Vedo uno scoglio all’orizzonte
sembra una forma nota
ma è un miraggio
mi aggiro un poco intorno
allargo il raggio
intorno a me i gabbiani
si lanciano al pescaggio.
Uno scoglio può essere
un bel posto dove fermarsi
a guardare il paesaggio
può essere un bel posto
dove fermarsi solo per pensare
o anche per prendere coraggio.
Ad ogni passo uno ne puoi trovare
puoi scavalcarli oppur li puoi
aggirare.
Ma se ti fermi troppo a rimirare
la forma, il colore, il senso o
anche solo a guardare quell’uccello
che li si è fermato a riposare…
potresti perdere la voglia di tornare
e rimanere a mollo per sempre
in mezzo al mare.
La vita è piena di scogli da superare ma l’idea di restare un pezzo a mollo in mezzo al mare non mi dispiace troppo e fin che aspetto di ritrovare il coraggio di tornare mi faccio una nuotata a dorso a stella e guardo il cielo, non penso a niente e seguo piano piano la corrente.
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Questa l’ho scritta durante il Covid, me l’ero dimenticata, l’ho postata perché ultimamente incontro scogli dappertutto e non sempre riesco ad aggirarli o a sedermici sopra a rimirare il paesaggio.
La vita non porta sempre rose e fiori ma tanta amarezza. Scusate è un piccolo sfogo. Non giustifica il mio “brutto carattere” ma semplicemente vuole dire che se passi periodi in cui gli scogli si accumulano lungo la tua strada, hai sempre l’impressione che domani ne troverai altri e pensi, magari, che non sarai più in grado di superarli.
Perciò ringrazio tutti gli amici di questo blog, chi scrive e chi mi segue solo leggendo. Non è scontato, mai. E se qualche volta sembro una jena uscita appena dalla gabbia, sappiate che non ce l’ho con nessuno ma con quelli scogli che non sempre riesco a saltare a piedi pari.
Se ti può essere di conforto:
Scoglio,
meta delle mie nuotate,
scuro macigno incrostato,
battuto dall’onde,
che ti ergi nel mare
riposo a me
e al volo dei gabbiani.
Guardo da qui
la superficie dell’acqua,
pura e trasparente,
in continuo vibrare,
il fluttuare dell’onde
argentate,
lo scorrere delle correnti,
il tremulo orizzonte.
Da qui la terraferma
m’appare irraggiungibile,
guardo il profilo turchino
dei monti lontani,
dietro la nera scogliera
la lontana la città
di cui non odo più
il frastuono assordante,
la mole scura del castello normanno
le arse colline di creta,
la vegetazione esotica
dei lidi balneari,
la case sparse e i giardini,
le forme ardite dei Ciclopi,
giganti senza tempo
a guardia dell’isola Lachea.
Scoglio, compagno solitario,
che hai vinto il tempo
e non temi nessuno,
basalto che fosti magma rovente,
ora baluardo contro le intemperie,
sopra di te con le onde furiose
si sono inseguite le stagioni,
sono passate le ere,
dal cielo che ti sovrasta,
sono scorsi fiumi di pioggia,
hai visto cadere le stelle,
dal fondo marino su cui riposi,
hai visto emergere mostri.
Sii Tu per me, Scoglio,
sostegno e forza,
coraggio e rifugio,
conforto e sprone.
Tu mille e mille anni
fosti prima di me,
tu mille e mille anni
mi sopravviverai.
(racconto d’agosto sul blog della Rossini, con lo pseudonimo Astro Labio).
R
Alessandro
grazie per questa poesia bellissima.