La politica deve uscire dalle manifestazioni come quella di oggi. Invece la politica la fa da padrona: strumentalizza per fini politici, appunto, quella che dovrebbe essere una giornata dedicata alle vittime del femminicidio, alle donne violentate in tutto il mondo e alle donne che subiscono violenze e soprusi di ogni genere.
L’ultimo femminicidio, solo in ordine di tempo, ma non mancheremo di piangerne altri, ha avuto un battage mediatico straordinario. In molti ci si sono buttati a capofitto.
Le ragioni sono molteplici, la prima, credo, è contestare il governo attuale e approfittare della morte della povera Giulia per chiamare in causa il governo e fargli le pulci: non fa abbastanza contro questo odioso fenomeno.
Le sento nelle orecchie le sfegatate femministe per caso che oggi, più che altro faranno di tutto per politicizzare al massimo questa giornata. Grideranno slogan, faranno il …a quattro pur di apparire impegnate a difendere le donne dalla brutalità dei maschi.
In realtà sono li a promuovere cause politiche e la causa andrà a farsi benedire, le donne continueranno a subire violenza e a non denunciare per paura di subirne di ancora più violenta. Anche Giulia avrebbe potuto denunciare il suo assassino per stalking. M anon lo ha fatto per paura. Lo temeva ma temeva anche che il “sistema” si sarebbe rivoltato contro di lei. E così Turetta è stato libero di ammazzarla in uno schifoso parcheggio di una schifosa zona industriale in quel ricco Nordest dove, nell’immaginario collettivo, siamo tutti leghisti ubriaconi, attaccati agli schei (alla meglio).
Ed oggi si sfila con la pretesa che Giulia sia lei a dare una svolta a imprimere un cambiamento. Giulia che ha subito e patito e sofferto e poi il dirupo, Giulia dovrebbe essere risolutiva. Perché qualcuno ha individuato il colpevole: la società, il patriarcato e lo stato…mentre il vero colpevole viene messo in second’ordine essendo “figlio sano del patriarcato”.
Di violenza in violenza, dopo le urla e gli slogan gridati, alla fine della fiera, tutto o quasi resterà inalterato e altre Giulie finiranno la loro vita per mano di balenghi che saranno derubricati come poveracci figli di un sistema malato.
E il sistema si ammalerà di più. Con molta soddisfazione della politica peggiore. Priva di idee e di proposte serie e incapace di fare vera opposizione ma solo strumentalizzazioni e vacuità a discapito di una politica che guardi al bene del paese ma che va sempre nella stessa direzione: il bene di pochi (anche troppi) interessati alle poltrone o a qualche redditizia posizione. Qualsivoglia.
Io non credo che Turetta fosse figlio di un sistema malato.
Credo che fosse semplicemente un malato (sindrome di Turetta?).
Credo anche che la sensibilizzazione in atto raggiunga soprattutto chi è già sensibilizzato, mentre alle persone strane, borderline, complessate, instabili psichicamente, o semplici delinquenti, queste argomentazioni gli entreranno da un orecchio e usciranno dall’altro.
R
Non credo nella “malattia” di Turetta. Comunque saranno i giudici a dire cosa ha fatto e quale sarà la sua pena. I processi mediatici sono sempre sbagliati. Ma per me rimane un criminale. Definirlo malato lo deresponsabilizza.
Roberta Bruzzone fa questa diagnosi comportamentale di Filippo Turetta
Leggo pure che il narcisismo patologico si riscontra in massima parte nei paesi capitalisti occidentali,
https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/filippo-turetta-la-diagnosi-della-bruzzone-%C3%A8-un-narcisista-covert-patologico-non-voleva-suicidarsi-era-una-trappola/ar-AA1ktvSn?ocid=msedgntp&cvid=f7b6bf04471f4d9986e2107476cc92a7&ei=47
«Bruciamo tutto», 50 mila a Roma contro la violenza sulle donne – titolo del Corrierone. Chissà de qualcuno tra giornalisti, redattori, dirigenti e correttori di bozze si reso conto del tragico umorismo di una affermazione così contraddittoria e imbecille.
“Bombing for Peace is Like Fucking for Virginity” dicevano nel 1969.
Non è servito a niente.
R
manifestare contro la violenza manifestando violenza…
Per me le manifestazioni dovrebbero essere contro qualcuno, o, quanto meno, indirizzate a qualcuno che ha la responsabilità e i mezzi per intervenire.
Se qualche delinquente o squilibrato ammazza, non c’è un responsabile istituzionale a cui rivolgere la manifestazione.
Come se un muratore cade da un ponteggio perché non aveva seguito le procedure antinfortunistiche, o un automobilista si schianta contro un albero, con chi ce la dobbiamo prendere?
E se il clima cambia, a cosa serve imbrattare le opere d’arte?
Giusto per sfogare la propria rabbia, e, al giorno d’oggi, qualunque occasione è buona per dare sfogo alla rabbia.
R
Lenzini, non mi pare cosi semplice la cosa, la violenza è sempre sbagliata, le manifestazioni contro la violenza non dovrebbero incitare alla violenza. Chi uccide è un assassino, lo stato ha il dovere di tutelare l’ordine pubblico la gente non può andare in giro ad ammazzare altra gente. Il femminicidio è un delitto odioso e comporta molte cose, ma ne ho parlato fin troppo, mi sono stancata di ripetermi.
Appunto, è un delitto, sono d’accordo con lei. E i delitti sono responsabilità personale.
E’ un problema di prevenzione e di repressione. Non è un problema di mentalità da cambiare.
L’articolo di Roberta Bruzzone, postata da piero, mi è sembrato illuminante circa la dinamica comportamentale dell’omicida: una nevrosi -il narcisismo patologico- che certo non scagiona il soggetto, perché capace di intendere e di volere, ma individua nella nostra società e nelle famiglie che la compongono le cause remote della patologia.
Certo non è l’unica causa, e cambiare il volto di una società non è facile, ed è quasi impossibile nel breve tempo. Perciò, ben vengano l’educazione sentimentale e alle relazioni impartite a scuola, o come sostiene Crepet, l’iniziativa di “avviare l’educazione emotiva fin dall’infanzia, riducendo l’uso della tecnologia nelle scuole e promuovendo un ascolto più attento dei bisogni dei bambini”, ma per un risultato a breve, occorrerebbe istituire un centro specializzato professionale di pronto soccorso e di assistenza reale dei denuncianti e di controllo del denunciato. Quante volte abbiamo sentito dire di uccisioni avvenute proprio in seguito a denunce, perché il denunciante non viene protetto, o uccisioni nonostante l’ingiunzione al denunciato di “tenersi lontano”, o di mancati interventi perché i mezzi erano impegnati in altre operazioni, magari di semplice perlustrazione.
R
Assolutamente, l’educazione sentimentale e direi anche civica, devono entrare nelle scuole al più presto. UN altro discorso meritagli interventi delle Forze dell’orine che devono essere messe in grado di intervenire prontamente sia con perlustrazioni che dietro chiamata.
A me pare che ultimamente si sia sdoganata sempre di più la violenza, che una volta era vista come qualcosa di inaccettabile, anche alla luce della morale cattolica, che poi è stata abbandonata dai più.
Così, abbiamo avuto storicamente il terrorismo interno, di sinistra e di destra, dove gli omicidi erano giustificati dal fatto che si pensava di combattere per una giusta causa.
Abbiamo accettato le “guerre umanitarie”, dove si ammazzano civili innocenti per punire i loro governanti.
Bisognerebbe tornare ai tempi in cui ammazzare era un tabù e basta, senza se e sanza ma.
R
La violenza non è mai stata sdoganata. La prende troppo alla larga, il femminicidio è un fenomeno inaccettabile e ben circoscritto. Non divaghi.
Forse la prendo troppo alla larga, ma anche l’approccio basato sul contrasto al maschilismo, per me, è prenderla alla larga. Non ci sono prove che il maschilismo sia all’origine dei femminicidi.
Visto che, a quanto si dice, il fenomeno è in crescita, o, quanto meno, non diminuisce con la velocità auspicata, la mia impressione è che stiamo curando un’infezione con l’antibiotico sbagliato.
E quando un’infezione non guarisce, non serve a niente aumentare il dosaggio di quell’antibiotico o prolungare la terapia.
Bisogna provare con un antibiotico diverso fino a che non troviamo quello che è efficace.
Per le infezioni si fa l’antibiogramma; per i femminicidi bisogna analizzare accuratamente i singoli casi e interpretare i dati in maniera scientifica e oggettiva, senza precipitarsi a fare diagnosi intuitive e ideologiche.
R
Bh, il maschilismo purtroppo è una pianta difficile da estirpare e c’entra sempre un pochino.
Ecco cosa intendevo:
https://www.open.online/2023/11/27/giorgia-meloni-attacco-sede-pro-vita-schlein-conte-landini/
perché il famoso giornalista non gli chiede di vergognarsi?
La violenza in questo caso, gli fa gioco? L’ipocrisia imperatrice d’Italia in tempi di Repubblica!
Guardando i colori e gli slogan delle varie manifestazioni che si sono tenute contro la violenza sulle donne nel mio cervello si è scatenato un grosso conflitto di interessi fra i miei ultimi 2 neuroni ancora attivi. Da una parte sarei sceso in piazza anch’io per sollecitare le istituzioni a fare qualcosa di concreto per migliorare la situazione e cambiare nel tempo la mentalità della società tutta. Dall’altra sarei stato ben alla larga da chi sventolava le bandiere palestinesi, contestava Meloni perché le va bene essere Primo Ministro, insultava le associazioni antiabortiste o puntava il dito contro gli uomini assassini (un po’ tutti: chi di noi non ha mai accoppato una fidanzata, via). Troppa politica e troppo tutta di una parte. Alla fine, come dice la Blogmastra, si finisce in caciara e tanti saluti, fino alla prossima penultima vittima.
R
grazie Mauro, lei riesce a farmi sorridere (quasi)sempre.
Ma perché “stare alla larga delle bandiere palestinesi”? I palestinesi non sono Hamas, e Hamas è frutto perverso della occupazione massiva e parimenti perversa, fatta contro il diritto internazionale, della Cisgiordania da parte dei ricchi coloni israeliani.
E Netanyahu, dopo aver stanziato, in maggio, un miliardo di dollari, ancora ne stanzia altri 43 per aumentare le attività di insediamento.
È in atto, sotto il tacito consenso dell’Occidente, l’annessione silenziosa di quanto rimane della palestina. Gaza, riservata ai terroristi, cosi è lecito raderla al suolo, e muoiono 6000 bambini, pazienza; la Cisgiordania, riservata ai palestinesi “buoni” assoggettati, viene lentamente, ma inesorabilmente usurpata.
Perciò, manifestare per la Palestina è sacrosanto..
R
Piero, non la capisco davvero. Cosa c’entra la Palestina con i femminicidi? Lei mette tutto nello stesso calderone? Perché no allora anche l0aggressione brutale e violenta dell’Ucraina da parte di Putin, quella non c’era, guarda un po’—-e i cinesi Sono da 70 anni che invadono il Tibet….ci mettiamo anche loro? Tanto vale stare a casa a pregare per la per la pace ne mondo…
Gentile signora, tutto c’entra, possono coesistere sia la protesta contro la nostra società malata (altri due femminicidi sono stati consumati nella giornata di ieri), sia la protesta contro certi “valori” della civiltà occidentale, come la competizione estremizzata, la ricerca sfrenata di ricchezza, l’uso ai una violenza nascosta dietro regole discriminatorie, la presunzione di essere superiori ad altri popoli.
R
Ok, Piero, mettiamo tutto insieme e facciamo un bel falò in piazza…ha ragione lei. E mettiamoci anche i poteri forti contro le minimazionali e il buco nel Nordstream, Le femministe di “Non una di meno” per ora, gli assassini stalker stupratori violenti, non se le filano di pezza…però, noi intanto aggiungiamo…abbondiamo…
Mi fanno una gran pena i genitori di Turetta, hanno fatto bene a non incontrarlo, li capisco, avranno bisogno di tempo e non sarà facile per loro affrontarlo.