Non uno di più

Non ricordatemi che domani è la Festa della donna. Solo nel 2023 la “festa” alla donna gliela hanno fatta e bene in 120 casi di femminicidio e non so e neppure vorrei sapere quanti casi di violenze.

Lasciamo perdere, soprassediamo, andiamo oltre. Ne abbiamo avuto abbastanza di feste delle donne, di ipocriti trafiletti sui giornali su quanto siamo uniche e rare e imprescindibili e a volte imprendibili, su quanto la nostra presenza sia preziosa, insomma su quanto siamo amate una volta l’anno (per finta) e odiate il resto dell’anno.

Magari non tutte e non sempre ma in buona sostanza non siamo poi viste tanto di buon occhio come vorrebbero farci credere l’8 di marzo di ogni anno. Basti leggere le cattiverie gratuite sulla premier Meloni presa di mira da tutti i punti cardinali, soprattutto perché da donna ha pensato bene di voler guidare il Paese. L’Italia non è mai stato un paese per donne figuriamoci un paese per donne premier.

Perciò “ragazze” domani non fate la fila nelle pizzerie col tacco dodici cosi scomodo per ingrassare ( voi stesse e…) qualcuno che dopodomani magari potrebbe violentarvi per la strada. Lasciate perdere, fate altro. Pensate, leggete, studiate, imparate, camminate, cantate, ballate, sognate…

E non “pensatevi libere” ma siatelo nei modi che vi suggerisce la vostra testa, Senza dipendere da nessuno o nessuna. E festeggiatevi tutti i giorni con la consapevolezza che non avete bisogno che nessuno vi faccia ipocriti complimenti una volta l’anno per bistrattarvi per tutto il resto dei vostri giorni. Non permettete che la Festa della donna diventi un pretesto per prendervi in giro, uno in più. Anzi non diamone più. pretesti, a nessuno mai più per prenderci in giro. Non uno di più!

PS: Ovviamente i pizzaioli sono brave persone tutti, fino a prova del contrario era solo un paradosso per rendere meglio l’idea del consumismo insito in questa ricorrenza.

25 commenti su “Non uno di più”

  1. Il padre della povera Giulia ha presentato oggi il suo libro tenendo una “lezione” in streaming alla Sapienza di Roma.
    Tanto “attivismo” da parte di un padre che ha perso un figlia in quel modo mi risulta incomprensibile.
    Mi dispiace Gino, con tutto il rispetto non mi ispiri simpatia.

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    • Ho notato che il signor Gino Cecchettin e’ stato un protagonista della puntata di Che Tempo Che Fa del 3 marzo, la stessa a cui ha partecipato anche Chiara Ferragni.
      Ha in seguito presentato il suo libro “Cara Giulia” alla Speranza di Roma, come da lei sottolineato, e poi al teatro Verdi di Padova. Concordo con lei: Tanto “attivismo” e’ davvero incomprensibile.
      Non vorrei sembrare cinico, ma mi azzardo a quotare da “The Temple”, un poema inglese del 1633 di George Herbert, “The brags of life are but a nine days wonder;…” (Le bravate della vita non sono altro che una meraviglia di nove giorni). In pratica, “un fuoco di paglia”.
      R
      Lei crede? Guardi qui, abbiamo la lista (solo provvisoria) delle attività con annessi e connessi di questo padre protagonista e delle sue esternazioni pubbliche, ormai un mito. Ma come è stato possibile? Credo che questo signore non sia intenzionato a lasciare le luci della ribalta, a dispetto delle sue affermazioni nelle quali si dice “votato alla causa”, ma a quale, viene davvero da chiederselo.

      https://www.donnamoderna.com/news/attualita/gino-cecchettin-potevo-parlare-di-piu-con-giulia
      ed ha anche avuto la telefonata del Papa…

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  2. Notare, per favore la data dell’articolo seguente: 16.1.2024:
    https://www.elle.com/it/magazine/women-in-society/a46404926/femminicidi-2024-dati-preoccupati-uccisa-una-donna-ogni-due-giorni/

    ma questo è molto attuale:
    https://www.agi.it/cronaca/news/2024-03-08/8-marzo-violenza-donne-omicidi-reati-codice-rosso-25602829/

    dunque il “minuto di rumore” voluto dalla sorella di Giulia e l’attivismo spasmodico del padre, non hanno certo fermato i femminicidi e neppure le violenze, lo stalking e via dicendo. Da da pensare invece che alcuni decerebrati abbiano affermato (e sono stati denunciati): ” ti faccio fare la fine di Giulia”.

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  3. Il minuto di rumore e il continuo puntare il dito sugli “uomini” si rivolgono alla platea sbagliata. Coloro che sono interessati ad ascoltarli sono gli stessi che ne condividono i contenuti, e sono la maggioranza. Invece bisognerebbe fermare i criminali, cioè coloro che colpiranno domani, con le buone o con le cattive. La lotta a “patriarcato” serve fino ad un certo punto: non è che un signore convinto che debba essere la moglie a lavare i calzini sia automaticamente un potenziale killer. Serve a farsi belli, ad essere dalla parte giusta facendo poca fatica. L’educazione delle nuove generazioni produrrà il suo effetto fra 10/15 anni, cioè fra atre 1500 vittime. Il prossimo assassino va fermato adesso.
    Invece di perdere tempo a spiare i conti correnti dei vip, perché non mettono in giro qualche braccialetto elettronico (funzionante) in più?

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  4. Anche Matterella inizia il suo discorso citando Giulia Cecchettin, ma perché allora non Sara Baratin uccisa solo qualche giorno fa con 20 coltellate dal compagno che si è poi suicidato nel Bacchiglione? Sara lascia una figlia di 15 anni che ora è orfana di entrambi i genitori, perché non parlare di lei e lasciare la povera Giulia finalmente riposare in pace? Eppure Sara è stata uccisa a pochi chilometri da dove abitava Giulia, nel padovano, ma la morte di Sara non ha avuto neppure un millesimo del rilievo mediatico dato a Giulia che continua a campeggiare come simbolo di tutte le donne morte ammazzate. Ma perché farne un simbolo di questo terribile e mostruoso fenomeno? Perché lei e non tutte? Lei non può essere rappresentata come simbolica perché ognuna ha la propria storia degna di essere narrata e cosi facendo si fa un torto alle tante altre ragazze o donne che vengono uccise quasi quotidianamente.
    Nominare sempre Giulia e metterla sempre ben in evidenza distoglie l’attenzione da ogni altro caso anche recente e non lo trovo giusto.

    Giulia voleva vivere e non diventare un simbolo, un libro, o continue comparsate pubbliche del padre che tra poco uscirà dalla finestra del Vaticano a parlare del suo libro scritto da un illustre sconosciuto che non lo sarà più grazie a lei ed al padre che lo ha firmato e lo pubblicizza come “suo”, a tempo di record. Lasciatela in pace, togliete i manifesti, non usatela per scopi altri che diffondere la necessità di fermare la strage,
    Gino non inflazionare i media, ormai hai reso bene il tuo messaggio, abbiamo capito. Quello che non capisco è come si possa arrivare a questa costante esibizione di sé e come media e istituzioni pubbliche possano essere tutte concentrate su di lui.
    Un eccesso di protagonismo che forse Giulia non avrebbe apprezzato affatto.

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    • Gino Cecchettin si affida all’agenzia di comunicazione Andrew Nurnberg Associates di Londra, che tratta scrittori ed autori di fiction, tramite l’agente Barbara Barbieri, rappresentante della filiale ANA Milan aperta nel 2024, per la diffusione del suo libro “Cara Giulia” anche al di fuori del Bel Pese ed “i cui proventi serviranno a finanziare una fondazione a sostegno di progetti contro la violenza di genere”, come riportato da Il Resto del Carlino. Nel presentare il suo libro al teatro Verdi di Padova ha parlato anche della telefonata ricevuta dal papa. Ha poi chiosato:
      “…Io ho un rapporto con i “piani sopra” un po’ equivoco, ma per quanto uno non ci creda, lui rappresenta due miliardi di persone. Quando senti le sue parole senti due miliardi di persone che ti danno una pacca sulla spalla e ti sostentano. Questo è un dono…”. Sempre secondo il giornale bolognese, i proventi di questo libro serviranno a finanziare una fondazione a sostegno di progetti contro la violenza di genere.
      La fondazione, a cui Gino Cecchettin si riferisce, verserà i proventi del libro, “…aiuterà le associazioni già presenti, farà formazione nelle scuole con un team di professionisti. Penso anche a borse di studio e case rifugio. Sono appena stato dal notaio che gestirà i fondi donati per il funerale di Giulia. Tutto verrà veicolato attraverso il consiglio di amministrazione”.
      “Honni soit qui mal y pense”, pourtant…
      Le luci della ribalta attraggono quasi sempre come gli specchietti per le allodole, con un caveat pero’: c’e’ il rischio di venire impallinati. Vedi il caso Ferragni.
      R
      si, tutto molto bello e alla luce del sole, ma non spiega come una persona del tutto normale sia riuscita in cosi poco tempo e col dolore che deve provare a smacchinare tanta “propaganda” e a ottenere tutte quelle porte spalancate: parlare alla Sapienza non è una cosa che viene concessa al primo che passa, la Rizzoli prima di pubblicare qualsiasi cosa la passa ai raggi gamma… e dove va gli stendono la corsia…un po’ troppo per uno che ha perso una moglie e una figlia (in quel modo) una dopo l’altra. E anche quella frase sulla Fede, mi sembra ostentazione di egocentrismo.

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  5. Sono d’accordo con Mauro che le campagne in corso contro il femminicidio e contro il patriarcato sono inutili, se non controproducenti.
    Ai potenziali violentatori e assassini gli entrano da un orecchio e gli escono dall’altro e certamente non gli faranno cambiare idea sulle donne.
    Chi ascolta questi messaggi, e se ne compiace, invece, non avrebbe nessun bisogno di ascoltarli perché sfondano una porta aperta.
    Anch’io non credo che la mentalità patriarcale sia l’anticamera del femminicidio, e, personalmente, non credo neppure che le molestie siano l’anticamera dello stupro.
    Sono due popolazioni diverse di uomini e queste iniziative si rivolgono a quella “innocua” mentre per quella pericolosa ci vorrebbe tutt’altro.

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  6. Tre diversi modi di celebrare la donna, come sposa, come madre, come amante

    “Donna, dell’alma mia parte più cara,
    Perché muta in pensoso atto mi guati,
    E di segrete stille
    Rugiadose si fan le tue pupille?
    Di quel silenzio, di quel pianto intendo,
    O mia diletta, la cagion. L’eccesso
    De’ miei mali ti toglie
    La favella, e discioglie
    In lagrime furtive il tuo dolore…
    (“Pel giorno onomastico della mia donna Teresa Pikler”
    Vincenzo Monti)

    “Mater dulcissima, ora scendono le nebbie,
    il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
    gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve;
    non sono triste nel Nord: non sono
    in pace con me, ma non aspetto
    perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
    da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
    come tutte le madri dei poeti, povera
    e giusta nella misura d’amore
    per i figli lontani. Oggi sono io
    che ti scrivo.» – Finalmente, dirai, due parole
    di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
    e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore
    lo uccideranno un giorno in qualche luogo. –
    «Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
    di treni lenti che portavano mandorle e arance,
    alla foce dell’Imera, il fiume pieno di gazze,
    di sale, d’eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,
    questo voglio, dell’ironia che hai messo
    sul mio labbro, mite come la tua.
    Quel sorriso m’ha salvato da pianti e da dolori.
    E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
    per tutti quelli che come te aspettano,
    e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
    non toccare l’orologio in cucina che batte sopra il muro
    tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
    del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
    non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
    Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
    morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater”.
    (“Alla madre”
    Salvatore Quasimodo)

    “È un amore impossibile” – mi dici.
    “È un amore impossibile” – ti dico.
    Ma scopri che sorridi se mi guardi,
    e scopro che sorrido se ti vedo.
    “Di notte” – tu confessi – “io ti penso…
    Ti penso giorno e notte, e mi domando
    se stai pensando a me, mentre ti penso.
    … La società, le regole, i doveri…
    ma tremi quando stringo le tue mani. ”
    “Meglio felici o meglio allineati? ”
    – Ti chiedo. –
    E il tuo sorriso accende il giorno,
    cambiando veste ad ogni mio pensiero.
    “Questo amore è possibile” – ti dico.
    “Questo amore è possibile” – mi dici.
    (Properzio)

    R

    ma che belle ! Grazie.

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  7. Volevo ricordare, tra le tante discriminazioni di cui sono vittime le donne, una delle più comuni, a allo stesso tempo, più odiose, e che potrebbe essere risolta con un minimo di buona volontà.
    Mi riferisco alla regola che vieta alle donne di utilizzare il bagno degli uomini, così come in Sudafrica era vietato ai neri di usare il bagno dei bianchi.
    Ho visto più di una volta file chilometriche di donne in fila per andare al bagno dedicato a loro mentre quello per gli uomini era libero.
    Alcune di queste poverette saltellavano o stavano in posture strane per resistere.
    E per risolvere questa vergogna bastrebbe veramente poco: basterebbe togliere la figurina dalle porte. In qualche ristorante ho notato che lo hanno già fatto. Qualcosa comincia a muoversi.

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    • Lenzini, ora la zia ti spiega…
      Stante la carenza di pisello, alle donne riesce difficile pisciare contro un muro in un orinatoio come fanno gli ometti. In più credo che non apprezzerebbero di mostrare le pudenda ad estranei come fanno di sottecchi gli uomini sperando di averlo più maestoso del compagno di pisciata. Capisco che ormai si veda discriminazione e patriarcato ovunque, ma non cadiamo nel ridicolo. Anche le gare a chi piscia sulla moneta, popolari tra ragazzini prima che la tecnologia eliminasse lo stare insieme, sono precluse alle ragazze, ma non per malvagia volontà di esclusione.
      In quelle situazioni relativamente “lussuose” dove si dispone di water con seduta e porta con chiave le divisioni non ci sono, come da tempo immemorabile accade sui treni.
      @Luigi: è sicuramente l’idea di un uomo, e anche scemo. I problemi di igiene nel cavalcare a contatto di interno coscia un aggeggio ceramico a disposizione del pubblico mi rivoltano già lo stomaco – e infatti l’aggeggio lo vedi su Wikipedia, non negli autogrill.
      R
      Avevo evitato di commentare entrambi i commenti perché l’unica cosa che mi veniva da dire poteva solo essere: Mamma mia…ma ora Alberto con questo commento piuttosto goliardico ma simpatico (mi ha fatto ridere), ha supplito a quella mia esclamazione (non esclamata)!

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      • @Albero Nencioni.
        Qui sotto la traduzione ricavata tramite “Google Translate” del primo paragrafo della spiegazione di Wikipedia al riguardo di FUD:
        “Un dispositivo per la minzione femminile (FUD[1]), un dispositivo per la minzione personale (PUD), un ausilio per la minzione femminile o un dispositivo stand-to-pee (STP) è un dispositivo che può essere utilizzato per indirizzare con maggiore precisione il flusso di urina mentre si urina in piedi verticale. Le variazioni vanno dagli imbuti usa e getta di base ai design riutilizzabili più elaborati. I dispositivi personali per la minzione sono diventati sempre più popolari a partire dagli anni ’90. Sono utilizzati per occupazioni e attività ricreative all’aperto, per l’affermazione/sicurezza di genere e per motivi medici”.
        Quindi dovrebbe essere chiaro che la signora dello foto di testata di Wikipedia stava usando di sicuro uno di questi dispositivi.
        Il Shewee fu inventato da Samantha Fountain nel 1999 e fu il primo FUD disponibile sul mercato:
        https://www.shewee.com/about-us
        Questo dispositivo si puo’ trovare in farmacia, ma puo’ essere pure ordinato online via Amazon:
        https://www.amazon.co.uk/shewee/s?k=shewee
        Wikipedia, se presa con le molle, puo’ dare molti spunti e riferimenti per approfondire ulteriormente l’interessamento del soggetto in questione.
        C’e’ chi si informa prima di scrivere e c’e’ chi scrive prima di informarsi.

        Rispondi
        • Caro Luigi, sarei curioso di capire COME la signora nella foto di Wikipedia stesse soddisfacendo le sue necessità urinarie SENZA abbassarsi le braghe, operazione che moglie e conoscenti con cromosomi XX mi confermano necessaria – abbassare la zip sembrerebbe insufficiente.
          Ciò di cui riporti la pubblicità è la versione “reinvento la ruota e la faccio pagare cara” dell’ umile e vetusto imbuto, ovvero della sua moderna versione di emergenza, ma non meno efficiente, della bottiglia di plastica tagliata a metà, utilizzabile anche per rabboccare il lavavetro sulla macchina – possibilmente con altro liquido.
          R
          vabbeh, comincia a farsi imbarazzante, lascio la replica a Luigi& Luigi, ma poi, signori, per favore, andiamo oltre…la pipì. Grazie.

          Rispondi
          • Forse sarebbe il caso di consultare questa influencer indiana.

            R
            Luigi, ma come siamo arrivati a questo? Ma che niente niente mi ha preso per la succursale di A…masson?
            Ho guardato tutto il video mi sono letteralmente scompisciata dalle risate.

            Ma se posso, da donna, dire la mia…a me me pare ‘na …ta. Non me ne voglia Luigi.
            Ora, per favore, cambiamo argomento, avete reso l’idea tutti. Grazie.

          • Chiaramente la mia era una parodia scherzosa.
            Comunque, non si vede perché i gabinetti pubblici debbano continuare ad avere quell’oscena fila di orinatoi, quando i bagni chiusi con porta sono più che sufficienti (al limite ne costruiamo qualcuno in più).
            Ricordo di aver trovato al ristorante in Germania e in Scozia, a Edimburgo, addirittura orinatoi senza divisori, che mi sembrano un invito all’esibizionismo.
            Il fatto che un uomo possa espletare le sue funzioni in maniera semplice risparmiando 30 secondi non giustifica la presenza degli orinatoi.
            Se vogliamo procedere seriamente verso la parità, anche questa piccola riforma può essere utile: per regolamento tutti bagni chiusi con porta e accesso unisex.
            A parte che, se parliamo di parità, non vedo come intravedere un organo maschile possa essere un elemento di allarme per una donna. Mica automaticamente scatta lo stupro?
            Il mio medico curante è una donna. Anni fa una cistoscopia me l’ha fatta una suora. Nelle saune e nei campi nudisti nessuno si allarma o si scandalizza.
            Anche questo è un tabù che ostacola la strada verso la parità di genere.
            Se ad un uomo piace guardare una donna nuda, non si vede perché una donna si debba sentire offesa dalla vista di un uomo nudo.
            R
            mah, questa commistione tra ospedali, bagni pubblici, suore infermiere, parità di genere, campi nudisti etc.etc.etc.mi perplime. Non sarà che il signor Lenzini ha esagerato con il nettare di Bacco?

          • La divisione fra i bagni dedicati alle donne e quelli per gli uomini non dipende da discriminazioni woke od ideologie gender oriented, ma una semplice costatazione igienica. In genere i maschi sono convinti di avere in mano un idrante che spesso agisce indipendentemente dal resto del corpo. Questo determina che intorno al sanitario si formino delle paludi acquitrinose popolate da alligatori. Ogni frequentatore successivo tende così ad effettuare la performance da una distanza superiore onde evitare di essere risucchiato dalle sabbie mobili. Tutto ciò non aiuta le signore che, per motivi prettamente anatomici, non possono attuare lo stesso tiro al canestro. Ergo la divisione.
            R
            Mauro, Mark Twain avrebbe riso come ho riso io e non avrebbe saputo essere più esplicativo della situazione, oltre che più comico.

          • Replico a Mauro. Con i bagni alla turca il problema igienico non esiste. Nei bagni pubblici si va per necessità, non per leggere comodamente il giornale.
            R
            ma che risposta sarebbe? Ma, per favore, vogliamo chiudere questo imbarazzante scambio di “vedute”? Grazie
            Lascio la replica a Mauro e poi, come avevo già chiesto, chiudiamola qui.

  8. Questo paese fa parte dell’Unione Europea!
    Causa alla Danimarca da parte delle donne indigene della Groenlandia
    Sono 143 le donne inuit della Groenlandia che hanno fatto causa alla Danimarca, perché nei loro corpi, tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento, sarebbero state impiantate spirali anti-concezionali senza consenso. Per limitare la crescita della popolazione locale. Le donne che hanno fatto causa sarebbero solo una piccola parte delle migliaia, probabilmente 4.500, coinvolte. Il risarcimento totale richiesto è di oltre 6 milioni di dollari, circa 44 mila a testa.
    R
    spero che lo ottengano.
    P: anche questo andrebbe virgolettato perché compare su Espresso on line (citiamo le fonti per favore):

    Rispondi
    • Visto che che non si tratta di un campo petrolifero, forse sarebbe stato piu’ opportuno riportare l’ammontare esatto in corone danesi e precisamente 300 mila a testa (come ha fatto Miranda Bryant sul The Guardian del 4 Marzo 2024). Quindi la cifra totale richiesta al governo danese corrisponde a 42,9 milioni di corone danesi. Traducendo in euro: un risarcimento complessivo vicino ai 6 milioni e leggermente superiore ai 40 mila a testa.
      R
      L’Espresso ha fatto queste valutazioni in Euro ma la cifra complessiva del risarcimento cambia di poco. Secondo me dovrebbe essere almeno il doppio.

      Rispondi
    • Questo Paese, l’Italia, fa parte della U.E. a fasi alterne, ad “optional”.

      E’ nella U.E. quando deve versare le sue quote monetarie di…appartenenza alla “unione”, quando deve adeguarsi alle normative relative alle “quote latte”, alle dimensioni “vongole” o “cetrioli”, alle ristrutturazioni edilizie “green” o alle auto elettriche, anch’esse “green”, alle “genitorialita omosessuali” e altre…demenzialita’ varie.

      Diventa invece magicamente nazione indipendente allorche’ viene subissata da migranti clandestini che deve gestire in proprio che’ tutti voltano schifati la faccia dall’altra parte, oppure deve obbligatoriamente “restituire” eventuali prestiti ottenuti dall’ “Europa” attraverso…PNRR vari o, ancora, combattere spregiudicati comportamenti da parte di “pseudopartner” che boicottano i suoi prodotti agroalimentari facendoli passare per…nocivi alla salute a scapito di autentiche “cifeche” immesse sul mercato “europeo” da Paesi che, tra l’altro, si adoperano non poco a scaricarle sulle sue coste i clandestini raccolti in mare dalle varie navi ONG battenti bandiera spagnola o tedesca o…altro.

      Altro che solidarieta’, altro che spirito comunitario, altro che “civilta’ europea”, altro che pace nel nostro continente…

      Le guerre ci sono eccome!!!
      I conflitti, a ben vedere, non si combattono solo a cannonate, come fra Russi ed Ucraini, ma anche con boicottaggi, indifferenze e denigrazioni…col sorriso sulle labbra e proclamando, ipocritamente,
      “piena sintonia di intenti”, “liberta’”, ” bandiere arcobaleno”, strette di mano”, “sorrisi e strette di mano per le foto di rito”….e via dicendo.

      Poi, a telecamere spente e sotto i tavoli delle trattative, le “coltellate” si sprecano e la ferocia nazionalistica riprende il suo corso.
      R
      è vero, le guerre non si fanno solo con le armi si fanno anche con la propaganda e i dispetti reciproci e l’ipocrisia dei sorrisi e strette di mano…ma poi c’è anche chi usa i cannoni e le mitragliatrici e le bombe e i missili e la gente muore e allora i sorrisi e le strette di mano servono anche a mantenere un minimo di apparenza che se dovesse trasformarsi in aggressività farebbe la differenza tra vivere e morire.
      A proposito di Green, oggi ho letto sul Gazzettino questo titolo: Tre case Green su cinque vanno rifatte…

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      • “Breve” (si fa per dire) riscontro e riflessione:

        Quante case ed edifici, solo in Italia, avrebbero bisogno di essere ristrutturati per adeguarsi alle NORMATIVE GREEN?

        Le spese di….tali ADEGUAMENTI chi le paga?

        I proprietari degli stabili “non in norma” sborsando fior di soldi.. o chi altri?

        Interviene forse lo Stato Italia (parlando per noi Italiani), col suo gia’ “precario bilancio e debito pubblico stratosferico” a sovvenzionare i cittadini, non pochi, in difficolta’ economiche?

        Interviene forse la U.E. a sovvenzionare tale autentica impresa?

        La stessa U.E. e’ forse talmente ricca da investire svariati miliardi di euro per supportare gli Stati nazionali in tale….avventura?

        Quant’ anche tutta l’impresa di ammodernamento patrimonio edilizio europeo fosse “spalmato” nel tempo resterebbe pur sempre un compito faticosissimo e oltremodo dispendioso…, secondo me.

        Un eventuale Stato federale europeo, con Banca Centrale “Federal Reserve”, coadiuvata da un Dicastero Economico potrebbe affrontare meglio la gia’ ardua faccenda invece di diramare ordinanze e poi lasciare ciascun Paese a sbrigarsela da solo?

        Sembra di essere tornati a scuola quando il docente, al compito in classe, detta un tema di italiano o propone un problema di matematica o, ancora, una traduzione e poi, stabilita l’ora di consegna, lascia gli alunni a lambiccarsi il cervello per portare a termine…il compito.

        Beninteso senza scopiazzare
        (il docente Commissione sorveglia dalla cattedra o passeggia fra i banchi)
        che’ tu, allievo, se hai capacita’ e hai studiato, devi essere in grado di svolgere la prova, altrimenti…
        ca…* tuoi!!!

        Povera Europa e poveri noi!!!

        Altro che unita’ politica, altro che solidarieta’.

        Difronte alle autentiche minacce che ci vengono dal resto del mondo qui si pensa solo a come rendere la vita impossibile a milioni di cittadini “lavoratori”:

        piccoli risparmiatori che con sacrifici si sono comprati una casa per viverci e lasciarla poi ai figli;
        pescatori ostacolati da normative demenziali sulla pesca;
        agricoltori costretti a limitare la produzione a causa di cretine pensate della Commissione europea…
        industrie automobilistiche che devono convertire il loro indotto col…”green” e licenziare dipendenti
        e via dicendo…

        Ma sedersi attorno ad un tavolo per ragionare su cose piu’ serie e concrete, tipo realizzare anzitutto una unione politica europea per poi meglio contrastare le minacce in atto, oltre che risolvere le innegabili problematiche in campo…
        non c’e’ nemmeno la piu’ pallida intenzione di realizzarla!!!
        R
        Ha ragione Romolo.

        Rispondi

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