I funerali di stato, passi, ma il lutto nazionale per Silvio Berlusconi forse è esagerato. In fondo questo signore ha creato un impero anche con l’aiuto della politica e lascia ai suoi discendenti una vera fortuna.
Frutto del suo ingegno? Non c’è dubbio, ma anche frutto della sua spregiudicatezza, non per niente ha una condanna per frode fiscale che detto cosi sembra una bazzecola ma lui che è stato premier tre volte, avrebbe dovuto dar l’esempio non frodare il fisco.
Ora tutti si lanceranno in coccodrilli più o meno empatici per la grande popolarità che l’uomo aveva accumulato grazie alle sue gags, le sue proverbiali gaffes a livello internazionale, la sua amicizia con i dittatori…
Un liberal populista molto amato da molti ma anche molto odiato da altrettanti.
Ora che il suo cammino su questa terra si è concluso, tendiamo un po’ tutti a vederne i lati positivi, ma la sua politica è stata esiziale per l’Italia, la sua arroganza nel respingere tutte le inchieste a suo carico come fasulle o inventate (esattamente come Trump, suo emulo), ha minato la fiducia nella Magistratura e questo non può certo essere positivo.
La sua invadenza mediatica sotto molti aspetti: televisioni, giornali, cinema, ha influito in modo pesante sulla mentalità degli italiani attuali cresciuti con le sue televisioni, i suoi Tiggi e le sue barzellette sconce.
Per non parlare delle ultime inchieste relative al Bunga Bunga; l’apoteosi della ipocrisia nel cercare di gettare veli pietosi su quella che era una sua fissa: le donne, anche molto giovani o minorenni che gli hanno creato molti problemi dai quali lui è sempre emerso col suo sarcasmo verso i magistrati e le inchieste e, ovviamente grazie alla sua immensa fortuna, intendo i suoi soldi non solo il fattore C.
Ma le sue responsabilità sono sempre state evidenti, gli è stato perdonato molto dagli italiani che lo hanno visto quasi come un “padre di famiglia” un po’ discolo. Si tende spesso a rifiutarsi di vedere i difetti nei “padri” e con lui gli italiani si sono spesso rifugiati dietro al ” si, lo avrà anche fatto, ma perché dirlo e perché punirlo”?
Perché il suo “fare” comportava reati e i reati prima o poi vanno puniti, lui voleva assoggettare tutto alla sua volontà e questo non è sempre stato possibile. Molte falle nella sua politica e nella sua vita privata ne hanno fatto alla fine quasi una macchietta cui la morte ora ha ridato dignità.
Lo credevamo immortale ma non lo era e i suoi soldi non sono riusciti nell’ultima impresa: salvarlo da una grave malattia.
Con lui se ne va un personaggio che ha fatto, nel bene e nel male, la storia di questo Paese, tra il serio e il ridicolo, l’ilare e il faceto, e tra l’umanità dell’uomo e la superiorità del super uomo che in fondo credeva di essere. Un uomo di grande personalità e immenso potere che non ha potuto però regalarsi l’immortalità nonostante tutto.
Altri magnificheranno i meriti o denunceranno i demeriti di Silvio Berlusconi, io, di fronte l’estremo limite di vita, da cui inizierà un’unica notte infinita, la morte, posso solo riconoscere un sentimento di “vicinanza” per un uomo che ha segnato nel bene e nel male la vita politica italiana degli ultimi trent’anni.
Riconosco di avere giudicato Silvio Berlusconi –come politico, non interessandomi la sua vita privata- forse troppo severamente, trascinato da ideologia contraria: il suo liberalismo m’è sembrato più una tendenza monopolizzatrice, la sua ricchezza ha dato adito a provenienza sospetta, la democrazia fortemente compromessa dall’essere proprietario di televisioni, la sua condanna accettata con una punta di compiacimento. Ho visto solo i risvolti negativi del suo operato.
Adesso che il tempo ha smorzato ogni vis polemica, riconosco le qualità di Silvio Berlusconi -a parte le sue indubbie qualità di imprenditore- la sua concretezza contro l’inconcludenza delle sinistre, il suo parlar chiaro contro il politichese, la sua forza di volontà nel perseguire gli obiettivi, il suo sostanziale rispetto dell’avversario, la sua tendenza pacificatrice, anche se a malincuore dovette cedere all’assalto dell’Occidente contro Gheddafi.
Se traguardo il percorso della nostra Repubblica, di primo acchito mi vengono in mente pochi nomi –e non è un giudizio di merito, né un metterli alla pari- questi nomi sono De Gasperi, Andreotti, Moro, Craxi e Berlusconi.
R
beh, non sarà un giudizio di merito ma forse metterli assieme tutti insieme (quei nomi) in un solo rigo fa una certa impressione – non positiva. Vanno fatti, a mio avviso, dei distinguo anche di fronte alla morte.
Scusa, Mariagrazia, ho premesso che non intendo “metterli alla pari”. Mi pare di essere stato chiaro. Però, ognuno di essi, chi per un verso chi per l’altro, verranno ricordati, a differenza di molti altri caduti nel dimenticatoio.
Berlusconi ha sempre detto che il miglior modo per vivere sereni è sapere che l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio ma non ha insegnato nulla ai soliti odiatori di professione (tra cui molti giornalisti!) che appena appresa la notizia si sono abbandonati all’astio più becero! Come tutti i veri leader ha scatenato l’odio feroce in coloro che non hanno colto la sua grandezza a causa del travaso di bile che offuscava i loro occhi. Il sindacalista Giorgio Cremaschi scrive «per me resta un nemico che ha rappresentato tutto ciò contro cui è per me giusto lottare […] Non era un grande statista, non era una brava persona. E non vogliamo dimostrare il nostro cordoglio». Nelle sue ultime ore di vita alla notizia del suo ricovero, il vignettista Natangelo pubblicava una vignetta in cui un becchino di fronte a una buca si chiedeva: «Allora?! Scende in campo?». Oggi è stata la volta di Vauro che pochi minuti dopo l’annuncio della morte del Cavaliere, posta un disegno di un uomo che si chiede: «Berlusconi è morto. Ma non sono sempre i migliori che se ne vanno?». Irrispettoso e volgare. Come anche “The Guardian” che nel dare la notizia è andata a rovistare nel cestino dei rifiuti di tutti i processi sorvolando sul fatto che ne è sempre uscito pulito compresa l’unica condanna per frode fiscale su cui gravano nubi di parzialità di giudizio. Lui che ha sempre usato ironia garbata come la celebre spolverata alla sedia dove sedeva Marco Travaglio. O quando di fronte alla sinistra che gli chiede di andare a casa, Berlusconi rispondeva «Mi crea un po’ di imbarazzo, perché disponendo di diverse case non saprei in quale andare». La classe e l’ironia che alcuni non hanno mai imparato chiamandolo per trent’anni con l’iniziale come fosse una “capitis deminutio”. Berlusconi è passato alla storia, a loro spetta solo l’oblio perenne!
R
L’odio è sbagliato, ma neppure un santino va bene, non piacerebbe neppure a lui che conosceva bene i propri difetti sui quali sorvolava troppo spesso come uno che sapeva di poterselo permettere. Trovo volgari e triviali certe espressioni ma il Guardian non ha fatto che una cronaca imparziale senza astio, né odio. Che, in fondo, Berlusconi pur con tutti i suoi difetti, non meritava.
Bene Salvatore P., mi fa piacere che sia tornato a scrivere sul blog. Rimanga ora che ha ritrovata la strada.
No cara MGG la mia strada è lontana da un blog dove più volte spocchiosamente mi è stato vietato di affermare un pensiero differente dal suo… No, grazie!
Questo mio post lo consideri come un prezioso dono che ho voluto farle.
Resti tra i suoi affezionati paggetti reggicoda
R
ridicolo pensare che io abbia impedito o vietato, più verosimilmente lei non si atteneva alle regole del blog ed è lei che “spocchiosamente” ha sbattuto la porta assieme ad altri con in testa al gruppetto una signora alla quale tenevate la coda in tanti. Comunque, come non detto, faccia come le pare. Mi scuso io per lei per la sua infelice espressione ma qui non ci sono “paggetti reggicoda” ma persone per bene che capiscono quando si va oltre certi limiti e stanno alle regole in primis della buona educazione.
PS: il suo “prezioso regalo” ha trovato accoglienza qui anche se non ero affatto d’accordo con lei, segno che quello che afferma si smentisce da sé.
Le vignette di Hebdo sono semplicemente disgustose, no satira, no ironia, ma sono solo classificabili s pa z z a t u r a. Berlusconi ha avuto tanti difetti, ma è stato premier 9 anni e anche se ha utilizzato la politica per fini personali, si è preso le sue responsabilità.
Non si può dire lo stesso di tanti premier europei che si sono succeduti su quelle poltrone, senza fare nomi, ma ne avrei più di uno.
Mi pare che siamo abbastanza d’accordo su questo tema.
Forse il Berlusconi nonno saggio e un po’ disilluso, come tanti anziani, ha dato il meglio di sé smussando, tra l’altro, certe asprezze della coalizione di centro destra.
Leggendo il commento di Alessandro, mi è venuto in mente, fatte le opportune distinzioni, “Il 5 maggio” di Manzoni.
Tra le distinzioni, una che mi pare distingua Berlusconi da Napoleone, e pure da Trump, è che in fondo è stato sempre una persona buona e pacifica.
R
si, se c’è una cosa che non si può negare a Berlusconi è la sua proverbiale calma, persino nei momenti di maggiore tensione e imbarazzo.