Inquietante e raccapricciante, nessun giallista, nessuno nemmeno tra i più famosi, sarebbe riuscito a inventarsi un femminicidio come quello avvenuto a Senago qualche giorno fa.
Lui, lucido, criminale, assassino spietato, la faccia seminascosta dal cappuccio mentre i Carabinieri lo portano via: ha confessato di avere ammazzato la sua ragazza a coltellate nella casa dove i due abitavano. Aveva tentato di cavarsela denunciando la scomparsa della donna Giulia Tramontano, 29 anni incinta di sette mesi. e poi per rassicurare i genitori di lei, assieme a loro, aveva anche mandato un messaggio alla donna per dirle di tornare a casa, mentre lei era rinchiusa dentro la sua macchina, cadavere.
Si chiama: Alessandro Impagnatiello, teniamolo a mente perché dimenticarlo sarebbe dimenticare Giulia, suo figlio e tutte le donne uccise come lei da simili bastardi.
Un assassino lucido e spietato: l’ha prima accoltellata, poi ha cercato di bruciarla nella vasca da bagno, poi ne ha denunciato la scomparsa, poi ha mentito ai genitori di lei facendo finta di non sapere dove fosse, poi ha inventato che lei si voleva uccidere e lui l’ha aiutata…e infine, date le tracce evidentissime lasciate da quel povero corpo ritrovato in una zona verde poco lontano dall’abitazione dei due, ha confessato di averla uccisa.
E pare che non abbia fatto tutto da solo, gli inquirenti indagano anche su un possibile complice. Pare il bel Zerbolo avesse anche un’amante, una donna, pare americana, pare anche lei incinta.
La Giustizia farà il suo corso? Me lo auguro e auguro a questo delinquente assassino spietato, a questo criminale senza vergogna e pietà, a questo essere che di umano ha solo l’aspetto, di ottenere non uno ma due ergastoli e di passare il resto della sua vita con davanti l’immagine di quella povera ragazza mentre gli implora di non uccidere lei e il suo bambino. E questa lo deve tormentare per tutto il resto della sua vita.
Non riporterà in vita quella povera ragazza né il bambino che aveva in grembo, ma inasprire le pene per questi assassini è una cosa che il mondo civile deve prevedere perché sia fatta veramente un minimo di giustizia in attesa che quella divina (per chi crede) faccia la sua parte.
Pubblicato su Italians
Raccapricciante, certo, come dice le, ma si tratta di un delitto estremo compiuto da una persona estrema.
Non mi pare neppure che ricorrano le circostanze di un femminicidio propriamente detto.
Non sembra che sia stata la reazione ad un tradimento da parte della donna, né alla decisione di lasciarlo.
Anzi, l’amante ce l’aveva lui.
Da quello che si è ricostruito finora mi pare il delitto di un delinquente schizofrenico che era capace di uccidere chiunque, indipendentemente dalle sue idee sui rapporti tra i sessi.
Anche i preparativi che hanno fatto ipotizzare la premeditazione, così come i tentativi di distruggere il cadavere, mi sembrano estremamente ingenui e stupidi, caratteristici di una persona poco intelligente.
E’ un episodio raccapricciante, ma, secondo me, non emblematico. Da personalità così perverse ci si può aspettare di tutto.
R
eh, già, lei povera non se lo aspettava, avrebbe dovuto…e poi lui voleva che lei abortisse, mentre lei si voleva tenere il figlio…certo che se uno “schizofrenico” fa di queste cose, una via per “salvarlo” si troverà…mentre lei, se non se n’è accorta…ormai.
Signora Gazzato, lungi da me pensare che, se uno è matto, va salvato. Io, anzi, non accetto neppure il concetto che, se uno è incapace di intendere e di volere, non è punibile.
Io le persone che commettono delitti perché sono squilibrate o deficienti o addirittura incapaci di intendere e di volere le metterei comunque in galera a vita perché sono mine vaganti per gli altri.
Dico solo che, in casi come questo, non mi pare che influisca la mentalità, l’educazione, il maschilismo, la mancanza di rispetto per le donne, il senso di possesso, o altri fattori psicologici.
Un delinquente stupido delinque perché è un delinquente stupido.
R
e criminale e assassino e non certificato malato di mente, come tutti gli altri assassini omicidi o femminicidi e si tratta di femminicidio a tutti gli effetti.
Un delitto mostruoso, ennesimo femminicidio, c’è da chiedersi perché la nostra società produca simili mostri privi di coscienza umana. Non basta averlo smascherato e imprigionato, finché non si scava nel fondo della società in cui viviamo, non si troverà il il rimedio, e seguiteremo a piangere vittime innocenti: un donna ogni tre giorni, questa è la media raccapricciante.
Ricordiamoci che siamo 60 milioni. Non possiamo indignarci ad ogni nuovo caso.
Non ha senso, statisticamente, puntare a obiettivi come zero femminicidi, zero infortuni mortali sul lavoro, zero stragi di giovani il sabato sera e così via.
Sono fenomeni statisticamente non eliminabili, e andrebbero analizzati con logica scientifica se ne vogliamo ridurre la frequenza.
Bisognerebbe distinguere e conteggiare innanzitutto le varie casistiche invece di fare di tutta l’erba un fascio, perché ogni malattia va curata in maniera specifica.
Ovvio che uno che uccide la compagna e poi ne brucia il cadavere agisce spinto da pulsioni diverse rispetto a uno che uccide la compagna e poi si suicida.
Attribuirli tutti alle stesse perversioni psicologiche allontana la soluzione.
Bisognerebbe distinguere i femminicidi veri (donna uccisa perché donna) dagli omicidi dove il fatto di essere donna è incidentale.
Ma tutto questo implica che si abbia la volontà di stroncare veramente il fenomeno e non di cavalcarlo furbescamente a fini politici e ideologici.
E, purtroppo, al momento, rilevo quasi universalmente un approccio superficiale, sommario e scandalistico, che tende a creare indignazione, piuttosto che una seria volontà di capire e risolvere.
Speculare sul tema dei femminicidi, come, del resto, sul tema degli infortuni sul lavoro, fa gioco a tanti.
R
Lenzini, continuare a ripetere una cosa dieci volta non ne fa una verità. L’indignazione ci sta, tutta, ci mancherebbe. E’ un mostro quel tipo.
Piuttosto dovremmo chiederci come una società aperta e libera (si fa per dire) come la nostra abbia creato dei mostri.
Per favore; non spacchi il capello in diecimila, si tratta di femminicidio punto. Ma quale approccio superficiale, scandalistico…dove lo rileva? Qui? Lei vorrebbe che passasse sotto silenzio una simile mostruosità? Ma tanto con lei si gira intorno ai discorsi all’infinito: ha sempre ragione.
Ma a chi farebbe gioco? Ma si rende conto appieno di quello che dice? Piuttosto mi sembra che siamo prossimi all’assuefazione e questa sua ennesima tirata contro l’indignazione scandalistica…ne è la prova, sarebbe una cosa altrettanto mostruosa.
Ovvio che andrebbero prese misure serie, contenitive davvero del problema, a cominciare dalle scuole. Ma da quanto lo diciamo e non se ne fa mai nulla?
Chi le dice che la soluzione è la scuola? Sono tutte ipotesi non dimostrate.
In realtà non si sa quale sia la soluzione, perché non si analizzano a fondo i casi.
Non si fanno statistiche sulla vita trascorsa e sull’educazione ricevuta dai singoli assassini. Come si fa a dire che è un problema di educazione errata?
E se fosse un problema di aumentato uso di droghe? O di persone che avevano precedenti e dovevano essere messe in galera e che qualche giudice ha lasciato in libertà? O di persone mentalmente disturbate che dovevano essere curate o internate? Se si parla di mostri, ovvio che i mostri vanno individuati e messi in condizioni di non fare del male.
Quello che è chiaro è che quello che si è fatto negli ultimi anni non è servito a niente, se si continua a ripetere che, nonostante l’altissima attenzione al fenomeno, i femminicidi sono in aumento.
A quanto pare le ipotesi che si sono fatte sulle cause del fenomeno erano intuitive e sbagliate. Se una cura non funziona, anche se apparentemente sembra la più giusta, va cambiata la medicina.
Io non voglio mettere a tacere niente, ma parlarne così e inorridire con atteggiamento fatalista o ipotizzare motivazioni a intuito è del tutto improduttivo.
R
io non ho ipotizzato niente è lei che ipotizza che questo soggetto sia “schizofrenico”. Non dico che la scuola sia la soluzione ma se cerchiamo soluzioni (e si devono cercare), la scuola potrebbe essere una.
E poi di che “atteggiamento fatalista ” parla? Il mio non è certo questo, casomai lo è di più il suo. Non rigiriamo le frittate per favore anche qui.
E poi, se permette (ma anche no) ipotizzo se voglio ipotizzare tutto quello che mi pare. Come fa lei. Quello che si è fatto non è servito perché non si è fatto nulla!
Altro che inasprire le pene, la Gip ha detto che non ‘c’è stata premeditazione…né crudeltà…
https://www.open.online/2023/06/03/alessandro-impagnatiello-omicidio-giulia-tramontano-premeditazione-crudelta-perche/
e lui, poverino era stressato. Perché non gli proponiamo una vacanza ad Ibiza?
Se ogni volta che siamo stressati facciamo quello che ha fatto questo mostro, allora siamo a cavallo. Veramente, mi sconvolge che una donna possa dire certe cose di un simile soggetto. Assurdo. e però quando dico che non si è fatto nulla per prevenire i femminicidi intendevo anche questo.
Lo chiamavano “il lurido”, mi sa che erano fin troppo buoni.
La posizione della giudichessa mi pare condivisibile e soddisfacente.
Il delitto c’è stato e il colpevole pagherà. Le attenuanti e le aggravanti fanno solo guadagnare soldi agli avvocati e ritardano i processi.
L’essenziale è che Impagliatiello sia condannato per “omicidio doloso”, e che non si invochi l’incapacità di intendere e di volere. Dato il personaggio anch’io dubito che fosse capace di pianificare la cosa.
La crudeltà, poi. è un’aggravante opinabile e si basa su illazioni. E’ più crudele date 10 coltellate o darne una sola e lasciare agonizzare la vittima per ore? Andrebbe tolta dal codice penale, così come i “futili motivi” e i “motivi abbietti”, che si addicono più al giudizio del Padreterno che vede dentro l’anima e valuta i peccati e le intenzioni, che ad un giudizio gestito dalla Magistratura che valuta i fatti.
Non possiamo sapere cosa aveva in testa l’assassino, e, in fondo, sono fatti suoi.
Il delitto è gravissimo, “omicidio doloso”, e merita una condanna pesante, che, con ogni probabilità, ci sarà.
Accontentiamoci di questo, e le sfumature lasciamole alle chiacchiere da bar….
R
ma quale doloso, ma che dice ? Lenzini mi meraviglia sempre. Altro che doloso, raccapricciante e premeditato e di una crudeltà inaudita, la Gip, secondo me si è lasciata un po’ imbambolare. Ma per favore, ergastolo, altro che “chiacchiere da bar”, ma come può scrivere una cosa simile? E’ una tragedia immensa, altro che chiacchiere da bar. Mi sa che lei per avere ragione scriverebbe pure che Cristo è morto di freddo.
Signora Gazzato, purtroppo, le tipologie di omicidio previste dal codice penale si chiamano così.
In ordine di gravità decrescente: omicidio doloso, omicidio preterintenzionale, omicidio colposo con dolo eventuale, omicidio colposo.
L’omicidio doloso, cioè, in termini correnti, intenzionale, è il più grave.
Poi ci sono le aggravanti, e quelle, come ho scritto sopra, non sono una cosa seria, e servono per ricorrere in appello, far guadagnare gi avvocati, e portarla per le lunghe.
R
si, ha ragione, ma a me sembra troppo poco solo “doloso” senza aggravanti. Insisto.
Credo che la legislazione italiana, come quelle di molte altre nazioni, sia frutto di un ibrido tra considerazioni di pericolosità sociale e di esigenza di scoraggiare i delitti, e la morale religiosa.
Nei Paesi islamici questa contaminazione è ancor più evidente.
In un certo senso, il legislatore sembra voler anticipare in Terra quella che si presume sarà la punizione divina (ovviamente, per chi ci crede) e così tende ad allineare la gravità dei reati alla gravità dei peccati corrispondenti. Anche l’opinione pubblica tende ad aspettarsi una “punizione” proporzionale alla gravità del peccato.
Questo, secondo me, conferisce un alto grado di soggettività al giudizio, e offre l’occasione agli avvocati per ricorre in Appello e in Cassazione, spesso ottenendo un rovesciamento del giudizio con grave perdita di affidabilità dell’istituto della Magistratura.
Ci dovremmo chiedere se il ruolo del giudice sia quello di interpretare in Terra il giudizio di Dio, o non piuttosto di valutare il grado di pericolosità sociale di un delinquente e condannarlo a stare in galera per un tempo più o meno lungo, quanto basta per garantire la sicurezza dei cittadini.
Infatti, se un pazzoide, incapace di rispondere delle sue azioni, non fa peccato secondo la morale cristiana, viceversa è un individuo socialmente pericolosissimo, che dovrebbe essere detenuto a vita (da qualche parte, purché ci siano le sbarre).
Anche le attenuanti e le aggravanti sono improntate prevalentemente alla morale cristiana, e sono spesso un processo alle intenzioni.
Per esempio, ci può essere chi uccide per rapina; chi uccide per futili motivi (per una rissa o per quattro soldi); chi uccide per motivi abbietti (stupro o sevizie?), chi uccide per attuare un piano premeditato, chi uccide per terrorismo, e così via.
Dal punto di vista morale si può fare una graduatoria (soggettiva), ma, dal punto di vista della pericolosità sociale, può darsi che la classifica di gravità sia rovesciata.
Uno che uccide per rapina probabilmente lo rifarà alla prima occasione, ma è anche vero che potrebbe essere rieducato. Chi uccide per motivi abbietti è un maniaco pericoloso probabilmente irrecuperabile. Chi uccide per futili motivi è una mina vagante. Chi lo fa con premeditazione, è uno che ragiona e, forse, non lo farebbe mai più nella vita se non si ripresenta quell’occasione, e potrebbe essere rieducato.
Credo che ciascuno di noi darebbe su queste fattispecie valutazioni diverse.
Comunque, credo che, se si svincolassero i giudizi dalla morale religiosa, i processi sarebbero più semplici, più brevi, e di esito meno incerto, e con meno pressioni da parte dell’opinione pubblica.
R
non credo che i giudizi rispondano a una “morale religiosa” ma seguano i codici. Come possa essere semplice e breve un processo ad un simile individuo…sarebbe superficialità e rischierebbe di dare giudizi affrettati. In questo caso la rieducazione mi pare scontato che non esista, la premeditazione ci sta tutta e anche la crudeltà, quindi, ripeto, se fossi il giudice gli darei il massimo della pena, seguendo i codici e prescindendo da morale religiosa.
Certamente, ma sono i codici che sono stati scritti ispirandosi alla morale religiosa.
R
ah, ecco…
Scusi, signora Gazzato, se continuo a portare la discussione sul fenomeno generale e sui dati, ma è la mia forma mentis.
Dunque, l’European Institute for Gender Equality (Eige) pubblica dei dati che ho cercato di sintetizzare e intergare con altri dati.
I femminicidi sono difficili da classificare, perché bisognerebbe accertare che la donna è stata uccisa in quanto donna. I numeri degli anni passati sono in genere errati per eccesso e a volte si riferiscono al totale delle domme vittime di omicidio.
Ecco i dati:
157 nel 2012,
179 nel 2013,
152 nel 2014,
141 nel 2015,
145 nel 2016,
96 nel 2017
115 nel 2018
111 nel 2019
112 nel 2020
Nel 2019 ho trovato un quadro di raffronto tra gli stati europei, secondo il quale i femminicidi per 100.000 abitanti erano:
0,36 Italia
0,53 Spagna
0,82 Francia
0,93 Svezia
1,07 Finlandia
Da questo quadro sembra che in femminicidi abbiano un’incidenza maggiore proprio in quegli stati, come nella Scandinavia, dove la parità tra uomini e donne è più acquisita, e accettata.
Paradossalmente, sarebbero loro a dover venire in Italia a imparare da noi come facciamo a mantenerli così bassi.
Vede come cambia la prospettiva quando si ragiona su fatti concreti?
R
io vedo solo un modo molto contorto per minimizzare una situazione gravissima e rigirare la frittata, al solito, per darsi ragione. A leggere lei sembra che le donne morte ammazzate si siano suicidate (statisticamente parlando), un po’ come gli ucraini che si bombardano quasi da soli…
La mia opinione è che per fortuna (sua) il GIP è una donna, sennò sicatenava l’orda matriarca.
Il resto è schifo e pena. Eliminando la premeditazione il tipo si farà al massimo massimo 10 anni, dopodichè sarà fuori e libero di uccidere ancora, come è già successo in troppi casi. 30 anni, patteggia e diventano 20, attenuanti generiche e diventano 15, buona condotta e ne togli ancora 5.
E come è già successo ci saranno le tipe in fila che vogliono sentire lo sbrizigolìn del pericolo, e i bravi giornalisti pronti a indignarsi sul prossimo cadavere.
E se qualcuno chiede che gli diano un VERO ergastolo e buttino via la chiave è un manettaro, anticostituzionale, che nega la funzione rieducativa della pena e dubita del sincerissimo pentimento (per ora non se ne vedono tracce, ma lascia fare gli avvocati) perchè è un “fasssista”.
Fine del mio scarsamente interessante parere.
R
è un parere interessante. Esprimi molto bene quello che pensano in molti, a modo tuo. Ironicamente e un con un ” pelo” di sarcasmo dimostri scarsa fiducia nella giustizia italiana. E’ vero, molti di questi assassini la fanno quasi franca ed escono dopo qualche anno di galera col bacio in fronte. Purtroppo. Vedremo, ora siamo alle indagini preliminari, per ora la Gip sembra propensa ad avere un atteggiamento che sembra andare nella direzione che prospetti, ma siamo appena all’inizio e non si può ancora dire. Speriamo che per Giulia e altre (troppe) come lei, questa volta la punizione sia congrua e conseguente all’infame delitto commesso.
cara Gazzato… in tutto il weekend nessun post nessun commento?
beh questo capita quando si pubblicano solo i commenti accomodanti che le allisciano il pelo… ovvero una minestrina sciapa.
unicuique suum darling.
R
Marina, ripeto, io pubblico tutto meno le polemiche pretestuose, le offese e quanto ritengo non pubblicabile a mia (totale) discrezione. E lei non trova di meglio da scrivere su questa tragedia che criticare (ancora) me e il mio blog?
Disgustoso e insopportabile questo “lisciamento di pelo”, banale, e volgare. Me ne scuso io con chi commenta qui. Queste sue “critiche” qualificano lei non il mio blog, scriva cose serie e vedrà che saranno pubblicate. Oppure si cerchi altra occupazione.
“io vedo solo un modo molto contorto per minimizzare una situazione gravissima e rigirare la frittata, al solito, per darsi ragione. A leggere lei sembra che le donne morte ammazzate si siano suicidate (statisticamente parlando), un po’ come gli ucraini che si bombardano quasi da soli…”
Non ho detto niente del genere: ho solo presentato i fatti, da cui si evince che:
1) Riguardo al problema dei femminicidi l’Italia è uno dei Paesi meno colpiti d’Europa. L’incidenza è un terzo rispetto ai Paesi scandinavi e metà rispetto alla vicina Francia.
2) L’incidenza non è in aumento. Il Ministero dell’Interno ha detto che, nei primi 5 mesi del 2023 sono state ammazzate in tutto 45 donne. Considerando che un buon 20-30% non sono veri femminicidi, viaggiamo su valoro inferiori a quelli degli scorsi anni.
Quindi, si può concludere che il fenomeno non è allarmante, e che ha dimensioni nettamente più contenute della media europea.
Ciò premesso, è chiaro che sarebbe bello ridurre il numero a zero, come sarebbe bello ridurre a zero gli infortuni mortali sul lavoro, le morti tra ragazzi del sabato sera, l’incidenza dei tumori nei bambini, l’incidenza dell’Alzheimer negli anziati, e tutte le altre sventure che, statisticamente, si verificano numerose in una nazione di 60 milioni di abitanti.
Ovvio che zero è un obiettivo statisticamente irraggiungibile e si può solo cercare di fare del nostro meglio.
Quello che volevo dire è che, non essendo in atto nessun fenomeno straordinario, non serve nessun intervento straordinario, perché siamo nella normalità.
Se ne parla solo perché è un tema funzionale alla propaganda politica basata sul femminismo, e sembra abbia il potere di dividere il Paese, come tanti altri temi.
R
“Quindi, si può concludere che il fenomeno non è allarmante”
non sono d’accordo, lei relativizza e trae conclusioni sconclusionate, a mio parere. L’ultima frase poi è insopportabile. Lei insinua che (anche) io scriva per propagandare il femminismo, cioè politica delle più basse, a suo dire, come se il femminismo fosse parte del gioco politico.
Lenzini, si sforza, apprezzo i suoi sforzi, ma non ci siamo proprio.
Il problema è innanzitutto terminologico. Non esiste il femminicidio (che è di per se cacofonico!) ma l’omicidio. Che si vorrebbe insinuare che le donne siano una specie a se stante? Il grande numero di donne uccise (che come spiega @luigilentini è decisamente inferiore alla media europea!) nelle relazioni di coppia non è un segno del maschilismo della società, ma un segno della violenza maschile. Tale violenza si manifesta contro tutti e tutto non necessariamente sulle proprie partner. Vi ricordate il caso della donna di Treviglio (BG) che uccise a coltellate il partner qualche mese fa? Allora fu un “semplice” omicidio? Nessuna aggravante?
Ma ciò che mi lascia interdetto in questo fatto tragico è che nessuno faccia notare che è soprattutto un duplice omicidio e un infanticidio. E questo a mio personale parere è decisamente il lato più grave!!
R
una donna uccisa dal compagno in media ogni tre giorni è intollerabile. A prescindere dalle medie e dalle statistiche.
Le donne vengono uccise principalmente dal partner in quanto donne, cioè considerate la “parte debole” della coppia e che deve sottostare ai voleri del maschio (da qui il maschilismo). Il termine femminicidio serve a connotare proprio questo: la violenza domestica dei maschi verso le donne considerate ancora “inferiori” e che se si ribellano alla volontà del “maschio” vengono picchiate o uccise barbaramente come in questo caso, barbaro due volte.
Non è vero affatto che non si parla del bambino, io ne parlo.
Quello della pena è solo una parte del problema. Premesso che personalmente darei a questo cretino la stessa pena comminata all’orso JJ4, cioè lo metterei nello stesso recinto, non penso che l’assassino sia stato a fare dei conti sul fatto che fra 10 anni sarebbe stato di nuovo libero. La pena deve essere severa, ma intanto la ragazza è stata uccisa. Quindi bisogna partire dalla prevenzione e dall’educazione. Prevenzione, per dare sostegno vero alle donne che chiedono aiuto, ed educazione sentimentale a maschi e femmine per indicare quali siano i rapporti corretti e riconoscere quelli tossici. L’educazione darà i frutti fra anni, ma almeno la prevenzione qualche vita potrebbe salvarla.
R
certo, sono d’accordo, ma anche la pena se non vale come deterrente vale a fare giustizia e fare giustizia non è vendicarsi ma riconoscere a chi sopravvive a queste immani tragedie (parlo dei familiari delle vittime) che è stata fatta giustizia su chi ha compiuto un atto così efferato. Non serve a risuscitare la donna e il suo bambino (già un bambino a tutti gli effetti) ma a non far sentire i familiari ancora di più la frustrazione che passa anche attraverso una quasi impunità.
E non solo, alcuni soggetti se rimessi in libertà potrebbero uccidere ancora.
Anche per me (come per #piergiuseppe) c’è qualcosa che non mi convince pienamente nella parola #femminicidio a partire dal richiamo alla parola #femmina. Quale è il significato di quella parola usata ormai frequentemente per indicare ogni donna che viene uccisa da un uomo in quanto femmina e dunque subordinando l’atto criminale alla cultura patriarcale. E qui scatta un looping pericoloso: la scelta stessa di questa parola, che intende stigmatizzare questa visione della donna e immettere una sorta di aggravante socio-culturale per appesantire il reato, con un effetto paradossale, finisce per fare da cassa di risonanza portando ad un’emulazione. Se quindi in origine catalogare i crimini contro le donne raggruppandoli in un’unica definizione ha sortito un effetto utile per denunciare le derive violente di un sistema fortemente dominante e patriarcale, con l’obiettivo di metterne in discussione l’intera struttura, pian pian il termine ha finito per essere inflazionato perdendo il suo potere originale di denuncia e vuotandosi del significato principale. Ecco ciò che non mi convince! Nelle dodici lettere della parola #femminicidio c’è il rischio che resti solo un alone sbiadito della controffensiva semantica con cui le donne hanno provato a riappropriarsi di un ruolo sociale che non fosse esclusivamente quello di servizio. Chi scegli questa espressione lo fa con un automatismo senza interrogarsi troppo sul significato profondo che porta con e dentro se. Finisce per diventare un diffusore involontario di una visione della donna appunto come femmina rafforzando lo stereotipo del sesso debole destinato ad essere sottomesso, dominato e angariato dal sesso dominante. Non per nulla nasce il dibattito pubblico che si concentra sull’ingenuità della donna, sulle imprudenze, sulla sua sottovalutazione e l’incapacità di reagire. Le parole sono importanti perché se usate bene hanno la capacità di sovvertire le cose ribaltando la prospettiva. Ma anche un potere inverso. Quello di suggellare e cristallizzare lo status quo. Ecco il dubbio che ho per usare questo termine abusato o usato distrattamente in questi anni. Il femminicidio corre il rischio di essere una bella parola invecchiata male.
R
“Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.”
Questo riporta il dizionario.
Io non mi soffermerei troppo sulla parola che ha la sua importanza, naturalmente. ma sui fatti o il fatto in sé.
Lei parla di “sesso dominante”, non crede che, se come dice lei, le parole influiscono sulla percezione dei fenomeni, dovremmo riflettere anche su certe espressioni?
Immagino che lei abbia usato questa espressione per comodità o per spiegare cosa intende, ma l’ha usata e non col virgolettato, quindi potrebbe passare per un’espressione di uso corrente e riconosciuta come corretta.
A me francamente non importa nulla come viene definito l’omicidio di una donna compiuto dal partner, mi interessa che il partner non lo commetta e mi interessa che se lo commette la società abbia i mezzi per valutare appieno la sua responsabilità. Che abbia i mezzi per prevenire questi orrori sempre più frequenti e che abbia i mezzi per mettere e tenere sotto controllo soggetti che hanno al loro “attivo” dei precedenti in tal senso.
Come chiamiamo le cose è da sempre il modo che gli umani hanno per comunicare. Ma non possiamo disquisire se sia giusto definire in un modo o nell’altro la violenza sulle donne fino alla loro soppressione fisica, senza condannarla apertamente e senza se e senza ma.
E fare il processo alle parole non mi sembra che sia utile ad affrontare un problema che è evidentemente in preoccupante crescita e che non accenna a diminuire.
Le statistiche parlano chiaro: ogni tre giorni viene assassinata una donna dal proprio partner: e l’etichetta “femminicidio” è già bell’e cucita. Poi ci sono anche casi come quello Milena Quaglini chiamata “la vedova nera dell’Oltrepò Pavese”: tre uomini uccisi (ma resta ancora qualche dubbio sull’effettivo bilancio delle vittime). Secondo molti esperti, potrebbe aver lasciato dietro di sé almeno un’altra morte. E questo come lo vogliamo chiamare? Ominicidio? Non un assassinio ma tre. Ditemi se questa non è una serial-killer.
R
lo chiami come vuole, anche le donne possono essere delle criminali efferate, ciò non toglie che il femminicidio sia una pratica reiterata e legata alla sottomissione delle donne, sarebbe ora di finirla. Ma gli uomini, certi uomini non ci sentono.
Gioca anche l’inaffettivita dilagante in questa nostra società, l’egolatria che ci rende incapaci di sentirci parte di altri . L’amore, la solidarietà, il rispetto della persona, sono “merce” sempre più rara. E parlo di merce di proposito perché la mercificazione ha preso il posto dei sentimenti.
Signora gazzato, le ricordo che i femminicidi in Scandinavia, un’area grografica in cui le donne non si possono certo definire sottomesse agli uomini, sono il triplo che in Italia.
Forse le motivazioni sono altre, un po’ meno intuitive.
R
non so cosa intenda con “meno intuitive” (ma non mi suona bene) ma una cosa è certa anche in Scandinavia ci sono molti maschilisti figli di buona…mamma, il maschilismo non c’è mica solo in Italia.
Si chiama paradosso nordico:
https://www.ilpost.it/2018/04/15/paradosso-nordico-donne-genere/
Eccolo qui, un altro femminicida (o come lo vogliamo chiamare?) che è stato arrestato in Spagna per aver ucciso la fidanzata il 17 maggio, un tale Marco G.R., il quale ha confessato di aver ucciso nove anni fa l’allora fidanzata e averla murata in una parete della loro casa dentro una cassa. La cassa col corpo è stata ritrovata a Malaga. Ora si fanno gli accertamenti del DNA per verificare se si tratta della ex fidanzata scomparsa nel 2014, ma c’è da giurarci che sia lei. Si tratta di Sibora Gagani, 22 anni
Ecco, signori, la situazione per alcuni non è allarmante, Pedro Sanchez ha espresso la sua solidarietà alla famiglia ed ha scritto che si tratta del 30esimo femminicidio ( giù di li) in Spagna nel 2023 (oltre mille donne assassinate dai compagni in Spagna dal 2003). Ma la situazione non è rilevante…si tratta di casi isolati…
Due commentatori di Sky su Formula 1. Uno definisce “un bel pacchetto di aggiornamenti” il lato B di una donna dietro al suo interlocutore, che risponde “lo so ma non posso testarli”.
Beh sono due idioti, direte voi. Certo magari lo sono, ma sono in diretta e accanto ad uno c’è un’altra commentatrice in chiaro imbarazzo.
Sono stati sospesi dal servizio. Magari è un’esagerazione, può darsi, ma fare di questi apprezzamenti in diretta è diventato così “normal” che non ci si farebbe caso se non fosse che la violenza sulle donne è diventata così intollerabile da non sopportare neppure questo scambio di vedute (sul particolare) perché dimostra se ce ne fosse bisogno che molti uomini non si sanno trattenere dal fare osservazioni sciocche neppure quando sanno di essere ripresi e ascoltati da un buon numero di persone. Freni inibitori sciolti e mancanza totale di rispetto nei confronti della collega.
https://www.theguardian.com/media/2023/jun/07/sky-suspends-italian-f1-commentators-after-sexist-remarks-on-air
Quindi non possiamo ammettere che una donna abbia uno splendido “lato B”? Siamo diventati tutti moralisti?
R
moralisti? anche no, ma secondo lei quei due dovevano fare apprezzamenti in diretta sul sedere di una signora che passava per caso? E con una collega che si è sentita in grande imbarazzo. Già, per gli uomini dire che toccherebbero volentieri il sedere ad una donna mentre sono li, pagati per commentare un evento sportivo, è una cosa “normale”. Lei che è donna lo approva? Le piacerebbe che in diretta TV le dicessero che ha un bel sedere, peccato che non si possa toccare? Si sentirebbe orgogliosa?
La splendida ed inarrivabile B. B. in varie interviste disse che quando passando in costume per le strade di St. Tropez qualcuno si girava e fischiava ne era lusingata perché era un segno evidente di apprezzamento. Sono quasi certa che quelle donne che si lamentano stizzite – absit iniuria verbis! – non hanno mai avuto modo di suggerire un apprezzamento maschile. Quindi parlano di qualcosa… che non conoscono.
R
se intende parlare di me si sbaglia e anche molto, ci sono tante donne belle anche bellissime, anche di più di BB, che non si sono mai vantate dei fischi e degli apprezzamenti degli uomini! lei mi ricorda qualcuno però…mah, non ha importanza, ma questa frasetta velenosetta l’ho già sentita da qualche parte. Chissà da chi? Lei ha qualche idea?
Ma qui non si parla di donne che si lamentano stizzite, dove lo ha letto? Si parla di due che stanno lavorando in diretta televisiva e fanno i cretini con una signora che magari manco sa che parlano di lei, ma la loro collega è in imbarazzo per la loro stupidità. BB non c’entra proprio in questo. Come la sua bassa insinuazione. E usa frasi latine…e non risponde alle domande, uhmm qualche gatta ci cova…
Signora Gazzato, posso essere d’accordo sul fatto specifico, ma mi pare che ormai siamo in uno stato di allergia, nel senso che anche la minima quantità di scorrettezza o di inopportunità provoca reazioni sproporzionate.
Ormai parlare di donne è diventato come era decenni fa parlare di Dio.
Qualunque riferimento men che ossequioso era considerato bestemmia.
E le esagerazioni “allergiche” finiscono per produrre l’effetto opposto. La sproporzione tra causa ed effetto crea incomprensione e fastidio.
E la cosa che dovrebbe far riflettere è che, se da un lato aumentano gli uomini che professano un femminismo integralista, aumentano anche le donne che prendono le distanze dalle esagerazioni sentendosi un po’ messe in ridicolo come categoria donne.
R
ma di che parla? Ma quale “femminismo integralista”? Gli uomini dovrebbero essere in prima linea per difendere le donne dalle violenze di altri uomini, dalle discriminazioni e dai tanti soprusi che le donne devono subire ogni giorno. Le donne che difendono i maschilisti sono maschiliste pure loro e vanno contro le altre donne, un po’ per celia e un po’ per apparir…
Ma la “categoria donne” non si può sentire. Ma ne abbiamo già parlato molte volte, lei è recidivo.
1) io non mi riferivo a lei. Il mio era un discorso generale, Non capisco perchè si senta coinvolta.
2) io non ho fatto nessuna insinuazione,… semmai la sua risposta “la frasetta velenosetta l’ho già sentita da qualche parte” contiene un’insinuazione. Ma poichè io non sono suscettibile… non me la prendo.
3) infine ecco che rispondo alla sua domanda: se un commento non è troppo volgare non ci farei caso…
Verrà un giorno in cui a quella signora del video … non le resterà di abbandonarsi ai rimpianti ricordando i bei giorni quando sapeva far voltare gli uomini.
R
lo capisco io che sono più “vecchia” di lei di questo blog (lei, mi pare, appena arrivata) e quello stesso commento su BB l’ho già letto qui. Ho buona memoria.
Ma la signora del video manco si è accorta di nulla, mentre i due sono stati sospesi dal servizio. Sono quei due che hanno sbagliato a fare commenti del genere (non complimenti) mentre stanno lavorando e con una collega accanto che deve sorbirseli.
Mi permetta sig.ra Gazzato… ma se conosce “tante donne belle anche bellissime, anche di più di BB”… sarebbe gentile di farmele conoscere? Scopo amicizia, si intende.
P.S. ovviamente intendo la B.B. degli anni ’60.
R
mi sa che ha sbagliato “indirizzo. Si rivolga altrove.
“Ma la “categoria donne” non si può sentire. Ma ne abbiamo già parlato molte volte, lei è recidivo.”
Ma cosa dice? Io, quando parlo, al di fuori di questo tema, uso per lo più il termine “persone” o “esseri umani”.
La categoria donne l’hanno creata le femministe in contrapposizione alla categoria uomini.
R
“Suddivisione che si ottiene ordinando o classificando secondo vari criteri (gerarchico, di specializzazione, di disponibilità, di mezzi, ecc.): appartenere a una c.; impiegato di prima, di seconda c.; albergo di c. extra-lusso; c. professionale, sindacale, l’insieme di coloro che, nei settori produttivi, esercitano la medesima attività o come datori di lavoro o come prestatori d’opera; generic., classe sociale.”
Non credo che gli esseri umani donne o uomini possano essere chiamati “categorie”.
Poi, se lei ha tutto il diritto, pieno diritto di avere le sue personali opinioni, io, credo, di poterne avere altrettante e di poterle esprimere liberamente sul mio blog. Questo è uno dei motivi, non l’ultimo, per cui l’ho aperto.
L’assassino di Giulia Tramontano le ha inferto 37 coltellate, le prime due sul collo per impedirle di urlare. Se non è crudeltà questa e se non è premeditazione aggredire alle spalle con un coltellaccio e mirare sulle parti giuste e precise e poi infierire ancora sul corpo in qual modo spaventoso.
Prevenire questi fatti ma soprattutto punirli adeguatamente, con la massima severità. Si tende ancora e ancora a considerare le “ragioni” di chi commette femminicidi: uno dei reati più odiosi. Questo lo è molto più di altri perché ha ucciso una donna che stava per dare alla luce un bambino. Serve un condanna veloce ed esemplare.