Guardando le terribili immagini della alluvione a Faenza mi sembrava di vedere le vecchie immagini in bianco e nero dell’alluvione del Polesine del 1951.
Ma come si può dare una cosa simile nel 2023? ma a cosa servono i bollettini meteo, le allerte meteo con le quali ci bombardano tutti i minuti in tutte le reti TV?
A niente se una Regione non ne tiene conto ed espone i propri cittadini a grave rischio a causa di una pioggia, si torrenziale, ma che era attesa dopo mesi di siccità.
E dopo mesi che tutti i media non hanno fatto che parlare della siccità, dei fiumi a secco, all’improvviso ci ritroviamo con quelle immagini e con quelle povere persone morte perché l’acqua le ha ghermite e travolte e spazzate via come fuscelli.
Io capisco che Bonaccini risponda che tutto è sotto controllo che la Protezione civile si è attivata e che si stanno facendo i conti dei danni, ma e la prevenzione dei danni?
Dove è finita la prevenzione? In una ragione che ha una tale rete di fiumi e fiumiciattoli, argini e arginelli e case costruite dove non dovrebbero esserci e però sembra che la colpa non sia di nessuno se non della fatalità del destino e del caso.
No, mi dispiace. So che eventi come questo si ripeteranno, ma lo sapeva anche Bonaccini che poteva accadere e perché non ha evacuato le zone più a rischio?
O quantomeno, avvisato la popolazione di stare possibilmente lontano dagli argini?
Non mi convince che sia stato fatto tutto il possibile, lo trovo ipocrita. La situazione sarà adesso sotto controllo ma non lo è stata quando avrebbe dovuto essere controllata e prevenuto il prevedibile. Mi spiace, qualche responsabilità, gli amministratori locali e il presidente della Regione, ce l’hanno.
Pubblicato su Italians del Corriere della sera
La prevenzione non dà lustro perciò non la si fa. La prevenzione implica una programmazione seria, assidua, i risultati si vedono a lungo termine o non si notano affatto, non fa notizia un fiume che non esonda, un terreno che non frana, un palazzo che non crolla. La gente dice “è normale” e il politico che s’è speso (ma quando mai) per un lavoro oscuro ma fondamentale per la salute della popolazione, non ne riceve plauso, non incrementa i favori dell’elettorato. Molto meglio annunciare nuove opere, magari inutili, ma ben propagandate e sostenute, soprattutto in prossimità delle elezioni.
Così, ogni volta che si ripete una tragedia per il dissesto idrogeologico del Paese, dobbiamo correre ai ripari in emergenza, i politici ci diranno che non succederà mai più, poi dimenticano le promesse e si torna punto e d’accapo, il cerchio si chiude e si riapre con la prossima tragedia.
Un ponte che resta in piedi non fa notizia e non porta voti. Però un viadotto che cade dopo 9 anni dovrebbe almeno portare in galera.
https://www.today.it/cronaca/crollo-viadotto-calabria-video.html
R
si, ha ragione lo penso anch’io. Purtroppo in tanti anni la prevenzione è stata trascurata e al contrario si sono avviati progetti mai conclusi o che seguono iter lunghissimi con le conseguenze che vediamo anche nel caso che lei evidenzia. Come possa crollare un viadotto a causa della pioggia è una cosa sulla quale i tecnici che lo hanno progettato e costruito dovranno rispondere.
C’è anche un problema generale. I controlli sul campo non si fanno più, o si fanno in maniera approssimativa.
Si tende a sostituire i controlli tecnici con autocertificazioni e altre documentazioni che, in pratica, nessuno legge, e che vanno a riempire gli archivi degli enti.
Per esempio, il tanto decantato “Piano per la sicurezza” per i cantieri è un documento abbondantemente copiato da piani precedenti e adattato, che l’ASL destinataria archivia senza andare sul posto a controllare.
Difficile immaginare che un viadotto crollato per la pioggia non presentasse qualche stranezza rilevabile da parte di esperti fino da quando è stato collaudato (o non collaudato).