Le aveva chiesto se aveva preso lei la stella marina. La stella marina che stava dentro la tabacchiera francese, in bronzo, col coperchio in cristallo, comprata tanti anni prima sulle bancarelle del mercato dell’antiquariato. Quella che è sempre stata sulla libreria in salotto, bene in evidenza sullo scaffale assieme ai portagioie in onice e ai portapillole in argento o metallo multicolori.
Una piccola collezione di oggetti di antiquariato e scatole e scatoline e portagioie di ogni genere in tutte le forme e di tanti materiali diversi. Comprate o avute in regalo dai parenti o amici nel corso degli anni. Una accanto all’altra a farsi compagnia da anni, sopra quello scaffale: tante e variopinte. Ognuna con la sua piccola storia e legata a qualche particolare ricordo di una gita, di un viaggio o semplicemente un dono. Un regalo, un presente, del quale non aveva mai sentito il bisogno di disfarsi perché le piaceva guardarle, tutte insieme le raccontavano ognuna un po’ della sua vita.
Ma la stella marina era sparita. Sparita! Non si trovava più, svanita nel nulla.
Aveva provato a dirgli che non era stata lei a prenderla, ma neppure per sogno, non ci riusciva neppure ad aprirla quella scatola, tanto era chiusa bene e lo era rimasta, quasi sigillata certamente per oltre un decennio o forse persino di più Alla fine si era convinto, lo aveva convinto che lei non poteva essere stata e si era deciso a cercarla dentro le scatoline e i portagioie disseminati sullo scaffale e anche in tanti altri oggetti, piccoli contenitori di fogge disparate, che stavano sugli altri scaffali.
Niente, Non si trovava, Ed era un mistero. Chi poteva aver prelevato una stella marina da quel contenitore quasi sigillato e riposto sul piano della libreria del loro salotto?
Ma la spiegazione c’era, tutto ha una spiegazione.
La collana, invece, si è ritrovata. L’aveva trovata lui dentro il portagioie azzurro in onice, il giorno prima, o forse due, prima che scomparisse la stella marina.
Trovata per puro caso e senza cercarla. Ma come faceva a cercarla se neppure sapeva che lei l’aveva perduta? E si era chiesto, nel sentire che dentro a quel portagioie c’era qualcosa, cosa ci fosse. Si sentiva, scuotendolo che doveva esserci qualcosa. E quando l’ha aperto spinto dalla curiosità, l’ha vista. Ma non ci ha fatto caso subito. Ha pensato che lei lasciava spesso le sue cose in giro per casa. Anche gioielli di valore.
Infatti era successo che una volta erano entrati i ladri e avevano rubato i gioielli che lei aveva lasciato in bella mostra sulla consolle in ingresso. Ma come si fa? Come si fa, aveva pensato allora, a lasciare dei preziosi così in giro per la casa? Possono andare perduti o, se entrano dei ladri, finire nelle loro saccocce. E così è stato infatti. Quella volta. E però, la fortuna che ha avuto: li ha ritrovati perché i carabinieri hanno fermato i ladri con la refurtiva in tasca…si può essere più fortunati di così?
Ma la collana era sparita, lei l’aveva perduta e lui non lo sapeva. Si ricordava vagamente di avergliela regalata lui. A poco a poco i ricordi affioravano alla mente. Quel giorno era andato in quella gioielleria e l’aveva vista in vetrina e il commesso gliela aveva consigliata con entusiasmo: “farà un figurone, a sua moglie piacerà tantissimo”, gli aveva detto. E lui si era lasciato convincere. Ma non ricordava se fosse un Natale o se fosse un compleanno di tanti, ma tanti anni fa.
Ma lui non sapeva che la collana era andata perduta. E guardandola, rigirandola in mano, pensava persino che fosse un articolo di bigiotteria, forse di bassa lega, o anche una cosuccia abbandonata li proprio perché poco preziosa. Ma poi, insistendo, non sa neppure lui perché, ha preso la lente e guardato se trovava il punzone e gli era parso di averlo trovato : oro 18 kt. pareva dire. E vuoi vedere che il pendaglio, anche quello non era vetraccio ma pietra preziosa? Aveva pensato. Ma no, poi si era detto, sarà finto. Un cuore era , di pietruzze bianche come diamantini. Ma non è che avesse una grande cultura di gioielli e neppure che gli interessassero tanto, ma era poi passato così tanto tempo? ma quanto?
E’ strano come di un botto possa ritornarti alla mente un fatto banale come l’acquisto di un gioiello per fare un regalo, uno dei tanti, di compleanno o per il Natale. Le date nelle quali si è soliti fare regali alle persone care e anche se sono passati tanti anni e tanti litigi e sfuriate e ancora litigi e discussioni, poi, alla fine, se ti ritrovi in mano quell’oggetto, ti ritrovi un pezzetto di te. Si, un pezzetto di te dimenticato sotto il carico pesante della vita vissuta.
E allora decide di chiederglielo se l’aveva messa lei lì quella cosa e se se la ricordava e se fosse un gioiello o una cosuccia da nulla (perché ancora non ne era convinto). E la risposta è stata vaga: lei non si ricordava e non pensava e non sapeva e manco le ha fatto una grande impressione. Robetta, deve aver pensato.
E così passa ancora un giorno e quella “robetta” è ancora li, dentro il portagioie di onice e ci sarebbe rimasta a lungo se non gli fosse venuta in mente, non l’avesse estratta e non l’avesse mostrata a lei, prendendola per l’aggancio e mettendo in mostra il pendaglio a cuore con quei vetruzzi bianchi. Questo è, le disse.
Non se lo sarebbe mai aspettato che alla vista di quella collanina, apparentemente per lui, quasi insignificante, perché non era sicuro che fosse quella che le aveva regalato, lei facesse un salto di gioia del tutto inaspettato. Perché il giorno prima glielo aveva detto che gli pareva quella e le aveva chiesto se l’avesse dimenticata li. Ma lei gli aveva risposto noncurante e poi aveva però ammesso che no…un po’ in imbarazzo, no, quella collana l’aveva perduta, non sapeva dove, tanti tanti anni fa e che l’aveva cercata per tanto tempo per tutta la casa ma che si era convinta di averla lasciata al lavoro un giorno d’estate che se l’era tolta perché era sudata e le dava fastidio e poi…
Una gioia, una grande inimmaginabile emozione, come rivedere una persona cara che non si vede da tanto tempo e quasi non ci credeva e continuava a chiedere come avesse fatto e dove l’avesse trovata e come mai fosse spuntata così, dal nulla all’improvviso… lui glielo disse, stava lì, dentro il portagioie di onice che sta sulla libreria, sopra il telefono…
La gioia era tanta, l’emozione incontenibile, diceva che mai avrebbe pensato che l’avrebbe rivista che era passato così’ tanto tempo, che ogni tanto se la ricordava e che le dispiaceva averla persa e che si era sentita spesso in colpa per averla perduta…
E subito se la mise al collo con le dita tremanti e non riusciva ancora a crederci e continuava a ripeterlo.
E poi, però, gli disse anche grazie. Grazie per averle fatto un bel regalo del tutto inaspettato, grazie…grazie, felicità alle stelle. E lui si convinse finalmente che quella non era “robetta” ma una collana in oro e zaffiro bianco che le aveva regalato tanti anni prima e che lei credeva irrimediabilmente perduta per sempre.
E però, però, dopo la gioia e l’emozione, grande, grandissima, gli dice che no, non poteva essere stata per così tanto tempo lì in quel piccolo portagioie così in bella mostra, non poteva. L’aveva cercata sempre e quello era il primo posto dove l’aveva cercata e ricercata per tutti quegli anni, non poteva essere rimasta sempre li, sotto i suoi occhi, in quel piccolo contenitore azzurro di onice con qualche fiorellino bianco disegnato che chissà quante volte in tutti quegli anni lei aveva spolverato e aperto per pulirlo e per guardare, ancora e ancora, se per caso la collana non fosse lì, ma non c’era. Non c’era, non c’era mai stata in tutti quegli anni, se ne sarebbe certamente accorta se ci fosse stata. Ma non c’era.
Fino a un paio di giorni prima, non c’era.
E allora? Chi ce l’aveva messa? E perché contemporaneamente era sparita la stella marina? Si domandava lei e lo domandava a lui e se lo domandavano entrambi. E la risposta venne in mente ad una terza persona, la loro figlia: era stato qualcuno che non c’era più ma che ancora “viveva” nei loro cuori e che si era voluto palesare così. Anche lei, però, ci aveva pensato pur nell’emozione che “qualcuno” doveva avercela messa perché era sicura che prima non c’era.
Ma non aveva focalizzato quel “qualcuno”, ancora no, ancora troppo forte era l’emozione del ritrovamento e poi, certe cose fanno sempre un po’ impressione. E, in fondo, ci si vorrebbe credere ma non ci si crede, almeno subito, fino in fondo. Per un sacco di motivi.
Un sacco di motivi. Ma poi ci ha pensato e con timore e un po’ di inquietudine all’inizio poi sempre più intensamente,
Il giorno dopo il ritrovamento della collana le arriva una mail dalla sorella. Le fa gli auguri per la primavera e le allega una foto. Lei pensa che è strano che la sorella si ricordi di lei nell’occasione della primavera, ma poi riflette che negli ultimi tempi si erano viste e sentite poco, senza un motivo apparente, così come succede anche tra persone che si vogliono bene; passa il tempo e non ci si sente, ma senza una vera ragione. Ma percepiva anche uno strano timore ad aprire la foto. La sorella non era una che mandava foto d’abitudine, anzi, era una novità e chissà che cosa voleva dire, perché qualcosa doveva pur voler dire.
Era una vecchia foto di lei assieme alla sorella e al fratello, in giardino di casa della sorella, era estate e lei portava una canotta bianca e, bene in evidenza, sul petto c’era la collana. La collana persa e ritrovata il giorno prima! Ma come le era potuto venire in mente di mandarle proprio quella foto?
Un caso? Una coincidenza? Si, il caso, ma proprio quella foto e proprio quella collana, perché? Sembrava davvero una coincidenza strana e si chiedeva cosa potesse voler dire. E lo chiese anche a lui che rispose che era un caso, ma un caso strano però. Anche la figlia non seppe rispondere e si chiedeva cosa potesse voler significare.
Come è difficile capire quando si ha quasi paura di capire. Si preferisce non pensarci, si tergiversa, si finge persino di capire una cosa per un’altra. Perché ci fa paura quell’idea che arriva all’improvviso a ricordarti che non tutto quello che c’è si vede e che spesso sono proprio le cose più importanti quelle che non si vedono.
E non bastano gli occhi per vedere, ci vuole anche il cuore e l’anima per vedere. E se poi si vede si è fortunati, molto fortunati e si deve apprezzare la fortuna fino in fondo.
Ha pianto, a dirotto quando il giorno dopo, camminando lungo l’argine del fiume, ha capito. Ha capito perché ha messo insieme le varie parti del “quadro”: la collana persa e ritrovata dove non era mai stata, ormai le era chiarissimo, la foto con la collana ben in evidenza mandatale dalla sorella, e la stella marina scomparsa, improvvisamente dalla tabacchiera che stava accanto al portagioie in onice, sullo scaffale della libreria. La stella marina che significa mare, che significa anche una spiaggia e che significa anche un “albergo” sulla spiaggia. Stella Maris.
Li sua madre aveva trascorso gli ultimi due mesi della propria vita. E la stella marina era sparita proprio per dare un segnale che quella era la sua “firma”, che la sparizione della stella marina era l’ultimo chiaro indizio che faceva capire che era stata lei a prenderla per “firmarsi” e lei a mettere la collana perduta nel portagioie di onice azzurro e a farla ritrovare a lui, a lui che le aveva regalato tanto, tanto tempo prima quella collana, poi andata perduta.
Perché era giusto che la ritrovasse lui e gliela regalasse di nuovo e anche perché così non avrebbero pensato tutti che, come fosse ricomparsa, fosse solo frutto della sua fervida fantasia.