Bisogna avere una foresta nera di pelo sullo stomaco e non possedere una coscienza per dire a un padre che ha perso un figlio che non si ricorda nemmeno quando è morto. Mi riferisco al giudice che ha emesso la sentenza del processo a Joe Biden relativo ai documenti classificati che deteneva a casa sua. L’assoluzione è arrivata con questa motivazione: “Troppo vecchio e malfermo con la memoria per poter reggere un processo” o giù di li.
Si tratta di una sentenza che farà epoca perché mai si era visto assolvere un presidente Usa con una formula del genere. Equivale a dire che è cosi rincoglionito da non sapere neppure che giorno è e sta malfermo in piedi e ne abbiamo pena e perciò lo assolviamo.
Gli americani non possono essere contenti di sapere che hanno un presidente che non si ricorda niente e nemmeno quando sia morto il figlio tanto da pensarci bene prima di votarlo e di avere però come alternativa un pregiudicato con 90 capi di imputazione in attesa di giudizio.
La moglie di Biden, Jill, ha scritto in una mail indirizzata ai sostenitori di Biden che è una cosa senza precedenti e molto vile cercare voti usando la morte di un figlio. Il giudice Hur è stato nominato da Trump, sospettare che lo stia aiutando a vincere le prossime elezioni non è malizia ma semplice riconoscimento di un fatto. Osceno. Jill continua dicendo che entrambi, lei e il marito ricordano molto bene quel giorno, il 30 maggio 2015 quando il loro figlio Beau morì per un cancro al cervello e come sia stato difficile “sollevarsi dal suolo” e che quello che mantiene in vita suo marito e lei è l’amore per il proprio paese e l’impegno che suo marito mette nel suo impegnativo ruolo.
Che Biden abbia 81 anni non significa che debba per forza essere quello che il giudice descrive: rincoglionito al punto di non ricordarsi neppure quando è morto un figlio, nessuno con un minimo di coscienza potrebbe scrivere una scelleratezza simile.
Solo un amico sodale di Trump che al posto della coscienza e del cuore ha un’ambizione che supera qualsiasi cosa, anche la vergogna.