Mi rivolgo alla premier Meloni perché provveda a istituire una task force che si occupi di prelevare tutti i cani pericolosi e mordaci che in Italia stanno aggredendo e causando ferite e anche la morte di persone che si trovano a passare per la strada o che hanno la sventura di incontrarli nei pressi dei giardini da dove escono incustoditi e renderli inoffensivi.
Le leggi ci sono ma non c’è chi le fa rispettare.
L’ultima notizia: sabato scorso una ragazza di 15 anni è stata aggredita da un Pitbull che era al guinzaglio e si è liberato per azzannare lei e una bambina di sette anni. La madre di quest’ultima si è gettata dal balcone di casa per soccorrerle. Ora sono fuori pericolo ma con ferite e traumi che non guariranno facilmente.
E ne succedono ogni giorno di casi come questo e siamo ormai in balia di una massa di incompetenti incoscienti che credono che portare a spasso un Pitbull sia come portare un barboncino. Pitbull, Doberman, Mastini, Dogo, Pastori tedeschi ect.etc. possono sfuggire ai padroni e aggredire o anche uccidere il malcapitato che gli capita a tiro.
Per favore presidente, provveda al più presto a far rispettare le regole e a mettere fuori legge nel nostro paese i cani pericolosi. Già ne abbiamo fin troppi di problemi.
https://tg24.sky.it/cronaca/2024/05/17/foggia-pitbull-serracapriola
E basta con la retorica: cani, migliori amici dell’uomo. I cani sono bestie, soprattutto quelli feroci, e i loro padroni ancora più bestie di loro se non lo capiscono.
Sono d’accordo al 100%.
I cani non sono amici dell’uomo. Loro fanno i cani e gli uomini, nella storia, hanno imparato e sfruttare i loro comportamenti a proprio vantaggio. Che il cane ami il padrone è frutto di un malinteso. In realtà lo teme e le affettuosità sono “comportamenti remotivanti e di sottomissione” in uso anche nei branchi dei lupi nei confronti del capobranco.
Come si parla con insistenza di altre “piaghe”, come i femminicidi e gli incidenti sul lavoro, si dovrebbe parlare con la stessa insistenza delle aggressioni dei cani, e fornire le statistiche nazionali.
Con le differenza che, mentre gli altri due fenomeni sono complessi e difficili da affrontare in maniera risolutiva, il problema dei cani sarebbe facilissimo da risolvere.
Vietare la detenzione di tutti i cani di grossa taglia, che non hanno nessuna utilità pratica, ma sono solo degli status symbol per i prepotenti.
Rispetto dell’obbligo di museruola anche per cani di media taglia se condotti in luoghi pubblici.
Divieto di detenere cani in casa per famiglie con bambini piccoli.
Inasprimento delle pene nel senso che il padrone deve essere punito per le azioni del cane come se le avesse compiute direttamente lui. Quindi, non più condanne per mancata custodia, ma per aggressione, lesioni e, al limite, omicidio.
R
La ringrazio e approvo anch’io quello che scrive. Sembra un problema secondario ma sta diventando veramente grave e questo più di altri (alcuni del tutto strumentali) è una “deriva autoritaria” della società (o buona parte di essa) perché non permette a tanti cittadini di vivere liberamente gli spazi pubblici e talvolta (paradossalmente) neppure i privati. Stiamo diventando “prigionieri” di una moda che ha sta imperversando ovunque e che limita la libertà dei cittadini e li espone, senza esagerare ad un grave pericolo di subire aggressioni anche mortali.
Senza contare che le deiezioni canine spesso non vengono raccolte e possono portare malattie e comunque sono uno sfregio del decoro urbano e una insopportabile arroganza di chi dovrebbe almeno raccoglierle e non come succede spesso, costringere i passanti ad assistere mentre la bestia espleta le sue funzioni, magari in pieno centro e davanti ai tavoli di un bar!
Non esiste solo la mancata custodia, esiste anche la responsabilità civile che copre tutti i danni (questo per essere precisi).
I cani fanno i cani, ognuno secondo l’indole per cui è stata selezionata quella particolare razza. I pastori istintivamente sorvegliano il gregge (maremmani e abruzzesi) o ne gestiscono gli spostamenti (australiani, border collie). I terranova se vedono un umano in acqua istintivamente cercano di tirarlo fuori, e i pitbull da combattimento stanno bene se possono, per l’appunto, combattere. Dovrebbe essere il senso di responsabilità del padrone (risate in sala !!) a decidere se sei un grado di capire, gestire ed eventualmente bloccare il tuo cane nel caso “sbrocchi” o la situazione diventi agitata, è ovvio che un volpino furioso è meno pericoloso di un mastino tibetano che vuol giocare, in termini di stazza. Sono amici dell’ uomo perchè il rapporto è molto più completo e complesso di una gerarchia da branco, e la multimillenaria condivisione di casa, riparo e cibo ne è la prova: i coyote sono cani anche loro, ma nei secoli nessuno li ha selezionati per farsi aiutare nel lavoro o farsi passare la malinconia, e infatti sono ancora lì che ululano e rosicano.
I cani da battaglia non dovrebbero essere permessi se non ci sono battaglie, esattamente come è vietato girare con un carro armato per andare a fare la spesa: come spesso accade è solo una questione di contesto, non fai ordine pubblico con un bichon. Bisogna pulire le cacche del cane come quelle del padrone, non entrare sporchi nei negozi di alimentari, non entrare nel ristorante se puzzi (vale per cane e padrone) – per il resto basta (basterebbe) il buonsenso…
R
a me pare che ce ne sia ben poco (buon senso) in giro. E i cani feroci uccidono o feriscono quasi tutti i giorni. La soluzione è di metterli fuorilegge.
Nencioni, con la responsabilità civile non si fa giustizia e non si fa deterrenza. Al limite, basta una buona assicurazione.
Io mi riferivo al fatto che mancano le fattispecie di reati penali.
Se i padroni dei cani assassini cominciassero a finire in galera la situazione cambierebbe.
Il problema è specifico e non si può considerare alla stregua di un problema di buona educazione, come entrare sporchi e puzzolenti in un ristorante.
Qui si parla di morti, di persone, spesso bambini, sfigurati per tutta la vita. Altro che buonsenso!
Anche per gli incidenti sul lavoro, quasi sempre, basterebbe il buonsenso per evitarli, e, invece, se ne parla di continuo per sensibilizzare la gente.
Bisogna fare chiarezza.
I cani non sono persone e non possono godere degli stessi diritti e della stessa accessibilità.
Essendo in grado di uccidere, la loro detenzione deve essere autorizzata e regolamentata, come per le armi.
Se qualcuno ha bisogno di un animale domestico per compagnia, si prenda un gatto, che è molto meno complicato, meno pericoloso e meno invadente.
Bisogna che i media comincino a comunicare le statistiche dei morti e dei feriti.
Bisogna che i complessati e i prepotenti capiscano che andare in giro con un cane corso senza museruola non è come andare in giro col SUV o con la moto di grossa cilindrata.
I cani grossi sono potenzialmente delle belve, e nessuno garantisce che siano stati addestrati per reprimere la loro aggressività.
Come è vietato andare in giro con un ghepardo al guinzaglio, bisogna fissare regole stringenti anche per i cani.
Prima tra tutte la museruola, certificata e su misura, e multe a chi non ce l’ha.
La museruola per un cane è come il casco per un operaio dell’edilizia: non si discute; si usa e basta.
Sarebbe obbligatorio già OGGI con le leggi e i regolamenti vigenti portarli in giro con guinzaglio e museruola: quante multe hai visto fare? Io solo una e ad una signora con un maltese da due chili, tranquilla che al punkabbestia col mastino non gli dicono niente.
R
e ben per questo che devono essere mesi fuorilegge tutti i cani pericolosi, altri paesi lo hanno già fatto, lo so bene che non portano la museruola e col guinzaglio a strascico tirano a terra anche quegli incoscienti dei padroni.
Allora non mi sono spiegato…. Questa fiducia nel “fuorilegge” io la devo capire.
Per impedire qualcosa non basta scrivere una bella legge piena di codicilli dottissimi, bisogna FARLA RISPETTARE. Abbiamo la Costituzione che parla di regolamentazione degli scioperi, abbiamo i divietissimi sulla guida col cellulare, mettiamo braccialetti elettronici costosissimi accompagnati da severi divieti di avvicinamento, i decreti di espulsione si sprecano, i limiti di velocità abbondano e i monopattini solo col casco e sulle piste riservate (e non parliamo delle SEVERISSIME leggi sull’evasione fiscale).
TI RISULTA che servano?
Mettiamo fuorilegge il pitbull, eccome sì: chi mandiamo a sequestrarlo (e a farlo fuori, non penserai di mettere su ricoveri a spesa pubblica per belve feroci)? Già adesso che cui sono le LEGGI sulle museruole, quante ne vedi?
Il problema è che un decimo di secondo dopo l bando dei pitbull arriverebbero i fazzifabi di turno con l’ospite Grande Professore Psicologo che ti spiega che i punkabbestia bisogna capirli, la mamma non li coccolava, a scuola non leggevano i classici e poi li ha rovinati la DAD.
R
va bene hai ragione tu, lasciamo tutto come sta, ma guarda che io qui sopra scrivo le leggi ci sono ma nessuno le fa rispettare, ma tu leggi anche quello che scrivo io o leggi solo quello che scrivi tu?
E tanti paesi hanno messo fuorilegge quindi non li vendono e chi li detiene li deve consegnare alle autorità. E poi quello che ne fanno non mi interessa.
Esiste un’anagrafe canina, basta sfogliarla e chi non si presenta andarlo a trovare. Così finirà che non possiamo neppure più uscire di casa. Oltre la lamentela Alberto, trova anche la soluzione, qualche volta. E i Fazzifabi di turno rovinano la società, basterebbe non ascoltarli. Io non li ascolto.
Qui siamo ancora all’antocamera della soluzione.
Non ci sono neppure le leggi.
Se non facciamo almeno quelle non partiamo mai.
Hanno creato la fattispecie dell'”omicidio stradale”. E’ tempo di creare la fattispecie di “omicidio tramite animale”.
La polizia esita, ma la magistratura ci va giù pesante.
Per questa soluzione non servono i controlli; si interviene a posteriori, e i proprietari disinvolti se la faranno sotto.
R
sono d’accordo. Ma bisogna prevenire, non m’importa molto che vengano messi in galera i proprietari ma che i loro cani non mi azzannino e per fare questo bisogna prevedere controlli specifici e accurati. Inoltre multe salate tipo mille euro, se il cane è senza museruola e col collare a strascico. Divieto di allevare e vendere cani pericolosi in Italia e per quelli che già ci sono, per esempio, obbligo di tenerli fuori da tutti i locali pubblici anche all’esterno altrimenti multe salate a tutto spiano. Insomma i comuni e il governo si devono attivare, la situazione si sta facendo paradossale e ogni giorno dobbiamo sentire casi come quello citato. Basta, davvero BASTA!
Fino a che questa moda non passa.
La soluzione ce l’ho eccome, anzi più di una, una per ogni problema del mondo, dal più cretino al più grave. Israele, Ukraina, crisi energetica, cambiamenti climatici, eccessivo uso dell’autotune e guida col cellulare, aspetta che divento Imperatore Planetario e in un paio di giorni (devo anche dormire, ogni tanto!) ti risolvo tutto.
Nel frattempo potrebbe essere utile riscuotere le multe, incarcerare e TENERE DENTRO i delinquenti, sequestrare auto, pitbull e cellulari a norma delle leggi vigenti.
Troppo semplice e banale, vero?
PS Ma DAVVERO credi che tutti i cani siano iscritti all’ anagrafe canina? Anche i pitbull allevati dagli zingari e usati dagli spacciatori? Anche i bastardoni nelle fattorie e nelle villette dell’ hinterland, anche i ferocissimi cani a guardia dei capannoni?
Mariagrazia, avrei un ponte da venderti in California, a San Francisco… O preferisci una fontana a Roma?
R
ma vai va…
Dimenticavo …
Divieto di usare imbracature di vario tipo per tenere il cane al guinzaglio. Quelle imbracature sono più adatte per tirare la slitta, perché permettono al cane di sviluppare il massimo della trazione.
Il guinzaglio deve essere attaccato ad un semplice collare come si usava una volta, in modo che, se il cane tira, si senta strozzare.
https://drive.google.com/file/d/192VnqKtx3dlxrwVV00NcuOQCdOoVSTJL/view?usp=sharing
R
si, eccone solo uno ma emblematico.
Io non sono così pessimista sul rispetto delle regole.
Quella della raccolta delle cacche, sorprendentemente, viene osservata almeno al 90% a Roma, il che è tutto dire.
Alcuni divieti pesanti, come quello del fumo negli uffici e nei locali pubblici viene osservato.
Bisogna cambiare mentalità.
Bisogna chiarire che l’amore per gli animali non significa detenerli e imporli a chi non ne ha.
Si può amare anche un animale piccolo, come un gatto. Non servono mastini e pitbull.
Bisogna far capire che chi provoca la morte di un altro tramite il proprio cane si deve sentire un assassino, e non un padrone distratto.
Intanto creiamo la nuova fattispecie di omicidio tramite animale, e cominciamo a fare le statistiche progressive come per i femminicidi e gli incidenti sul lavoro!
Qualcosa si muoverà.
Lenzini, hai portato proprio due esempi calzanti, soprattutto gli incidenti sul lavoro! Oltre mille morti solo nel 2023, in aumento quest’anno, anche qui leggi avanzatissime e ispettori pochi e malpagati – e sui femminicidi, con tutte le leggi e le marce e i braccialetti elettronici siamo sempre circa sugli stessi numeri, e se c’è una diminuzione, perchè semba esserci grazie al Cielo, è perchè le donne cominciano a capire quando sta arrivando la buriana MEGLIO di qualche anno fa, non certo per le statistiche!
Le leggi non funzionano quando dimostri che chi le osserva è virtuoso, e neppure quando dimostre che sono giuste: funzionano quando la gente capisce che GLI SERVONO – oppure quando le applichi con tale rigore e tali MULTE che non osservarle diventa dispendioso.. Non perchè servono alla popolazione, cittadinanza, comunità: quando sono vantaggiose INDIVIDUALMENTE. Se non si fuma al ristorante nessuno si sente “migliore”, soltanto senti meglio il gusto del cibo; se raccogli le cacche è perchè ne pesti di meno anche TU. Le cinture di sicurezza vengono indossate perchè si vedono e se non ce le hai ti sgamano subito, il cellulare sulle ginocchia invece non si vede e comunque non lo multano perchè anche il vigile è sul gruppo uozzàp, e i risultati li sappiamo.
Purtroppo quando il “senso civico” latita – ossia, in Italia, quasi sempre- devi investire in sorveglianza: ma fatta bene, puntuale (Beccaria docet), inoppugnabile, non piantare autovelox fuori norma a membro di segugio perchè il Comune deve pagare gli stipendi, poi arrivano i Fleximan…
Gli incidenti sul lavoro sono un falso problema cavalcato dai sindacati. Una ventina di anni fa erano il triplo. Ora sono arrivato allo zoccolo fisiologico.
Quando mai la gente può rischiare di morire, se non quando lavora o quando guida la macchina? Il resto delle giornate lo passiamo in casa, al bar, al cinema, a fare sport, a fare shopping, e non rischiamo niente. E’ una questione di statistica.
Inoltre un buon 30% degli incidenti in statistica sono in itinere, cioè andando o venendo dal posto di lavoro, perché li gestisce l’INAIL, e molti altri sono incidenti stradali con i mezzi dell’azienda. Gli incidenti non stradali, e quindi professionali e riducibili con i controlli e la prevenzione sono meno della metà del totale.
R
mi dispiace Lenzini ma la sua analisi è piuttosto cinica e non tiene conto dei quasi tre morti al giorno (solo quelli denunciati)
https://www.vanityfair.it/article/primo-maggio-in-italia-tre-morti-al-giorno-sul-lavoro#:~:text=La%20data,la%20rivolta%20di%20Haymarket%2C%20Chicago.
Le sembrano pochi? A me sembrano tantissimi e sono dovuti, nella quasi totalità dei casi, alla mancata osservanza delle norme di sicurezza da parte dei datori di lavoro.
UN incidente stradale può capitare ma morire perché si è andati a guadagnarsi la vita, magari con un lavoro duro e sottopagato è inaccettabile e l’ispettorato del lavoro dovrebbe fare più controlli e le politiche del lavoro, da decenni alla deriva, andrebbero focalizzate anche su questo punto a mio parere dirimente.
E’ vero che, quando è stato sciolto l’ENPI, un ente che era molto efficiente, e le competenze sono passate alle ASL, non si fanno più controlli.
Purtroppo la maggior parte degli incidenti sul lavoro veri e propri, esclusi gli incidenti stradali, non sono dovuti alla mancata osservanza delle norme di sicurezza da parte del datore di lavoro, ma da parte del lavoratore.
Da parte del datore di lavoro è facile dare disposizioni rigide, ma osservare le norme di sicurezza è macchinoso, scomodo, ripetitivo, e i lavoratori si scocciano e, quando il datore di lavoro non è presente, cercano scorciatoie.
E i pochi controlli che si fanno si fanno al datore di lavoro, e mai ai lavoratori. Per esempio, l’etilometro per chi svolge lavori in quota o altre condizioni pericolose sarebbe opportuno. Io ho visto spesso i muratori pranzare bevendo vino in abbondanza e poi salire sui ponteggi.
R
ma bravo! peso tacon del sbrego, anche lei però a rigirare frittate ha un master, dia la colpa ai lavoratori, bravo, tanto i morti non protesteranno!
Mi creda, non è cattiveria o cinismo. E’ esperienza, e, in questo campo, ne ho maturata parecchia quando lavoravo.
Se lei parla con qualcuno del ramo le dirà che, ormai, la maggior parte degli incidenti sono dovuti a distrazione e trascuratezza.
Così come la maggior parte degli incidenti stradali sono imputabili al conducente e non alle condizioni della strada.
E’ un fatto che il numero degli incidenti mortali si è attestato su uno zoccolo duro (un migliaio all’anno) che non si riesce ad erodere.
Per questo bisogna agire su tutti i fattori di rischio e non solo sulle condizioni di lavoro.
Per me le strade che non sono state ancora battute abbastanza sono:
1) La precarietà e i subappalti. Se un lavoratore passa da un lavoro a un altro con troppa frequenza, non impara mai a lavorare bene e in sicurezza. I mestieri manuali sono difficili da imparare, più di quelli intellettuali.
2) Si devono fare controlli in maniera sistematica e sul posto, come quando c’era l’ENPI, e non solo controllando burocraticamente i piani di sicurezza e le autocertificazioni.
3) Dopo aver regolamentato i doveri dei datori di lavoro, bisogna regolamentare anche i doveri dei lavoratori. Non bisogna andare la mattina al lavoro dopo una notte di baldoria (un muratore che fece una ristrutturazione per me mi confidò che aveva passato una notte fantastica con una ragazza e non avevano dormito mai). Non bisogna bere alcolici, né tanto meno assumere droghe se si fanno lavori pericolosi.
I controllori, se riscontrano inosservanze, devono multare sia il datore di lavoro che il lavoratore. Altrimenti il lavoratore non è motivato a rispettare le regole se non ci crede.
E bisogna sottrarre il problema al monopolio dei sindacati, che, più che lavorare per risolverlo, lo cavalcano.
R
ecco, ora ragioniamo. Creda, io non parlo mai di me ma qualcosina so anch’io in materia. Ma sono d’accordo su quasi tutti i punti ed è vero che ci sono molti lavoratori sconsiderati, come quello che lei cita, ma la maggior parte è vittima delle precarie condizioni della sicurezza sui luoghi di lavoro che molti datori di lavoro (certo non tutti) per risparmiare non rispettano, ma a farne le spese sono sempre quelli che ci restano i datori di lavoro quasi sempre se la cavano adducendo scuse ridicole.
La sicurezza non si migliora trovando i colpevoli ma individuando le cause. E’ il criterio fondante degli organismi per la sicurezza del volo, per esempio. Portare in tribunale il pilota ubriaco non migliora la sicurezza dei passeggeri, attaccare un etilometro al sistema di avviamento (esempio a caso) SI.
Correre dietro al cattivo è gratificante, ma è anche il sistema più economico e mediaticamente fruttuoso per evitare di affrontare il problema.
R
beh, magari comincia tu ad individuare le cause visto che tu non corri dietro al cattivo, spiegaci come si fa per non avere cosi tanti morti sul lavoro ogni giorno. Una delle cause e non l’ultima secondo me è l’avidità del profitto massimo ad ogni costo, la precarietà che ha fatto del lavoro un “posto” per esseri “usa e getta” e ci sarebbe molto altro da dire ma mi scuoce il riso.
Piloti ubriachi? ma secondo te sopravvivono? E se sopravvivono li lasciamo liberi di andare a far precipitare il prossimo? Ma che dici? Ma di che “gratifica” parli? sempre con questa storia che se si parla di qualcosa si ha qualche motivo di interesse…guarda che non sono Chiara.
Piloti, autisti di bus, tranvieri, ubriachi e/o fumati o cocati… un fiume in piena, a leggere la cronaca. Oddio, piloti di linea di compagnie importanti pochi, ma sono anche controllati in maniera asfissiante, dopo un paio di incidenti catastrofici di anni fa.
R
mamma…mi passa davvero la voglia anche solo di andare a fare la mia quotidiana passeggiata intorno al quartiere (passano bus di ogni tipo) e di tapparmi in casa altro che viaggiare…si, viaggiare (???).
quanto ci manchi Lucio.
Aggiungerei, visto che siamo comunque in tema di sicurezza, che il mondo del lavoro è cambiato molto negli ultimi 50 anni.
Oggi non si muore sul lavoro come ai tempi dell’ILVA di Taranto.
Oggi le grandi aziende si sono organizzate.
Oggi si muore soprattutto nelle aziende piccole o piccolissime (e la piccolezza è incentivata dal fatto che sotto i 15 dipendenti non vale l’art. 18), e soprattutto lavorando in un ambiente che non è gestito dal datore di lavoro, come in tutti gli interventi di manutenzione. Spesso tra le vittime c’è lo stesso titolare della ditta.
Per esempio, nei casi recenti della centrale idroelettrica e della vasca di decantazione dei rifiuti, del crollo del tetto di un capannone. La ditta, spesso costituita dal titolare e pochi dipendenti, si trova ad operare in un ambiente che non conosce e di cui non può prevedere con certezza i pericoli.
Non è come gestire il lavoro in fabbrica.
In queste ditte piccole c’è poca cultura della sicurezza. Il titolare non sfrutta i dipendenti; spesso i lavori più ingrati li fa lui stesso.
In ditte del genere non si fanno corsi sulla sicurezza e anche la conoscenza delle norme è carente.
Questa miriade di ditte minuscole, senza una sede di lavoro perché lavorano sempre presso altri, spesso con dipendenti in nero, sono praticamente invisibili ai fini di eventuali controlli, anche se le ASL si decidessero a farli.
Per cercare di risolvere queste problematiche bisognerebbe fare dei corsi di antinfortunistica gratuiti e obbligatori, organizzati dalle Regioni o dagli stessi sindacati, che spenderebbero meglio le loro energie e la loro competenza, invece di manifestare con inutili scioperi di protesta contro non si sa chi.
Bisognerebbe anche pretendere che, quando qualcuno chiede di aprire una ditta, tra i requisiti, abbia fatto un corso di antinfortunistica.
In sostanza bisognerebbe analizzare bene i dati e mettere a fuoco i problemi attuali, che non più sono quelli della grande industria degli anni ’70, anche se molti, dai sindacati allo stesso Presidente della Repubblica, sembra non si siano resi conto dei cambiamenti e continuano ad indignarsi senza cercare di capire.
R
non credo che non conoscano le problematiche è che sono troppo problematiche ed evitano di parlarne. Il mondo del lavoro è stato distrutto dalle ultime politiche che nei decenni passati, hanno depauperato un capitale di esperienza, prima usando l’art.18 come una clava (grazie al Job’s act) poi miniaturizzando le aziende medie o grandi in tanti comparti dove nessuno sa cosa fa perché non ha il tempo per acquisire l’esperienza necessaria per conoscere a fondo i pericoli insiti in tutti gli ambienti di lavoro. Troppa superficialità nelle politiche scellerate che hanno permesso la delocalizzazione e la esternalizzazione creando così dei vuoti enormi nelle competenze e professionalità a scapito sia della produttività che della sicurezza.
Visto che sono mancato per 10 giorni (ero in viaggio), mi prendo un altro po’ di spazio per introdurre una nota di colore.
Tanti anni fa, con i miei amici del liceo stavamo giocando a fare i Tarzan. Tra gli altri giochi avevamo passato una corda sopra una trave e fatto un’asola ad una estremità.
Ci sedevamo nell’asola, come in un’altalena, e, tirando l’altro capo della corda, ci sollevavamo da soli fino all’altezza della trave. (se non si capisce posto un disegnino)
Tra le varianti c’era quella di stare in piedi sull’asola invece di sedercisi all’interno.
Una volta mi scivolarono via i piedi e mi ritrovai appeso al nulla. E caddi in caduta libera.
Non mi feci troppo male ma ci rimasi come un cretino perché non mi ero reso conto di essere appeso a me stesso.
Ebbene, una volta, dalla finestra, vidi un operaio edile cadere allo stesso identico modo giocando con un paranco per sollevare i materiali al piano dove lavoravano.
A volte non ci rendiamo conto di commettere errori grossolani, quasi come segare il ramo dove siamo seduti, e, per non farli, ci vuole tanta esperienza e tanta attenzione. Bisogna imparare il mestiere.
R
lei è stato fortunato, l’operaio incosciente ma non c’entra sempre l’inesperienza ma forse la troppa confidenza in se stessi, anche questo è un punto da considerare, ma nelle normative antinfortunistiche ci sono regole che vanno seguite e fatte rispettare dai capi squadra e nel contempo anche sistemi per rendere più difficile ogni sorta di azzardo.