L’anima dei popoli

Come ho già scritto, fore persino troppo, qui e in una lettera (o forse più di una) pubblicata da Italians, la rubrica di Beppe Severgnini e sul Blog di Stefania Rossini sull’Espresso (ora chiuso): amo i libri. Passione, direi che ho dall’infanzia. Va bene già lo sapete e sapete pure che ho sempre una pila di libri in sosta sul comodino. Alcuni da leggere, altri già letti da rileggere e alcuni “fissi” che amo consultare ogni tanto perché quello che ci trovo mi corrisponde e mi piace ricordarmelo. E forse anche uno o due che sono finiti scaraventati contro la parete e che tengo li per “espiare la colpa”.

Devo dire che mi sono presa anche una medaglia per questo e cioè, come alcuni sanno già, una bella letterina pubblicata su Italians che mi ha gratificato del titolo di “sciocchina” (che carino), tra le altre cose che ora non ricordo, ma non importa, da un signore che ha stazionato qui a lungo ed al quale evidentemente sono antipatica. Colgo l’occasione per salutarlo e “ringraziarlo” del complimento.

Bene, ora saltiamo i convenevoli e veniamo al dunque…i libri, dicevo…e se qui non vi siete già addormentati, proseguo citando un articolo del Guardian International che ho linkato su altro post e che non trascrivo qui. Parla della distruzione di una fabbrica di libri a Kharkiv, una città ucraina molto vicina al confine con la Russia, presa di mira e bombardata dai russi, con conseguenze devastanti, da mesi. A maggio è successo questo:

https://www.italiaoggi.it/news/la-russia-di-vladimir-putin-brucia-i-libri-ucraini-202406261930185915

Ora, quanto succede in Ucraina da quasi tre anni lo sanno anche i sassi del greto del fiume in home page (cit.) ma, seppure se ne parli, se ne sia parlato e se ne parlerà nei secoli a venire ed ognuno ha una sua verità, restano le immagini scattate dai lodevoli reporter di guerra e le interviste fatte dai giornalisti che sfidano la morte per raccogliere le testimonianze di quelli che questa guerra la vivono sulla propria pelle e non ne discutono dal divano, come si fa qui e non solo.

“«La cosa più impressionante di un libro bruciato non è tanto il suo aspetto quanto il suo odore». Lo sa bene Yulia Orlova, direttrice della casa editrice Vivat. A Kharkiv,”.

E continua dicendo che ora, il profumo dei libri, che prima le piaceva tanto (anche a me), le ricorda quel giorno e ora sa di sangue e di morte. Ed è facile immaginare (o forse no) cosa significhi trovarsi di fronte ad una scena terribile di sette colleghi che un momento prima erano vivi e lavoravano ad una grossa stampatrice e in un attimo spariscono fagocitati dalle fiamme che li ridurrà irriconoscibili.

Lo so che ci sarà chi obietterà che gli orrori nel mondo sono infiniti e che da mesi c’è un altro conflitto, quello Israelo – Palestinese che ne produce massivamente, lo so, ne sono certamente consapevole. Ma sento una sorta di pudore anche solo a citarlo perché è così tanto “discusso” oltre che sofferto da chi lo vive, che il timore che qualsiasi cosa io possa dire possa essere travisato o strumentalizzato mi frena dal fare commenti. Cosa che comunque non è vietata a chi li volesse fare. Ovviamente.

I libri dicevo, ne sono andati distrutti 50 mila, il bombardamento era ovviamente mirato, da molto tempo i russi tentano di russificare l’Ucraina e questo comporta deportare i bambini in Russia e cercare di distruggere il pensiero ucraino nel nascere e persino quello depositato dagli scrittori ucraini sui libri. Un “genocidio” dei libri se mi passate questo termine, forse incongruo ma non credo troppo distante dalla realtà.

Perché distruggere i libri è distruggere l’anima di chi li ha scritti e l’anima degli ucraini, per i russi che la combattono, si deve russificare. E cosa c’è di più devastante che uccidere l’anima di un popolo?

“Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine”, ha scritto Virginia Woolf.

Mi piace ricordarlo qui perché per me i libri sono stati compagni e amici tutta la vita e non potrei vivere senza. Ed il pensiero che vengano distrutti, scientemente, da chi vuole minare le basi della cultura di un popolo mi fa male e mi piace pensare che ora siano in paradiso le vittime di questa guerra e di tutte le guerre e che possano disporre di biblioteche stracolme di libri di tutti gli autori del mondo per sempre.

1 commento su “L’anima dei popoli”

  1. Leggere libri apre la mente.
    Leggere aiuta a capire i pensieri degli altri.
    Buoni libri, pero’.
    Leggere comporta l’avere pazienza, metabolizzare il senso di cio’ che e’ stato scritto, riflettere.
    Molti, invece e purtroppo, dopo aver scorso si e no un paio di pagine, si stufano, per cui…
    Se tutti si comportassero come quelle persone la Bibbia, Guerra e Pace, La Divina Commedia…, resterebbero ancor oggi sconosciuti assemblaggi di carta rilegata destinata ad accalappiare polvere sopra a qualche scaffale.

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