Sofisti

Dice Elly Schlein: “ci vuole una regia italiana per un’ accoglienza diffusa”, in una delle sue interviste a Lampedusa.

Dice Bersani Luigi che bisogna darle credito perché lei è il futuro del PD e non trattarla come una “macchietta”.

Ma le sue frasi ad effetto sono piuttosto confuse. Che cosa vorrebbe dire per esempio con quella che cito? Ci vuole un traduttore simultaneo per capirla.

Bersani è adatto in quanto uno che fino ad oggi ci ha deliziato coi suoi frizzi e lazzi e infatti nel PD, pur con tutto il rispetto, ha combinato ben poco (dati i risultati).

Ma Elly secondo lui sarebbe il futuro del PD: un futuro incerto e confuso e senza una visione del futuro.

Ma forse per Bersani è meglio un futuro purchessia piuttosto che la sparizione totale e forse ha ragione lui.

Dunque forza Elly, confondi le acque con i tuoi discorsi strampalati e vagamente retorici, senza fare opposizione però non si arriva a governare. E, al momento, l’opposizione che dovrebbe essere nelle tue mani, sembra non esistere. Neppure in controluce. E questo non è un paese per sofisti.

2 commenti su “Sofisti”

  1. Ho visto il film di Garrone, “Io capitano”, un vero capolavoro che descrive l’odissea dei migranti a partire dalla vita nei loro miseri villaggi e dalla decisione sofferta di partire, fino alla vista delle terra ferma agognata che dopo terribili traversie li accoglierà.
    Il film narra tutto questo attraverso due adolescenti che fuggono di casa per raggiungere l’Europa, conosciuta solo attraverso l’immagine distorta data loro dalla potenza invasiva dei media, unico segnale tangibile dell’Europa opulenta che penetra fin lì. Attraverso lo schermo passano mille traversie: il brutale trattamento di una sorta di organizzazione clandestina avida di denaro che agisce senza pietà; la traversata del deserto, parte in catorci sovraccarichi all’inverosimile che, sobbalzando nelle loro folle corsa sopra le dune, ogni tanto perdono sulla sabbia qualche disgraziato poco pronto nell’afferrare un sostegno. Ma la parte peggiore è l’attraversata del deserto a piedi, e lì una carovana sempre più allungata e assottigliata è soggetta alla legge impietosa del “chi si ferma è perduto”; e poi le rapine dei ladroni del deserto, le sevizie nei luoghi di tortura per estorcere altro denaro; i lavori forzati da schiavi per sopperire al denaro perduto e racimolarne un’ultima quota per l’ultima traversata, quella del mare, non meno tormentata e pericolosa di quella del deserto. Alla fine, uno dei due ragazzi, dopo avere appreso pochi rudimenti su come condurre un’imbarcazione a motore, accetta di fare da scafista, anzi sarà il “capitano” che condurrà a buon fine l’impresa.
    Il film i si chiude con la vista all’orizzonte dell’Eldorado, o meglio, della Terra Promessa, quella Sicilia che sarà il loro primo approdo, e l’assordante rumore –metafora forse di ciò che li aspetta- di un elicottero in perlustrazione che li avvista.
    Un capolavoro che a volte strappa momenti di vera commozione. Dovrebbero vederlo tutti coloro che parlano di barriere e vedono nei migranti solo una minaccia, ignorando le traversie, gli stenti, le sofferenze, le umiliazioni che hanno subito.

    Rispondi

Lascia un commento