Le madri non muoiono.
Diventano farfalle, fiori,
nuvole, tramonti.
Diventano pensieri d’amore che
ci accompagnano sempre
e sono con noi in ogni istante.
Una musica dolce o un vento leggero
che se ascoltiamo attenti
ci riporta le loro voci.
E sono dovunque noi siamo
per ricordarci che l’amore
resiste a tutto.
Molti poeti hanno scritto poesie d’amore per le loro madri. Per quanto ne so, Edmondo De Amicis (“Non sempre il tempo la beltà cancella”);
Salvatore Quasimodo (“Mater dulcissima, ora scendono le nebbie”);
Eugenio Montale (“Ora che il coro delle coturnici ti blandisce nel sonno eterno”);
Giuseppe Ungaretti (“E il cuore quando d’un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d’ombra”);
Umberto Saba (“Madre che ho fatto soffrire”).
Non esagero se dico che anche Mariagrazia ha scritto sulla madre una poesia d’amore degna di non sfigurare al loro confronto, forse meno concettosa, ma certamente più lirica.
Complimenti.
R
grazie Alessandro (ma forse un po’ esageri…).