Ma perché Ludmilla Navalnaya dovrebbe accettare di seppellire il figlio di notte, al buio, senza nessuno, in forma privatissima come se lei dovesse vergognarsi di lui?
Lei è la madre di questo signore che ha lottato e predicato la libertà per il proprio paese, che non ha ucciso né fatto del male a nessuno, ma ha semplicemente espresso la sua idea di libertà e per questo ha pagato con la vita.
Merita rispetto, come merita rispetto la madre, il suo dolore, il calvario che sta vivendo in questi giorni è inenarrabile, inconcepibile. Possibile che non ci sia pietà neppure per lei?
Come si può chiederle di seppellire il figlio nel giardino sul retro come se si trattasse del gatto?
O di un pesce rosso? Ormai è morto, Alexey Navalny, ma da morto, evidentemente, al regime fa ancora più paura che da vivo. E’ vero, i morti a volte, possono diventare più vivi di quando lo erano.
Non è certo finito il calvario di Ludmilla ma oggi, almeno, le è stato restituito il corpo di suo figlio Alexey e ora potrà dargli sepoltura. Ma non è ancora chiaro se le autorità si opporranno ad un funerale pubblico. Molte persone in Russia hanno firmato una petizione che chiedeva di restituire alla madre la salma del figlio, in tanti, compresi molti preti si sono prodigati perché questo avvenisse.
Ma dove e come sarà sepolto Nalvany ancora non si sa. Credo però che questa vicenda abbia scosso le coscienze anche quelle dormienti e credo che vada sottolineato il coraggio, la costanza, la forza e la dignità di questa donna, per nove giorni davanti alla fortezza del lupo a temperature artiche con un solo obiettivo, portarsi a casa i resti umani di un figlio cosi coraggioso e sfortunato e dargli degna sepoltura.