Conflitti

Possiamo parlarne più tardi? Oppure, ti dispiace ripetere perché non ho afferrato il concetto?

Sono due frasi che spesso, ma non sempre, servono per evitare situazioni conflittuali, Litigare è un’arte e non tutti lo sanno fare, ci vuole una perizia particolare e bisogna sapere quando parlare e quando tacere e cosa dire e in quale momento dirlo.

E poi bisogna anche sapere fare pace. Perché fare pace è il momento più bello e gratificante di ogni litigio.

Chi durante l’infanzia e l’adolescenza ha vissuto in un ambiente dove i conflitti erano frequenti, ma non parlo della lite tra i genitori che passa presto e tutto ritorna sereno, no, parlo di conflitti lunghi rancorosi dove ognuno si chiude in sé per settimane o mesi e tu ti ritrovi a dover gestire le tue giornate sapendo di avere sempre davanti dei musi lunghi che possono sgridarti per ogni sciocchezza perché loro non sono sereni.

E cresci con la sensazione di avere sempre sbagliato tutto e di essere sbagliato, nel profondo. E te lo dicono pure: sbagli tutto, non sai fare nulla, non ti applichi, sei distratto/a…mentre tu, magari hai preso un ottimo voto a scuola e sei stato/a persino lodato/a dalle maestre o dai professori ma a casa nessuno se ne accorge perché troppo preso e perso nel suo rimuginare.

E il bambino o l’adolescente non arriva a capire che possono essere cose molto dolorose che richiedono molto tempo per dipanarsi e sfociare in qualche cosa che riporti, se non il sereno, almeno un’atmosfera vivibile dentro casa. E il bambino o l’adolescente spesso si ritrova dai nonni che magari hanno anche loro i loro diverbi e i loro rancori, mai digeriti e sempre sotto traccia che possono sfociare in piccole scaramucce innocue o, allo stesso modo dei genitori, in crisi che durano settimane.

Per non parlare delle incomprensioni tra fratelli, cugini, zii o zie, che si innescano sempre quando c’è già di fondo, un’atmosfera familiare di conflitto permanente.

Chi cresce in questa modalità, di solito ne risente a livello psicologico e, dicono gli psicologi, ha paura dei conflitti, li evita sempre e piuttosto che litigare accetta passivamente anche qualche angheria pur che l’altro non scateni qualche lite che gli farebbe riprovare quella sensazione di disagio e di insicurezza che si prova da bambini o ragazzi quando in famiglia ci sono conflitti perduranti. Oppure, per reazione si diventa litigiosi, si cercano tutte le situazioni che permettano di sfogare quella rabbia trattenuta quando da bambino ti sentivi come una barchetta senza remi in mezzo ad un mare in tempesta.

Succede nelle famiglie dove ci sono separazioni o divorzi o semplicemente disaccordo tra i coniugi causa di infedeltà dell’uno o dell’altra e i figli crescono con la sensazione di essere un terzo incomodo capitato tra quei due che litigano più spesso di quanto non facciano pace quando non maturano dentro di sé dei sensi di colpa che si porteranno appresso per tutta la vita, una sensazione di inadeguatezze e di stare “nel posto sbagliato”.

La conseguenza può anche essere che crescendo cerchino continuamente lo scontro con gli altri che li aiuti a soffocare l’ansia che si sono portati dietro tutta la vita di essere biasimati per essere un fardello pesante e non un figlio/a desiderato e amato. E perciò provocano gli altri per ritrovarsi di nuovo in quella situazione che gli ha impedito di crescere sereni e così cercare di esorcizzare la paura di trovarsi nel bel mezzo di una discussione di cui non si è protagonisti ma solo spettatori innocenti e allibiti, all’improvviso, magari al ritorno da scuola quando si sente solo il bisogno di un clima sereno e di un’attenzione amorevole. Che però spesso non c’è.

E da quei conflitti familiari spesso possono uscire uomini o anche donne con un forte senso di rivalsa che li porta (soprattutto gli uomini) a cercare di ottenere il potere di influenzare la vita di altri uomini e donne e magari usarli come valvola di sfogo che faccia uscire per sempre quell’ansia a lungo covata e che si è tramutata in odio verso il mondo intero e che può arrivare, se non adeguatamente controllata, in certi casi, a conseguenze pericolose per l’umanità intera.

Questo in casi molto rari, per fortuna, mentre la normalità è quella di una perdurante sensazione di ansia generalizzata che può essere tenuta sotto controllo a lungo o può sfociare al massimo in malattie nervose o semplicemente in caratteri instabili e propensi al conflitto.

Oppure nei casi più fortunati quell’ansia trattenuta può tramutarsi in una forza creatrice interiore che si converte poi in una qualsiasi forma artistica dove il soggetto riversa tutta l’ansia e la rabbia trattenuta a lungo e che si esplica in varie forme espressive di cui tutti possono godere e magari persino un po’ riconoscersi.

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