Dopo una decina di giorni di pioggia incessante e battente, nel prato antistante la strada nei pressi di casa mia, si è formato un laghetto. Dapprima il piccolo fossato che scorreva lungo la strada e delimitava l’area verde adibita dal Comune a parco pubblico, si era ingrossato e tracimava sulla strada e nell’erba, poi, col passare dei giorni, l’acqua che non trovava sfogo lunga la strada leggermente in pendenza, si è riversata sul prato formando una larga pozzanghera che col passare dei giorni diventava sempre più estesa.
La fila di grossi e maestosi carpini che corre lungo il ciglio del fossato è stata compresa dentro questa improvvisata e quasi magica area lacustre e ora gli alberi si specchiano e risorgono dall’acqua come se ci fosse sempre stata ed è uno spettacolo guardarli riflessi mentre le grosse radici riaffiorano qui e la e i rami ancora spogli ma carichi di gemme, si irradiano tutto intorno.
In quel parco ci vado spesso a camminare, è prospicente le case ma si è salvato miracolosamente dalla speculazione edilizia ed è una piccola oasi in mezzo al cemento. Il quartiere è residenziale e ci sono ville e villette con giardino e tutta l’area è comunque verde perché i giardini delle case sono rigogliosi, ben tenuti e curati. Ma col tempo molte case sono state abbattute ed al loro posto sono cresciuti piccoli agglomerati di condomini e case a schiera e molti giardini sono spariti.
Quel prato comunale è una delle poche aree ancora non coperte da cemento ed è, specie in primavera una piccola oasi di felicità Molti ci portano a pascolare i cani, anche di grossa taglia e devo sempre fare molta attenzione a non passare di la quando sono liberi e spesso i padroni li sciolgono dai guinzagli e li lasciano scorrazzare anche se sarebbe proibito. ma quante cose in Italia sono proibite ma gli italiani le fanno lo stesso? Anzi, pare che le proibizioni negli italiani scatenino la voglia di trasgressione. Insomma, a parte i cani, quel piccolo angolo di paradiso, da area verde con alberi, anche da frutto, delizioso alla vista e prezioso per ritrovare un minimo contatto con la terra dove, in giornate come queste di flebile inizio di primavera, posso perdermi la vista tra ciuffi di tenera erba frammista a commoventi ranuncoli e nontiscordardime o “scarpette della Madonna” e margherite che prepotenti si insediano dovunque disseminando il prato di macchie bianco/ dorate, si è trasformato in parte in un laghetto “dorato” per il riflesso dei raggi di sole che penetrano attraverso la fitta rete di rami dei carpini.
Poi, come per magia, ieri sono comparse due meravigliose anatre, una splendida coppia di quegli animaletti cosi graziosi e colorati che nuotano felici di questa nuova “casa” che la pioggia torrenziale di questi giorni gli ha miracolosamente fornito. E se ne vanno su e giù in quello spazio improvviso fendendo l’acqua e “discorrendo” tra loro, alla ricerca di cibo a pelo d’acqua o anche affondando il becco ritmicamente in una specie di danza molto particolare e divertente da guardare. E chi passa si ferma ad ammirare quello spettacolo improvvisato come guarderebbe degli artisti da strada e resta rapito per un attimo dalla meraviglia che la natura, dall’uomo spesso cosi ignorata e bistrattata, può offrire con cosi pochi ingredienti: l’acqua, un prato e qualche animaletto attirato da quello specchio improvvisato e invitante.
Non so quanto durerà, non credo molto, ma fino a che c’è ci passo e mi ci perdo sentendomi parte di esso, un po’ anatra anch’io e con la gioia di una bambina scivolo con l’immaginazione su quell’acqua piovuta dal cielo che ha cambiato, almeno per qualche giorno la monotonia di una prospettiva che pareva immobile e che ora si è trasformata in qualcosa che mi da la netta percezione che anche le cose del mondo possono cambiare da un giorno all’altro senza preavviso e non sempre in peggio. Ed è una sensazione che mi conforta: dopo la pioggia, anche tanta pioggia, torna sempre il sole. Sembra banale, ma è una delle tante piccole verità che scopri d’improvviso come se fosse la prima volta e ti sembrano, inaspettatamente, una “novità”.
Lei sa apprezzare e vivere la natura, ed è una persona fortunata.
Molti cittadini, e, purtroppo, molti amministratori, non apprezzano la natura e parlano di aree abbandonate o degradate, e non vedono l’ora di entrarci con motoseghe e ruspe per trasformare la natura in un giardino.
La biodiversità è una parola abusata quanto incompresa. Per avere biodiversità, cioè tante specie di animali e di piante, la migliore soluzione è non fare niente, perché ci pensa la natura ad occupare e rendere vive le aree che noi lasciamo in pace. Cioè le aree dove noi lasciamo crescere i cespugli sempreverdi dentro cui si riproducono piccoli uccelli, rettili e insetti invece di raderli al suolo lasciando solo gli alberi di alto fusto.
Purtroppo anche la gestione del verde è un business e tante impresette traballanti corteggiano i Comuni per avere appalti per potature, pulizia del sottobosco, raccolta foglie con macchine strepitanti, e altri interventi perfino più invasivi, che chiamano “riqualificazione”.
Il Comune di Roma sta avviando progetti di urbanizzazione delle rive del Tevere per un valore di diversi milioni, che distruggeranno quel po’ di biodiversità che c’è a vantaggio di piste ciclabili, aree picnic, parcheggi, aree ginniche ed altre attrazioni che richiameranno folle di cittadini vocianti, con riduzione delle specie vegetali presenti e fuga in massa degli animali.
Dando sfogo alla fantasia, quella due anatre che felici nuotano nello stagno improvvisato, potrebbero rappresentare una delle coppie salvate da Noè dal diluvio universale, destinate a dare nuova vita al mondo. Che sia davvero così?
R
come no? della serie…apres nous le deluge.
A proposito di laghetti…
R
Grazie Luigi, che meraviglia…