di fare cose illogiche.
        Purtroppo molti hanno pensato che quello che era un espediente dialettico ed oratorio per scuotere le certezze delle persone e farle riflettere potesse diventare una nuova regola applicabile concretamente e a carattere generale.
        Di qui l’ugualitarismo, il rifiuto del riconoscimento del merito, la tolleranza e il perdono elargiti a pioggia.
        Venendo al caso delle carceri, sembra che ci stiamo dimenticando che chi ci è stato mandato – ammesso e non concesso che i nostri magistrati siano tutti bravi – è qualcuno che se lo meritava. Quindi, il primo consiglio da dare a tutti è comportarsi in modo da non finirci mai. Nessuno di noi qua c’è andato e quindi è una cosa fattibile.
        Se uno finisce in carcere è prima di tutto perché era considerato pericoloso o dannoso per la società, e doveva essere almeno temporaneamente isolato dagli altri per evitare che facesse altri danni, e per ridare sicurezza alle persone perbene. Certo, tra gli scopi della detenzione c’è anche il recupero del malvivente, in modo che, quando uscirà, non diventi di nuovo un pericolo, ma non è questo lo scopo principale della carcerazione.
        Indubbiamente, se ci dimentichiamo per un attimo di questi presupposti e osserviamo la vita dei carcerati, possiamo essere mossi a pietà. Un delinquente, una volta in carcere, diventa un derelitto. Da qui l’ipotesi utopistica di una società senza carceri.
        In effetti, una società senza carceri, o quasi, è esistita già secoli addietro, quando la maggior parte dei malviventi o li ammazzavano o li punivano con pene corporali e poi li rilasciavano. In carcere ci stavano le persone importanti che non potevano essere ammazzate. Le nostre carceri, in questo senso, sono un’evoluzione in senso civile di quella situazione.
        Oggi mi pare impensabile una società senza carceri. Non esiste in nessun Paese civile al mondo.
        Bisognerebbe però non tenere le persone in carcere se non serve a niente tenercele: persone che non sono pericolose, che sono già state recuperate, che potrebbero pagare il loro debito in altro modo. I giudici dovrebbero essere meno burocrati e non calcolare gli anni di detenzione col pallottoliere. E, soprattutto, bisognerebbe limitare allo stretto necessario la detenzione in attesa di giudizio.
        Con metà degli ospiti attuali anche le nostre carceri attuali sarebbero accettabili.
        R
        “Di qui l’ugualitarismo, il rifiuto del riconoscimento del merito, la tolleranza e il perdono elargiti a pioggia”.
        Beh, Lenzini, la prende larga e dare la colpa a Gesù Cristo anche delle storture della società, mi pare che sia come rimetterlo in croce.
        Spero che la sua gita fuori porta sia andata bene e che abbia goduto della buona compagnia.
        Poi, non so da dove avrebbe dedotto che io sono per eliminare le carceri e non capisco a cosa devo questa “ramanzina”. Ho solo detto che ci sono delle carceri dove le condizioni di vita per i carcerati sono disumane e che se davvero la parlamentare Salis si dedicasse a questo annoso problema, si guadagnerebbe lo stipendio. Io non lo so perché (fortunatamente ma anche no) non ci sono mai stata e spero di non vederle mai, ma da quello che posso leggere sul tema e dai suicidi che avvengono quasi tutti i giorni, ne deduco che non siano da paese civile.
        Poi è logico che se non delinque non ci finisce anche se, purtroppo, ci finisce anche chi non delinque, a volte.
        Poi, se la popolazione carceraria cresce è ovvio che non si possa ammassare come bestie dentro celle sempre più strette. Ed è pur vero che le nuove carceri dovrebbero esse costruite con criteri di umanità, perché se è giusto che un delinquente vada in galera, è altrettanto giusto che la galera non sia solo il luogo dell’espiazione della pena ma della riflessione e del pentimento e da questo al reinserimento nella società, dove è possibile. Ma se le carceri sono quello che sembrano essere, diventano un luogo dal quale quando uno esce è più arrabbiato e propenso a delinquere di prima.
        Ma, scusi, dove sarebbe la “proposta”?

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        • Signora Gazzato, le mie considerazioni generali non erano una replica a quello che ha affermato lei.
          Però lei ha messo la regola che in ogni messaggio si deve specificare a chi ci rivolgiamo. Quando non mi rivolgo a nessuno in particolare oppure a più interlocutori, per semplicità indico lei, anche perché nelle sue repliche ad altri lei prende sempre posizione.
          Se legge bene io non do colpe a Cristo. Anzi, affermo che quello che diceva lui aveva uno scopo e un senso positivo nel contesto in cui lo diceva, e che sono stati altri, a secoli di distanza, a travisare e strumentalizzare le sue idee.
          La mia proposta, che è esposta abbastanza esplicitamente nel messaggio, è di mandare in carcere molte meno persone.
          Il carcere è inteso dai nostri giudici – complici le leggi poco chiare o da aggiornare – come punizione, per cui “reato più grave => detenzione più lunga”.
          Questi calcoli che io ho definito “col pallottoliere” dovrebbero essere sostituiti con valutazioni di pericolosità sociale, e il criterio dovrebbe essere “duratura pericolosità sociale => detenzione più lunga”. Cioè la durata della detenzione dovrebbe essere proporzionale al tempo in cui è necessario/opportuno tenere quella persona separata dalla gente perbene.
          Per esempio, Salvini non è un sequestratore di persone abituale, e la sua pericolosità sociale è inesistente.
          La eventuale punizione, se fosse riconosciuto colpevole, dovrebbe essere diversa. Per esempio, risarcimento danni e interdizione dai pubblici uffici.
          Viceversa un ladro recidivo, anche se il furto in appartamento è considerato – a torto – un reato minore, è molto probabile che, una volta uscito, ricomincerà a rubare. Per questo va tenuto in carcere a lungo.
          Al limite, anche un assassino, se ha commesso il delitto in circostanze particolarissime e irripetibili, non è pericoloso socialmente, e, invece di stare in carcere 20 anni, dovrebbe espiare in altro modo.
          R
          Signor Lenzini
          non deve in ogni messaggio specificare a chi si rivolge, lei può fare considerazioni generali senza segnalare nessun interlocutore, in quel caso parla a tutti.
          Nel caso si risponda o si interloquisca con qualcuno, in quel caso è bene indicare il nome della persona a cui ci si rivolge, primo per educazione, almeno io la penso così e a me i miei l’hanno “imparata”, come dice la parlamentare Piccolotti, poi anche per questioni pratiche.
          Come ho già detto molte volte (per nulla), a me i commenti arrivano uno via l’altro e non “appesi” ai post dove voi li scrivete. Quindi, soprattutto se sono tanti, faccio fatica a capire di cosa parlate e, siccome devo “moderare” devo anche seguire il filo del discorso.
          Ma lo so che parlo al vento.
          Poi, se lei mi cita io penso che si riferisca a quello che scrivo e non a quello che le passa per la testa, altrimenti io che ci starei a fare qui? potrei anche mettere il pilota automatico, ma in questo blog non è previsto ed io sono un essere umano, senza dubbio alcuno.
          Se lei scrive
          “Purtroppo molti hanno pensato che quello che era un espediente dialettico ed oratorio per scuotere le certezze delle persone e farle riflettere potesse diventare una nuova regola applicabile concretamente e a carattere generale.”
          io capisco, ma posso sbagliare che lei reputi Gesù Cristo un “oratore ” che usa “espedienti dialettici” ma con scarsi risultati e poco compreso. (Poco importa che siano stati quelli che dovevano recepire il messaggio che hanno sbagliato).
          Su questo potrei anche darle ragione (sul fatto che sia poco compreso), ma non lo paragonerei mai ad un imbonitore poco esperto perché così facendo, a mio parere, lei fa ricadere la colpa di questa incomprensione su di Lui. Mi scusi ma questa è la mia interpretazione e non mi pare corretto. In soldoni, per me Gesù Cristo non ha mai usato espedienti dialettici ed oratori e non credo affatto che dipenda da Lui quello che lei afferma.
          Poi ancora (uhu)
          se lei scrive ” sembra che ci stiamo dimenticando”, io capisco che si riferisce al blog, quindi a chi scrive qui e non a chi passa per la strada, dunque se lei dice a “noi” che per non andare in galera basta non delinquere, io (visto che mi chiama in causa) le rispondo che non l’ho affatto dimenticato e che non ho neppure mai affermato che il carcere non sia necessario. Ma forse è lei che ha letto male il mio post e non ha capito che ero ironica. Ci sta.
          Sul resto che scrive sorvolo, sono opinioni sue e lei spesso fa il “giudice”, deve essere un altro suo hobby. La lascio dire.

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          • Signora Gazzato, ma non mi sono ancora fatto capire?
            Non ho mai inteso dire che Cristo era un imbonitore. Si era dato il compito di cambiare il modo di pensare del suo popolo, e quindi anche gli espedienti dialettici e le provocazioni erano tra gli strumenti utili per farlo.
            Io non sono religioso e non credo che Cristo fosse diverso dagli altri profeti (a parte alcune ipotesi ardite di Mauro Biglino), però credo che fu un grande.
            R
            ma no, Lenzini lei si fa capire benissimo, lei non crede o meglio, crede che basti leggere un Biglino per (non) capire Gesù. E’ un classico. Lei non Biglino.

  3. E’ una buonissima idea quella della Salis di rendere le prigioni dei resort a 5 stelle. Risolverebbe il problema delle condizioni pietose cui sono costretti i carcerati e contemporaneamente quello delle occupazioni abusive delle case (materia di cui è certamente esperta). Infatti gli abusivi non andrebbero più ad occupare le catapecchie ammuffite destinate agli alloggi popolari, ma andrebbero ad occupare direttamente le celle carcerarie, trovandosi automaticamente nel posto che a loro compete.
    R
    Ottimo Mauro. Credo che Salis abbia in mente di fare il suo partito, già ha molto seguito, potremmo ritrovarcela premier al posto di Meloni, sa poi le incensate…

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  4. Davvero non hai capito la dedica cara Mary?
    Eppure è chiara, hai scritto un poema sulla bontà di quella che spara per difendere i propri cari, di sicuro ad uno della “poor class” della quale se ne fotte perché lei ha nel cuore solo la “middle”.
    Vabbè transit come diceva Ford, un paio di link per il mio omonimo che apprezza:

    https://infosannio.com/2024/09/23/i-figli-dei-poveri-cristi-e-la-guerra-mondiale/

    https://infosannio.com/2024/09/23/sia-maledetta-la-guerra-e-chi-la-vota/

    PS: Però che “progressista” Mauro, me co…mplimento come diceva Proietti nel preambolo della barzelletta sul Cavaliere Bianco e il Cavaliere Nero. Bravo 7+
    Stesso voto a chi condivide.
    “E poi dice che uno si butta a sinistra… mah!” (op.cit)
    R
    sempre ” sia maledetta la guerra” ma nessun accenno da parte dei due giornalisti su chi la dichiara senza dichiararla e scatena un putiferio se gli assaltati si difendono e ottiene gli applausi (a scena chiusa) e che dopo aver massacrato mezzo paese e con l’intenzione di massacrare anche il resto, ha anche la solidarietà dei nemici degli americani, irriconoscenti del tutto, come se noi avessimo vinto la guerra e non persa miseramente tanto da aver dovuto essere bombardati per far uscire dal nostro disastrato territorio i nazisti diventati, nel frattempo, nemici giurati. Un bel casino e ora ci lamentiamo che gli Usa sono invadenti…pure. E i due articoli che alleghi al tuo omonimo sono la solita tirata a favore di Putin.
    Kamala ti stupirà ma se tu pensi che Trump farebbe meglio di lei per la working class o farebbe uguale, ti sbagli e si sbaglia anche l’infallibile Tramaglio perché farà molto ma molto peggio. Ma non ne avrà occasione perché perderà.

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  5. Troppo vero e troppo straziante, l’articolo di Merlo postato dal mio omonimo, un’ode poetica contro la viltà e l’ingiustizia della guerra. C’è chi vede una sola colpa. Ma le colpe sono molteplici. C’è la colpa di che ha provocato per trarre vantaggio, quella di chi ha scommesso sul conflitto per arroganza, quella di chi ha creato le condizioni del conflitto dimenticando le aspirazioni degli altri, quella di chi ha infine reagito con la guerra alla provocazione, quella di chi ha mascherato l’odio nel conflitto, quella di chi ha obbedito per servilismo svendendo i valori di pace, quella di chi non ha voluto mediare per ignavia, quella di chi ha impedito un accordo già raggiunto, quella di chi vi trova in suo sporco interesse, quella di chi antepone alla pace un falso orgoglio, quella di chi pur di salvarsi alimenta la guerra, quella di chi dileggia il papa e i pacifisti perché parlano di pace, quella di chi pur vedendo una sola via d’uscita oltre la catastrofe, vi antepone valori astratti, quella di chi non tiene nella considerazione più alta la vita umana. Dare la colpa ad un solo soggetto assolvendo tutti gli altri è un modo di fare carte false alimentando la guerra. Riconoscere i propri errori e le proprie responsabilità aiuta il processo di pace.
    R
    ci sono anch’io immagino tra tutti questi “quella di chi”?
    Beh, ma quella di chi Putin? non ce la metti vero? quella del despota russo passa di cavalleria, vero?
    La solita fiaba incorniciata di sotuttoiottismo, sottinteso ovvio, non si direbbe da come scrivi, tu o altri e illustri giornalisti che scrivono odi poetiche alla pace con una perfidia da fare paura. Ma certo è tra le righe, sicuro che una parte, minima poveraccio, di colpa c’è l’ha ma provocato risponde. Scusate…ma la pace la volete solo voi? vero? gli altri, me compresa, vogliono la guerra? ma certo, il pupazzo, gli americani, gli inglesi, Zezè…tutti perfidi smaneggioni.

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  6. Cara Mary, sempre la solita litania, scendi all’ultima fermata del treno dopo aver dormito per tutto il viaggio e pretendi di spiegare paesaggi che non hai visto ma che ti hanno raccontato gli altri.
    Noi siamo l’unico paese al mondo che la II° Guerra Mondiale l’ha pareggiata e non persa, è agli atti.
    Per dimostrare la tua tesi sulla capacità di governo della Ridens dovresti portare dei dati a supporto che non hai, la tua opinione non fa testo.
    Invidio la tua sicumera, ma io non faccio divinazione e nemmeno i tarocchi.
    R
    Piccolo riassunto del “pareggio”:
    10 giugno 1940: l’Italia entra in guerra a fianco della Germania contro Inghilterra e Francia.
    13 Settembre 1940: Partendo dalla Libia, allora sotto il controllo italiano, l’Italia invade l’Egitto, che era sotto il controllo della Gran Bretagna.
    27 Settembre 1940: Germania, Italia e Giappone firmano il Patto Tripartito.
    Ottobre 1940: Mussolini avvia attacco alla Grecia dall’Albania con esiti fallimentari. Crisi del consenso.
    6 Aprile 1941 – Giugno 1941: l’Italia, insieme a Germania, Ungheria e Bulgaria invade e smembra la Yugoslavia, che si arrende il 17 aprile. I tedeschi invadono la Grecia in appoggio alle truppe italiane.
    28 Giugno 1942 – Settembre 1942: i Paesi dell’Asse dichiarano guerra agli Stati Uniti
    23 ottobre 1942: le truppe italiane sono sconfitte dagli inglesi nella battaglia di El Alamein.
    13 maggio 1943: le truppe italiane e tedesche si arrendono agli Alleati in Tunisia, ponendo fine alla campagna del Nord Africa.
    10 luglio 1943: gli alleati sbarcano in Sicilia ed entro agosto risalgono fino a metà della Penisola.
    25 Luglio 1943: Benito Mussolini viene destituito. Il Maresciallo Pietro Badoglio è incaricato di formare un nuovo governo.
    3 settembre 1943: Badoglio firma in gran segreto l’armistizio di Cassibile con cui l’Italia termina le ostilità contro gli Alleati. Il Re e il Governo, poi, si rifugiano a Brindisi, già occupata dagli Alleati.
    8 Settembre 1943: L’armistizio del 3 settembre viene reso noto. I Tedeschi assumono immediatamente il controllo di Roma e dell’Italia settentrionale.
    9 Settembre 1943: le truppe americane sbarcano a Salerno.
    23 settembre 1943: Benito Mussolini, dopo essere stato liberato dai tedeschi, istituisce la Repubblica di Salò e resta fedele a Hitler.
    22 Gennaio 1944: le truppe alleate arrivano ad Anzio, poco lontano da Roma.
    4 Giugno 1944: Roma viene liberata. Ha inizio il governo Bonomi.
    25 aprile 1945: partigiani e Alleati liberano l’Italia dall’occupazione nazista
    28 aprile 1945: Mussolini viene fucilato.
    Un disastro su tutta la linea, una cosa mostruosamente velleitaria che ha devastato l’Italia da cima a fondo.
    Per mia fortuna si, in effetti dormivo.
    La mia opinione fa lo stesso testo che fa la tua, credo, mi permetto di dire e mi scuso se la mia sicumera non è pari alla tua…. Chi tarocca tanto è certamente Trump che però pare gli americani abbiano ancora in gloria mentre Harris anche se un po’ sopra nei sondaggi fatica ancora a convincere. La partita è certamente aperta.
    La mia è solo la speranza che le elezioni le vinca questa donna decisamente imperfetta, ma sicuramente meglio di quel per…sonaggio. A mio modesto avviso.
    PS: qualora ti volessi far fare i tarocchi, dovresti pregarmi (con convinzione) e potrei anche pensarci.

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  7. Molti argomenti postati qua e là da riassumere, vado random.
    II° Conflitto Mondiale:
    A me risulta che la Germania e il Giappone abbiano perso la guerra, da loro nessuna forza partigiana se non qualche sporadico tentativo soffocato nel sangue, ha provato a ribellarsi, da noi è andata diversamente, con la lotta partigiana e la ribellione popolare che ha coinvolto decine di città, mi vengono in mente Napoli e Genova che si sono liberate dai nazifascisti prima che arrivassero gli alleati.

    Carceri:
    Grazie per l’interessante articolo.
    Io posso allegare l’articolo della rivista ufficiale della Polizia Penitenziaria che testimonia lo sforzo fatto allora per ricreare un luogo di detenzione più umano.
    Nelle foto che rappresentano anche gli arredi va precisato che gli stessi sono sempre realizzati dai detenuti e sono standardizzati su quel disegno specifico per tutti i carceri italiani. Pag. 10 -11 della rivista:

    https://issuu.com/poliziapenitenziaria/docs/171web

    Quello che manca dagli esempi era l’idea che ha fatto definire una “cella a 5 stelle” lo spazio, era una stampa digitale sulla parete opposta alla porta che rappresentava “landscape” che spaziavano all’infinito, paesaggi realizzati sulle lastre di acciaio con tecnologia similare alla verniciatura a forno, non vandalizzabili e allo stesso costo di una normale verniciatura in tinta unita.

    Guerra:
    I due giornalisti evidentemente stufi della barzelletta dell’aggredito e dell’aggressore, che la narrazione ipocrita continua a ricicciare senza soluzione di continuità, dimenticando il pregresso, l’espansionismo, le minacce da ambo le parti in causa, hanno detto la loro senza infingimenti e cioè che questi disastri umanitari sono decisi da chi sarà sempre e comunque con il culo al caldo, senza rischiare alcunché contando i soldi delle cagnotte che le lobby che li manovrano riversano nelle loro tasche.
    R
    certo la Resistenza è stata fondamentale, ma senza gli alleati non ci saremmo mai liberati dai nazifascisti ed è anche grazie alla Resistenza che noi ce la siamo cavata meglio di altri, ma da soli saremmo finiti molto peggio.
    Non si tratta di barzelletta, la barzelletta è quella che va circolando nella propaganda pro Russia da 30 mesi e cioè che siano gli Usa a fare la guerra alla Russia: una balla colossale che ricicciano senza soluzione di continuità “col culo al caldo” e guadagnando sulla pelle dei morti.

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