Da una recente statistica risulta che sei donne su dieci non sono andate a votare alle europee. Eallora? eallora sessantaminutifaunora, diceva mia nonna che a votare ci sarebbe sicuramente andata e so anche cosa avrebbe votato. Ma, siamo seri, noi donne abbiamo ben altri e dico ben altri problemi! Per esempio? per esempio, ma ne avrei mille, rientrare nel bikini dello scorso anno che, magari, ci era costato una fortuna. Ma, con l’ansia che le vicende mondiali e forse anzi senz’altro, quelle personali ci mettono addosso, abbiamo ingurgitato tonnellate di cioccolata tanto buona e tanto coccolosa per farci sentire warm inside. E così siamo arrivate all’estate con dieci chili di ansia accumulati un po’ dovunque. E non dico altro.
Ma come? una simile futilità ci dici BM? O, anzi, come va in voga oggi: semplicemente M?
Anche le futilità hanno le loro brave esigenze, siamo futili eddai, ogni tanto fa bene. Dicevo le donne e la politica. Politica? ma per carità, le sento…quella roba che puzza? eh si a volte puzza e puzza pure tanto. Ma proprio ora, direi, proprio ora che abbiamo due donne a capo di partito e una premier, le prime in tantanni di Repubblica, le donne se ne infischiano e non vanno neppure a votare?
In fondo le capisco. Ma per chi e che cosa vogliamo complicarci la vita? non è già complicata anche troppo e non è già lo scenario mondiale uno di quelli da mettere la testa sotto dieci cuscini?
E allora, no politica, no talk show, no tiggi a parte il canonico mentre si rimesta il minestrone e con un occhio e un orecchio al cane che non la faccia ai piedi del divano nuovo di zecca ( e spolverato di anti zecche)…
Direi, certamente esagerando un po’, che alle donne la politica è sempre piaciuta poco, tranne eccezioni, ovvio, forse questo è uno dei momenti più bassi del gradimento fra le donne. Ma forse persino tra gli uomini, soprattutto in tempi di campionati.
E poi…il mondo è così brutto e siamo stati noi a rovinarlo…si noi. In senso generale, uomini e donne, questo capolavoro sospeso nel cielo, nel cielo…e poi però le donne la politica la saprebbero fare e anche bene.
Ne conosco io una o due che la fanno coi mariti e i figli da mane a sera e anche se non hanno un seggio in Parlamento ne sarebbero sicuramente degne. Ma poi ci sono anche le distratte o le impegnate oppure le…ma chi vuoi che vada a votare che tanto sono tutti uguali?
Ecco è proprio il tuttiegualismo che ci frega a noi donne. Ed è li che cascano le asine, pardon le donne che non vanno a votare e che magari hanno pure delle buone ragioni, ma, secondo me, non abbastanza per lasciare tutto in mano ai soliti detentori delle verità tascabili e fruibili come gli snacks proteici o quelli dimagranti, che promettono tante cose e non mantengono mai nulla. Solo buone o ottime intenzioni o misere rivoluzioni o tattiche con partecipazioni e …e basta perché non trovo altro che finisca in oni.
Trovatele voi se siete buoni.
Cavoletti di Bruxelles! Vengo a sapere che l’indagine statistica che mi interessava sia stata fatta ma non riesco a trovarla.
Qui un articolo che inizia proprio dalla premessa non dimostrata che il non voto sia copia conforme del voto (smentita dalle stesse analisi alle quali si oppone e non rende neanche reperibili con un link).
https://www.ilgiornale.it/news/politica/elezioni-falso-mito-sul-peso-degli-astenuti-2338159.html
Si parla del non voto? Chi? Dove? Come?
Direi che per le donne la politica sia una conquista recente per la quale hanno lottato, almeno all’estero. https://it.wikipedia.org/wiki/Suffragette#La_situazione_italiana
PS: Grazie a norme di legge le liste elettorali sono paritarie e si eviterà una sproporzione in ben altri consessi che quelli di un talk-show.
https://www.agi.it/cronaca/news/2024-04-19/solo-uomini-per-parlare-aborto-porta-a-porta-richiamo-rai-26092750/
Off topic
PARTITA DECISIVA
Chi schiererà stasera in cittì azzurro?
Cambierà la squadra che ha perduto?
All’attacco giocherà Retegui?
In porta sarà ancora Donnarumma?
Farà Chiesa dal fondo un traversone?
Oseranno qualche tiro in rete?
darà indietro la palla il buon Di Marco?
Meglio di no, occorre andare avanti,
In area il pallon scaraventare,
lanci lunghi e sotto a pedalare.
A sciogliere il doloroso arcano
sarà l’arena Red Bull di Lipsia.
Tutti a tifare seduti sul divano
stasera alle ventun calcio d’inizio
basta un pari per toglierci lo sfizio
di passare il turno e continuare.
E se Modric non ci sta a pareggiare
Darem battaglia sul filo del rasoio,
faremo un gol in più, per sbandierare
Il tricolor, e poi… ‘ndo cojo, cojo.
Spalletti sbaglia tutto, squadra, tattica, motivazioni, partita: un déjà vu copia e incolla dell’atteggiamento rinunciatario tenuto contro la Spagna, iniziativa lasciata agli avversari, possesso palla sterile, trame di gioco approssimative, pressing inesistente, passaggi pervicacemente all’indietro, paura di osare.
Fuori Chiesa, il solo che affronta e vince l’uno conto uno, via Frattesi, l’elemento più classico, tolto il gigante Scamacca; confermato un disastroso Di Marco, dentro uno spaesato Raspadori, schierato un inconsistente Darmian, in naftalina El Sharawi, un altro che sa saltare l’uomo. Insomma non ne ha azzeccata una.
Così ingessata, anche dalla prospettiva del pareggio come risultato utile, il primo tempo viene gettato alle ortiche con un solo colpo di testa di Bastoni troppo geometrico per impensierire il portiere, e con la prospettiva di assalti feroci dei croati nel secondo tempo. Infatti eccoli là, batti e ribatti stavolta ci esce(non l’autogol, come con la Spagna) ma il rigore, che è poco meno, ma ugualmente esiziale. E qui il miracolo di Donnarumma, che si distene e para il tiro del vecchio Modric, come se l’avesse pilotato la Madonna. Sembrerebbe come lo squillo di una carica per la compagine azzurra, e invece no, al miracolo si rimedia subito beccando il gol del vantaggio croato che ci condannerebbe.
A questo punto Spalletti si dà una smossa, ricostruisce quella squadra che aveva inspiegabilmente distrutta: dentro Scamacca, dentro Chiesa, si ricorda di Zaccagni, e via ad urlare. Ma il tempo non lo può fermare, così si arriva al novantesimo con speranze al lumicino. Andate a sapere che degli otto minuti di generoso recupero, gli ultimi venti secondi ci avrebbero riservato l’incommensurabile gioia della qualifica. Non so com’è successo, ma è successo: d’un tratto Zaccagni si è ritrovato smarcato e ha colpito la sfera senza cincischiare: così è cadde il portiere alla difesa, e fu subito gol. Gaudio immenso tra gli italiani, costernazione dei croati e del loro condottiero Modric. Spalletti corre impazzito non si sa verso chi, ce ne vuole a sbagliar tutto e uscirne vincitore con un pareggio!
Analisi. Deluse dalla politica, assenti alle urne: per 6 donne su 10 non c’è domani
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/deluse-dalla-politica-assenti-alle-urneper-sei-do
Curiosità: alle europee il voto delle donne per la lega era più di una volta e mezza maggiore di quello maschile: da escludersi fosse per il fascino di Salvini.
ttps://cise.luiss.it/cise/2024/06/10/chi-ha-votato-chi-gruppi-sociali-e-voto/
I politici sono quello che sono e per questo hanno escogitato sistemi elettorali “prendere o lasciare” dove l’astensione è bella e cara perché il malcontento può essere facilmente ignorato.
Il prossimo passo potrebbe essere una legge elettorale per le politiche con aumento della soglia di sbarramento all’8% e d un maccanismo proporzionale con premio di maggioranza esplicito o maggioritario con premio di maggioranza nascosto.
Signora Gazzato, chi non va a votare, più o meno consapevolmente, dà la sua delega a chi ci va.
Succede anche nelle assemblee condominiali.
Che le donne deleghino più degli uomini, e, quindi si fidino degli altri più degli uomini, può dipendere dalla storia dell’emancipazione non ancora conclusa; può essere una manifestazione di protesta. Chi lo sa? Bisognerebbe chiederlo alle donne che non votano. Non sarebbe neppure un’indagine difficile.
Cercare di immaginare senza dati è fatica sprecata.
R
non si “sprechi” allora. In quanto all’emancipazione “non ancora conclusa”, la trovo una frase, mi perdoni, bislacca. Sono piuttosto certi uomini che dovrebbero “emanciparsi”.
L’astensionismo aumenta la significatività dei voti espressi ma non costituisce una delega.
Per ogni elettore sottratto all’astensione diminuisce il peso relativo dei voti espressi e pertanto, da un puto di vista opportunistico, ai gruppi di interesse politicamente organizzati conviene più rubarsi voti a vicenda e puntare agli indecisi che approntare leggi elettorali per ritornare ai livelli di partecipazione della I Repubblica.
Certi luoghi comuni sulla “delega” stonano tantissimo con tutti i modelli matematici volti a condizionare l’ecosistema politico tramite leggi elettorali. Certo che queste sono cose che Lenzini non poteva trovare nelle lezioni di “logica matematica” perché Odifreddi se ne è occupato altrove.
In effetti è richiesta talmente tanta matematica per capire il funzionamento di certi raggiri che un dibattito pubblico costantemente articolato attraverso luoghi comuni odora di autocensura.
Naturalmente non esistono solo metodi matematici per creare barriere idonee a condizionare i risultati elettorali.
https://ilmanifesto.it/la-corte-europea-ammette-il-ricorso-contro-il-rosatellum
R
i nostri politici se le inventano sempre così bene da restare impigliati nelle loro stesse reti.
Il Governo italiano vigente dovrà ora presentare alla CEDU una sua memoria difensiva per il Rosatellum: ne diranno mai peste e corna?
Sull’esigenza di leggi elettorali che consentano di governare senza troppi “fastidi” (che dipendono dal occhio di chi guarda) appaiono certo sufficientemente concordi ed è proprio per questo che il “fair-play” elettorale assomiglia sempre più ad una gara tra i soliti “furbi”.
Copypasta, le descrive la cosa dal punto di vista dei partiti, che, appunto, non amano l’astensionismo.
Io ho parlato di delega dal punto di vista dell’atteggiamento dell’elettore.
Se uno non va a votare o vota scheda bianca lo fa perché non ritiene che valga la pena di votare e, più o meno consapevolmente, si fida più degli altri che di se stesso.
O perché, per esclusione, nessun partito lo convince.
O perché, indipendentemente dall’esito della consultazione elettorale, prevede che i partiti si metteranno d’accordo sulla testa degli elettori (vedi i governi gialloverde e giallorosso seguiti dal commissariamento affidato dal PdR a Draghi).
Quindi, se un elettore non sa per chi votare (e sono tanti, anzi, siamo tanti), non è detto che decida di votare per il meno peggio.
In questo senso è una delega, come quella che si dà per l’assemblea condominiale, a qualcuno che abbia le idee più chiare della nostre.
Il mio è un ragionamento semplice. Le costruzioni di modelli matematici (che poi non funzionano mai) li lascio agli esperti.
@Lenzini, la delega per assemblee condominiali deve essere conferita per iscritto e la mancanza del numero legale è causa di annullabilità delle delibere. In questo senso il Suo approccio argomentativo alla “delega” rischia di avere l’effetto semplicemente opposto.
A me è chiaro che in questi temi entrino in gioco anche concezioni ideologiche sulla funzione che le istituzioni democratiche debbano assolvere e qual è il fine che debbono avere ma penso che possiamo sorvolare tali aspetti per occuparci di quelli squisitamente matematici.
“La matematica e i sistemi elettorali” (materiale didattico per liceali)
https://www.liceorighicesena.edu.it/categorie03.asp?id=85
Odifreddi con le sue tesi a caldo sulla democrazia
https://www.youtube.com/watch?v=FNgPno2qYIg
Lei lascerebbe tutto a Odifreddi ma in una democrazia che si regge sull’esercizio del voto può giovare anche al cittadino un minimo di conoscenza sui sistemi elettorali: per capire che fine abbiano quelli usati e se sia vero che “non funzionino mai”.
Non bado a quello che dicono le parti politiche ma alle loro azioni ed alle loro omissioni e pertanto dubito che queste siano sfavorevoli all’astensionismo o che considerino il rimediarvi una priorità.
Per dirne qualcuna: Se si mettono soglie elettorali è chiaro che non interessi che la scelta degli elettori sia libera da condizionamenti e che tutti gli orientamenti politici siano rappresentati. Se la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari è ottenuta in funzione di algoritmi matematici e non dei voti realmente ricevuti è chiaro che non interessi neanche rappresentare correttamente i rapporti di forza tra le parti politiche. Se il livello di astensione non causa alcuna variazione condizionale negli algoritmi elettorali è chiaro che non si percepisca alcun allarme per l’aumento estensivo dell’astensione (anche il 90% andrebbe bene).
Certo non si sarebbero diffusi certi luoghi comuni senza una continua azione sull’opinione pubblica al fine di sdoganare un habitus mentale idoneo a pervenire allo status quo.
Certi luoghi comuni, come quello della “delega non scritta”, non
hanno il fine di rimediare all’astensione ma di sdoganarla.
Quando approvarono la “legge truffa” l’indignazione dei cittadini fu talmente significativa che i democristiani vennero elettoralmente penalizzati e decisero di abrogarla.
Oggi è tutto un fiorire di luoghi comuni sulla necessità della “governabilità” senza se e senza ma.
A Lei che piacciono le “coincidenze” ricordi che l’obbligo di voto è stato abrogato contemporaneamente all’introduzione del mattarellum creato dai proverbiali esperti.
E perché non introdurre il doppio turno tra i partiti che prendono più voti?
In questo modo, i voti ricevuti sarebbero voti veri, anche se cambiati in corso d’opera.
Le vie della matematica sono infinite ma esiste un solo modo per preservare la rappresentatività dell’Assemblea che determina la politica nazionale.
Il doppio turno inserire un condizionamento forzato dell’elettore e non è unico arnese a disposizione per alterare il risultato elettorale.
Alla fine c’è sempre qualcuno che da risultati distorti sputacchia: ce lo chiedono gli italiani!
Lenzini Lei perché ha chiesto il taglio della sanita!
L’obbligo di voto non aveva senso, dato che l’elettore è libero di votare scheda bianca o nulla.
La semplificazione del quadro politico che si ottiene mettendo le soglie serve a rendere la scelta più facile agli elettori. Oggi penso che molti non sappiano la differenza tra i partiti di Renzi e Calenda o tra i partiti di Lupi e di Tajani.
La presenza in parlamento di partiti piccoli favorisce le alleanze successive al voto, che si consumano sulla testa degli elettori. Abbiamo avuti in passato partiti piccoli che dettavano legge perché erano “l’ago della bilancia”.
Io credo che, qualunque sia la legge elettorale, i cittadini hanno diritto di sapere chi ha vinto e quale dei programmi che sono stati presentati sarà mandato avanti.
E chi ha perso non dovrebbe fare cecchinaggio e sgambetti per cercare di mandare a casa chi ha vinto, ma si dovrebbe impegnare per migliorare in parlamento le leggi presentate dalla maggioranza.
R
ed è forse quello che succederà o potrebbe succedere al secondo turno delle elezioni francesi, il primo vinto da RN di Marine Le Pen.
Strano che nel “facilitare la scelta agli elettori” si sia avuto un aumento dell’astensione: deve essere una coincidenza per nulla dovuta al fatto che si interferisce nella libertà di scelta.
Trovo sempre ironico constatare quanti siano quelli che preferiscano avere in politica meno libertà di scelta di quella che hanno al supermercato. Il consumismo è roba seria: guai a toccarlo!
Quindi l’andazzo che “chiedono gli italiani” quale sarebbe?
Ecco che interviene l’ideologia a spiegare perché sia necessario impedire una corretta rappresentazione degli orientamenti della popolazione:
Le elezioni non sono mai esistite per eleggere una Assemblea col fine di giungere ad una mediazione pacifica tra diversi orientamenti politici sulla base dei rapporti di forza effettivamente esistenti nella popolazione ma per scegliere un “vincitore” marchese del Grillo…
Naturalmente il divieto di mandato imperativo della Costituzione si traduce in divieto di “alleanze che si consumano sulla testa degli elettori”…
“Giustamente” l’elettore che se ne frega del pluralismo politico: nel consumismo il cliente ha sempre ragione!
Gli italiani dunque chiedono che un marchese del Grillo, votato da meno del 30% degli aventi diritto, possa unilateralmente tagliare la sanità senza intralci che tanto al giro successivo si possa sapere su chi scaricare il barile.
Finche il governo di minoranza non genera livelli di malcontento eccessivi nessun problema e quando il malcontento raggiunge livelli tali da generare agitazioni sarà sempre possibile la repressione violenta…
R
non qui e non auspicabile, direi-
secondo ciack (second take):
“Giustamente” l’elettore che se ne frega del pluralismo politico? Nel consumismo il cliente ha sempre ragione!
Gli italiani dunque chiedono che un marchese del Grillo, votato da meno del 30% degli aventi diritto, possa unilateralmente tagliare la sanità senza intralci che tanto al giro successivo si saprà su chi scaricare il barile.
Finché il governo di minoranza non genererà livelli di malcontento eccessivi non ci sarà nessun problema e quando il malcontento raggiungerà livelli tali da generare agitazioni sarà sempre possibile la repressione violenta…
R
repressioni? speriamo proprio di no. Ma, non è che questo commento l’aveva già mandato?
Mariagrazia, avevo riscritto la parte conclusiva di un commento già inviato ( un “secondo ciak”).
Difficile fare previsioni su un futuro che può essere modificato aumentando la partecipazione dei cittadini, diminuendo l’astensione, diminuendo la polarizzazione politica, ecc..
Se si continua ad avere “fastidio” di quelle che erano basilari dinamiche democratiche (mediazione politica, pluralismo, parlamentarismo, rappresentatività perfetta), figuriamoci quale reazione si potrebbe un giorno avere verso agitazioni dovute ad un malcontento cresciuto per menefreghismo verso l’astensione.
R
ah si, non oso neppure pensarci.
Signora Gazzato, a parte la tentazione di ribattere punto per punto, che senso ha dire che sono gli uomini che dovrebbero emanciparsi se il problema è che chi non va votare sono le donne?
R
mah, e che ne so? Me lo sono dimenticata, ha aspettato troppo…
La Russa ha a cuore il tema dell’astensione ma solo quella al secondo turno delle amministrative…
https://www.corrieredellosport.it/news/notizia-ultima-ora/2024/06/24-129468680/la_russa_il_doppio_turno_incrementa_l_astensione
Me l’ero persa: pare che la prossima legge elettorale supervisionata dalla Casellati per le politiche potrebbe avere nuovamente premio di maggioranza al 40%, oltre al premio dell’astensione: il che significa che per avere la maggioranza di poltrone parlamentari e fare i marchesi del Grillo basti poco più del venti percento degli aventi diritto.
Nella II Repubblica le leggi elettorali cambiano continuamente ma il fine è sempre lo stesso.
R
lo sappiamo: ogni governo cambia la legge elettorale pro domo sua, non è certo una novità.
Copypasta, io avrei chiesto il taglio della sanità?
E’ una battuta o uno dei suoi sillogismi imperscrutabili (che non capisco)?
Io sono 30 anni che mi incazzo perché le ASL sono gestite, appunto, come aziende, con obiettivi di pareggio di bilancio.
E’ un sistema velleitario e fasullo perché le entrate sono virtuali. Per esempio, un tanto al giorno per posto letto occupato, che la Regione paga alla ASL.
L’obiettivo era quello di responsabilizzare i dirigenti delle ASL sul contenimento dei costi.
In realtà, non essendo capaci di ridurre i costi, le ASL, col consenso delle Regioni, tagliano brutalmente le spese, chiudendo i reparti poco utilizzati e addirittura gli ospedali minori.
Per migliorare la Sanità bisogna eliminare il sistema delle ASL e tornare a gestirla come ai tempi dell’INAM, che funzionava benissimo. Meglio se a livello nazionale anziché regionale.
Lenzini, per Lei gli astensionisti “delegano” ma le conseguenze della distorsione dei risultati elettorali la mette tra le “eterogenesi dei fini”?
Capisco che il taglio della Sanità non sia mai stato contemplato in nessun programma elettorale (e vige anche il divieto di mandato imperativo) ma com’è che chi vuole la “velocità” poi si m meraviglia se si va a sbattere?
Il problema del Parlamento è dato da chi si mette di traverso oppure dal fatto che si pretenda che coalizioni possano varare unilateralmente leggi senza aver mai avuto realmente la maggioranza assoluta dei voti?
Se una legge è difficile da approvare vuol dire che motivi ce ne sono: altrimenti si avrebbe l’appoggio trasversale dei principali orientamenti politici.
Copypasta, lei dice: “Ecco che interviene l’ideologia a spiegare perché sia necessario impedire una corretta rappresentazione degli orientamenti della popolazione”
Credo che si debba fare un po’ di benchmarking e guardare come funzionano le altre democrazie. La nostra è una di quelle col maggior numero di partiti, se non quella che ne ha di più in assoluto.
Gli orientamenti della popolazione vanno incanalati. Non è verosimile che ogni cittadino trovi il duo partito su misura.
Si sceglie in base al menu che c’è, e non è detto che in un ristorante con un menu particolarmente vario e ricco si mangi meglio.
Lenzini@(1 Luglio 2024 alle 19:23), considerando unitariamente le coalizioni, l’Italia è agli ultimi posti per numero effettivo di partiti: 81° Stato su 123 (ordine decrescente dai valori più elevati) https://en.wikipedia.org/wiki/Effective_number_of_parties#Effective_number_of_parties_by_country
Calcolato diversamente, il numero effettivo di partiti nel Parlamento sale a circa 5,58.
Per scegliere un “vincitore” basta il bipartitismo. Pensa invece che si possa stabilire il numero “giusto” di partiti prescindendo dagli orientamenti sociopolitici effettivamente presenti in ogni popolazione?
Partire dal presupposto che non si possa dare perfetta rappresentazione a tutti gli orientamenti presenti nella popolazione non obbliga a rinunciare alla “migliore approssimazione possibile” assicurandosi che la libertà di espressione si manifesti nel luogo più cruciale e rappresentativo di una democrazia, quale è il Parlamento: un posto concepito per raggiungere una sintesi politica attraverso la mediazione pluralistica e non per applicare mandati imperativi che ostacolino tale possibilità.
È inutile supporre che non si possa escludere neanche che il “menu” offerto dal monopartitismo potrebbe stupire positivamente la clientela, quando Il problema che si pone con la riduzione del pluralismo/concorrenza è che si indebolisca l’incentivo a considerare le esigenze della platea servita (si pensi ai fallimenti di mercato come gli oligopoli o all’abuso di posizione dominante).
Cosa si vuole evitare interferendo con la libera scelta? Qual è il “fastidio” che va eliminato a costo di incrementare l’astensione?
Quel “fastidio” è la democrazia.
È chiaro che se non si hanno i numeri in Parlamento non si possano fare tagli alla Sanità ed al “fastidio” di non avere i numeri perché nessuno ha il sostegno della maggioranza assoluta dei votanti (figuriamoci degli aventi diritto) come sappiamo c’è rimedio…
Inutile girarci intorno.
Copypasta, ma che roba è andato a scovare. Perfino in inglese!
Non mi interessano gli indicatori incomprensibili.
Per numero di partiti io ho sempre inteso in numero di icone presenti nella scheda elettorale. Che altro?