Idioti tecnologici?

Cambiamo un po’ argomento, qui non si fa che parlare di guerra. La guerra o le guerre sono temi importanti ma rischiano di farci perdere di vista la realtà più “spicciola”.

Per esempio la dipendenza da smartphone che sta diventando una patologia. Molte ricerche lo dicono, la dipendenza da aggeggi tecnologici, in particolare il telefono cellulare, si sta diffondendo in maniera evidente ed inquietante. Non mi voglio togliere dalle statistiche: la noto anche su di me. Ma cerco, se ci riesco, di allentare, di non farmi dominare dalla tentazione di avere sempre uno schermo davanti.

Noto però che da un po’ di tempo, la tendenza a camminare guardando lo SMP è molto diffusa tanto che ormai è diventato pericoloso fare un giro a piedi ovunque ci sia un po’ di gente perché rischi di andarci a sbattere se non sei tu a stare attento a schivarla.

“Temo il giorno in cui la tecnologia supererà le interazioni umane. Il mondo avrà una generazione di idioti” (Albert Einstein)

Temo anch’io che ci stiamo incamminando verso l’idiozia da SMP sempre più a grandi passi, corti e incerti e mai ben distesi per tema di finire lunghi sul marciapiedi o in mezzo alla strada.

L’eccesso o l’abuso di aggeggi che dovrebbero servire a “comunicare”, ci sta rendendo sempre di più degli “idioti” e incapaci di interagire? Ci parliamo solo attraverso uno schermo, le relazioni umane stanno diventando sempre più difficili, l’incomprensione aumenta e non siamo più capaci di guardarci negli occhi. Ormai persino tra amici o coniugi o amanti o in qualsivoglia relazione “sentimentale” abbiamo bisogno della “mediazione” di un aggeggio che scherma le emozioni e le filtra, le riduce a semplice scambio di parole spesso inutili se non dannose e manca spesso la comunicazione diretta, visiva, come la non verbale quella che spesso è più significativa e ci fa intuire immediatamente ancora prima delle parole che tipo di “complicità” esiste o può svilupparsi tra due persone che cercano di portare avanti una relazione qualsivoglia, anche importante o non banale.

Persino tra fratelli può succedere che non ci si capisca più a causa di troppe “comunicazioni” non in presenza. E’ più facile telefonarsi o messaggiarsi che prendere la macchina e fare quel tragitto che serve per incontrarsi (ovviamente se non si abita più assieme, ma a volte persino in quel caso). Ma col tempo le comunicazioni telefoniche diventano sempre più “distaccate” e insoddisfacenti perché non ci si vede, non si ha un vero “contatto” umano che ci faccia interagire con l’altro in maniera diretta e per forza di cose più sincera, più “umana”. Anche un abbraccio, una stretta di mano, lo stesso guardarsi mentre si parla, notare i segni sul viso che mimano le emozioni e più delle parole sono in grado di comunicarle in maniera diretta. La presenza stessa dell’altro influisce sulla qualità delle relazioni, il poter appoggiare una mano su quella di un amico che soffre, per esempio, o mettere un braccio attorno al collo di un fratello o un amico ( o, comunque, ad una persona alla quale si voglia comunicare affetto) o prenderlo a braccetto, gesti significativi che possono allentare la tensione, alleviare un dolore e rendere la comunicazione tra i due più intima e profonda.

Ed avviene anche se “ci si vede” attraverso lo schermo perché uno schermo non potrà mai sostituire la presenza fisica per quanto a volte sia meglio di niente.

Vale lo stesso tra genitori e figli. La comunicazione è alterata dal continuo guardare lo smartphone. Ogni accenno di conversazione viene stroncato sul nascere perché un genitore o un figlio prende compulsivamente in mano il telefono e l’altro si sente immediatamente rigettato, escluso, non considerato. Per non parlare delle tragedie familiari che l’uso sconsiderato e compulsivo del telefono possono scatenare: la gelosia che può suscitare il vedere il partner sempre con quell’impiastro davanti agli occhi o all’orecchio, può far arrivare a rendere l’altro insicuro e timoroso dei tradimenti fino ai casi estremi, ma piuttosto frequenti in cui la gelosia diventa intollerabile e finisce con una separazione.

Per non parlare delle semplici interazioni umane per strada, nei negozi, nei bar, l’impossibilità di scambiare anche qualche parola o anche la possibilità di fare nuove amicizie o iniziare nuove relazioni o anche amori proprio a causa di quel telefono che funge ormai da muro invalicabile che separa gli uni dagli altri in maniera tale da farci diventare tutti dei fantasmi che percorrono la propria strada in solitudine senza neppure più la possibilità di scambiarsi persino un “buongiorno” che non sia interrotto o annullato del tutto da quel potentissimo “utensile” che ormai sta diventando padrone delle nostre vite.

Con questo non significa che io non comprenda i molti lati positivi della tecnologia, no, ma mi piacerebbe incrociare per la strada o nei luoghi pubblici, ancora delle persone che sono consapevoli della realtà che gli gira intorno e non completamente assorbiti da una realtà virtuale proiettata su di uno schermo luminoso.

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