Amiconi

Giovanni Toti si è dimesso da governatore della Liguria, dopo ottanta giorni di passione ha finalmente preso la decisone di lasciare il suo incarico.

E tanto ci voleva?

Ora aspettiamo al varco il suo caro amico Luigi Brugnaro, per gli amici Brugna, un personaggio tra l’ilare e il faceto che da una mucchia di anni è sindaco di Venezia. Anche lui come l’amico è entrato nelle mire dei magistrati per presunti (!) conflitti d’interesse e casi di malaffare, corruzione e quanto altro di cui si narra nelle cronache cittadine da giorni.

Un destino comune per i due amici che fino a poco tempo fa sembravano andare vele spiegate al vento verso vette sempre più alte o mari sempre più aperti e invece, strano destino, i due sono accumunati da inchieste parallele su reati di corruzione varia ed eventuale ed entrambi destinati a difendersi da accuse esplicite e gravi.

Una piaga italiana, la cara vecchia corruzione che tante vittime miete e tante mieterà, mette insieme due amiconi che si ritroveranno a fronteggiare i magistrati, burocrazia e scartoffie e dovranno ridimensionarsi, l’uno e l’altro in modo e maniera tali da non finire i loro giorni impietosamente dietro alle sbarre di qualche patria galera.

Ma forse non c’è questo pericolo, politici navigati entrambi e entrambi naviganti in due città di mare, tra trucchi e trucchetti per rimanere a galla nel difficile mondo della corruzione, in apnea ma anche col boccaglio, sospinti dalle maree ma sempre baldi e pimpanti col sorriso stampato sui faccioni ilari. Ci sono in giro foto che li ritraggono insieme al momento della fondazione di un tal partito denominato “Coraggio Italia”, originale fritto misto uscito, forse? non si sa…non mi è chiaro, dalla combinazione di Noi moderati e Cambiamo, tutti partitini di centro che orbitano intono ai due politici di lungo corso finiti quasi contemporaneamente nel mirino della giustizia.

Ovviamente entrambi si dichiarano innocenti e io non ho motivo di non credergli: Brugna la faccia dell’innocente ca l’ha, l’ha sempre avuta e sono sicura che riuscirà a mantenerla intatta, mentre Giovanni Toti, anche lui sguardo diretto e sorriso accattivante (prima), faticherà forse un po’, ma poi ritroverà il sorriso e si butterà dietro le massicce spalle questo brutto momento.

Mi fanno un misto di pena e di tenerezza insieme…e però se li troveranno colpevoli, dopo un lungo iter giudiziario che sfinirà anche noi, beh, allora, signori avremo di che essere felici e contenti di possedere una classe politica cosi indecente da non sfigurare certo nel consesso internazionale.

Ma chi potrebbe darci lezioni in questo frangente? Chi? Beh pochi davvero, ma forse qualcuno si trova, Nel frattempo armiamoci di pazienza e attendiamo fiduciosi che giustizia sia fatta.

E intanto le due ex repubbliche marinare possono idealmente darsi una mano in attesa di tempi migliori che arriveranno di sicuro, anzi di certo, o probabilmente…forse.

Coraggio Genova, Coraggio Venezia, non tutto è perduto, solo un po’, forse, ma poco di onore, ma saldi i banchi e muso franco, contiamo i giorni. Fino alla prossima indagine.

“Finirà? come finirà? non si sa…ma finirà”.

Eccoli i due amiconi, uomini mascherati nei giorni “felici”…

https://www.ilpost.it/2021/05/27/toti-brugnaro-coraggio-italia/

3 commenti su “Amiconi”

  1. @Signora Gazzato, la grande diffusione, quasi l’ubiquità della corruzione nella P.A., che tocca destra e sinistra, mi lascia perplesso.
    Molti degli amministratori indagati sono persone che non hanno bisogno di denaro: professionisti o imprenditori agiati, che puntano piuttosto alla carriera politica o semplicemente a togliersi la soddisfazione di governare alla loro maniera.
    Ho il dubbio che gran parte delle accuse di corruzione si riferiscano piuttosto a comportamenti disinvolti finalizzati a superare i lacci della burocrazia, che ormai è asfissiante, ma senza un vero e proprio arricchimento personale.
    Prendiamo ad esempio le gare di appalto. Ho avuto occasione di partecipare alla stesura di un bando di gara nel quale abbiamo cercato di favorire il concessionario uscente. Non per amicizia o interesse privato, ma per interesse pubblico.
    Il concessionario uscente aveva lavorato benissimo. Era conosciuto e rispettato dalla gente.
    Con la gara (resa obbligatoria e aperta a tutta la UE) c’era il rischio che subentrasse un’azienda francese o inglese (a quei tempi UK era nella UE). Un’azienda che non avrebbe avuto personale e strutture sul posto e, verosimilmente, avrebbe assorbito il personale del concessionario uscente, rimasto senza lavoro. Alla fine, tutto come prima, ma un po’ peggio. La P.A. avrebbe risparmiato qualche soldo, probabilmente a costo di un servizio un po’ peggiore e con la messa in cassa integrazione di un po’ di persone.
    Chiaro che, di fronte a queste procedure così impattanti, si cerchi di pilotare un tantino la gara per permettere al concessionario uscente di conservare il lavoro. Per esempio, chiedendo ai partecipanti il possesso di un’organizzazione che l’uscente già possiede.
    Ma tutto questo avviene sul filo della violazione delle leggi sugli appalti, e un magistrato zelante ci può trovare appigli per un’indagine, e perfino per un rinvio a giudizio.
    R
    Lenzini
    sono stata un po’ in forse se passarle tutto questo commento.
    Le dico subito che non approvo la nonchalance con la quale ci informa sulle sue “assennate ” motivazioni sulla discrezionalità nel seguire le regole ferree delle gare d’appalto, probabilmente sulla scia del così fan tutti tipicamente italiano. ma sorvoliamo.
    Lo so che lei dubita sempre della magistratura, ormai è un must, lo sappiamo, per lei le leggi sono un optional da seguire se si ha tempo, voglia, se si trovano giuste a seconda dei nostri punti di vista e della simpatia che ci ispirano o meno (meno) i giudici. Almeno per quanto riguarda le questioni burocratiche.
    Non per niente si dice dura lex sed lex.
    A Venezia un assessore è finito in galera, ci sono intercettazioni che parlano chiaro. Su Toti non saprei, certo che doveva sentirsi davvero in qualche botticella di acciaio per essere cosi disinvolto. Speriamo che se la cavi o che sia davvero innocente, alla fine. Non e certo piacevole vedere la gente andare in galera, a me poi, Toti era anche simpatico. Certo queste inchieste non fanno bene all’immagine del nostro paese ma non per questo dobbiamo considerare la legge come un orpello inutile. I magistrati fanno quello che sono chiamati a fare. I giornalisti a volte esagerano e noi possiamo solo aspettare.

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  2. @Signora Gazzato, non ci siamo capiti.
    Nessuno più di me è convinto che le leggi si debbano applicare e non siano un optional, ma una necessità inderogabile.
    Però, le leggi lasciano spazio ad interpretazioni, e su quelle ci siamo mossi nel caso che ho riportato. Se le leggi non fossero interpretabili la maggior parte di quella moltitudine degli avvocati italiani resterebbe senza lavoro.
    Ma c’è di peggio.
    Oltre agli avvocati che sono legottimati ad interpretare le leggi in malafede, ci sono i magistrati, per i quali, invece, la buona fede dovrebbe essere obbligatoria, che non sono mai d’accordo su come interpretare la legge.
    Moltissime sentenze di primo grado subiscono il ricorso in Appello, spesso da parte dello stesso Pubblico Ministero, che pertanto sta contestando il giudice. Il ricorso in Appello non è un diritto, ma va motivato con qualche irregolarità commessa dal giudice di primo grado.
    E le sentenze di Appello non sono quasi mai identiche a quelle di primo grado; spesso il verdetto è addirittura rovesciato; il che la dice lunga sull’affidabilità del nostro sistema giudiziario.
    Dobbiamo avere fiducia nei magistrati se essi stessi non fanno che smentirsi e contestarsi tra di loro?
    E non parliamo di “verità processuale”! Troppo comodo! I cittadini hanno diritto alla verità vera e alla giustizia vera.
    R
    Lei vorrebbe la magistratura dipendente da un potere superiore. Ma questo la metterebbe nelle condizioni di diventare uno strumento troppo pericoloso in mano a chi potrebbe approfittarne.
    Io credo di averla capita, ma, ripeto, ci sono cose che si possono migliorare, sempre, ma la magistratura in Italia da troppo tempo fa da capro espiatorio per la pochezza della politica. per lo scarso senso di responsabilità e di etica oltre che di morale. Buttare la croce addosso ai magistrati è ribaltare le frittate e volere farsi una ragione di un torto.

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  3. Che cose strane inventa la “sovranità del popolo” per gli affidamenti diretti:

    Il principio della rotazione degli affidamenti comporta l’individuazione da parte della stazione appaltante di un altro operatore, per lo stesso contratto, in grado di svolgere la fornitura e il servizio, o di eseguire il lavoro, favorendo in questo modo anche l’apertura alla concorrenza e al mercato, anche se ciò potrebbe comportare la rinuncia forzata dell’affidamento al gestore uscente che in realtà ha svolto un ottimo compito e per cui, salvo adeguata motivazione, bisogna privarsene. Il nuovo Codice [D.Lgs. 36/2023] è intervenuto sul principio di rotazione prevedendolo nel dettato normativo e attenuandone il campo di applicazione.
    https://www.diritto.it/codice-dei-contratti-pubblici-principio-rotazione/

    Secondo il D.Lgs. 50/2016 la rotazione non si applicava laddove il nuovo affidamento avveniva tramite procedure ordinarie o comunque aperte [per es. Appalti con procedura aperta di importo superiore alle soglie di rilevanza comunitaria]. https://biblus.acca.it/il-principio-di-rotazione-nuovo-codice-appalti/

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