Chi ringraziare?

L’epidemia del secolo è sparita. Non se ne parla più, ormai nessuno vuole ricordare, tutto svanito come in una bolla di sapone.

Puff…meglio, certo. Ma quello che è rimasto nella mente di molti non è visibile ai più ma è un tarlo che devasta. Le malattie come la depressione cronica, l’ansia, il panico, non fanno notizia, non sono contagiabili e non esiste vaccino che le case farmaceutiche possono immettere nel “mercato” (salvifico ma molto remunerativo per chi lo vende). Ma non esiste neppure una cura veramente efficace in grado di guarire queste patologie che rimangono latenti a lungo e riesplodono quando il soggetto si trova a fronteggiare una difficoltà anche minima.

Il Covid è stato un flagello, a parte le vittime che ha causato e che avrebbero potuto essere molte di meno con maggiore prevenzione e competenze adeguate e meno chiacchiera da parte degli organi preposti, ha generato uno stato di ansia generalizzato che ha contribuito a peggiorare i sintomi nelle persone più fragili e a cambiarci la vita per sempre.

E ancora non sappiamo che ringraziare. Ma forse lo sappiamo e facciamo finta di non sapere.

Basta guerra (per ora)

La cattiveria umana non ha davvero limiti come pure l’arrivismo, la meschinità, la stupidità, l’ignoranza, il culto di se stessi… e potrei continuare. E l’invidia pure. Basti guardare come esempio questo blog: spariti i commentatori molti dei quali non scrivevano altro che cattiverie ed insulti, ora godono nella loro meschinità di persone piccole e invidiose di non vedere più commenti su questa pagina. Salvo pochi.

Ecco: hai quello che ti meriti penseranno. Dopo avermi martellato di critiche, di polemiche e di offese pesanti, se ne stanno rintanati a godersi la loro “vittoria”.

Dedico a loro questo post.

La cattiveria, la malevolenza, l’arido cinismo che tende a sgravare se stessi dalla profonda rabbia di vivere un’esistenza poco gratificante e piena di frustrazioni, può trovare sfogo anche in questo: impegnarsi per fare stalking verso una persona che non ti ha fatto nulla se non metterti a disposizione uno spazio per argomentare. E molti blog ne sono pieni.

Ma lo si vuole ” libero”, anche, volendo di offendere la persona stessa o chi, in qualche modo, non si comporta allo stesso modo, non si adegua allo stalking pressante e martellante, non fa “squadra” insomma, ma prova a discutere in maniera civile. E viene alla meglio collocato tra quelli che “lisciano il pelo”. Allocuzione che fa vomitare.

Ma cosa significa comportarsi civilmente? Ormai non ha alcun significato se non per quelli che si ritengono di civiltà superiore tanto da potersi mettere in cattedra e insegnarla agli altri e magari sono gli esseri più bugiardi e meschini che esistono ma trovano sempre il modo di mostrarsi per quello che non sono e farsene persino un vanto.

La paranoia del secolo è anche in questo: l’umanità che va alla deriva ma cerca di sopravvivere aggrappandosi a chi gli da la possibilità di sfogare tutta la rabbia accumulata negli anni e lo fa con chi sa bene non potrà mai nuocergli perché le persone mobbizzate o stalkizzate non hanno armi di difesa se non la possibilità di denunciare che poi si rivolta contro di loro perché questi soggetti diventano ancora più fastidiosi e per soprappiù fanno le vittime in modo disgustoso. (Ivi compresi quelli/e che scrivono zuccherose letterine ai giornali e parlano di “empatia”, una parola della quale non conoscono il significato, ma di cui si riempiono la bocca (e la penna) perché fa “audience”. Ma non sanno di cosa parlano).

Fin che si tratta di un blog deve una sconosciuta si “permette” di scrivere le proprie “inutili” opinioni, o i propri “inutili” divertissement passi, ma quando per esempio c’è di mezzo il lavoro o la vita familiare, allora sono tragedie.

E, purtroppo di queste persone “malate” ce ne sono sempre di più. Gli ultimi anni sono stati difficili e non solo da noi e veniamo da decenni nei quali personaggi senza scrupoli hanno ridotto la nostra società ad un cumulo di macerie morali e materiali.

Votare, lo abbiamo capito tutti non serve perché del nostro voto i politici si servono solo per i propri  interessi di “bottega”. Fatti salvi quei pochi che spiccano come diamanti in mezzo alla mota.

Ma i “rappresentati” non sono da meno, la maggioranza prepotente ha imparato a sgomitare, ha imparato il motto del marchese Del Grillo e lo ha fatto suo nelle sue preghiere quotidiane.

Purtroppo devo toccare con mano ogni giorno questa realtà: nessuno ha più rispetto di nessuno. Gli umani sono trattati peggio di cani i quali ormai sono diventati i nostri padroni.

Questo blog, a chi capisce cosa dico ( ma non lo do per scontato), ne è un piccolo esempio. Un esempio di come la cattiveria umana possa tradursi in meschino stalking verso un video o persone sconosciute che hanno “l’ardire” di volere un posto dove poter esprimere la propria creatività.

La creatività non piace ai più, la trova narcisismo, la trova esibizione. A meno che chi si permette di crearsi il proprio spazio “creativo” non sia anche un LECCACULO.

Non mi sento però di scusarmi per il francesismo, la parola o il termine ormai è entrato a buon diritto nel lessico ordinario.

E ora un’ultima considerazione. Ovviamente non distinguo tra uomini e donne in questo comportamento: entrambi hanno una particolare maestria a sfogare la propria rabbia contro qualcuno che può difendersi solo ignorandoli, ma oserei dire che le donne in questo (come in molto altro) sono maestre. E in più fanno le vittime. Piangono “miseria”, cercano appoggi e comprensione e sono solamente delle persone frustrate e con gravi problemi di identità e di relazione.

Ma poi, a me in fondo non importa se qui rimangono a commentare in uno o due o anche nessuno. Se devo essere continuamente sulle braci a friggere o nel girarrosto a fare il pollo messo a arrostire lentamente, preferisco dirlo chiaramente: meglio sola che…

E infine davvero, provo anche un po’ di pena per quelle persone che sfogano la loro profonda rabbia ovunque possono farlo, dovrebbero cercare di incanalarla verso qualche fine positivo, cosi è solo energia sprecata.

E sappiamo quanto costi cara l’energia soprattutto in questo momento.

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Ripeto questo post già pubblicato qualche tempo fa, un po’ perché mi pare ancora attuale e un po’ perché non ne posso davvero più di parlare di guerra.

Penso che la bandirò, almeno dal mio blog. (Fino a che non cambio idea e io idea la cambio, spesso)…

Affini

Un vecchio slogan diceva: il telefono la tua voce”.

Ora si potrebbe convertire in : il telefono la tua anima”. Si perché è quasi una entità metafisica. Tutti ad osservarlo in continuazione, a scrutarlo a coccolarlo e a parlargli sottovoce come si fa con un amante.

Il telefono ormai è cuore e anima. L’ intellifono, per dirla in italianesco è parte di noi, come una mano o un piede O meglio ancora un organo importante, vedi fegato o milza.

Nessuno esce senza. Impossibile ritrovarsi in questa selva oscura senza l’intellifono al quale siamo sempre raggiungibili e col quale ci colleghiamo col mondo. Ma è un mondo reale o si tratta soprattutto di intelligenze primitive o scambio di informazioni del tutto irrilevanti se non inutili?

Notiziole ridicole o drammi umanitari che arrivano non richiesti su quello schermo luminoso e dal quale siamo attratti come da bambini dalle lucciole.

E per la strada ormai non è più possibile neppure un “tirati in la” perché l’interloquito non sente non capisce e sembra dentro un acquario dal quale spuntano delle pinne. Tutte le età e generi, compresi bambini, sono alle prese con quell’ arnese consacrato alla medianità generale.

Non ce l’hai? sei escluso dalla scaricabilità delle apps (oops) magiche, indispensabili e irrinunciabili.

Cioè sei un drop out, un fallito uno che non vive su questa terra.

Ormai la dipendenza da telefonino è una nuova patologia, una delle tante di questi tempi moderni e terribilmente ansiogeni.

Pane per psicologi e affini. Al telefono, si intende.

Pubblicato su Italians del Corriere della sera

Laugh for nothing

Love is a bar of chocolate
in the cold winter nights
when everything is still
only the mourn of wind
through the willow tree.

Love is a voice too loud
into the silent room
when you stand all alone
and dark comes far too soon.

Love is a conversation where
you are right or wrong
the only thing that matters
it can last all night long.

Love is that laugh for nothing
that brings the joy of life
and in the coldest winter
makes you feel warm inside.

Oggi mi andava di riproporvi questa.

Quello che succede nel mondo è troppo spaventoso, permettetemi di osservarlo da lontano e di tacere (per ora).

Ci manca tanto cosi

Ve lo dico sinceramente: sto pensando di chiudere. Magari non ve ne importa nulla ma io mi sento di condividere con voi questa decisione.

Sono stanca, ho problemi personali e nel tempo questo blog è diventato quello che non avrei mai voluto.

Ha causato violente antipatie (immotivate) nei miei riguardi da parte di sconosciuti e sconosciute che si sono avventati contro questo piccolo spazio con violenza e talvolta con cattiveria.

Sarà segno dei tempi, sarà stato il Covid, le guerre o semplicemente la mia incapacità di gestirlo.

Io so di avercela messa tutta, sempre in buona fede, senza alcun ritorno di alcun genere se non la possibilità di condividere i miei pensieri.

Ma ora dopo sei anni sono stanca, trovo questo posto quasi desertificato o comunque sempre in lotta, qualsiasi cosa scriva diventa un pretesto per rifare sempre le stesse diatribe, senza soluzione di continuità: ognuno rimane sulla propria ferma posizione, alla meglio.

Hanno vinto i miei detrattori o meglio quelle persone che, per invidia o per cattiveria, hanno sperato che mi stancassi (o che sono sempre alla ricerca di “se stessi” potrei fare qualche nome a caso, ma non lo faccio e di finire pubblicati su prestigiose rubriche, meravigliandosi di non essere pubblicati più spesso…sic, persino lamentandosi di venire insultati ma certo non rivelando quanto loro stessi insultano. E trovano disponibilità ed accoglienza con questi “temi” di grande respiro)…

Non so come andrà e cosa deciderò ma sono molto vicina allo stop.

Ringrazio quanti hanno partecipato in buona fede.