Troppe chiacchiere

Va bene, Paola Concia, la suora e l’avvocata designate a comporre una commissione per il progetto all’Educazione sentimentale proposto dal ministero per L’Istruzione e il Merito, sono tre gran brave donne, professioniste nel loro campo e ne sanno certamente molto e avrebbero potuto coordinare le iniziative di questo progetto.

Insegnare l’Educazione (prima di tutto) poi, anche, sentimentale (che non si capisce neppure bene che cosa significhi), va bene. Qualche oretta in cui i ragazzi apprendono nozioni su come ci si comporta nella vita, su come alle compagne di scuola e di vita futura, sia dovuto sempre rispetto, prima di tutto rispetto e poi libertà di azione perché il maschilismo è una brutta bestia e ai ragazzi va insegnato a combatterlo…ma come?

Certo le tre signore saprebbero dire come e saprebbero anche dire perché.

Ma sono state depennate. Il ministro, a seguito la montagna di polemiche seguita alle loro nomine ha fatto dietro front.

Apriti cielo e terra e ogni luogo: occasione ghiotta, piatto ricco per un’opposizione che non aspetta che un ministro del governo Meloni faccia un passo falso o anche solo simil falso, insomma ogni nota stonata viene colta per elaborare una sinfonia dodecafonica dove le voci più disperate della (mancata) opposizione al governo si sbracano finalmente. Schlein può battere qualche colpettino e aprire la bocca che altrimenti si riempie di ragnatele.

Certo il ministro non ci fa una bella figura, ma ormai ci è abituato. Ma quali sono i ministri del passato che sono stati al suo posto che hanno fatto grandi figure? Direi che la maggior parte ha fatto figuracce. La scuola è un mondo a sé, una galassia in parte inesplorata e al Ministero ci va chi la conosce poco o nulla.

Ma come si insegnano i sentimenti in una scuola così degradata come la nostra? Prima bisognerebbe riportare un po’ di ordine, rivalutare la dignità di insegnanti sempre più bistrattati da un sistema complesso e con le ruote arrugginite.

Concetti semplici e persino banali che qualsiasi insegnante o genitore può insegnare ai propri figli magari anche con l’esempio, prima di tutto con quello. Uno scrittore pedagogo italo americano, negli anni ’80 teneva classi dove insegnava L’Amore. Molti lo prendevano in giro ma aveva un certo successo.

Ho letto tutti i suoi libri e qualcuno riletto più volte, tutti best sellers. Forse potrebbero diventare testi scolastici.

Si chiama Leo Buscaglia, cercatelo sull’web se non lo conoscete e per favore non prendetelo in giro anche voi, non se lo merita. Non si lanciava in disquisizioni dotte, ma semplicemente parlava al cuore dei suoi lettori, senza troppe pretese, insegnava quello che lui stesso aveva imparato dalla sua grande famiglia italiana sull’amore. Valditara, forse ti potrebbe tornare utile, anche senza commissioni ad hoc.

Lascio stare, sorvolo sulle polemiche, sulle querele e contro querele e sui pettegolezzi veri o fasulli che riguardano la famiglia della povera Giulia. Noto solo che nel suo nome qualcuno ha fatto tanta inutile propaganda e forse persino diseducato se sentiamo sempre più spesso nelle cronache di questi giorni che soggetti innominabili dicono alle compagne ” ti faccio fare la fine di Giulia”.

Se Turetta ha ” fatto lezione” dobbiamo preoccuparci tanto, ma tanto ma non delle polemiche ma della mancanza di azioni concrete per arginare un fenomeno odioso e delle troppe chiacchiere che vi si fanno intorno.

Non abbandoniamo l’Ucraina

Se gli Usa cessano gli aiuti per l’Ucraina Putin se la mangerà. Può la più grande democrazia mondiale, volere questo? La vittoria eventuale di Trump già incombe sugli americani e sulla loro libertà. I repubblicani chiedono di stoppare gli aiuti o di continuarli in cambio di promesse di fermare l’immigrazione dal Messico. Biden si dice disponibile a trattare e ha invitato Zelensky che sarà oggi e domani a Washington per scongiurare il pericolo che l’America gli stacchi la spina.

Sarebbe consegnare milioni di ucraini nelle braccia dell’orso. I russi combattono e muoiono a migliaia ma non mollano. Gli ucraini neppure mollano e però se dovessero cessare gli aiuti da parte dell’Occidente, morirebbero tutti perché da “prigionieri” non si vive.

L’Ucraina è ormai un simbolo, la sua sconfitta sarebbe esiziale per tutti noi, avremmo consegnato l’Europa intera nelle mani del dittatore. Mi auguro che ciò non accada mai e che i russi non vincano questa che è una battaglia di libertà che coinvolge non solo gli ucraini ma tutti noi. E gli ucraini però stanno pagando un prezzo altissimo che si ripercuoterà sulle generazioni future.

Non lasciamoli soli e non lasciamoci imprigionare dalla propaganda che vorrebbe il russo vincente. Putin deve recedere dai suoi propositi e tornare a casa. E magari lasciare il posto a chi ha davvero a cuore le sorti del paese ed il benessere dei suoi cittadini. Ma è solo un’illusione che un dittatore possa mollare il potere, ma almeno non diamogli l’impressione che il potere sia tutto nelle sue mani.

Uccellini spauriti

Mi chiedevo, in questi giorni, se l’anno venturo che sarà bisestile, potrebbe passare senza lasciare troppi cocci o se, dopo quattro anni orribili, arriverà lui , il di bel nuovo bisesto a renderci la vita ancora più difficile. Immagino ( i pochi) che mi leggono già fare scongiuri (non dico quali).

Ma pensiamoci un attimo anche se è domenica: Putin riconfermato a Marzo e Trump a Novembre. Pensate che bella coppietta di suonati al cream of the top, head of the list del mondo.

Ok, ci sono anche altri, come il cinese, l’indiano, poi vogliamo metterci la UE?

Ma dove vanno con due matti del genere a capo delle due principali potenze mondiali?

Abbiamo qualche speranza di uscire …vivi da questo 2024 con due tipini cosi con le redini del pianeta in mano? Io spero che ce la caviamo, naturalmente e farò anch’io una serie di scongiuri lunga lunga, ma …e poi?

Se in Ucraina stanno già paventando l’abbandono da parte di chi finora ha tenuto botta e sanno che se rimangono soli. diventano una colonia russa, dopo tutti i morti e due anni di guerra, in Europa, in generale che si fa per prevenire che i due bruttinbusti col potere che avrebbero, distruggano il mondo? Quello che è rimasto ancora da distruggere perché in molte parti si sta accanitamente lavorando per non lasciare ai posteri neppure le briciole.

I pacifisti dove sono finiti? Perché non sono sulle barricate a paventare l’arrivo sulle scene di questo duo da fine del mondo? O sono quasi contenti di battergli le mani?

Come chi mi legge sa, molto bene, dei due non ho mai avuto grande considerazione, tutt’altro, direi che mi stanno proprio sulle…sopracciglia, messi di traverso e che se potessi dirne di peggio e di più tutti i giorni, lo farei, ma già mi pare abbastanza.

Ma non tutti la pensano così. qui sopra in questo piccolo spazio abbiamo ospitato estimatori di entrambi i due soggetti. Se proprio non li lodano, li considerano meno peggio del meno peggio del bigoncio. Con loro, in fondo, possiamo stare abbastanza tranquilli, dicono, non sono quei demoni che la propaganda anti li vuole dipingere.

Noooo, macchè. Sono molto peggio.

Forse avremo Draghi alla guida della UE? Magari. Un drago è proprio quello che ci vuole, ma che sputi fiamme e lapilli tutti i santi giorni che Dio, (speriamo) ci vorrà mandare in terra contro la tendenza a non vedere che con quei due in giro il mondo sta come un uccellino sperduto sulla bocca di un vulcano.

Viva…che?

Qualcuno, poi identificato, ha gridato “Viva l’Italia antifascista”, durante la prima della Scala. La Digos ha trovato il responsabile di quel grido e ha fatto la foto della sua carta di Identità. L’uomo ha detto di aver solo gridato una cosa logica e giusta e si è messo a ridere e, pare, abbiano riso anche gli agenti.

Esibizionista fai da te? Può darsi. Non si sa cosa gli sia scattato o se lo avesse premeditato, ma, in fondo non ha ammazzato nessuno. Solo un po’ la logica.

Diciamo che il suo è stato un grido preventivo, un auspicio, o forse, meglio, una velata accusa nei confronti del governo di destra. La Russa che stava nel palco delle autorità, ha fatto orecchi da mercate: non ha sentito. Fosse un po’ sordastro? Beh, l’età avanza anche per lui e la possibilità esiste. Pare che qualcuno abbia gridato un “bravo”. Senza richiesta di bis. L’opera lirica rappresenta un orgoglio italiano. Il fascismo ha rappresentato la vergogna italiana. Gridare uno slogan contro qualcosa che non c’è ( e non ci deve essere) è come rompersi la testa dopo essersela fasciata. Quel signore cercava visibilità e l’ha trovata, cercava un minuto di notorietà e lo ha trovato.

Se La Russa davvero non ha sentito o se ha fatto finta di non sentire, non credo abbia molta importanza. Anche Salvini avrebbe fatto meglio a fingere di non sentire. Lo vedo nervoso, il cinquantesimo anniversario lo ha depresso? Eppure è un uomo arrivato. Dovrebbe mangiare un po’ di meno però. La soglia del quintale non è lontana o forse superata. Forse non c’entra nulla con qual grido estemporaneo ma se un politico ingrassa troppo mentre tanti italiani tirano la cinghia, non è mai un bel segnale.

Viva l’Italia sarebbe bastato, “antifascista” è e deve essere ormai implicito, acquisito, metabolizzato e ovvio e gridarlo così tanto per farsi fotografare e andare sulle cronache è da narcisisti un po’ fanatici. E un po’ fuori …tempo. E ricorda un po’ quelli che nelle famose adunate gridavano “Viva il duce”, salvo nascondere il braccio un minuto dopo.

Fighetteria furba

I premier passano, passerà anche lei, la prima donna premier. Dice: non le hanno risparmiato niente, se lo sarebbe dovuta aspettare e se lo aspettava. Se ora faccia o meno bene il proprio lavoro, non voglio entrarci: a me sembra che si dia da fare e che però gli ostacoli siano talmente tanti da non riuscire a fare tanto. L’Italia ha bisogno di tutto, ma chi ha governato prima di lei le ha lasciato un piatto di lenticchie con le quali sfamare un’intera nazione.

Le opposizioni…ma quali? I due principali oppositori di “sinistra” sono due esponenti massimi della fighetteria italiana, pieni di quattrini all’orlo e che trasbordano, ma si battono il petto per il salario minimo a 9 euro. Cioè una presina di sale. Ma è giusto che chi guadagna di meno possa contare su un salario più equo ma anche fatto obbligatorio per legge il 9 euro, sarà rispettato da chi le leggi se le appende nel bagno al posto della carta igienica?

E come mai, se era tanto importante e vitale per gli italiani ( e lo è guadagnare uno stipendio che non gli faccia morire di fame) finora non si è fatto?

Quando stava al governo Conte, aveva tutto il tempo, come mai non si è stracciato la camicia sul petto glabro per ottenerlo? Un omuncolo ipocrita che ha governato per decreti tutto il tempo e che ora dice che Meloni è un pericolo per l’Italia. Beh, se abbiamo superato il suo di governo, credo che possiamo uscire quasi indenni anche da quello di Giorgia.

La battaglia sul s.m. è fatta per incantare chi ancora crede a partiti come il PD ei 5S. Poveri, hanno bisogno di credere in qualcosa e di attaccarsi ad un tram che è già passato e che qualcuno ha preso ma che molti hanno perso.

Intanto chi gode delle agevolazioni fiscale dell’attuale governo (Grillo e fidanzata di Conte) si guardano bene dal non accettarle. Non sia mai! E di dare ai poveri in beneficenza il frutto di quelle agevolazioni, non sia mai!

L’ex premier strappa il testo della proposta di legge in aula, teatralmente come tutto quello che fa. Un attorucolo d’avanspettacolo, presuntuoso e però furbo. La furbizia dell’italiano medio che arriva (se arriva) a mettersi in saccoccia una bella somma e poi finge di preoccuparsi dei poveri. Dei quali non gli potrebbe fregare di meno.

Tanto, ormai, gli italiani ridotti a sonnambuli, non se ne accorgono.

Riverbero d’Autunno

Sono grata agli alberi

alla loro luce morbida

attorno all’onda del riflesso

del giallo  del rosso

del marrone.

Tinte le foglie non più verdi

Assorbono i colori

dalla fonte primaria di luce.

E affondo gli occhi

nel riverbero del cielo.

Mentre l’azzurro si piega dolce

verso la cima degli abeti.

E l’avvolge con amore

in un abbraccio che sa di cose

ancora da scoprire.

O di cose che so  che ricordo

che rivedo che mi parlano  mute

mentre alzo la testa

e chiudo gli occhi.

E respiro il profondo  azzurro.

E fondo l’anima con le rughe

del tronco che si affaccia

da un angolo e mi guarda

e mi chiama come tante volte

Io l’ho chiamato.

“Sono qui per te” sembra dirmi

come sempre sulla curva del viale

dritto impassibile  ed eterno

compagno e amico.

La chioma va oltre la vista sopra

le altre chiome, sopra di tutto.

E mentre mi appoggio sento la linfa

scorrere come sangue che

si mischia a quel verde che

fugge  e si ritrae accecato.

Ritmo

Ho dato una scorsa rapida alle notizie estere e, francamente, mi sono cadute le braccia, le gambe, il naso e anche le orecchie: non sono, per ora ancora ritornate al loro posto ma le mani funzionano da sole. Tra parentesi, ho le dita piuttosto lunghe e arrivano veloci ai tasti ma, come mi succede spesso, quello che ho in testa è molto più rapido e faticano a tenere il ritmo.

Ecco, un due un due…ho in mente questo: un tale Vladimyr Putin che è in lista per diventare Persona dell’anno e comparire sulla copertina del prestigioso Times. Il mio cervello elabora sensazioni disparate (o disperate) ma le mie lunghe dita faticano a reggere la velocità. Ecco, ne avrei da dire, attenzione, fermiamo un po’ il ritmo, un due un due tre…facciamo che vado a ritmo di samba e mi riposo un poco. Ma che caspita gli viene in mente? Persona nell’anno de che? L’anno di Sanmai sarebbe quello giusto per personificarlo sulle copertine come uno che si merita la copertina. Ma chi è uno che da due anni minaccia la pace mondiale e fa la guerra (senza riuscirci) ai poveri ucraini che resistono? Io saprei come definirlo, ma “persona” non sarebbe il termine che userei. Persona significa maschera. Lui è una maschera e andrebbe posto sui carri di Viareggio un po’ caricatura e un po’ carta…pestato.

Il presidente russo va a Riad. A fare che? a parlare del conflitto Israelo – palestinese? Va a dare miti consigli? O va a farsi i fatti propri? Lo riceveranno con tutti gli onori come uno degno di essere ascoltato, sapiente e competente su come fermarlo?

Sarebbe da sganasciarsi se non fosse da piangere a dirotto per la qualità e quantità di ipocrisia che gira in questo mondo che, “non si è fermato mai un momento”.

Neppure Putin si ferma mai un momento. Eppure dovrebbe starsene a casa sua a pensare ai morti che sulla coscienza. Ma per chi non sa neppure cosa sia, la coscienza, il problema è come passare il tempo in attesa di perdere, definitivamente la faccia in Ucraina. Per il resto del mondo, non ci spero. E comunque, ne ha altre tremila di scorta. Le commissiona ad un artigiano fiorentino, lo stesso che serviva il defunto nostro ex premier in quel di Arcore.

La collana

Le aveva chiesto se aveva preso lei la stella marina. La stella marina che stava dentro la tabacchiera francese, in bronzo, col coperchio in cristallo, comprata tanti anni prima sulle bancarelle del mercato dell’antiquariato. Quella che è sempre stata sulla libreria in salotto, bene in evidenza sullo scaffale assieme ai portagioie in onice e ai portapillole in argento o metallo multicolori.

Una piccola collezione di oggetti di antiquariato e scatole e scatoline e portagioie di ogni genere in tutte le forme e di tanti materiali diversi. Comprate o avute in regalo dai parenti o amici nel corso degli anni. Una accanto all’altra a farsi compagnia da anni, sopra quello scaffale: tante e variopinte. Ognuna con la sua piccola storia e legata a qualche particolare ricordo di una gita, di un viaggio o semplicemente un dono. Un regalo, un presente, del quale non aveva mai sentito il bisogno di disfarsi perché le piaceva guardarle, tutte insieme le raccontavano ognuna un po’ della sua vita.

Ma la stella marina era sparita. Sparita! Non si trovava più, svanita nel nulla.

Aveva provato a dirgli che non era stata lei a prenderla, ma neppure per sogno, non ci riusciva neppure ad aprirla quella scatola, tanto era chiusa bene e lo era rimasta, quasi sigillata certamente per oltre un decennio o forse persino di più Alla fine si era convinto, lo aveva convinto che lei non poteva essere stata e si era deciso a cercarla dentro le scatoline e i portagioie disseminati sullo scaffale e anche in tanti altri oggetti, piccoli contenitori di fogge disparate, che stavano sugli altri scaffali.

Niente, Non si trovava, Ed era un mistero. Chi poteva aver prelevato una stella marina da quel contenitore quasi sigillato e riposto sul piano della libreria del loro salotto?

Ma la spiegazione c’era, tutto ha una spiegazione.

La collana, invece, si è ritrovata. L’aveva trovata lui dentro il portagioie azzurro in onice, il giorno prima, o forse due, prima che scomparisse la stella marina.

Trovata per puro caso e senza cercarla. Ma come faceva a cercarla se neppure sapeva che lei l’aveva perduta? E si era chiesto, nel sentire che dentro a quel portagioie c’era qualcosa, cosa ci fosse. Si sentiva, scuotendolo che doveva esserci qualcosa. E quando l’ha aperto spinto dalla curiosità, l’ha vista. Ma non ci ha fatto caso subito. Ha pensato che lei lasciava spesso le sue cose in giro per casa. Anche gioielli di valore.

Infatti era successo che una volta erano entrati i ladri e avevano rubato i gioielli che lei aveva lasciato in bella mostra sulla consolle in ingresso. Ma come si fa? Come si fa, aveva pensato allora, a lasciare dei preziosi così in giro per la casa? Possono andare perduti o, se entrano dei ladri, finire nelle loro saccocce. E così è stato infatti. Quella volta. E però, la fortuna che ha avuto: li ha ritrovati perché i carabinieri hanno fermato i ladri con la refurtiva in tasca…si può essere più fortunati di così?

Ma la collana era sparita, lei l’aveva perduta e lui non lo sapeva. Si ricordava vagamente di avergliela regalata lui. A poco a poco i ricordi affioravano alla mente. Quel giorno era andato in quella gioielleria e l’aveva vista in vetrina e il commesso gliela aveva consigliata con entusiasmo: “farà un figurone, a sua moglie piacerà tantissimo”, gli aveva detto. E lui si era lasciato convincere. Ma non ricordava se fosse un Natale o se fosse un compleanno di tanti, ma tanti anni fa.

Ma lui non sapeva che la collana era andata perduta. E guardandola, rigirandola in mano, pensava persino che fosse un articolo di bigiotteria, forse di bassa lega, o anche una cosuccia abbandonata li proprio perché poco preziosa. Ma poi, insistendo, non sa neppure lui perché, ha preso la lente e guardato se trovava il punzone e gli era parso di averlo trovato : oro 18 kt. pareva dire. E vuoi vedere che il pendaglio, anche quello non era vetraccio ma pietra preziosa? Aveva pensato. Ma no, poi si era detto, sarà finto. Un cuore era , di pietruzze bianche come diamantini. Ma non è che avesse una grande cultura di gioielli e neppure che gli interessassero tanto, ma era poi passato così tanto tempo? ma quanto?

E’ strano come di un botto possa ritornarti alla mente un fatto banale come l’acquisto di un gioiello per fare un regalo, uno dei tanti, di compleanno o per il Natale. Le date nelle quali si è soliti fare regali alle persone care e anche se sono passati tanti anni e tanti litigi e sfuriate e ancora litigi e discussioni, poi, alla fine, se ti ritrovi in mano quell’oggetto, ti ritrovi un pezzetto di te. Si, un pezzetto di te dimenticato sotto il carico pesante della vita vissuta.

E allora decide di chiederglielo se l’aveva messa lei lì quella cosa e se se la ricordava e se fosse un gioiello o una cosuccia da nulla (perché ancora non ne era convinto). E la risposta è stata vaga: lei non si ricordava e non pensava e non sapeva e manco le ha fatto una grande impressione. Robetta, deve aver pensato.

E così passa ancora un giorno e quella “robetta” è ancora li, dentro il portagioie di onice e ci sarebbe rimasta a lungo se non gli fosse venuta in mente, non l’avesse estratta e non l’avesse mostrata a lei, prendendola per l’aggancio e mettendo in mostra il pendaglio a cuore con quei vetruzzi bianchi. Questo è, le disse.

Non se lo sarebbe mai aspettato che alla vista di quella collanina, apparentemente per lui, quasi insignificante, perché non era sicuro che fosse quella che le aveva regalato, lei facesse un salto di gioia del tutto inaspettato. Perché il giorno prima glielo aveva detto che gli pareva quella e le aveva chiesto se l’avesse dimenticata li. Ma lei gli aveva risposto noncurante e poi aveva però ammesso che no…un po’ in imbarazzo, no, quella collana l’aveva perduta, non sapeva dove, tanti tanti anni fa e che l’aveva cercata per tanto tempo per tutta la casa ma che si era convinta di averla lasciata al lavoro un giorno d’estate che se l’era tolta perché era sudata e le dava fastidio e poi…

Una gioia, una grande inimmaginabile emozione, come rivedere una persona cara che non si vede da tanto tempo e quasi non ci credeva e continuava a chiedere come avesse fatto e dove l’avesse trovata e come mai fosse spuntata così, dal nulla all’improvviso… lui glielo disse, stava lì, dentro il portagioie di onice che sta sulla libreria, sopra il telefono…

La gioia era tanta, l’emozione incontenibile, diceva che mai avrebbe pensato che l’avrebbe rivista che era passato così’ tanto tempo, che ogni tanto se la ricordava e che le dispiaceva averla persa e che si era sentita spesso in colpa per averla perduta…

E subito se la mise al collo con le dita tremanti e non riusciva ancora a crederci e continuava a ripeterlo.

E poi, però, gli disse anche grazie. Grazie per averle fatto un bel regalo del tutto inaspettato, grazie…grazie, felicità alle stelle. E lui si convinse finalmente che quella non era “robetta” ma una collana in oro e zaffiro bianco che le aveva regalato tanti anni prima e che lei credeva irrimediabilmente perduta per sempre.

E però, però, dopo la gioia e l’emozione, grande, grandissima, gli dice che no, non poteva essere stata per così tanto tempo lì in quel piccolo portagioie così in bella mostra, non poteva. L’aveva cercata sempre e quello era il primo posto dove l’aveva cercata e ricercata per tutti quegli anni, non poteva essere rimasta sempre li, sotto i suoi occhi, in quel piccolo contenitore azzurro di onice con qualche fiorellino bianco disegnato che chissà quante volte in tutti quegli anni lei aveva spolverato e aperto per pulirlo e per guardare, ancora e ancora, se per caso la collana non fosse lì, ma non c’era. Non c’era, non c’era mai stata in tutti quegli anni, se ne sarebbe certamente accorta se ci fosse stata. Ma non c’era.

Fino a un paio di giorni prima, non c’era.

E allora? Chi ce l’aveva messa? E perché contemporaneamente era sparita la stella marina? Si domandava lei e lo domandava a lui e se lo domandavano entrambi. E la risposta venne in mente ad una terza persona, la loro figlia: era stato qualcuno che non c’era più ma che ancora “viveva” nei loro cuori e che si era voluto palesare così. Anche lei, però, ci aveva pensato pur nell’emozione che “qualcuno” doveva avercela messa perché era sicura che prima non c’era.

Ma non aveva focalizzato quel “qualcuno”, ancora no, ancora troppo forte era l’emozione del ritrovamento e poi, certe cose fanno sempre un po’ impressione. E, in fondo, ci si vorrebbe credere ma non ci si crede, almeno subito, fino in fondo. Per un sacco di motivi.

Un sacco di motivi. Ma poi ci ha pensato e con timore e un po’ di inquietudine all’inizio poi sempre più intensamente,

Il giorno dopo il ritrovamento della collana le arriva una mail dalla sorella. Le fa gli auguri per la primavera e le allega una foto. Lei pensa che è strano che la sorella si ricordi di lei nell’occasione della primavera, ma poi riflette che negli ultimi tempi si erano viste e sentite poco, senza un motivo apparente, così come succede anche tra persone che si vogliono bene; passa il tempo e non ci si sente, ma senza una vera ragione. Ma percepiva anche uno strano timore ad aprire la foto. La sorella non era una che mandava foto d’abitudine, anzi, era una novità e chissà che cosa voleva dire, perché qualcosa doveva pur voler dire.

Era una vecchia foto di lei assieme alla sorella e al fratello, in giardino di casa della sorella, era estate e lei portava una canotta bianca e, bene in evidenza, sul petto c’era la collana. La collana persa e ritrovata il giorno prima! Ma come le era potuto venire in mente di mandarle proprio quella foto?

Un caso? Una coincidenza? Si, il caso, ma proprio quella foto e proprio quella collana, perché? Sembrava davvero una coincidenza strana e si chiedeva cosa potesse voler dire. E lo chiese anche a lui che rispose che era un caso, ma un caso strano però. Anche la figlia non seppe rispondere e si chiedeva cosa potesse voler significare.

Come è difficile capire quando si ha quasi paura di capire. Si preferisce non pensarci, si tergiversa, si finge persino di capire una cosa per un’altra. Perché ci fa paura quell’idea che arriva all’improvviso a ricordarti che non tutto quello che c’è si vede e che spesso sono proprio le cose più importanti quelle che non si vedono.

E non bastano gli occhi per vedere, ci vuole anche il cuore e l’anima per vedere. E se poi si vede si è fortunati, molto fortunati e si deve apprezzare la fortuna fino in fondo.

Ha pianto, a dirotto quando il giorno dopo, camminando lungo l’argine del fiume, ha capito. Ha capito perché ha messo insieme le varie parti del “quadro”: la collana persa e ritrovata dove non era mai stata, ormai le era chiarissimo, la foto con la collana ben in evidenza mandatale dalla sorella, e la stella marina scomparsa, improvvisamente dalla tabacchiera che stava accanto al portagioie in onice, sullo scaffale della libreria. La stella marina che significa mare, che significa anche una spiaggia e che significa anche un “albergo” sulla spiaggia. Stella Maris.

Li sua madre aveva trascorso gli ultimi due mesi della propria vita. E la stella marina era sparita proprio per dare un segnale che quella era la sua “firma”, che la sparizione della stella marina era l’ultimo chiaro indizio che faceva capire che era stata lei a prenderla per “firmarsi” e lei a mettere la collana perduta nel portagioie di onice azzurro e a farla ritrovare a lui, a lui che le aveva regalato tanto, tanto tempo prima quella collana, poi andata perduta.

Perché era giusto che la ritrovasse lui e gliela regalasse di nuovo e anche perché così non avrebbero pensato tutti che, come fosse ricomparsa, fosse solo frutto della sua fervida fantasia.

Mostruoso

Il mostro ha detto di aver avuto un “black out nella mente”. Già, gli crediamo…ha ucciso la povera Giulia con 20 coltellate, una lenta e straziante agonia povera creatura e lui, adesso ci vuole convincere di aver avuto il black out? Ma in che film? Ma ci crede tutti scemi?

Ha meticolosamente preparato tutto: omicidio premeditato con l’aggravante della crudeltà altro che black out: ha guidato per ore col cadavere della sua ragazza in macchina, forse ancora agonizzante ed ora ci racconta le barzellette?

Io non sono un giudice, ma lo fossi non avrei nessun dubbio su quello che gli dovrebbe toccare: deve passare il resto della vita dentro una cella. Ora è “protetto” in carcere. Non sarebbe da meravigliarsi che qualcuno non sopportasse di avere come vicino di cella un simile criminale e potrebbe farlo fuori. Dobbiamo proteggere un mostro simile.

Chi ha detto che non è un mostro, prima ancora di sapere bene come sono andate le cose, forse ha parlato troppo presto: è bene che si ricreda. Un mostro, crudele e senza anima. Solo un mostro può commettere un simile atto . E, notate, che avrebbe avuto tutto il tempo per pentirsi e gettarsi dal dirupo per raggiungere la sua vittima.

Ma non lo ha fatto ed ora ci viene a raccontare del black out. Spero che chi dovrà giudicarlo, non si faccia influenzare da queste affermazioni che altro non sono che una meschina e ancora una volta “mostruosa” linea di difesa.