La fine di agosto

Ho ragione…a prescindere. ma da che? da tutto, ovvio. Di chi parlo? ma di tutti quelli che hanno sempre ragione: “questo è il governo peggiore che abbiamo mai avuto”, dicono da sinistra e però non sappiamo ancora se il prossimo sarà migliore o non sarà persino peggio del peggiore. Il governo dell’oppositore è sempre il peggiore, questo poi, condotto da una donna…ma se persino Marco Travaglio il criticone per antonomasia, ha detto che Giorgia è una “persona per bene”? Infatti dopo questa dichiarazione a sinistra mi sembrano sbalestrati un po’ afoni. Rosy Bindi ha parlato? Si, e che vuoi che sia? quella ogni tanto si da una spolverata alle ragnatele e esce dal guscio, ma ci rientra subito e le sue parole cascano nell’oblio. Però almeno lei qualcosa dice…parla di pace e dice che la sinistra non ne parla. Per forza, a sinistra aspettano Renzi. O meglio il ritorno di Renzi a dare una sventagliata alle carte ferme sulla scrivania di Elly da mesi. Forse non sono abbastanza tono su tono e i problemi del PD per Elly non sono prioritari. Manco se lo ricorda che ne è la segretaria. Quando si sveglia la mattina fa fatica ad ingranare, ha la pressione bassa e si domanda, sempre, mentre si lava i denti: ma sono davvero io la segretaria del PD? Le ritorna la memoria solo dopo la prima telefonata di Matteo che le da il buongiorno: “buongiorno principessa” le dice quello. E lei va in brodo di giuggiole. “Lo facciamo ‘sto campo largo”? le chiede ogni mattina da quel giorno dell’abbraccio dopo la partita del cuore. E lei risponde sempre di si, è una inclusiva Elly. E da li capisce che è la segretaria del PD: dalla corte assassina di quel fascinoso dell’ex premier.

Non si può resistere al suo fascino: la battuta sempre pronta, l’aria di chi si è appena svegliato fresco, riposato e sfacciato. Ormai qualche brizzolo nella folta criniera gli da quell’aria sapiente o saputella che affascina e intriga. Intrigante come non mai, Elly ne è caduta rapita.

E lui lo sa. Uno che pare non ci stia e sempre quel gran rompipalle di Giuseppi. Oh, si, lui deve fare il ritroso, mai con Renzi, mai con quello che mi ha fatto lo sgambetto, mai…e però neppure mai più con Grillo e neppure quasi più col Movimento che non vuole stare con Conte, mai più con te, dicono alcuni sostenitori di Grillo contro l’ingrato avvocato… sembra uno scioglilingua. Eh, già, l’ingratitudine umana è un difetto che in politica si amplifica e così pare che il grande campo sia rimandato, per ora il campo è stretto, anzi angusto, far ripassare Renzi per la cruna del PD è difficile ma non impossibile.

Con un piccolo sforzo, spingendo un pochino…certo convincere il burbero Giuseppi sarà difficile ma dove pensa di andare da solo? Dovrà cedere prima o poi. Oppure vada pure da solo e sia quel che sia, se non sarà proprio largo questo campo sarà un campetto da oratorio, meglio di niente tanto con Renzi di nuovo in campo la partita è sicuramente di quelle da seguire fino alla fine. La fine di che o di chi? mah intanto accontentiamoci è la fine di agosto ed è già qualcosa. Poi si vedrà.

Aspettando Trump

Siamo alla fine dell’estate o ad altra fine di qualcosa di indefinito? Troppo caldo, troppe ferie, troppa esaltazione per un aereo e un pilota ucraino caduto per “fuoco amico”, leggo e percepisco. Ho le antenne? Si quelle che mi sono cresciute in questi anni in cui ho raccolto opinioni sul blog e sentito varie voci, per lo più discordanti dalla mia.

In Ucraina si sta compiendo un massacro giornaliero sotto gli occhi di tutti ( da molto più di due anni e mezzo) ma noi che facciamo? Ce la prendiamo con Zelensky (il comico) perché un suo militare si fa sparare addosso (pare) da altri ucraini e, guarda caso, muore. Un combattente della resistenza, un uomo con esperienza fatto fuori incidentalmente dai suoi. Incidenti che possono capitare? No, non devono capitare, per l’opinione pubblica europea e italiana in particolare, annoiata ormai dalla guerra o dalle guerre, più propensa a gustarsi uno dei tanti gelatoni o granite nella piazza di città e paesi invase da turisti dell’ultimo minuto (non si butta niente) è un enorme spreco. Eccoli quelli ingrati degli ucraini, si ammazzano tra loro quando spendiamo una fortuna per mantenerli equipaggiati di armi sofisticate. Ah, che somari, che buoni a niente e che noia stare ancora a parlare di quelli li che non se la sanno cavare da soli, chiedono armi e soldi in continuazione e poi li buttano nel water. Oh ma se li sognano ancora i nostri soldi, pensano tra una leccata al cono e uno spritz al bar, affollato ma non troppo perché tanti sono ancora al mare.

Ma che razza di paese siamo diventati? Italiani, eravamo “brava gente” ora che siamo? Litigiosi indefessi smanettari di telefoni cellulari sul cui video compare di tutto e di meno, sempre li a guardarlo come se dovesse uscire il genio della lampada.

E cosa ci sono andati a fare in Russia? si chiedono mentre il gelato gli cola sui piedi. A buttare ancora i nostri soldi e noi qui a pagare bollette salate e pepate per colpa loro. Come se loro fossero li a divertirsi con gli aeroplanini e non venissero ammazzati ogni giorno dall’esercito invasore di uno che se la ride sotto i baffi che non ha e non potrebbe avere perché i peli se li sogna, glabro come una palla da biliardo dappertutto meno che sullo stomaco dove proliferano peli lunghi due metri tenuti appena a bada da mutande di cemento non armato (almeno quello).

Ma andiamo su, ma guardiamo all’altro fronte dove quei prepotenti degli ebrei stanno massacrando per puro sfizio la popolazione palestinese, ma almeno loro non ci chiedono di mandargli munizioni, aerei, carri armati e persino tra poco ci chiederanno di arruolarci per difendere l’Ucraina.

Aspettando Trump che uscirà certamente vincitore dalla sfida con quella sottospecie di sotto donna simil nera erede del “rimbambito” dimissionato, che millanta di fare cose che non sa fare, che non vuole fare e che non sa neppure da che parte cominciare.

Putin e Trump: loro si che possono sistemare un po’ questa situazione grottesca che impedisce agli italiani di guardarsi in pace le partite, di andare al cinema tranquilli a guardare un bel film di guerra, di farsi una passeggiata in santa pace senza vedere sempre quella faccia da peracottaro del leader ucraino che esce da tutti i buchi a chiedere aiuto. Ma si aiutino da soli una buona volta, ma è mai possibile che la tirino così lunga? Non si staranno divertendo troppo alle nostre spalle?

Avanti opposizione al governo interna ed esterna, convincete quella povera illusa che crede di governarci che è ora che tagliamo i viveri a Zelensly, un guitto, saltabanchi col naso che ci prende per il naso…lasciamolo cuocere nella sua minestra, non si vuole arrendere alla grande Russia, peggio per lui, noi che c’entriamo?

Per puro caso

Il delitto sembra perfetto. Parlo di quello di Sharon Verzeni, la ragazza che passeggiava intorno a mezzanotte per le strade del suo paese in provincia di Bergamo: Terno d’Isola. Che nome strano. Avrà certamente un suo perché e da un mese è continuamente sulle pagine di cronaca nera anzi nerissima a causa di questo ennesimo femminicidio. Uccisa da qualche coltellata alla schiena, così, mentre passeggiava ascoltando musica con le cuffiette.

Intanto pare davvero strano che Sharon passeggiasse per le vie deserte del paese a quell’ora, non è certo orario di passeggiate e infatti non c’era quasi nessuno in giro, testimoni neppure a pagarli e i tanti occhi delle telecamere pare non abbiano registrato nulla se non un fantomatico ciclista di cui non si sa ancora niente.

Strano caso, uno dei più strani tra i tanti, tantissimi casi che ormai guardiamo quasi distrattamente come se uccidere una donna quasi ogni tre giorni fosse una cosa che “deve succedere” a questo ritmo per non tradire la statistica. E non fanno quasi più notizia se non, come in questo caso quando sono decisamente un dilemma che solo Hitchcock avrebbe potuto risolvere.

Dunque lei esce lasciando il compagno a letto a dormire e se ne va in giro per le strade deserte del paese intono alla mezzanotte, l’ora dei vampiri. E va beh. All’una meno dieci succede che qualcuno, le tira delle coltellate che inizialmente la fanno barcollare, resiste e chiama il 118, fa in tempo a dire : “mi ha accoltellata” e muore. Bastava un secondo in più per dire quel nome, un nome che lei doveva conoscere se ha detto “mi ha”, mi ha chi? Altrimenti avrebbe detto. “mi hanno”.

L’alibi del fidanzato convivente sembra di acciaio: dormiva beato. Lo hanno torchiato a lungo ma lui non sa, si inventa ipotesi per collaborare con gli inquirenti ma non è stato lui e non è indagato, dice.

Già, già. Una storia strana. C’è in mezzo persino Scientology e quindi diventa ancora più complicata ma, pare che non c’entri, pare.

Insomma forse Sharon è stata uccisa da un fantasma che si aggirava per le strade di Terno d’Isola in preda ad una crisi notturna di dispnea e trovandosi un coltello tra le mani ha pensato di usarlo contro questa strana figura di donna che passava, di notte per le vie desolatamente deserte del paese. E così si spiegherebbe perché le decine di telecamere (del tutto inutili) non hanno registrato “presenze”, un assassino immateriale scelto dal destino per troncare una giovane vita. Di donna, ma solo per puro caso.

Profumo

Amo il cioccolato, fondente e ripieno o anche intero, ricco di profumo invitante davvero irresistibile. Ne mangio poco perché ha molte calorie ma quel quadratino delizioso è un piccolo sfizio che mi permetto tutti i giorni. Mi gratifica, mi piace mi da la sensazione di tornare bambina, quando lo dovevo dividere coi fratelli che spesso se lo mangiavano tutto e a me non restava che la stagnola.

Ricordo in particolare delle tavolette ricoperte di stagnola dorata, con della granella di mandorle che mangiavo da bambina come merenda quando tornavo da scuola. Non sempre c’era e quando non c’era mangiavo una mela. Le mele c’erano sempre e sono, da sempre il mio frutto preferito. Erano tutte dentro un cesto di vimini sul tavolo della cucina e ne sentivo il profumo da lontano, anche prima di aprire la porta di casa. E mi prendevo quelle più rosse e mature e me le sgranocchiavo mentre facevo i compiti.

A volte anche due o tre, manco mi accorgevo di averle mangiate se non per i torsoli che andavano ammonticchiandosi sul tavolo e poi venivo sempre sgridata perché ne avevo mangiate troppe e mi avrebbero rovinato l’appetito.

E poi, a cena, avevo una particolare antipatia per la minestra di verdure che dovevo mangiare fino all’ultimo cucchiaio e finiva sempre che ne lasciavo un po’ e allora giù sgridate perché i bambini poveri l’avrebbero mangiata tutta e io ero un’ingrata. E non so perché ma lo faccio spesso ancora adesso per rappresaglia a quel rimprovero che sentivo immeritato.

Perché vi racconto queste cose? Non saprei, mi va cosi. Sono piccole cose. I sapori, i profumi del cibo, possono rimandarci a dei ricordi, molti ricordi, come le Madeleine di Proust. Io non amo i ricordi, ma certi profumi di cibo hanno il potere di farmi ricordare dei momenti del passato con una intensità che rasenta la nostalgia e però non saprei bene a cosa mi riportano ma sono ricordi potenti di situazioni che mi hanno formato il carattere. Ne sono certa. Ricordi spesso dolorosi che non ricordo apposta o che fingo di non ricordare. Magari succede che so di aver fatto una certa esperienza in un certo periodo della mia vita, ma non la ricordo per quanto mi sforzi, non mi viene in mente nulla, magari mi ricordo il prima e il dopo ma il durante mi sfugge. Ed è allora che mi viene in mente un qualche profumo di cibo particolare che si intrufola d’improvviso e mi da la sensazione di rivivere qualcosa che però non so che cosa sia. Vi sembro strana, lo so.

Delle volte, mentre cammino per strada, durante le mie passeggiate quotidiane, sento provenire dalle case dei profumi di cibo che cuoce, può trattarsi di un ragù o di uno spezzatino con le patate o di pesce fritto o di pollo al forno… e come li sento mi capita subito di sentire una specie di felicità infantile, come di un’aspettativa di cose buone e rimango un poco ferma ad annusarli per percepire meglio quella impagabile e sfuggente sensazione.

Amo i profumi ma non solo di cibo, anche quelli dentro le bottigliette e qualcuno, non dirò la marca, mi piace in modo particolare perché mi sembra di entrare in un’altra dimensione, più felice e più serena. Cosa sarebbe la vita senza i profumi?

Ma, quando  di  un  passato lontano non resta   più nulla,  dopo    

la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore rimangono ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a sorreggere senza piegare, sulla loro stilla quasi impalpabile, l’immenso edificio del ricordo.”

M.Proust

Idioti tecnologici?

Cambiamo un po’ argomento, qui non si fa che parlare di guerra. La guerra o le guerre sono temi importanti ma rischiano di farci perdere di vista la realtà più “spicciola”.

Per esempio la dipendenza da smartphone che sta diventando una patologia. Molte ricerche lo dicono, la dipendenza da aggeggi tecnologici, in particolare il telefono cellulare, si sta diffondendo in maniera evidente ed inquietante. Non mi voglio togliere dalle statistiche: la noto anche su di me. Ma cerco, se ci riesco, di allentare, di non farmi dominare dalla tentazione di avere sempre uno schermo davanti.

Noto però che da un po’ di tempo, la tendenza a camminare guardando lo SMP è molto diffusa tanto che ormai è diventato pericoloso fare un giro a piedi ovunque ci sia un po’ di gente perché rischi di andarci a sbattere se non sei tu a stare attento a schivarla.

“Temo il giorno in cui la tecnologia supererà le interazioni umane. Il mondo avrà una generazione di idioti” (Albert Einstein)

Temo anch’io che ci stiamo incamminando verso l’idiozia da SMP sempre più a grandi passi, corti e incerti e mai ben distesi per tema di finire lunghi sul marciapiedi o in mezzo alla strada.

L’eccesso o l’abuso di aggeggi che dovrebbero servire a “comunicare”, ci sta rendendo sempre di più degli “idioti” e incapaci di interagire? Ci parliamo solo attraverso uno schermo, le relazioni umane stanno diventando sempre più difficili, l’incomprensione aumenta e non siamo più capaci di guardarci negli occhi. Ormai persino tra amici o coniugi o amanti o in qualsivoglia relazione “sentimentale” abbiamo bisogno della “mediazione” di un aggeggio che scherma le emozioni e le filtra, le riduce a semplice scambio di parole spesso inutili se non dannose e manca spesso la comunicazione diretta, visiva, come la non verbale quella che spesso è più significativa e ci fa intuire immediatamente ancora prima delle parole che tipo di “complicità” esiste o può svilupparsi tra due persone che cercano di portare avanti una relazione qualsivoglia, anche importante o non banale.

Persino tra fratelli può succedere che non ci si capisca più a causa di troppe “comunicazioni” non in presenza. E’ più facile telefonarsi o messaggiarsi che prendere la macchina e fare quel tragitto che serve per incontrarsi (ovviamente se non si abita più assieme, ma a volte persino in quel caso). Ma col tempo le comunicazioni telefoniche diventano sempre più “distaccate” e insoddisfacenti perché non ci si vede, non si ha un vero “contatto” umano che ci faccia interagire con l’altro in maniera diretta e per forza di cose più sincera, più “umana”. Anche un abbraccio, una stretta di mano, lo stesso guardarsi mentre si parla, notare i segni sul viso che mimano le emozioni e più delle parole sono in grado di comunicarle in maniera diretta. La presenza stessa dell’altro influisce sulla qualità delle relazioni, il poter appoggiare una mano su quella di un amico che soffre, per esempio, o mettere un braccio attorno al collo di un fratello o un amico ( o, comunque, ad una persona alla quale si voglia comunicare affetto) o prenderlo a braccetto, gesti significativi che possono allentare la tensione, alleviare un dolore e rendere la comunicazione tra i due più intima e profonda.

Ed avviene anche se “ci si vede” attraverso lo schermo perché uno schermo non potrà mai sostituire la presenza fisica per quanto a volte sia meglio di niente.

Vale lo stesso tra genitori e figli. La comunicazione è alterata dal continuo guardare lo smartphone. Ogni accenno di conversazione viene stroncato sul nascere perché un genitore o un figlio prende compulsivamente in mano il telefono e l’altro si sente immediatamente rigettato, escluso, non considerato. Per non parlare delle tragedie familiari che l’uso sconsiderato e compulsivo del telefono possono scatenare: la gelosia che può suscitare il vedere il partner sempre con quell’impiastro davanti agli occhi o all’orecchio, può far arrivare a rendere l’altro insicuro e timoroso dei tradimenti fino ai casi estremi, ma piuttosto frequenti in cui la gelosia diventa intollerabile e finisce con una separazione.

Per non parlare delle semplici interazioni umane per strada, nei negozi, nei bar, l’impossibilità di scambiare anche qualche parola o anche la possibilità di fare nuove amicizie o iniziare nuove relazioni o anche amori proprio a causa di quel telefono che funge ormai da muro invalicabile che separa gli uni dagli altri in maniera tale da farci diventare tutti dei fantasmi che percorrono la propria strada in solitudine senza neppure più la possibilità di scambiarsi persino un “buongiorno” che non sia interrotto o annullato del tutto da quel potentissimo “utensile” che ormai sta diventando padrone delle nostre vite.

Con questo non significa che io non comprenda i molti lati positivi della tecnologia, no, ma mi piacerebbe incrociare per la strada o nei luoghi pubblici, ancora delle persone che sono consapevoli della realtà che gli gira intorno e non completamente assorbiti da una realtà virtuale proiettata su di uno schermo luminoso.

Certezze

La pioggia ha lavato le foglie stanotte

Si scrollano gocce azzurrine dai rami

Riflesse nel gioco di luci del fiume.

E l’acqua più tiepida e lenta

Assapora i minuti e ne assorbe i colori

Dal morbido azzurro al timido rosa.

Se il mondo non fosse cosi colorato

Se tutto mostrasse il suo volto più grigio

Se il verde e l’azzurro non fossero amici,

Se il rosso al tramonto non desse emozioni

Che cosa varrebbe la pena dei giorni

Se non la certezza che l’alba ritorni?

Parole pesanti

E’ un argomento spinoso, la religione è uno di quei campi nei quali si cammina spesso con cautela perché le “mine” che vi sono disseminate sono tante.

Mi riferisco alle parole di Papa Francesco di oggi all’Angelus: “Le chiese non si toccano”. Il Papa si riferisce alla legge del governo ucraino che dà tempo nove mesi alle parrocchie disseminate nel paese per convertirsi in chiesa ortodossa dell’Ucraina da chiesa ortodossa ucraina.

La differenza sta in quel particolare “dell’Ucraina” intendendo che si tratta di parrocchie che si devono emancipare dall’ortodossia russa che fa capo al patriarca Kirill.

Nove mesi di tempo per “partorire” una sola chiesa del tutto slegata dall’autorità religiosa russa. Mi sono chiesta che cosa realmente cambia per i fedeli? il rito, le preghiere, qualche formalismo che non conosco. Di certo so solo che il parlamento ucraino ha votato a larga maggioranza perché questa legge sia promulgata e ora le parrocchie si dovranno adeguare.

Capisco che i filorussi che frequentavano le chiese ucraine ortodosse di derivazione russa possano sentirsi in qualche modo defraudati. Ma di che? Degli insegnamenti del patriarca Kirill che sostiene la guerra e le atrocità che i russi compiono tutti i giorni in quei territori? E cosa dicono i filo russi del fatto che in alcune di quelle chiese siano stati trovati (sembra) documenti che confermano il legame, poco spirituale dei sacerdoti con spie russe e quanto altro che sarebbe più di competenza più laica che religiosa? Fino a che punto ne sono consapevoli?

E il Papa pensa di poter ogni tanto criticare gli ucraini senza però allo stesso tempo ribadire (ma lo ha fatto chiaramente? ) che l’aggressione russa deve essere fermata perché va contro i principi del cristianesimo? Mi pare che abbia criticato la Nato e chiesto agli ucraini di alzare bandiera bianca…

Un Papa merita sempre rispetto e le sue parole devono essere considerate “Vangelo” dai fedeli, ma come non pensare che anche in questa occasione Bergoglio non abbia mosso una critica nei confronti del governo ucraino e questo, a mio parere, non può che aggravare una situazione già di per sé molto complessa. Anche se non è certamente nelle sue intenzioni.

Una mossa che suona più “politica” che religiosa. Non promuove la pace in quei territori, secondo me, ma sottolinea una tendenza a sottovalutare la protervia di un’invasione che non sembra fermarsi in nessun modo. Parole che pesano sul piatto di una bilancia di già sbilanciata dalle parole che il Papa ha già detto (e soprattutto, da quelle che non ha detto) in merito all’interminabile conflitto in corso.

Mr. America

Sono bello, intelligente
non mi manca proprio niente
ho l’orecchio perforato
sono stato anche graziato.
Quella li non vale niente
brutta, scialba, impertinente
mentre io alto ho il quoziente
e non sono balbuziente
come invece era quell’altro.


Io son forte e perspicace
e se mi fate il favore
di votarmi a tutte l’ore
io ricambio con affetto
vi rifaccio pure il letto.


Ma guardate che splendore
sono l’uomo che cercate
quella è donna e ride sempre
con quel fare inconcludente
mentre io non rido affatto
sono serio e vado al sodo
e se mi date fiducia vi dimostro
in un baleno e lo dico son sincero
che divento pure nero!

…….

E va beh, scusate, lo so che parlo sempre di quello li, ma che ci volete fare? Ha un certo fascino malefico…irresistibile.

L’amico del nemico

Fare l’indiano è solo uno dei tanti Modi di dire, per dire di uno che fa il pesce in barile, altro modo di dire per dire di uno che finge di non sapere, sta sempre un po’ sopra la riga mai sotto o appena appena a seconda della convenienza del momento.

Il leader indiano Narendra Modi si trova in Ucraina. Cosa c’è andato a fare? Mah, pare a fomentare un accordo di pace. Fomentare? si perché, francamente pare più un emissario di Putin in incognito, ma neppure poi tanto. Zelensky dovrà confrontarsi con questo ennesimo paciere che ha in mente gli interessi del nemico e gli si rivolge come un amico…

Strana cosa l’amicizia. Spesso chi si proclama tale è solo uno che millanta. Mi sa che questo pacioso barbuto gonnellato statista ne sia un esempio fulgido. Ma stiamo a vedere, non si sa mai.

Cosa si diranno lui e il presidente ucraino fresco di nuova strategia di attacco in territorio russo e motivato sempre di più a non mollare un centimetro della “sua” terra all’invadente imperialista vicino? Dubito molto che Zelensky veda in questo signore un portatore di pace. Tutto il petrolio grezzo che ha comprato dalla Russia finora, l’abbraccio col presidente Putin durante la sua visita a luglio, non sono proprio delle credenziali attraenti. La quasi totale indifferenza sinora mostrata nei riguardi dell’invasione russa, neppure depone tanto a suo favore.

E così però tentar non può nuocere più di quanto gli altri tentativi fatti fin qui, approdati a nulla perché manca sempre la volontà dell’invasore a sottoscrivere qualsiasi accordo di pace con le mani e il cervello caricati a bombe e dunque sentiamo pure cosa avrà da consigliare questo pacifico mediatore venuto da un paese quasi amico del nemico e che però ora si proclama anche amico dei nemici dell’amico. Un bel dilemma.

Ma sentirlo non costa nulla. In quanto a capire dove vuole andare a parare, Zelensky non ci metterà davvero molto, la sua esperienza in questo campo ormai lo dovrebbe guidare: se saranno proposte compatibili con la linea che l’Ucraina ha tenuto sinora: non cedere, o se saranno lusinghe per convincerlo a mollare la presa in favore del russo, lo sapremo presto.

Zelensky non ci metterà molto a farcelo sapere.

Do something

Alla Convention democratica di Chicago, Michelle Obama si è presentata come una star. Ma ha parlato come una donna innamorata della vita, del suo paese, e della Democrazia e della Libertà. Non mi sembrava neppure la stessa di quando era first Lady. Una donna diversa in un ruolo di sostenitrice di un’altra donna. E lo ha fatto col cuore e con l’anima. Il suo discorso le è uscito fluente e appassionato, pieno di cuore e di anima, appunto.

Il miglior discorso che ho ascoltato tra chi si è presentato su quel palco per dare l’endorsement a Kamala Harris e a Tim Walz, il suo vice.

Quel poco che ha detto di Donald Trump lo ha distrutto, annichilito, incenerito. In alcuni punti è stata sommersa dagli applausi, forse neppure lei se li aspettava così travolgenti.

“Do something” ha detto, “fate qualcosa”, perché mancano solo 77 giorni e non sarà facile e Trump e i suoi faranno di tutto per prendere il potere. Ha detto che chi è stato battuto non può mettersi a piangere e pestare i piedi perché deve vincere a forza, chi ha davanti una montagna non può pensare che si materializzi un ascensore dorato che lo trasporta in cima, perché così non funziona, chi perde si mette in tasca la sconfitta e se ne torna a casa.

Non era nemmeno troppo velata l’allusione e Trump l’avrà capita? Temo di no. Lui capisce solo quello che gli fa comodo.

Michelle ha anche detto che Kamala Harris è la persona più giusta in assoluto per prendere la presidenza degli Usa, sceglierla significa scegliere i valori di Giustizia, Democrazia e Libertà e che saranno in tanti quelli che cercheranno di metterle i bastoni tra le ruote e cambiare la realtà in finzione .

Ha concluso dicendo ancora che l’America non può avere altro leader che lei ed esortando gli elettori a “fare qualcosa”, qualunque cosa che arresti per sempre le ambizioni di un uomo che porterebbe ancora indietro il paese e il mondo. Guardandola pensavo a chi potrebbe essere paragonata qui da noi. Non esiste nella politica italiana, attualmente, nessuna donna che le potrebbe stare a fianco con la forza di un discorso che non ha precedenti( intendo fatto da una ex first lady nei riguardi della prima donna candidata per le presidenziali) nella storia americana e forse mondiale.

Ovviamente ci sarà chi leggendo mi accuserà di piaggeria, non importa lo dico sinceramente come tutto quello che scrivo: il discorso di Michelle Obama mi ha colpito e spero che abbia colpito soprattutto chi è chiamato a dare un voto che mai come in questo momento ha la rilevanza che ha per i destini dell’umanità intera.

https://www.youtube.com/live/YgJBFBwRXvc

Pubblicato oggi (28.8.2024) su Italians del Corriere della sera