Sono come sono (gli orsi)

Ci sarebbero molte cose di cui parlare e però non posso non accennare all’orsa uccisa ieri in Trentino perché ritenuta pericolosa.

I suoi tre cuccioli sono rimasti orfani e vagheranno per i boschi in cerca della mamma senza trovarla. Certo che ci sono bambini uccisi a Gaza e vittime di guerre ovunque o anche vittime di insensati come quello che ha ucciso tre bambini e feriti molti altri, colpendoli con un coltello a Southport in Inghilterra: una cosa orrenda, senza senso e di cui non si sa ancora nulla.

Ma questa bestia viveva in un ambiente privilegiato dove la natura è padrona di casa e dove la natura insegna all’uomo che vive sempre più snaturato dentro città e periferie malsane, che esiste anche un’altra way of life e che ci sono alberi e prati e colline e panorami sconfinati dove tutto è silenzio e però è vita. Ed è più vita di quella che passiamo dentro le confortanti pareti delle nostre case che con queste temperature diventano gabbie di cemento infuocato.

Io non so di preciso perché Kj1 sia stata abbattuta e se era giusto farlo, non mi permetto di giudicare le scelte di un amministratore che avrà avuto certamente molte pressioni per risolvere una questione delicata legata alla pericolosità di questo splendido animale.

Ma mi dispiace pensare che l’orsa era una mamma e come tutte le mamme teneva alla sua prole e che se qualcuno gli si avvicinava lei mostrava le unghie e che forse avrà sconfinato anche per procacciare del cibo per i cuccioli.

Sono tenerissimi i cuccioli di orso, sono la quintessenza della tenerezza e viene voglia di stringerli e di proteggerli e pensare che sono da soli nel bosco in balia di tutto perché la loro mamma protettiva e accudente gli è stata strappata da un colpo di fucile mi fa sentire anche un po’ scema se vogliamo, e se penso ai tanti bambini nelle stesse o peggiori condizioni, ancora di più, ma non posso non pensare che si poteva forse evitare.

Gli uomini sono prepotenti e pensano di essere padroni di tutto anche di creature che vivono e amano e sono come sono e se anche definite pericolose nessuno può arrogarsi il diritto di eliminarle.

Quasi…

Dunque, da quanto apprendo dai media americani oggi, Trump sarà chiamato a testimoniare davanti agli inquirenti, sull’attentato che ha subito.
Eh già, chi meglio di lui può dire ciò che ha subito?
Ma non solo, leggo che Thomas Crook, il ragazzo che gli ha sparato aveva fatto un’oretta di ricognizione sul luogo del delitto la mattina stessa e poi aveva anche fatto volare un drone sopra tutta l’area sotto gli occhi degli agenti federali e della polizia locale. E passi, poi è andato al raduno un ora e mezza prima dell’inizio e però non si è seduto sulle panche, no, ha girato indisturbato per tutta l’area per poi posizionarsi vicino alla fabbrica una decina di minuti prima dell’inizio. Non basta, a comizio iniziato ha intrapreso la scalata verso il tetto della fabbrica cercando la posizione più propizia per sparare a Trump. Molti testimoni dicono di averlo visto salire con lo zaino pieno di armi, di averlo detto agli agenti ma senza che questi si scomponessero…
Beh, io sarò “romanziera” ma qui c’é la trama per un romanzo giallo in piena regola.
Dunque, Crooks, va, si rigira per il campo, ci fa volare un drone, si arrampica sui tetti, il tutto indisturbato, senza che nessuno gli chieda uno straccio di documento o su che diamine stia facendo, anzi no, pare sia stato identificato ma poi lasciato andare ma “tenuto d’occhio come sospetto”…alla faccia.
A questo punto ci si interroga sul perché di tanta nonchalance da parte del servizi di sicurezza. Ma risposte non ce ne sono, per ora.
Forse pensavano ad un turista che voleva immortalare il luogo del comizio? Forse un agente in borghese cosi segreto da non risultare neppure come esistente in vita?
Insomma, potrebbe anche essere stato un fantasma o un’allucinazione da caldo.
Fatto sta che quello, va, gira rigira, sale sui tetti e spara.

Bene, su questo l’inchiesta non ha ancora fornito risposte né esaurienti né vaghe.
Ma l’altro giorno il direttore dell’FBI davanti alla commissione parlamentare ha detto che sarebbe sorta la questione che Trump possa essere stato colpito non da un proiettile ma da una scheggia.
Apriti cielo terra e limitrofi.
Un certo Jackson (quello di cui Trump aveva sbagliato il nome in un rally) il quale è repubblicano supporter nonché medico personale dell’ex presidente, ha tuonato adirato che Trump è stato colpito da un proiettile e lo confermano anche i medici dell’ospedale di Butler.
Ma, pare, non sia vero, per nulla e pare che i medici e paramedici di Butler non abbiano rilasciato alcuna dichiarazione o referto medico dopo aver prestato le cure a Trump. Ma gira voce, non ricordo di chi che Trump potrebbe essere stato colpito da una scheggia di proiettile disintegrato…
Dunque, riassumendo (pfuiii), il medico personale di Trump di quando era presidente, dice di averlo visitato dopo lo shooting e di confermare che è stato colpito da un proiettile. Ma i medici che hanno visitato Trump subito dopo l’accaduto, non hanno rilasciato nemmeno un tiratinlà…
Dunque ri ri assumendo (se non vi siete addormentati) Trump non è stato solo miracolato una volta ma due, perché il proiettile non solo non lo avrebbe colpito ma solo sfiorato ma addirittura si sarebbe disintegrato in prossimità del suo orecchio e quindi l’orecchio medesimo sarebbe stato colpito solo da una piccola scheggia di proiettile…
Beh io mi sono stancata, se siete arrivati fino a qui siete bravi e ditemi cosa ne avete capito voi perché io non ho capito nulla…o quasi.

Le colpe dei figli

Fare i genitori non è per tutti. Fare figli è relativamente “facile” ma educarli e seguirli poi per tutta la vita è un’operazione estremamente difficile. Complessa, piena di incognite e senza alcun dubbio però, comporta delle responsabilità. Gravi responsabilità.

Forse Nicola Turetta, padre di Filippo, prima di tutto voleva rincuorare se stesso quando ha parlato al figlio durante la prima visita in carcere dopo che aveva ucciso Giulia.

Ha pensato a dirgli quello che “non” era piuttosto di quello che è: un feroce assassino senza la minima pietà. Ha cercato di giustificare in modo persino grottesco, un’azione brutale. incomprensibile e inaccettabile. Non ha voluto dirglielo? Temeva si suicidasse? E non ha pensato che Giulia non si era “suicidata” ma era stata uccisa da lui, da quel figlio che gli stava davanti e che lui, il padre, ha cercato di consolare? Forse per trovare consolazione alla miriade di dubbi sulla propria identità di padre. Si sarà chiesto Nicola cosa aveva sbagliato nell’educazione di quel figlio che ora si trovava davanti a lui dentro una cella con la prospettiva concreta di non uscirne più?

Se è vero che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, le colpe dei figli, in qualche modo ricadono inevitabilmente sui padri. E sulle madri. La madre non sembra aver detto nulla o, almeno non sono riportate le parole che avrebbe detto se le ha dette Certo, una donna dovrebbe sentire, oltre allo strazio per quel figlio, lo strazio per come ha ucciso, come ha torturato, come ha brutalizzato un’altra donna.

Non li giudico, hanno abbastanza pene da scontare per il resto della loro vita senza subire anche i giudizi di chi è spettatore inorridito da quanto è successo prima e quanto succede ora. Le rivelazioni su quel colloquio sono desolanti. Ma Filippo sapeva bene sia di essere inquadrato sia di essere registrato ed ha pesato le sue parole. Neppure in quella circostanza si è dimostrato davvero pentito di quello che ha fatto. Ha contestato il padre e quello che diceva, credo, più per timore dii non apparire consapevole della sua colpa che per vero, profondo desiderio di comunicare il suo pentimento (se c’è stato) ai genitori.

Ora spetta ai giudici giudicare e spero lo facciano considerando che Giulia non c’è più e come lei tante tante altre donne che avrebbero voluto vivere appieno la propria vita e invece gli è stato impedito di farlo in maniera crudele da assassini che poi, sembrano sempre “non essersi resi conto” di quello che hanno fatto. Della gravità del crimine compiuto.

E che Filippo non deve certo pagare anche per gli altri, ma pagare si e con una pena adeguata alla gravità all’efferatezza, alla crudeltà, con le quali ha ucciso quella povera ragazza che diceva di amare. Senza sconti o “scusanti” derivanti da presunti raptus o problemi mentali.

Perché come si è comportato è fin troppo chiaro e se i genitori possono essere forse “ignorati”, se si può stendere un velo pietoso sulle quelle parole dette dal padre, non si può e non si deve mai dimenticare che Giulia aveva diritto alla propria vita e nessuno mai potrà ritornargliela.

Chi ce l’ha mandata?

Quando voglio mandare qualcuno a quel paese, uso dire: ma va in Cina. Credo sia molto usato e non solo in Veneto. Mi capita, qualche volta di mandarci qualcuno. Che poi ci vada non credo, ma io ce l’ho mandato, è già qualcosa.

Lo dico perché la premier è in Cina, qualcuno ce l’ha mandata o ci è andata da sola? E’ arrivata a Pechino assieme a Ginevra, la figlia e mano nella mano hanno accolto i sorrisi delle autorità arrivate ad accoglierle. Mi chiedo che cosa ci capisca Ginevra di quel po’ po’ di cerimoniale, credo proprio niente ma comunque fa tenerezza vederle assieme. Forse Giorgia Meloni si sentiva un po’ troppo sola. Ultimamente non le gira tutto per il giusto verso, la UE le ha girato le spalle, i suoi rapporti con gli altri leader della coalizione sembrano diventati piuttosto fragili, il leader ungherese Orban (ex amico), ora a guida europea e con un partito nuovo di zecca, sembra esserle ostile a causa delle diverse posizioni sulla guerra in ucraina ( e dai Giorgia mandacelo anche lui…in Cina, anche se ci è già andato).

L’opposizione si fa sentire con una sinistra che sembra si stia riunificando per contrastarla e pare decisa a renderle la vita difficile soprattutto sulle riforme più impopolari come il premierato e dare battaglia su tutto. Questo sarebbe il ruolo dell’opposizione e Meloni lo sa bene e sa anche che se vuole andare avanti con le sue politiche dovrà fare opposizione all’opposizione e chi la dura…spesso la perde.

Lo sa, lo sa, sa tutto e così ha pensato bene di accettare l’invito del presidente cinese e di partire con la figlia per quei lidi lontani. A fare che? Boh, troppe cose ha da fare, la lista sta sui siti governativi, soprattutto mediare la pace in Ucraina ma molto altro che riguarda i rapporti commerciali con il Dragone, materia molto complessa. Ma intanto in Cina c’è andata, da sola o mandata, ci è andata e cosa fatta capo A (o ha?). Bah. Forse ci è andata per starsene lontana lontana, il più possibile da Salvini, perché quello la marca stretto e poi, anche se non si dovrebbe dire ma lo dico lo stesso, porta anche un tantino sfiga.

Non la invidio, per niente, direi che mi fa pena. Se la capisco non si farà spaventare da niente, da buon capricorno testardamente andrà avanti con le sue idee, le sue politiche e la sua vita.

Ma che tristezza deve sentire dentro. Vuoi per la sua rottura col padre di Ginevra, vuoi perché in tanti le stanno addosso per portarle via il posto, vuoi perché a 47 anni ti interroghi su cosa vuoi fare da grande. E alla soglia dei cinquanta si fanno bilanci. Si starà chiedendo forse cosa ci fa in Cina quando poteva starsene a Fregene?

Mah. Ma poi, in fondo a me che importa? mica siamo parenti e neppure amiche e neppure…beh non saprei che altro, certo non stiamo neppure sulla stessa linea politica ma quella è un’altra storia.

Mi sa che però. umanamente parlando, Giorgia non stia troppo bene. Ma si riprenderà, abbiamo bisogno che faccia la cose , le faccia bene, ce ne renda conto altrimenti gli italiani le presenteranno il conto, un conto lungo e con tante voci.

E lei lo sa e allora la Cina potrebbe portarle bene, farla riflettere, crescere e aiutarla a ritrovarsi. Se ci è andata a ritrovarsi, ovviamente. Ogni tanto ci si perde e abbiamo bisogno di un posto per meditare sulla nostra vita.

Medita Giorgia e torna rinfrancata, qui ti aspetta una lotta dura, sempre più dura come la vita; pochi amici e tanti nemici, tanti dolori e poche gioie, ma poi alla fine, chi te lo ha fatto fare?

Te lo sei chiesto? mi sa. E chissà se ti sei risposta.

E una Capricorno ascendente Leone non può che essersi risposta: go woman, go.

Olimpionica grandeur

In una Parigi blindata dalle forze dell’ordine, protetta da estesa “no fly zone”, e rigorosamente svuotata di clochard, sotto un cielo plumbeo e pioggia insistente, s’è consumata la più pacchiana esibizione di grandeur di Maccaraon, con il pretesto dei Giochi Olimpici. Non più l’obsoleto “stadio olimpico” come scenario alla cerimonia di apertura, ma la metropoli di Parigi
Lungo una Senna limacciosa su battelli dalle fogge e dalle dimensioni più disparate, sfilano gli atleti delle varie nazioni, ci sono tutte, grandi, medie, piccole e piccolissime: gli Stati Uniti ne hanno una a doppio piano, manca invece quella della più estesa nazione del pianeta, la Russia, e anche la Bielorussa, rea di essere sua amica.
In vari punti impazzano corpi di ballo, orchestre, bande musicali, cantanti, mimi, giocolieri, acrobati, contorsionisti, equilibristi, sfilate in costumi sgargianti , il tutto tra giochi di luci, spruzzi di acqua, coreografie da fare impallidire Sanremo e i più fantasmagorici musical hollywoodiani.
Vengono svolti svariatissimi temi a cominciare da quelli della rivoluzione francese, liberté, égalité, fraternité, fino a “Obscurité” quando a Parigi cala la sera. Non manca la scena macabra di Maria Antonietta che tiene in mano la propria testa.
Si celebrano le donne francesi famose con l’apparizione delle loro statue sorgenti dai piedistalli; ovviamente risuonano la Marsigliese e canzoni tra le più famose, si canta “Imagine” su una isola, dove arde il fuoco, galleggiante sulla Senna, mentre un tedoforo dal volto nascosto porta in giro la fiaccola olimpica saltando da un tetto all’altro di vari edifici parigini, scavalca barriere, sale e scende scale a precipizio, incurante di precipitare nel vuoto, porta la fiaccola nei musei e nelle biblioteche, appicca incendi e fugge non si sa dove.
La scena del cavallo meccanico galoppante lungo la Senna con l’excursus di brani presi dai vari giochi olimpici del passato è suggestiva, così come il gioco di luci finale della torre Eiffel.
Insomma, per farla breve, tutto è grande, anzi grandissimo, insuperabile, anche i tedofori si moltiplicano, da uno diventano quattro, poi diciotto, e il tripode dove arde il fuoco che deve ardere per tutta la durata dei giochi, è una mongolfiera che si solleva nei cieli e va. Dove va, non saprei, perché qui la Rai sospende la trasmissione, lasciando i teleutenti col dubbio se quel tripode fosse atterrato in qualche luogo o fosse andato via portando con sé pure lo spirito sportivo.

Alessandro Stramondo


Pubblico questo bel commento di Alessandro sulla cerimonia di apertura delle Olimpiadi a Parigi, io non l’ho guardata, mi sono persa molto a quanto pare.

Parigi non poteva non essere che questo. Anche sotto la pioggia, o forse proprio grazie alla pioggia, la fantasia e lo spirito burlesco dei francesi ne ha fatto una cosa strabiliante che ha sicuramente sorpreso tutti. L’anima della città è uscita con tutte le sue contraddizioni e, dal poco che ho visto dai tanti video, uno spettacolo senza precedenti e, forse, irripetibile. Comunque la si pensi.

Sublime Celine Dion

https://www.rainews.it/video/2024/07/olimpiadi-parigi-2024-cerimonia-apertura-canta-celine-dion-e9199a42-8726-4d0f-89cc-1573ea887774.html

Amiconi

Giovanni Toti si è dimesso da governatore della Liguria, dopo ottanta giorni di passione ha finalmente preso la decisone di lasciare il suo incarico.

E tanto ci voleva?

Ora aspettiamo al varco il suo caro amico Luigi Brugnaro, per gli amici Brugna, un personaggio tra l’ilare e il faceto che da una mucchia di anni è sindaco di Venezia. Anche lui come l’amico è entrato nelle mire dei magistrati per presunti (!) conflitti d’interesse e casi di malaffare, corruzione e quanto altro di cui si narra nelle cronache cittadine da giorni.

Un destino comune per i due amici che fino a poco tempo fa sembravano andare vele spiegate al vento verso vette sempre più alte o mari sempre più aperti e invece, strano destino, i due sono accumunati da inchieste parallele su reati di corruzione varia ed eventuale ed entrambi destinati a difendersi da accuse esplicite e gravi.

Una piaga italiana, la cara vecchia corruzione che tante vittime miete e tante mieterà, mette insieme due amiconi che si ritroveranno a fronteggiare i magistrati, burocrazia e scartoffie e dovranno ridimensionarsi, l’uno e l’altro in modo e maniera tali da non finire i loro giorni impietosamente dietro alle sbarre di qualche patria galera.

Ma forse non c’è questo pericolo, politici navigati entrambi e entrambi naviganti in due città di mare, tra trucchi e trucchetti per rimanere a galla nel difficile mondo della corruzione, in apnea ma anche col boccaglio, sospinti dalle maree ma sempre baldi e pimpanti col sorriso stampato sui faccioni ilari. Ci sono in giro foto che li ritraggono insieme al momento della fondazione di un tal partito denominato “Coraggio Italia”, originale fritto misto uscito, forse? non si sa…non mi è chiaro, dalla combinazione di Noi moderati e Cambiamo, tutti partitini di centro che orbitano intono ai due politici di lungo corso finiti quasi contemporaneamente nel mirino della giustizia.

Ovviamente entrambi si dichiarano innocenti e io non ho motivo di non credergli: Brugna la faccia dell’innocente ca l’ha, l’ha sempre avuta e sono sicura che riuscirà a mantenerla intatta, mentre Giovanni Toti, anche lui sguardo diretto e sorriso accattivante (prima), faticherà forse un po’, ma poi ritroverà il sorriso e si butterà dietro le massicce spalle questo brutto momento.

Mi fanno un misto di pena e di tenerezza insieme…e però se li troveranno colpevoli, dopo un lungo iter giudiziario che sfinirà anche noi, beh, allora, signori avremo di che essere felici e contenti di possedere una classe politica cosi indecente da non sfigurare certo nel consesso internazionale.

Ma chi potrebbe darci lezioni in questo frangente? Chi? Beh pochi davvero, ma forse qualcuno si trova, Nel frattempo armiamoci di pazienza e attendiamo fiduciosi che giustizia sia fatta.

E intanto le due ex repubbliche marinare possono idealmente darsi una mano in attesa di tempi migliori che arriveranno di sicuro, anzi di certo, o probabilmente…forse.

Coraggio Genova, Coraggio Venezia, non tutto è perduto, solo un po’, forse, ma poco di onore, ma saldi i banchi e muso franco, contiamo i giorni. Fino alla prossima indagine.

“Finirà? come finirà? non si sa…ma finirà”.

Eccoli i due amiconi, uomini mascherati nei giorni “felici”…

https://www.ilpost.it/2021/05/27/toti-brugnaro-coraggio-italia/

Un fornello milionario

Non so quasi nulla di una certa Benedetta Rossi, so solo che fa la cuoca su youtube da anni e imperversa con ricette casalinghe e nel frattempo, mentre spadella, sorride e parla di sé, della famiglia, del marito, del cane, dell’orto…

Ha una faccia simpatica Benedetta e dal nome si direbbe anche baciata dalla fortuna. Certo tutto merito suo e del marito Marco che, a quanto pare, l’aiuta e fanno coppia innamorata che sempre riesce a dare un’impressione di serenità old fashion. Cosa di cui si sente tanto il bisogno e la coppia innamorata e complice, negli anni pare abbia ottenuto uno strepitoso successo con code di followers che si collegano per avere consigli di cucina, ma anche su come gestire la famiglia e ottenere dalla vita quelle piccole soddisfazioni che la rendono un percorso appagante e coinvolgente. Insomma due influencer col mestolo.

Beh, direte, come al solito, credo…dove vuoi andare a parare? Io non mi occupo certo di cucina e parlo di me il meno possibile e non mi chiamo certo Benedetta, cerco di arrampicarmi nel mare magnum dell’attualità (che non è un gelato); non sempre riesco a tenere la barra dritta, vado un po’ a zonzo per questo mare come una barchetta in tempesta, a volte mi fermo perché sono stanca di tenere il timone, mi arrabbio, litigo con quasi tutti, poi mi pento, rilitigo…insomma la storia di questo blog chi lo frequenta da anni la sa. La conosce anzi la straconosce. E qui non si parla di lenticchie.

E dunque che c’entra questa Benedetta adesso?

Infatti, non lo so nemmeno io a dir la verità. Ma mi sono imbattuta in un video dove lei, il marito e il cane spiegavano ai loro fans come fosse successo che si erano venduti…si insomma che avevano fatto società con Mondadori. E lo fanno con un’aria che non direi contrita o pentita, ma con un’aria che dice più o meno: guardate che noi siamo sempre noi, semplici lavoratori, facciamo le nostre cose come sempre, non vi abbiamo ingannato, né vogliamo diventare ricchi, macché, ma chi ci pensa? Vogliamo solo metterci un po’ al sicuro dagli sbagli che facciamo nella gestione di quello che ci stava un po’ sfuggendo di mano, ma siamo sempre noi, sempre qui, qui nel mezzo del cammin di nostra vita, in cucina, ma anche in salotto, a raccontarvi come si fa bene da mangiare e come si vive bene in famiglia volendosi bene.

Ma non raccontano i due e neppure il cane lo fa, che prendono quasi 7 milioni di euro da Mondadori che si è comprato il 51 per cento della loro attività di youtuber.

Cosi faremo qualche viaggio in più…dicono i due e anche il cane annuisce.

Fine della storia.

Oggi va cosi, mi va di parlare di questi due o di questi tre, brave persone compreso il cane che hanno trovato il tesoro nel campo di casa, ma non vogliono che si pensi che sfruttano la buonafede di chi glielo ha fatto trovare: loro sono sempre loro, con qualche spicciolo in più in banca ma genuini e semplici come le ricette che Benedetta sforna davanti al video da anni.

In fondo i milioni non possono cambiare le persone e se sei genuino ci rimani, genuino…i soldi non fanno la felicità, almeno non quanto le tagliatelle fatte in casa e però non si sono sentiti di dire di no. Come si fa a dire di no a 7 milioni di euro?

Però, Benedetta, Marco, la scenetta della virtù e della semplicità e della genuinità, anche no. Siete stati bravi imprenditori della cucina di casa vostra, godetevi i milioni e che ve ne arrivino altri a breve, ma la semplicità non sta più di casa li, scordatevela, tra poco andrete in giro in Porsche e Maserati e frequenterete i ristoranti della mondanità mondiale…per favore la presa per il…fornello anche no!

Lo scoglio

Vedo uno scoglio all’orizzonte
sembra una forma nota
ma è un miraggio
mi aggiro un poco intorno
allargo il raggio

intorno a me i gabbiani
si lanciano al pescaggio.
Uno scoglio può essere
un bel posto dove fermarsi
a guardare il paesaggio

può essere un bel posto
dove fermarsi solo per pensare
o anche per prendere coraggio.
Ad ogni passo uno ne puoi trovare
puoi scavalcarli oppur li puoi
aggirare.

Ma se ti fermi troppo a rimirare
la forma, il colore, il senso o
anche solo a guardare quell’uccello
che li si è fermato a riposare…
potresti perdere la voglia di tornare
e rimanere a mollo per sempre
in mezzo al mare.

La vita è piena di scogli da superare ma l’idea di restare un pezzo a mollo in mezzo al mare non mi dispiace troppo e fin che aspetto di ritrovare il coraggio di tornare mi faccio una nuotata a dorso a stella e guardo il cielo, non penso a niente e seguo piano piano la corrente.

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Questa l’ho scritta durante il Covid, me l’ero dimenticata, l’ho postata perché ultimamente incontro scogli dappertutto e non sempre riesco ad aggirarli o a sedermici sopra a rimirare il paesaggio.

La vita non porta sempre rose e fiori ma tanta amarezza. Scusate è un piccolo sfogo. Non giustifica il mio “brutto carattere” ma semplicemente vuole dire che se passi periodi in cui gli scogli si accumulano lungo la tua strada, hai sempre l’impressione che domani ne troverai altri e pensi, magari, che non sarai più in grado di superarli.

Perciò ringrazio tutti gli amici di questo blog, chi scrive e chi mi segue solo leggendo. Non è scontato, mai. E se qualche volta sembro una jena uscita appena dalla gabbia, sappiate che non ce l’ho con nessuno ma con quelli scogli che non sempre riesco a saltare a piedi pari.

Nebbia all’orizzonte

Vorrei dire qualcosa sul giornalista americano detenuto da un anno in Russia con l’accusa di spionaggio e che ha avuto in questi giorni una sentenza spietata: 16 anni di carcere. Di lui si sa poco, solo che è in prigione da un anno ed ora è stato condannato dopo un rapido processo che solo i russi o neppure loro se non le alte sfere, sanno come si è svolto e quali prove sono state emesse a suo carico.

Parlo naturalmente di Ivan  Gershkovich, cittadino americano, il quale è stato arrestato l’anno scorso in un bar di una città russa mentre era li inviato dall’Wall Street Journal per un reportage. Ivan, 32 anni è figlio di immigrati russi ebrei e la sua famiglia ne chiede il rilascio da un anno, sa poco di quello che gli succede se non tramite qualche lettera censurata dove lui racconta di essere di buon’umore e poco altro. Dalle poche immagini che ho trovato di lui, sembra un ragazzo mite, magro, esile, la testa rasata dei prigionieri politici, lo sguardo triste di chi ha perso la libertà e non sa se e quando la riavrà

Pare che ci sia di mezzo uno scambio di prigionieri con gli Usa, Biden nei giorni scorsi si è detto pronto a tutto pur di riportare a casa il cittadino americano.

Certo sedici anni in una non meglio identificata colonia penale russa non sono una prospettiva allettante. La possibilità che gli venga trovata qualche altra magagna per tenerlo rinchiuso a vita non è da escludere, come non è da escludere che non riesca a sopportare il regime carcerario.

Il processo a porte chiuse non ha certo avuto criteri di trasparenza, ma sappiamo che da quelle parti la trasparenza è una parola di difficile interpretazione.

Ovviamente c’è da sperare che ci sia veramente l’intento di scambiare il giornalista con un detenuto russo negli Usa e che ciò avvenga presto. Ivan potrebbe essere dimenticato presto e lasciato a deperire in qualche meandro della Russia più profonda e non uscirne più.

Sarebbe una sconfitta per la libertà d’espressione e per tutti i valori democratici occidentali sui quali si basa la convivenza civile da questa parte del mondo dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale. E che sono sempre più in pericolo anche a causa dell’aggressione russa nel territorio ucraino che va avanti da quasi tre anni senza che si veda all’orizzonte nessuno spiraglio di trattativa. Un orizzonte sempre più nebuloso anche a causa delle elezioni americane il cui esito dovrebbe portare a vederci più chiaro. Ma da qui a novembre la nebbia potrebbe persino infittirsi, la nebbia novembrina é riconosciuta essere piuttosto fitta. E Ivan non sembra cosi forte da poter aspettare tanto.

Un pitone in soffitta

Un serpente di grandi dimensioni, pare un pitone gigante è stato ritrovato nella soffitta di un condominio di Mestre (Ve). E’ stato scoperto per puro caso da un condomino che si era recato li sopra forse per prendere degli oggetti che vi aveva riposto, immagino la sua sorpresa quando dietro ad una porta si è visto comparire il serpente di dimensioni enormi.

Io sarei schiattata di paura, minimo. Non è frequente vedere serpenti in centro a Mestre, Si vede, è certo, un po’ di tutto ormai, ci sono più stranieri residenti che veneziani e Mestre è diventata una Kasbah dove girano persone di ogni nazionalità e trovare un veneziano è quasi una cosa insolita.

A Mestre ho vissuto per anni, è sempre stata la “città più brutta del mondo”, anche se con qualche angolo suggestivo, non ricordo chi lo ha detto, ma da qualche anno è diventata decisamente un luogo multietnico e stravolto del tutto. Non la frequento più da molto e decisamente non mi manca.

Ma al pensiero che potrei trovare dei serpenti per la strada, anche solo andare alla stazione mi terrorizza.

Beh, hanno chiamato i Vigili del fuoco di Cavarzere che forse pochi sanno è una cittadina ai margini della provincia di Venezia, conosciuta a livello nazionale solo perché Gino Bramieri aveva inventato una macchietta diventata presto molto famosa di un personaggio dedito ad alzare il gomito. Un certo Tony Buleghin da Cavarzere. Beh, questo per dire che Cavarzere, é conosciuta solo da qualcuno che ha superato i venti, soprattutto per quello ma, vicino Cavarzere, c’è una riserva chiamata Marice, Zona protetta speciale con grande concentrazione di biodiversità, d’interesse nazionale ed Europeo. Ed evidentemente una squadra speciale del luogo era l’unica che potesse intervenire in un frangeste così particolare.

E loro hanno preso il serpente senza grande difficoltà e lo hanno inserito in una teca e trasportato in un luogo dal quale non possa uscire a fare danni.

Ormai il Veneto è talmente popolato di persone di tutte le nazionalità che cominciano a insediarsi persino animali esotici. Chissà se il padrone della “bestiola” ne sentirà la mancanza.

Beh non ha che da farsi vivo con le autorità ma dubito molto che lo farà, forse non vedeva l’ora di sbarazzarsene. Forse uno che traffica in animali esotici e questo non era riuscito a piazzarlo. Forse. Casa per casa, no, ai mercati neppure, ha pensato bene di mollarlo li, prima o poi qualcuno avrebbe provveduto alla sua sussistenza. Povero serpente! Michela Vittoria Brambilla sono certa ne avrebbe avuto grande compassione.