I due nemici

I due leader dell’opposizione, Conte e Schlein, anche se si sbaciucchiano in pubblico, in realtà si odiano. Sono perfetti per opporsi al governo: ipocriti e quasi ridicoli, un po’ pulce e un po’ dromedario. Uno che conta ancora sul 15 circa per cento di consensi (gli italiani non li capisco) e l’altra che rimane sempre più o meno su quel 20 e circa per cento (gli italiani li capisco fino a un certo punto) e rimangono li a rappresentare il massimo partito italiano da sempre: Il PDP (partito della poltrona). Si odiano, dicevo. Uno dice: ” Il campo largo sono io”, l’altra non lo dice ma si capisce che è seccata perché gli ha portato via la battuta. Si sospingono a vicenda verso un precipizio che attende entrambi, paziente.

Intanto restano li, li nel mezzo a far che non si sa. Si, ogni tanto si scambiano battute su quanto governa male Meloni ( il prossimo titolo della canzone dei Ricchi e Poveri a Sanremo: Quanto governi male Meloni) che sarà una hit senza meno.

Magari hanno ragione loro, ma sia l’uno che l’altra si dovrebbero prima esaminare da cima a fondo farsi una auto tac precisa e dettagliata, il primo che è stato scaricato da Mattarella per manifesta incapacità (solo Travaglio lo trova il massimo sul mercato, ma Travaglio si sa è persona d’onore e lo vedremo presto in TV con la sua trasmissione, senza Gruber): Striscia la travaglia…

Dicevo Conte, che personaggio, ragazzi. O Guys come direbbero i tanto odiati/amati ammerriccani, che sarebbe ottimo per farci un fumetto: Giuseppi e le sue avventure, prima premier ora capo del partito della rivoluzione seduta, sdraiata, accomodata sugli strapuntini delle camere, fa un po’ ridere e un po’ piangere. Quello delle restrizioni da emergenza Covid, che ha avuto il suo bel numero di decessi durante il suo governo ma lui non sa che less is more e ha (suo malgrado) abbondato. Ma lui assieme al suo compagno della Salute ministro scrittore (si desse all’ippica) Speranza, se ne vanta ancora. (Delle restrizioni).

Un vantoso insomma un presuntuoso untuoso, si lavasse lo scalpo ogni tanto.

Lei, Elly è ancora bambina e la politica la vede ancora come la vedrebbe Susanita: “guardate che belle scarpe nuove che ho, me le ha consigliate la mia consigliera d’immagine e vanno al massimo…a Giuseppi sono piaciute tantoooo.

Vai Meloni, fanne tanti di errori e qualche cosa giusta, va beh, tanto questi quando se svejano?

4 commenti su “I due nemici”

  1. Peccato, tanta buona vena umoristica dedicata a chi oggi conta quanto il due di briscola. Eppure a guardare dalla parte opposta si aprirebbe una prateria all’uso di “un’arma” corrosiva, molto temuta dal potere-
    A cominciare, a proposito di “Due nemici”, dalla singolar tenzone della Meloni col suo partner di maggioranza nonché ministro e vice premier, il barbuto Matteo Salvini, un vero spasso. E che dire delle sue funamboliche capriole a 180 gradi con le quali ha capovolto gli argomenti usati per farsi eleggere? Bazzecole.
    Ma lasciamo perdere il passato, niente da dire sull’amichettismo rinfacciato al Pd da parte di chi vi ha sostituito senza tanti complimenti il familismo? E dello scherzetto del comico russo spacciatosi per il Presidente dell’Unione Africana? A proposito del quale ha dovuto subire (ma stavolta si tratta di quello vero) una rampogna per non averlo nemmeno consultato a proposito dello sbandierato Piano Mattei, un flop prima di nascere.
    Povera Meloni, tra Matteo e Mattei, non si sa chi la farà più piangere. A non fa solo ridere.
    R
    dovrebbe contare come l’asso di cuori una seria opposizione altro che due di picche (uno è stato anche premier il due di picche e ce ne siamo accorti…), sono impresentabili e stimolano la mia vena umoristica, mi dispiace per te che vorresti ridere sulle “disgrazie” del governo. Meloni viene attaccata satirizzata e ridicolizzata tutti i giorni da buona parte della stampa e a volte proprio a salve e in quanto a Salvini ho scritto cosi tanto su di lui che mi è diventato del tutto indifferente, per noia, barbuto o meno.

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  2. Mariagrazia, ma davvero ti pare una cosa seria il piano Mattei? Qualcuno l’ha battezzato il piano “aria fritta”. A cominciare dal nome che è tutto un programma: come scrive il “verde” Angelo Bonelli, “si tratta di avere gas in cambio dello stop per i migranti, ossia “il tentativo di portare l’Italia ad avere un ruolo, “predatorio” nello sfruttamento delle risorse naturali africane”(proprio quello ipocritamente escluso dalla Meloni nel suo discorso d’apertura).
    Piuttosto s’è trattato di una messa in scena propagandistica, vuota di contenuti e di finanziamenti: 5,5 miliardi sottratti ad altre attività, ossia 3 miliardi dal fondo italiano per il clima (bella roba!) e 2,5 miliardi e mezzo dal fondo per la Cooperazione allo sviluppo (di bene in meglio)
    Disertata da Burkina Faso, Guinea, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, il Presidente dell’Unione Africana ha anche rimproverato la Meloni di superficialità, visto che non è stato nemmeno consultato. Escluse dal tavolo anche sindacati e associazioni ambientaliste. Insomma, un piano Mattei più che per l’Africa, per la Meloni e l’ENI.
    R
    complimenti come opposizione saresti il top, niente signora mia, lei non sa fare niente e lo fa anche male. Piano per l’Africa…Mussolini non avrebbe potuto fare peggio, ci vorrebbe un Dino Grandi anche per lei…un anno cosi e non siamo ancora arrivati al collasso cardiocircolatorio di tutte le strutture infra o intra? Non cadono ponti, non si alza lo spread a mille? mah.
    Strano. dobbiamo averci proprio lo stellone…
    A questo punto non mi fiderei che ti facessero il ponte, metti che ci riescano…ti consiglio di non passarci mai, per carità potrebbe essere di cartapesta o di bucce di meloni. Evita.
    Certo “aiutiamoli a casa loro” era uno slogan di sinistra, se se lo intesta Lei, la Ducia, allora è tutta un’altra minestra. Puah.
    “Disertata da Burkina Faso, Guinea, Liberia, Mali, Niger, Nigeria,” dice Alessandro
    prendiamone una a caso:
    https://lanuovabq.it/it/nigeria-il-voto-nel-paese-piu-ricco-e-violento-dellafrica

    forse qualche motivo ci sarà.

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  3. Magari facessero quel ponte, sarei il primo a riconoscerne i meriti, anzi proporrei di intitolarlo a Berlusconi, perché fu lui -con tutti i suoi demeriti, ma con la capacità di usare l’intelligenza- a capirne l’importanza strategica per tutta l’Italia, e non solo.
    Ma Berlusconi -cozzò contro la cecità e la pavidità di Mario Monti, e quel ponte che oggi sarebbe stato l’orgoglio degli italiani, e avrebbe accelerato la rinascita del Mezzogiorno e di tutta l’Italia, fu accantonato come fosse un fastidioso intoppo, uno spiacevole incidente di percorso.

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