E se Jill molla?

La moglie del presidente Biden, Jill Biden ha detto che non si può cancellare 4 anni di ottimo lavoro per 90 minuti di “terrore”: «Non lascerò che quei 90 minuti offuschino quattro anni di presidenza”.

La first Lady si espone poco, ma in questa occasione è stata determinante: “la donna per piccinina che la sia, sorpassa il diavolo in furberia” dice il protagonista di “L’audace colpo dei soliti ignoti”.

Jill è sicuramente bella e intelligente ed ha molta influenza sul marito. E non è una protagonista ma una che sta piuttosto dietro le quinte, ma non come Melania Trump che faceva soprattutto da bella statuina, lei ha sempre insegnato inglese e si è fatta coinvolgere il meno possibile dalla carriera del marito.

Jill ha cresciuto 3 figli, due dei quali non suoi ma del marito rimasto vedovo dopo un grave incidente d’auto dove morirono la moglie e una figlia. Non deve essere stato facile, per niente essere la moglie del vice presidente Usa e poi la First Lady. Una donna dal passato ribelle, anticonformista. Divorziata dal primo marito dal quale non ha avuto figli, è sposata con Joe dal 1977. Una vita insieme e ora questa donna non può che essere dalla sua parte e aiutarlo a portare avanti la sua candidatura anche dopo l’incidente del primo confronto finito in maniera disastrosa a svantaggio del marito. Il primo round di un lungo match che, secondo Jill, si concluderà con la rielezione del marito. Lei sembra esserne certa.

Ma i pescecani che ronzano intorno al presidente in carica sono tanti e determinati a convincere Joe che non è cosa, che non ce la fa. Il partito non è più tanto con lui e però non si impone e non si espone più di tanto. Ogni giorno ha la sua pena e per Joe ne ha due o anche tre. Ogni giorno qualche “personalità” di spicco gli consiglia di mollare, ma lui non molla e fino a che Jill starà dalla sua parte, non lo farà. Mi sa.

Uomini e libri.

https://www.italiaoggi.it/news/la-russia-di-vladimir-putin-brucia-i-libri-ucraini-202406261930185915

Quanto succede in Ucraina da quasi tre anni lo sappiamo, almeno chi vuole saperlo, ma, seppure se ne parli, se ne sia parlato e se ne parlerà nei secoli a venire ed ognuno ha una sua verità, restano le immagini scattate dai lodevoli reporter di guerra e le interviste fatte dai giornalisti che sfidano la morte per raccogliere le testimonianze di quelli che questa guerra la vivono sulla propria pelle e non ne discutono dal divano, come si fa qui e non solo.

“«La cosa più impressionante di un libro bruciato non è tanto il suo aspetto quanto il suo odore». Lo sa bene Yulia Orlova, direttrice della casa editrice Vivat. A Kharkiv,”.

La fabbrica di libri colpita da un missile russo a maggio e di cui si parla nel link pubblicato sopra.

E continua dicendo che ora, il profumo dei libri, che prima le piaceva tanto (anche a me), le ricorda quel giorno e ora sa di sangue e di morte. Ed è facile immaginare (o forse no) cosa significhi trovarsi di fronte ad una scena terribile di sette colleghi che un momento prima erano vivi e lavoravano ad una grossa stampatrice e in un attimo spariscono fagocitati dalle fiamme che li ridurrà irriconoscibili.

Lo so che ci sarà chi obietterà che gli orrori nel mondo sono infiniti e che da mesi c’è un altro conflitto, quello Israelo – Palestinese che ne produce massivamente, lo so, ne sono certamente consapevole. Ma sento una sorta di pudore anche solo a citarlo perché è così tanto “discusso” oltre che sofferto da chi lo vive, che il timore che qualsiasi cosa io possa dire possa essere travisato o strumentalizzato mi frena dal fare commenti. Cosa che comunque non è vietata a chi li volesse fare. Ovviamente.

I libri dicevo, ne sono andati distrutti 50 mila, il bombardamento era ovviamente mirato, da molto tempo i russi tentano di russificare l’Ucraina e questo comporta deportare i bambini in Russia e cercare di distruggere il pensiero ucraino nel nascere e persino quello depositato dagli scrittori ucraini sui libri. Un “genocidio” dei libri se mi passate questo termine, forse incongruo ma non credo troppo distante dalla realtà.

Perché distruggere i libri è distruggere l’anima di chi li ha scritti e l’anima degli ucraini, per i russi che la combattono, si deve russificare. E cosa c’è di più devastante che uccidere l’anima di un popolo?

“Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine”, ha scritto Virginia Woolf.

Mi piace ricordarlo qui perché per me i libri sono stati compagni e amici tutta la vita e non potrei vivere senza. Ed il pensiero che vengano distrutti, scientemente, da chi vuole minare le basi della cultura di un popolo mi fa male e mi piace pensare che ora siano in paradiso le vittime di questa guerra e di tutte le guerre e che possano disporre di biblioteche stracolme di libri di tutti gli autori del mondo per sempre.

PS: lo ripropongo perché trovo che quello che succede un po’ ovunque nel mondo sia frutto di cattiveria ma anche di ignoranza, tanta ignoranza.

I libri sono l’anima dei popoli: bruciarli o distruggerli è un crimine. Certo è peggio, molto peggio uccidere i bambini, torturare gli uomini, stuprare le donne, ingannare tutti con menzogne di ogni genere per passare dalla parte della ragione quando si ha torto marcio.

Ma cosi va il mondo, distruggere i libri è distruggere l’umanità degli uomini, non solo il loro corpo ma anche il ricordo della loro anima e dell’anima dei popoli che sopravvive a tutto nella parola scritta.

Inferno

Mentre in Francia, la coalizione di sinistra che ha vinto le elezioni festeggia, in Palestina e in Ucraina si continua a morire.

Oggi i russi hanno preso in pieno un ospedale per bambini, ancora non si conosce il numero delle vittime che sono sotto le macerie dei reparti pediatrici ma i soccorritori lavorano febbrilmente per liberare i bambini e il personale medico e infermieristico dai detriti.

Abito a cinquecento metri da un ospedale, il più grande della zona, sento le sirene delle ambulanze che entrano ed escono dal pronto soccorso giorno e notte e spesso gli elicotteri che trasportano pazienti gravi da un ospedale all’altro, di notte sbagliano e confondono il mio parco condominiale con il giardino del vicino ospedale e sento le pale girare vorticosamente sulla mia testa mentre immagino il pilota cercare la croce verde senza trovarla. Fino che il rumore cessa e ritorna il silenzio. E ormai è tanta l’abitudine che non ci faccio più tanto caso.

Ma non so immaginare l’ospedale colpito da un missile e l’impatto che questo avrebbe sui dintorni se non con raccapriccio, però questo succede e non molto lontano da qui ed è successo oggi mentre molti sono distratti dalle elezioni francesi e dalle diatribe dei vari partiti su chi ha vinto, chi ha perso e chi ha pareggiato. Un po’ sulla scia dei discorsi (inutili) sulle partite del campionato europeo.

A Gaza la situazione rasenta l’inferno e mentre sembrano andare avanti le trattative per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani, le due parti cincischiano su chi chiede cosa, perché e come e non sembra esserci pace o quantomeno tregua per chi paga sulla propria pelle questa guerra senza fine. Queste guerre senza fine.

Ci stiamo piano piano abituando a queste atrocità, le divisioni tra chi tifa o parteggia per questo o quell’altro sono inevitabili ma sembrano assomigliare a tante piccole guerre sulle guerre.

Chi colpisce gli ospedali dei bambini merita l’inferno e questo compete alla Giustizia Divina. La Giustizia degli uomini è imperfetta e approssimativa. I giudici conoscono le leggi, i criminali sanno come eluderle e farla franca soprattutto quando hanno intorno a sé un apparato di difesa che impedisce la loro cattura o quantomeno la possibilità da parte di chi avrebbe gli strumenti per incriminarli, di impedirgli di continuare a delinquere. E seminare morte e distruzione.

Arroganza senza limiti

San Vito di Cadore è un luogo magnifico. Tutto il bellunese lo è come lo sono molte altre località turistiche del “mio” Veneto. Impareggiabile bellezza naturalistica e accoglienza sono doti caratteristiche della mia regione. Una regione turistica per eccellenza.

Bene. fatta la doverosa premessa, vengo al dunque. Non intendo fare qui pubblicità, di turisti in Veneto ne abbiamo, direi fin troppi e non tutti, soprattutto a Venezia si comportano in modo tale da lasciare un buon ricordo. Ma questa è un’altra storia.

Pare che una famiglia israeliana che aveva prenotato un B&B proprio a San Vito di Cadore, si sia sentita rispondere via mail di restare nei propri forni, o qualcosa del genere. Pare incredibile, una frase di una violenza inaudita, oscena, di un’arroganza senza limiti.

Ora ci sarà un’inchiesta perché non è possibile lasciar correre un simile insulto e la regione non ci sta passare per antisemita perché un deficiente che si firma Stefano, ha pensato di esprimere l’odio assurdo che cova dentro, nei confronti di alcuni clienti che avevano solo chiesto di passare qualche giorno nel suo B&B. Decisamente vergognoso.

Ma, devo dire, che a me non è sembrata questa cosa così “strana”, certo deprecabile ma ho avuto anch’io più di un’esperienza con strutture ricettive tra Veneto e Lombardia, per nulla piacevole.

Tre o quattro ne avrei da raccontare, ma vi racconto solo di una che mi ha lasciato basita e della quale ho un ricordo indelebile.

Avevo prenotato una stanza in un B&B molto bello e costoso in una nota splendida località del veronese, per passare qualche giorno a visitarne le bellezze artistiche e passeggiare nei boschi circostanti. Arrivata in taxi a destinazione, dopo il viaggio in treno, mi accolgono i due titolari, marito e moglie (mai dare credito alle recensioni positive). Sorridenti mi chiedono se ho fatto buon viaggio, mi fanno accomodare in un salottino all’ingresso, decisamente molto carino, pulito, elegante e dalle cui finestre si gode una splendida vista del paesaggio circostante, mi offrono un cappuccino con dei biscotti fatti in casa, insomma mi sento a mio agio e sembra che il posto sia accogliente e che corrisponda alle descrizioni della pubblicità su internet. Lei mi saluta mentre lui mi accompagna nella mia camera. La casa era deserta, delle tre camere disponibili una sola era occupata, la mia. Comincio a sentirmi a disagio. Entriamo nella stanza: una bella stanza anche questa corrisponde alla pubblicità. Mi fa vedere il bagno e come azionare l’aria condizionata (erano i primi di luglio) e se ne va porgendomi una chiave che corrispondeva al portoncino d’ingresso della casa, suggerendomi di chiudermi dentro a chiave perché sarei rimasta sola e la villa dove abitava con la famiglia era distante 800 metri. La cosa non mi piacque affatto.

Ma ero stanca, volevo fare una doccia e andare a pranzo in un ristorante poco lontano e non feci molto caso all’aria quasi sgarbata con la quale mi aveva risposto quando gli avevo chiesto di darmi la password per far funzionare il PC. Dopo, aveva risposto, alle 3 torno e allora sistemiamo tutto.

Dopo pranzo mi ritiro nella mia stanza dopo aver chiuso il portoncino d’ingresso ed essermi sentita quasi in gabbia e sola, attendo che arrivino le tre per avere la password per il Pc, ma nel frattempo la mia insoddisfazione cresce e penso anche di andarmene ma dove in piena stagione?. Arriva l’ora e sento aprire la porta d’ingresso. Scendo e trovo il titolare che con una faccia molto meno simpatica rispetto alla mattina, mi intima di fare presto che non ha tempo da perdere. Metto il PC su un tavolo in attesa che mi indichi la password per inserirla, ma lui con un gesto brusco dice: “dia a me la metto io”. Mi sono sentita gelare il sangue, D’un tratto mi accorgo che mi trovo in una casa sconosciuta, da sola con uno sconosciuto che mi pare un matto e con la porta chiusa a chiave che non avevo neppure visto dove l’avesse appoggiata perché nella toppa non c’era e la mia non ricordo dove fosse. Mi guardo attorno per accertarmi se esiste qualche eventuale via di fuga ma noto solo finestre sprangate e porte chiuse. Dopo qualche minuto che traffica nel PC lo sento esclamare: “ecco, apposto”. Io provo ad accenderlo ma lo schermo rimanere nero. Gli chiedo cosa abbia fatto e di rimetterlo in funzione e questo pezzo di cretino, buzzurro mi risponde, testuale: ” signora, lei mi ha già rotto i coglioni”…

Capisco di trovarmi in pericolo. Come mi è già successo altre volte però, rimango calma, quasi fredda (o gelata) e non rispondo nulla. Lui mi dice che devo pagare per la stanza e andarmene. Rimango impassibile (anche se il nodo in gola si era fatto enorme) e rispondo che va bene, mi chiami un taxi e mi prepari pure la fattura. Mi reco di corsa in camera e preparo alla svelta la valigia e me ne scendo col cuore in gola. Lui era pronto con la fattura in mano. Pago e gli chiedo se mi ha chiamato il taxi. Nel frattempo mi ero anche accorta che il telefono non prendeva, non c’era campo e comincio seriamente a preoccuparmi.

Lui mi risponde che ha chiamato la moglie che sarebbe arrivato di li a poco. Infatti dopo qualche minuto sento la chiave girare nella toppa e vedo la donna entrare. Mi chiedo cosa deve ancora succedere.

Nulla, lei ci chiede cosa è successo, perché ho deciso di andarmene, guardando prima me e poi il marito, lui risponde bofonchiando che avevo io deciso che volevo cambiare hotel e lei, dopo averlo guardato con aria strana, prende il mio trolley e mi invita a seguirla.

Bene, l’incubo era finito, lei era una persona “normale” almeno all’apparenza, si scusa per l’accaduto, neppure troppo sorpresa e si offre di accompagnarmi in un hotel di sua conoscenza dove, dice, mi troverò benissimo. E così infatti è stato.

La mia prima intenzione era di andare dai carabinieri, ma la signora si è dimostrata così gentile e disponibile e dopo avermi pregato di dimenticare l’accaduto “sa, mio marito è una persona un po’ cosi”…e dopo avermi offerto di prendere un te coi pasticcini un un magnifico locale con terrazza sul fiume, mi sono molto rilassata ed ho promesso che non avrei dato seguito alla cosa.

Ecco, questo è solo uno degli episodi spiacevoli che mi sono accaduti quando pensavo di fare qualche giorno di vacanza in qualche rinomata località della mia regione o di quelle vicine. Non delle peggiori ma, forse, quella che mi ha lasciato più sorpresa, diciamo e anche un po’ impaurita. Ed è per questo che non mi meraviglia affatto che ci sia chi si comporta come quel certo Stefano di San Vito di Cadore.

Spero che lo trovino e che gli venga fatta pagare cara tanta stupida arroganza.

I capricci suoi

Salvini Matteo, ancora tu? Si, pare. Deciso ma non troppo, arrogante q.b. ( due poltrone gli fanno gioco ma gli bastano appena), ora che pare cosa fatta e l’aeroporto di Malpensa sarà titolato pare, a Silvio Berlusconi, il leghista si smarca dal governo Meloni e come fa sempre, mette in difficoltà la maggioranza. Un giochetto da ragazzini: Salvini la peste.

Questo è Salvini, nessuna meraviglia. Ci si dovrebbe meravigliare del contrario, lui da ministro ha sempre fatto il rompi uova nel paniere dei governi. Perché, in realtà lui si sente pronto a fare il premier, fare il ministro? Boh, lo ha già fatto, si annoia, vuole comandare e soprattutto non vuole sottostare ai “capricci” di una donna. La premier si presenta col morale sotto terra in questi giorni, non gliene va dritta una. Inchieste, gaffes dei suoi ministri, le nomine europee…tutto sembra andarle storto. E poi, Salvini che ora benedice il nuovo partito di Viktor, un tronfio e massiccio Orban che a presiedere il semestre UE si è montato ancora di più la testa, già abbastanza montata di suo, se ne va a complimentarsi con Putin senza mandato: ci si manda da solo. Questo è l’uomo.

Up patriots to arms, engagez – vous…cantava il poeta Franco Battiato e Orban lo ha copiato : Patrioti europei si chiamerà il suo partito che, a suo dire, diventerà il più grande partito europeo. Poffarbacco che grinta e soprattutto che boria e che rabbia per Meloni che si sente spinta in un angolino anche perché il traditore di professione che ha nella sua maggioranza, si schiera con i Patrioti europei. Cioè un gruppo di contestatori istituzionalizzato dalla parvenza di legalità che gli viene conferita dal fatto che Orban guida il semestre europeo.

Temo ne vedremo delle brutte se non pessime, visto che il leader ungherese è anche amante dell’altro populista d’ oltre oceano: Patacca Trump, si è già insediato nel suo ruolo con una prosopopea e un’arroganza degna di tanto “patriottismo”.

Putin, Trump e Orban fanno davvero un bel trio, se ci si mette anche Salvini che non conta nulla ma vorrebbe contare e l’ambizione è tanta e da “patriota europeo” potrebbe mettere nei guai il governo, possiamo anche prepararci per i prossimi mesi a scontri palesi e sotterranei e consiglierei a Giorgia Meloni una scorta di tisane rilassanti, magari al tiglio e melissa so che non ha bisogno di consigli, né europei né patrioti, ma tanto fa, potrebbe anche trarne qualche momentaneo beneficio. Perché Slavini non è una serpe in seno ma un serpente in grembo, si. E si sa che i serpenti non sono il massimo della pet therapy.

Cocci spettinati

“Democrazia è esercizio dal basso, democrazia è camminare insieme” ha detto il presidente Mattarella in questi giorni e poi ha aggiunto: ” «Si può pensare – si chiede Mattarella – di contentarsi che una democrazia sia imperfetta? Di contentarsi di una democrazia a “bassa intensità”? Si può pensare di arrendersi, “pragmaticamente”, al crescere di un assenteismo dei cittadini dai temi della “cosa pubblica”? Può esistere una democrazia senza il consistente esercizio del ruolo degli elettori?».

Bella domanda, Ma soprattutto un monito, neppure tanto velato, per il governo che non sta andando nella direzione auspicata quando ne ha benedetto la formazione e quello che forse più preoccupa il presidente è il famoso “premierato” che sarebbe a sentire chi lo propone un passo avanti verso l’elezione diretta del premier ma, per chi lo contrasta e ora pare anche per Mattarella, un passo verso una sorta di “dittatura della maggioranza”.

Senza troppi giri di parole, Mattarella a detto a Meloni che il premierato non s’ha da fare perché troppo rischioso e irrispettoso dei diritti delle minoranze. Insomma, non ci vuole davvero molto a capire che il presidente è contrario alla riforma simbolo della attuale maggioranza: Meloni fattene una ragione.

Una democrazia imperfetta che diventerebbe ancora più imperfetta se passasse il premierato o il presidenzialismo. Anche se bisogna ricordare che il presidenzialismo alla francese Renzi e la sinistra in generale, non l’hanno mai schifato. Lo fanno ora per impuro spirito di contraddizione, ma ci sta, anche questo è opposizione e tutto quello che fa opposizione, anche un po’ ipocrita, fa d’uopo ad una sinistra che cerca di raccogliere i cocci (” di una vita immaginaria”).

A proposito di Cocci, Conte ha chiesto di entrare ufficialmente nella sinistra, di fare insomma, ufficialmente, quel patto con una ideologia che fin qui il Movimento aveva schifato anche se per governare aveva dovuto turarsi il naso e fare alleanze anche col …si insomma quello che non si può nominare o è meglio non farlo.

Ora, uno spettinato e stonato Conte canta Bella ciao assieme al PD e soprattutto lei, la segretaria Schlein di cui lui, Conte sta diventando il segretario. Si uniscono civilmente pare, ma neppure troppo e coi peli un po’ sollevati (quelli sullo scalpo di Conte addirittura spaventati) ma si fa, si può fare e quando si deve per amore o per forza, diventa quasi un obbligo. Un matrimonio “ugualitario” ma soprattutto interessato.

Da “anarchici rivoluzionari” senza ideologia a partito che vira a sinistra con una manovra piuttosto azzardata.

Ha detto Conte dopo aver stonato il “che mi sento di morir ” che lui vuole lottare per i diritti di tutti, ( cosa che non gli premeva affatto durante il periodaccio del Covid, anzi gli premeva di più il contrario, ma come si cambia…) ed è persino arrivato a parlare di aborto, tema che mi pare di aver sentito poco in bocca ai grillini. Ma un compunto e spettinato Conte sembra pronto a tutto pur di non venire disarcionato, perché si sente di morir solo all’idea di non contare più niente.

Meloni dovrà alzare le difese immunitarie con qualche iniezione di anti radicali liberi nella sua coalizione perché questi due ora (pare) fanno sul serio (forse), ed ora che Mattarella ha parlato, si dovrà ancora di più munire di santa pazienza, una dote che mi pare stia perdendo per la strada ( se ma l’ha avuta) e rivedere le sue ambizioni.

Non è mai troppo tardi per ripensarci e forse conviene a lei e alla tenuta del suo governo. Meloni forse ti conviene mollare sul premierato, segui il consiglio velato ma non troppo di chi ha più esperienza e più anni di te e gli italiani li conosce bene. Se ci tieni davvero al “bene” del paese e anche a quello della tua coalizione. E io (sinora) non ho motivo per non crederci.

Chiaro e forte

La Corte Suprema americana, ha conferito a Donald Trump i superpoteri. E’ diventato Supertrump e cioè godrà dell’immunità per reati compiuti in via ufficiale.

La trovo una cosa demenziale. Hanno creato un re (così ha descritto la sentenza la giudice di minoranza Sotomajor) ed hanno creato un precedente molto pericoloso. Lo stesso ha detto Biden, chiaro e forte, in un discorso di cinque minuti: “nessuno deve essere sopra la legge, neppure un presidente”.

Insomma la mano longa del pregiudicato candidato alla White house è arrivata a farsi dare l’immunità e la sfangherà, con ogni probabilità, nel processo per l’assalto a Capital Hill del 6 gennaio 2021, dove un gruppo di facinorosi fuori di testa incitati da lui, ha cercato di ribaltare il risultato elettorale a lui sfavorevole.

Supertrump, naturalmente esulta. E sproloquia di democrazia finalmente ristabilita in America dopo che i suoi oppositori hanno cercato in tutti i modi di ostacolare la sua corsa alle presidenziali. (De Tocqueville si rivolta nella tomba).

Supertrump avrà, se vince, la strada spianata per fare tutto quello che gli garba (e gli garba tutto quello che è fatto per avvantaggiare se stesso) anche uccidere qualcuno che lui ritiene si metta di traverso a qualsiasi cosa lui pensi sia giusto fare. In pratica un presidente Usa con licenza di uccidere e di fare tutto quello che vuole perché è sopra la legge e gode di una immunità che lo preserva da ogni eventuale processo penale in caso si sogni di compiere qualsiasi crimine la sua fantasia criminale gli suggerisca.

E, abbiamo visto che ne ha di fantasia criminale, in abbondanza.

Se vince Supertrump il mondo è ancora più in pericolo di quanto non lo sia ora perché a guidare la nazione più potente del mondo ci sarà uno squinternato pregiudicato criminale che potrà delinquere a piacimento.

Veramente sorprendente. E come si sia giunti a questo non è difficile da intuire dato che la Corte grazie alle nomine di Trump stesso (3 giudici) ha potuto facilmente emettere questa schifezza di “norma” a maggioranza.

Come la giudice Sotomajor e come Joe Biden, fossi americana (ma anche no) direi: I dissent.

Loud and clear.

L’anima dei popoli

Come ho già scritto, fore persino troppo, qui e in una lettera (o forse più di una) pubblicata da Italians, la rubrica di Beppe Severgnini e sul Blog di Stefania Rossini sull’Espresso (ora chiuso): amo i libri. Passione, direi che ho dall’infanzia. Va bene già lo sapete e sapete pure che ho sempre una pila di libri in sosta sul comodino. Alcuni da leggere, altri già letti da rileggere e alcuni “fissi” che amo consultare ogni tanto perché quello che ci trovo mi corrisponde e mi piace ricordarmelo. E forse anche uno o due che sono finiti scaraventati contro la parete e che tengo li per “espiare la colpa”.

Devo dire che mi sono presa anche una medaglia per questo e cioè, come alcuni sanno già, una bella letterina pubblicata su Italians che mi ha gratificato del titolo di “sciocchina” (che carino), tra le altre cose che ora non ricordo, ma non importa, da un signore che ha stazionato qui a lungo ed al quale evidentemente sono antipatica. Colgo l’occasione per salutarlo e “ringraziarlo” del complimento.

Bene, ora saltiamo i convenevoli e veniamo al dunque…i libri, dicevo…e se qui non vi siete già addormentati, proseguo citando un articolo del Guardian International che ho linkato su altro post e che non trascrivo qui. Parla della distruzione di una fabbrica di libri a Kharkiv, una città ucraina molto vicina al confine con la Russia, presa di mira e bombardata dai russi, con conseguenze devastanti, da mesi. A maggio è successo questo:

https://www.italiaoggi.it/news/la-russia-di-vladimir-putin-brucia-i-libri-ucraini-202406261930185915

Ora, quanto succede in Ucraina da quasi tre anni lo sanno anche i sassi del greto del fiume in home page (cit.) ma, seppure se ne parli, se ne sia parlato e se ne parlerà nei secoli a venire ed ognuno ha una sua verità, restano le immagini scattate dai lodevoli reporter di guerra e le interviste fatte dai giornalisti che sfidano la morte per raccogliere le testimonianze di quelli che questa guerra la vivono sulla propria pelle e non ne discutono dal divano, come si fa qui e non solo.

“«La cosa più impressionante di un libro bruciato non è tanto il suo aspetto quanto il suo odore». Lo sa bene Yulia Orlova, direttrice della casa editrice Vivat. A Kharkiv,”.

E continua dicendo che ora, il profumo dei libri, che prima le piaceva tanto (anche a me), le ricorda quel giorno e ora sa di sangue e di morte. Ed è facile immaginare (o forse no) cosa significhi trovarsi di fronte ad una scena terribile di sette colleghi che un momento prima erano vivi e lavoravano ad una grossa stampatrice e in un attimo spariscono fagocitati dalle fiamme che li ridurrà irriconoscibili.

Lo so che ci sarà chi obietterà che gli orrori nel mondo sono infiniti e che da mesi c’è un altro conflitto, quello Israelo – Palestinese che ne produce massivamente, lo so, ne sono certamente consapevole. Ma sento una sorta di pudore anche solo a citarlo perché è così tanto “discusso” oltre che sofferto da chi lo vive, che il timore che qualsiasi cosa io possa dire possa essere travisato o strumentalizzato mi frena dal fare commenti. Cosa che comunque non è vietata a chi li volesse fare. Ovviamente.

I libri dicevo, ne sono andati distrutti 50 mila, il bombardamento era ovviamente mirato, da molto tempo i russi tentano di russificare l’Ucraina e questo comporta deportare i bambini in Russia e cercare di distruggere il pensiero ucraino nel nascere e persino quello depositato dagli scrittori ucraini sui libri. Un “genocidio” dei libri se mi passate questo termine, forse incongruo ma non credo troppo distante dalla realtà.

Perché distruggere i libri è distruggere l’anima di chi li ha scritti e l’anima degli ucraini, per i russi che la combattono, si deve russificare. E cosa c’è di più devastante che uccidere l’anima di un popolo?

“Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine”, ha scritto Virginia Woolf.

Mi piace ricordarlo qui perché per me i libri sono stati compagni e amici tutta la vita e non potrei vivere senza. Ed il pensiero che vengano distrutti, scientemente, da chi vuole minare le basi della cultura di un popolo mi fa male e mi piace pensare che ora siano in paradiso le vittime di questa guerra e di tutte le guerre e che possano disporre di biblioteche stracolme di libri di tutti gli autori del mondo per sempre.