Se ci sei…

Può succedere, mi pare sia successo anche da noi che qualcuno sia venuto a conoscenza di essere morto dopo che aveva chiesto perché non gli veniva più erogata la pensione.

Ma ad una ex insegnante inglese succede dal 2020 di essere richiesta di provare la propria esistenza in vita ogni anno, entro 28 giorni dalla richiesta altrimenti sospendono i pagamenti. Ora la signora 85enne si trovava presso un nipote e non aveva letto le missive dell’ente e perciò è stata costretta a farsi viva con lui per riavere la pensione accreditata. ma la cosa tragica è che si ripete ogni anno e che la signora ogni anno con santa pazienza deve affermare che è viva, anzi vivissima e che facendo le corna intende pure rimanerci.

Ora, sappiamo quanto i sistemi telematici abbiamo semplificato molte delle procedure burocratiche, tanto che non c’è più nessuno che risponde nei vari uffici o al telefono e i vari numeri dedicati sono sempre occupati o per arrivare a conferire con un essere umano devi attraversare una selva di domande di difficile comprensione persino per un docente di scienza della comunicazione, ma vederti arrivare una lettera che ti informa che devi farti vivo entro un tot di giorni altrimenti significa che sei morto e perdi automaticamente il diritto alla pensione suona davvero tragico. Anche considerata la difficoltà di comunicare con l’ente preposto e che prima di essere materialmente raggiunto dal malcapitato, è necessario espletare una lunga serie di procedure una più complicata e intricata dell’altra.

Ma, se alla fine, riesci a trovare una persona umana disponibile ad ascoltarti e che alla tua voce viva risponde e tu le certifichi con essa che sei effettivamente vivo e vegeto e che la morte non ti passa neppure per l’anticamera del cervello piccolo e grande e che speri di rimanere in questo stato il più a lungo possibile, questa pietosa creatura dovrebbe apporre un segno sul sistema inequivocabile che la signora finché non muore è decisamente e ostinatamente viva e la pensione le va corrisposta senza che ogni anno lei si debba inerpicare lungo i sentieri complessi della burocrazia (quella inglese poi è molto più efficiente della nostra) per dimostrare di esistere.

Temo che se capitasse da noi una cosa del genere, la cosa sarebbe ancora più complicata e prima di ricevere di nuovo la pensione, il malcapitato a cui toccasse questo tremendo disguido farebbe in tempo a morire, magari di fame per non aver potuto più pagare il conto della spesa. E così avrebbe risolto la questione senza troppi rompicapi.

Parole

Le parole volano e  accarezzano

e morbide come piume fluttuano.

O sferzano come bufera sul viso.

Sono cosi le parole delicate o crudeli

parole che incantano  ammutoliscono

oppure parole che uccidono.

Danno voce all’anima o al cuore

o alla rabbia  all’odio al furore

e offendono  deridono  mirano

puntano e sparano.

Oppure sono come carezze

e assomigliano al suono

di conchiglie appoggiate

all’orecchio dove si sente

il mare e il silenzio che

non assomiglia a niente

se non all’eco di un dolore.

Il coraggio di una donna

All’epoca dei fatti E.Jean Carroll era una bella donna, redattrice di una importante rivista, al culmine di una fulgida carriera.

Poi, un brutto giorno incontra Donald Trump. I due si erano già incontrati in precedenza durante qualche evento al quale la giornalista scrittrice aveva partecipato. Lui era con la moglie (quella di allora) e si erano scambiati qualche convenevole. Lui era, all’epoca un uomo avvenente e già tra i più potenti e ricchi d’America. Le cronache riportavano i suoi successi in molti campi e ne parlavano come si può parlare di un personaggio molto ricco e piuttosto originale e on the go, come dicono gli americani.

Bene quel brutto giorno si incontrano in un supermercato, lei era li per caso, lui, se non ricordo male per un evento pubblicitario, anche quella volta con la moglie. Si sorridono, scambiano due battute, poi lui la chiama in disparte e le chiede il “favore” di fargli da modella per un regalo che voleva fare alla moglie e voleva giudicarlo indossato da lei prima di procedere all’acquisto.

Ahi! Già qui qualche campanello avrebbe dovuto scattare nella donna, ma lei si fida, pensa che una persona cosi che può avere quante donne belle o bellissime solo chiamandole con un fischio (già giravano molte voci al riguardo), non pensa che possa avere mire anche su di lei. ma si sottovaluta come fanno spesso le donne, anche belle, ma che credono che l’uomo che hanno davanti sia, dopotutto, una persona relativamente seria, sposata e importate e, anche se la richiesta è piuttosto anomala, accetta.

Entra nel camerino, si spoglia e indossa un capo di lingerie piuttosto leggero e poi esce per mostrare al tycoon in attesa all’esterno, l’effetto che fa. La taglia è uguale a quella della moglie, potrebbe anche andare. Ma…succede l’imprevisto. Lei non si preoccupa che non ci sia gente intorno, non lo trova strano, forse si approssimava l’ora di chiusura o forse era solo un caso.

Lui la squadra e poi si avventa addosso a lei a la spinge contro la parete del camerino.

Mi fermo qui. La cronaca del processo analizza i particolari, ma lasciamo stare. Trump viene condannato per abuso sessuale nei confronti della scrittrice e costretto a risarcirla i danni per 5 milioni di dollari.

Questo avviene dopo circa trent’anni. Nel frattempo, lei aveva depositato tutto in una biografia e poi, spinta anche da un’amica che ne aveva raccolto a caldo il racconto dell’accaduto, si decide a denunciarlo. E lo fa mentre Trump è presidente in carica e ha già una collezione di denunce del genere.

Ci vuole molto ma molto coraggio. Lo ha ammesso lei stessa di essersi sentita una stupida e un’ingenua e per questo e anche perché temeva ritorsioni da parte dell’uomo potente sia nel suo ambiente di lavoro che in generale , aveva tenuto dentro di sé questa storia cosi a lungo. Ma alla fine decide, dice, di riprendersi la sua vita.

Naturalmente il libro scatena le ire di Trump che la diffama in tutti i modi, dice di non sapere neppure chi sia (quando ci sono le foto che li ritraggono insieme) , lei perde il suo posto nel prestigioso giornale dove lavorava e la sua vita diventa un inferno.

Poi recentemente la sentenza: Trump viene riconosciuto colpevole. Ma lui non si arrende, la controdenuncia per diffamazione ma i giudici respingono la sua denuncia.

E allora straparla di lei in tutti i modi tanto da metterle contro mezza America. Jane dice di dormire con una pistola sul comodino.

Ma non demorde e decide di denunciarlo a sua volta per diffamazione grave e i suoi avvocati questa volta chiedono un risarcimento stellare.

In questi giorni c’è stata l’udienza, Trump ha mugugnato a voce alta tutto il tempo, tanto che è stato redarguito più volte e intimato di tacere. Ma non ha scampo, la violenza c’è stata e la diffamazione è stampata a lettere di fuoco su tutti i media. Spero gli venga imposto di pagare i 10 milioni di euro che la donna ha chiesto. E farebbero 15.

Niente davanti al coraggio di questa donna all’apparenza fragile, di 81 anni ma determinata a averla vinta su un super super prepotente che le ha rovinato la vita.

Ha tutta la mia ammirazione.

https://www.ilpost.it/2024/01/16/risarcimento-danni-carroll-trump/

Presunto pacifismo

La guerra in Ucraina continua, ma siamo distratti dalla guerra in Palestina e dai suoi inquietanti contorni. Siamo distratti dalle notiziole sulla politichella da quattro soldi italiana e dalle macerie di gente definita “influencer” che ha capitalizzato la stupidità umana al punto da finire sepolto da questa. Non mi riferisco alla buona fede di chi compera merce definita “griffata” allo scopo di fare beneficenza, ma a chi ha per anni comprando e linkando, giustificato ed ingrandito l’impero mediatico di personaggi ambiziosi e la cui strategia sarebbe stata del tutto inutile se non supportata da chi aveva interesse a farlo. Parlo di giornali e televisioni e di tutti i media compresi i social (parola orrenda per definire una cosa che mostra tutta la sua pochezza e mette in luce la pochezza dei tanti che vi si aggrappano per fare soldi).

E di una classe imprenditoriale poco illuminata che si attacca a tutto pur di sopravvivere alle crisi dei consumi che nessun governo, per quanto prometta, riesce mai a risolvere.

Dicevo, la guerra in Ucraina continua anche se pare dimenticata. La pericolosità di quella proditoria invasione era stata messa bene in evidenza da chi l’aveva compresa. Ma chi, al contrario, seguiva i vari guru dell’informazione “bene informata”, ne dava la colpa a tutti meno a chi l’aveva provocata. Ed era proprio quello che Putin cercava: disunire per colpire meglio e con più efficacia il suo vero obiettivo: l’Occidente e tutto quello che per lui, questa parola significa.

Purtroppo ci sta riuscendo. Lo vediamo nei commenti di lettori in perfetta buona fede che credono al suo piagnisteo sulla Nato e ai “nazisti” ucraini che minano la pace in quella terra “perseguitando” le minoranze russofone alle quali lui starebbe portando aiuto (sic),ma lo vediamo anche nella confusione che ormai si è generata nelle cancellerie europee dove, gli aiuti per l’Ucraina sono stati relegati all’ultimo posto dell’agenda, quasi con una sorta di “pudore” come se non fossero, non solo prioritari, ma addirittura un “errore di comunicazione”. Già, come quello ( presunto) dalla Ferragni.

Dare addosso agli Usa e in particolare a Biden che, molti ritengono, stia per lasciare il posto al “pacifondaio” grande gentleman, amico di dittatori Mr. Donald J. Trump, che, con tutta probabilità, a meno di un miracolo, ritornerà ad insozzare le pareti bianche della Casa (ex) Bianca, è la prima occupazione dei partiti cosiddetti pacifisti, i quali purtroppo hanno seguito con l’obiettivo dichiarato di risolvere con qualche taralluccio e un bicchiere di lambrusco, una crisi che ne sta scatenando altre, se possibile ancora più pericolose e che potrebbero davvero portare a conseguenze che non oso immaginare.

L’irresolutezza della UE e la blandizie che viene da più parti, anche in Italia, riservata al dittatore russo è ipocrita e vergognosa. Lasciare sola l’Ucraina o fingere di aiutarla con qualche pistoletta arrugginita, ma poi tirare il sedere indietro perché questa scomoda posizione potrebbe far perdere voti, può solo fare ancora di più del male agli ucraini e destabilizzare in maniera davvero preoccupante una pace, nel nostro continente, che durava da 80 anni.

Memoria

Intelligente è l’uomo che ha memoria.
Che la coltiva e la cura
Che la semina e innaffia e nutre.

Il mare ha memoria, la terra ha memoria
Il cielo ha memoria.
L’Universo ha memoria.

Se manca la memoria, l’uomo assomiglia
Alla bestia che agisce d’stinto e uccide.
E dimentica.

La memoria siamo noi, il futuro è la nostra
Memoria.

Le tracce lasciate sulla terra dalla Bestia
Senza memoria, non si cancellano.

Restano indelebili a testimonianza della
Bestia senza memoria.

Ricordare è onorare i morti.
Dimenticare è uccidere l’intelligenza.

Tutte donne capo

Magari mi illudo, ma sono quasi sicura che se tutti i capi di stato del mondo fossero donne, ci sarebbero meno guerre.

Ipotesi quasi assurda, lo so, ma perché no? Esempio: se la presidente Usa fosse Kamala e Biden il suo vice, come porterebbe avanti la politica estera? Secondo me in maniera del tutto diversa, molto più creativa e non meno pragmatica ma con più “fantasia”.

Che sia un incarico tremendo e che certe decisioni vadano prese quasi in solitudine (si fa per dire), quando si è a capo di una comunità così grande e variegata, non vi è dubbio alcuno, bisogna essere anche un pochino fuori di testa per prendersi una simile responsabilità. Ma qualcuno lo deve fare. Biden lo fa, prende decisioni che possono avere esiti imprevedibili e inquietanti, ma le deve prendere, costi quel che costi. Tocca a lui. E in questi giorni, abbiamo visto, la domanda che si è posta è: lascio che bombardino le navi nel mar Rosso o intervengo e li faccio smettere? Ammesso che ci riesca e con tutte e conseguenze del caso. Bene, lui ha deciso di intervenire, di chiedere aiuto ad una larga coalizione di alleati che gli hanno dato dietro, ma la responsabilità prima è la sua e la storia giudicherà.

Ma fosse stata Harris a dover decidere? Io penso che avrebbe agito diversamente, almeno sul principio, ma non so dire se la cosa avrebbe avuto un esito migliore. Lei (forse) avrebbe convocato il consiglio di sicurezza dell’ Onu, avrebbe parlato al mondo: mondo abbiamo un problema… avrebbe chiesto di parlare personalmente col capo dei ribelli Houthi (quelli che lanciano missili contro le navi nel mar Rosso) e se lui avesse accettato, gli avrebbe offerto un tè alla Casa Bianca e gli avrebbe parlato chiaro: “senti bello, se continui a sparacchiare sulle navi ti facciamo un c…così, ma così tanto così che te ne ricorderai in vita e anche dopo…se invece vieni a miti consigli, diremo a tutti che sei persona ragionevole e che siamo addivenuti a una trattativa onorevole, voi smettete di rompere i co…comeri e io vi prometto un piano di aiuti per la popolazione del vostro paese. E il tutto sfoderando sorrisi da star e una smagliante e irresistibile femminilità. A volte ci sta.

Lo so, è fiction, direte, Gazzato è impazzita oppure ha bevuto…ma no, sono astemia e in quanto a pazzia un pochino lo sono, lo so. Ma è toccato a Biden e forse la vice non ha messo neppure la minima bocca in questa decisione. O forse è stata proprio lei a consigliarlo di sparare: go man go.

Però, però, mi piacerebbe vedere l’effetto che fa. Tutte donne (o quasi) a capo di stato. E perché mai? Perché si. Ora sono quasi tutti uomini perché non può essere il contrario?

Sei antifascista?

Domanda ricorrente, domanda delle domande, diversa da chiedere se sei per il riciclaggio dei rifiuti, ovvio, ma posta in continuazione a chiunque odori di destra. Ma che cosa si aspettano quelli che la pongono ai vari malcapitati nei talks? Che rispondano un bel sonoro NO?

Eppure Meloni dovrebbe dire la sua e dare direttive severe: se vi fanno questa domanda…mandateli a … (per decenza non lo scrivo ma si intuisce)…già, ma come?

Se. come è successo in un talk di La7, di recente, al malcapitato viene posta la domanda e dopo due secondi la conduttrice lo interrompe al primo sospiro dicendo che deve mandare la pubblicità, è chiaro che è difficile dare una risposta. Ma, i bravi oppositori incalzano: potevi rispondere si…

Eh. già. il tempo di un si e poi si può mandare tutta la pubblicità mentre una frase del tipo: ma che cacchio di domande fai?, ma vai a quel paese…richiede molto tempo e ne porta via agli spazi pubblicitari che sono sacri quasi come…l’antifascismo.

Ora, conviene che Meloni dica chiaro e netto (se non lo ha fatto, la seguo poco, ho altro da fare): sono antifascista, ho (abbiamo) giurato sulla Costituzione, detesto il saluto romano e chi lo fa potrebbe mettersi la mano sul didietro ed evitare di dare occasione all’opposizione di mettermi sulla graticola perenne e a chi viene chiesto: sei antifascista consigliare (?) di rispondere: …col cavolo.

Cosi vediamo se la finiranno una volta per tutte con questa domanda che sa solo di provocazione e allora basta col doppiopetto allacciato slacciatelo e provocate i provocatori.

Ma se siamo al governo come facciamo a non esserlo? Abbiamo avuto il lasciapassare democratico e ora stiamo qui. Dovrebbero rispondere. Ma non gli viene, piuttosto balbettano qualche frase sconcicata (cit:) e si fanno poi menare per il naso dai questionatori soddisfatti di averli messi in imbarazzo.

Come se gli italiani non avessero già abbastanza problemi!! E mi chiedo? L’hanno mai fatta a Conte? Perché? Conosciamo già la risposta? Si, e credo che sarebbe proprio….ma andate a …con garbo raffinato, naturalmente.

PS: non la fate a me perché io vi ci mando e senza garbo.

Arsenio Sgarbin

IL sottosegretario alla Cultura. Vittorio Sgarbi è ben noto per essere personaggio poliedrico, irruente, molto poco diplomatico, onnipresente in Tivvù ovunque si parli di arte ma anche di qualsiasi cosa. Non si tira certo indietro e non si tira indietro ad associare alle capre chiunque non sia sulla sua lunghezza d’onda. Che però si intenda di arte, sfido chiunque a negarlo, credo sia, attualmente, una della massime autorità in materia.

Ora, pare, fonti giornalistiche lo descrivono indagato per un furto di quadri. Ma lo stretto interessato pare non averne ancora avuto notizia, almeno ufficialmente.

Ma si sa, i giornalisti battono i chiodi e il ferro fin che è caldo e la notizia è esplosa su tutti i media. Ma l’accusato si difende e dice, più o meno: siete tutti pazzi!

Come noto critico d’arte, passa la vita tra gallerie e musei ed è normale che abbia una passione per i quadri, ma da questo a pensare che si travesta da Arsenio Lupin per trafugarne uno e appenderlo nel salotto di casa, tranquillamente come se fosse suo, ce ne corre.

Non ce lo vedo, francamente. Ma, la giustizia farà il suo corso, se è il caso e conosceremo certo gli sviluppi. La cosa però non mi stupisce e mi fa anche un po’ ridere. Fateci caso, ogni qual’ altro giorno scoppia un caso che coinvolge, per diritto o di traverso, qualche componente del governo. Ma se la tirano o hanno qualcuno che li macumba da mane a sera?

Che Sgarbi sia antipatico (o simpatico) e che sia sgarbato e a volte persino maleducato, non ci piove, ma ladro di quadri…veramente mi pare una barzelletta.

Che poi, sia il Fatto quotidiano, a dare la notizia per primo, non mi stupisce. Travaglio è ben noto come cane da guardia del potere, solo che i suoi pittbull durante il governo Conte erano ancora cuccioli, ora mordono sul sedere e scoprono altarini che neppure il diretto interessato dice di conoscere. Ma, aspettiamo e vediamo.

Insomma Arsenio Sgarbin ruba i quadri e se li mette in casa. Bisogna dire che non solo critico d’arte ma anche ladro con destrezza…Potrebbero farne un film…: Prendi il quadro e scappa.

Potrebbe avere un buon successo di pubblico, specialmente tra i cinquestelle, noti garantisti di se stessi.

La libertà non ama i consigli

Nel suo “Saggio sulla libertà”, John Stuart Mill, scrive: ” …l’argomento più forte contro l’interferenza del pubblico nella condotta puramente individuale è che, quando si verifica, si verifica con ogni probabilità, sia nei modi sbagliati che nel posto sbagliato. Nella questione di moralità sociale, di doveri nei confronti degli altri, l’opinione del pubblico, cioè della stragrande maggioranza, è più spesso giusta che sbagliata, poiché si tratta soltanto di giudicare sui propri interessi, su come verrebbero coinvolti da un dato comportamento, se venisse consentito. Ma l’opinione di una simile maggioranza, imposta come legge ad una minoranza, in questioni di condotta strettamente individuale, ha uguali probabilità di essere giusta o sbagliata, poiché nel migliore di questi casi, opinione pubblica significa l’opinione di alcuni su che cosa sia bene o male per altri e molto spesso non significa neanche questo, il pubblico con la più perfetta indifferenza, ignora i sentimenti e le esigenze di coloro di cui biasima la condotta e pensa solo alla propria preferenza. Molti considerano lesiva dei propri interessi qualsiasi condotta che loro dispiaccia e se ne risentono come di un oltraggio ai loro sentimenti, simili a quel bigotto che, accusato di disprezzare i sentimenti religiosi degli altri, ha ribattuto che sono loro a disprezzare i suoi persistendo nel loro abominevole culto e credo.”

E qui seguono vari esempi, ma mi sembra sufficiente per esprimere la mia opinione sul tema della libertà individuale in rapporto ai doveri che ciascuno ha verso la società.

E’ fuor di dubbio che qualsiasi azione individuale che non comporti alcun danno a terzi, non possa e non debba essere in alcun modo sanzionata o semplicemente frenata senza incorrere nella limitazione della libertà personale che attiene al singolo giudizio dell’individuo.

Non occorre portare esempi, l’attuale società costringe il legislatore ad imporre leggi che limitino azioni che ledono la libertà altrui di godere appieno della propria individualità in base ai gusti, alle preferenze e alla condotta di vita che ciascuno ritiene più idonea per sé. Un caso molto evidente è il reato di stalking come quello di mobbing che, il legislatore, usando due parole mutuate dalla lingua inglese, ha recentemente introdotto nella nostra giurisprudenza.
Sono due reati gravissimi perché limitano in maniera ossessiva e sistematica l’altrui liberta di azione.

Ma ci sono esempi continui di limitazione della libertà personale anche in casi considerati di scarsa importanza, che non necessitano di una legge per essere regolamentati ma che attengono al generale “buon senso comune” e ad un etica comportamentale della quale alcuni sono completamente digiuni. Alcuni si arrogano (del tutto arbitrariamente) il diritto di giudicare, di consigliare, addirittura in alcuni casi di imporre, comportamenti da questi giudicati più giusti o più consoni per il mantenimento di una dignità nell’ambito societario, più confacente ai propri schemi mentali.

Ma imporre i propri schemi mentali mediante suggerimenti o consigli non richiesti, soprattutto quando questo avviene additando palesemente o nascostamente, sconfinando nel pettegolezzo, colui il quale in base al proprio giudizio, si comporta in maniera riprovevole arrivando persino all’estrema ratio (irrazionale) di gridare allo scandalo è, a mio avviso e a giudicare da quanto espresso in uno dei saggi più popolari sul tema della libertà, davvero riprovevole.

La cosiddetta dittatura della maggioranza che impone le proprie regole, a volte assurde, a chi non le condivide è una delle storture più evidenti e deformanti della democrazia. Ed è deteriore al punto di frenare le potenzialità individuali che altrimenti si svilupperebbero più armoniosamente e renderebbero un maggior beneficio alla società che dalle differenze, dalle molteplicità di stimoli, dalle diverse opinioni non può che trarre indubbio vantaggio.


Questo è un articolo già pubblicato ma mi sembra che il tema sia sempre attuale.

Io non amo i consigli (come non amo darne) ed ho spesso fatto proprio l’esatto contrario di quello che mi veniva consigliato e il più delle volte non li ascolto. Anche se, devo dire, che non sempre i consigli sono del tutto sbagliati.

Fumo

Se abbiamo anche solo una vaga idea di chi sia Charles Michel, facciamo un piccolo passo indietro di due anni ed eccolo mentre imperterrito lascia la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, senza sedia, mentre lui si siede tranquillamente e non si sposta di un millimetro per farlo notare:

Lui è Presidente del Consiglio Europeo e quindi, forse, si considera più importante di lei e lascia che vada a sedersi su un divano poco distante come se fosse l’interprete o una sua segretaria.

Quel gesto è stato pessimo. Ora, questo bel zerbolo, si dimette con mesi di anticipo dallo scadere del suo mandato perché si vuole candidare alle elezione Europee e lascia sguarnita con anticipo la sua sedia che a Luglio potrebbe essere occupata da Viktor Orban, primo ministro ungherese della nazione che sarà a guida della UE per sei mesi da luglio.

Potremmo anche non preoccuparci dato l’interesse che abbiamo tutti nei riguardi dell ‘UE vista dagli italiani come una specie di torcicollo permanente o un colpo della strega senza possibilità di cura.

Ma il problema è grave perché Orban non è decisamente democratico convintissimo, è amico di Trump e di Putin (pare anche di Meloni, ma questo è irrilevante) e decisamente nemico del povero Zelensky che, come sappiamo, combatte contro l’invasore russo da due anni.

Con Orban a capo del consiglio europeo, l’Europa potrebbe diventare una piccola Russia , con la benedizione del simpaticone americano Donald (ammesso che diventi ancora presidente), il quale è sicuramente a detta di molti più pacifista del re, ma a occhio, potrebbe fare la differenza nelle sorti del conflitto russo ucraino tranciando gli aiuti americani al povero Zelensky.

Non serve essere esperti di geopolitica per capire che lo scenario è impressionante. Ovviamente c’è anche a chi piace, c’è sempre qualcuno ” realista” pronto a dire che, in fondo, Orban e Trump (Putin poi, non ne parliamo proprio e entrambi sono, pare, amiconi del russo) sono due bravissime persone. Dipende sempre dai punti di vista. A me, personalmente, senza offesa alcuna, paiono il Trio Liscanno…(di antica memoria ).

Ursula pare volersi ri candidare e questo pare aver affrettato la decisione del belga di andarsene . Ma poteva andarsene comunque a Novembre, nessuno avrebbe pianto ma, evidentemente, aveva i suoi piani segreti

Spero che gli vadano tutti in fumo.